Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghe e colleghi, domenica abbiamo celebrato il settantaseiesimo anniversario della liberazione dal nazifascismo. La guerra aveva ridotto l'Italia in macerie, distrutto case, fabbriche, strade, scuole, ospedali e ferrovie, mancavano il cibo, l'energia elettrica e spesso l'acqua, era il 1945. Eppure, tre anni dopo, nel 1948, gli indici di produzione industriale tornavano ai livelli precedenti la guerra; la strada del boom economico sarebbe stata lunga e faticosa, ma le italiane e gli italiani si erano immediatamente rialzati e rimessi all'opera, con determinazione e tenacia, perché questa è, signor Presidente, l'Italia.
E non è stata la risalita dall'abisso della guerra l'unica grande testimonianza della forza della nostra gente; negli anni Settanta e Ottanta il Paese ha subito il feroce assalto del terrorismo neofascista e brigatista; il 16 aprile abbiamo ricordato l'omicidio, 33 anni fa, di Roberto Ruffilli, assassinato all'interno della sua amata università, tra i suoi studenti; era colpevole di voler riformare le istituzioni. Ma il Paese non si è piegato, ha retto, reagito e vinto, perché questa, signor Presidente, è l'Italia. E, poi, quattordici mesi fa, la comparsa di questo nuovo terribile nemico, il virus che così tanti lutti, così tanta sofferenza, così tanto dolore ha portato nelle nostre famiglie. Desidero rinnovare la sincera gratitudine per i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari e della protezione civile, ma anche per i volontari, le donne e gli uomini delle Forze dell'ordine a cui in particolare esprimo la vicinanza e la solidarietà mia e del mio gruppo per i recenti episodi di violenza; per le lavoratrici e i lavoratori dei settori che ci hanno consentito di andare avanti nei momenti di più rigide restrizioni, come pure, la gratitudine del mio gruppo va a tutti quegli imprenditori, grandi e piccoli, artigiani, commercianti e professionisti che con grandi sacrifici, stando chiusi, hanno aiutato ciascuno di noi, contribuendo a salvare vite umane, perché questa, signor Presidente, è l'Italia.
Il gruppo dei democratici ha apprezzato, signor Presidente, il suo intervento a cui non è mancato il coraggio della verità, la franchezza nel richiamare tutti e ognuno al compito e all'impegno doverosi se vogliamo davvero sfruttare a pieno l'occasione irripetibile offerta dalle risorse del Next Generation EU e dal PNRR. È il momento della responsabilità e dell'unità. Chi cede alla convenienza politica compie un gravissimo errore e mina le stesse possibilità di riuscita di questo ambizioso e necessario progetto.
Credo che ciò di cui oggi siamo chiamati a parlare meriti però una premessa; l'Europa del Next Generation EU è l'Europa che ci piace, quella casa comune che era stata sognata dai padri fondatori. Questa Europa ha vinto l'idea di un'Europa che insieme sceglie di uscire dalla crisi; hanno perso le idee delle piccole patrie e degli egoismi nazionalistici. Questa Europa che finalmente ha rotto il tabù, mettendo in comune il debito, emettendo titoli europei ancorati al bilancio dell'Unione per finanziare il programma varato lo scorso luglio dai 27 Paesi. C'è stato un cambiamento in Europa e non era scontato, è stato il frutto di un lavoro tessuto per mesi dal precedente Governo che chiudeva così la negativa stagione del primo Esecutivo di questa legislatura. È stato il risultato dell'impegno europeista dei democratici italiani, quella scelta di campo che appartiene alla nostra identità e al nostro essere più profondo.
Abbiamo a disposizione complessivamente 248 miliardi di euro, da spendersi nei prossimi dieci anni, per ridisegnare il volto non solo produttivo del nostro Paese. È il più grande programma economico del dopoguerra, una opportunità irripetibile, una responsabilità straordinaria. Crescere deve essere il nostro obiettivo. Correttamente e nel rispetto dei tre assi strategici, digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che il suo Governo, signor Presidente del Consiglio, oggi presenta al Parlamento, integra e completa quello presentato lo scorso gennaio e fa proprie le sollecitazioni venute dal Parlamento, dandosi tra gli altri due obiettivi chiave: riparare i danni socio-economici causati dalla crisi pandemica e contribuire ad affrontare le debolezze strutturali dell'economia italiana. Il fine del PNRR non è solo mettere riparo alla recessione, ma andare ad aggredire i divari di genere territoriale e rimuovere quegli ostacoli che costringono il nostro Paese nella parte bassa delle classifiche tra gli Stati europei.
Per questo il gruppo dei democratici esprime grande soddisfazione, per la previsione della clausola che condiziona i progetti all'assunzione delle donne e dei giovani. Per noi era una condizionalità irrinunciabile. Ci sono grandi aspettative, perché l'Italia ha fortissime diseguaglianze di genere da superare. Il tempo è adesso e le risorse del Recovery sono la grande occasione che l'Italia non può perdere, non solo per le donne ma per la qualità dello sviluppo del Paese. E non ci fermeremo al PNRR, signor Presidente, perché, come lei sa, serviranno ulteriori impegni e ulteriori risorse.
Allo stesso modo sosteniamo lo sforzo del Governo per superare un'altra drammatica condizione, quella che riguarda i giovani. È un segnale di speranza leggere le stime che ci parlano di un significativo aumento dell'occupazione nei prossimi anni per effetto del Piano.
Per il gruppo dei democratici, signor Presidente, la questione delle infrastrutture sociali, per il cui finanziamento ci siamo fortemente impegnati, è certamente prioritaria. Crediamo che vada posta la massima attenzione ai progetti trasversali, finalizzati a combattere l'inverno demografico abbattutosi sul nostro Paese, dalle politiche per la famiglia a quelle per la parità di genere, al welfare, agli asili nido, al tempo pieno, al piano per l'infanzia, proseguendo nel percorso avviato con l'introduzione dell'assegno unico per i figli.
Osserviamo inoltre che il rafforzamento della domiciliarità allinea l'Italia alle migliori prassi europee, facendo della casa il primo luogo di cura. Riteniamo però che occorra puntare, se si vuole che la prossimità sia il paradigma del nuovo approccio alla salute, anche su un rafforzamento della sanità territoriale, attraverso le case di comunità, occasione per una vera e reale integrazione tra sanità e sociale. Crediamo, infatti, che mai come oggi sia evidente come la spesa per la salute sia un investimento e non un costo.
Apprezziamo l'attenzione destinata alla Missione sull'istruzione scolastica e universitaria, per rafforzare il sistema educativo e incentivare il progresso tecnologico, e sulla ricerca come motore di sviluppo. Ma vogliamo in questa sede ribadire la centralità, per noi, del sistema degli ITS , rispetto al sistema universitario e agli enti di formazione.
Riteniamo fondamentali le risorse destinate alle politiche del lavoro, che con un importante cambio di prospettiva finalmente disegnano un grande progetto di riforma delle politiche attive del lavoro, investendo su formazione, rafforzamento dei centri per l'impiego e competenze.
Consideriamo determinanti anche gli oltre 7 miliardi destinati ad incrementare e modernizzare il sistema turistico e culturale del Paese, assi fondamentali per la crescita. Il gruppo del Partito Democratico inoltre apprezza il focus sulla transizione ecologica e la mobilità sostenibile, con particolare riguardo all'investimento sugli assi ferroviari e con particolare riguardo agli assi ferroviari del Sud e alle aree interne.
Riteniamo inoltre che la transizione digitale non sia solo una delle sei Missioni, ma rappresenti l'investimento trasversale e abilitante del nuovo modello di sviluppo ecosostenibile, che caratterizza ogni politica di riforma del Piano.
Infine, Presidente, se cresce il Sud, cresce l'Italia, ci ha detto ieri. È esattamente così. La previsione di una quota pari al 40 per cento degli investimenti destinati al Mezzogiorno è certamente decisiva; occorre però garantire un chiaro ancoraggio dei singoli progetti del Sud, per assicurare forte discontinuità ed effettiva inversione di rotta.
Signor Presidente del Consiglio, la centralità del Parlamento, per noi democratici, è un pilastro, un bene prezioso, un principio non negoziabile, si direbbe con un linguaggio in uso qualche anno addietro.
A questo proposito, quindi, raccogliamo con favore le sue parole sul costante rapporto con le Camere, rammentando che, proprio nella risoluzione votata lo scorso 31 marzo, la maggioranza impegnava il Governo al pieno coinvolgimento del Parlamento nelle fasi successive del Piano. Ora più che mai è necessario rimanere uniti in uno sforzo congiunto, che ci permetta di rendere sempre più forti e riaffermare i valori e gli ideali che sono alla base del nostro vivere civile. Sono le parole del Presidente Mattarella il 25 aprile. Io credo che, entrando in un tempo in cui tutti siamo chiamati alla nuova rinascita del nostro Paese, dobbiamo sentirle rivolte a tutti noi, perché solo con l'unità, vera, intima, convinta, riusciremo a rendere la ripresa una missione collettiva. Ci riusciremo ancora una volta, perché questa, signor Presidente, è l'Italia e per questo, Presidente, votiamo a favore.