Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, faccio volentieri questo intervento perché ritengo anch'io che il Paese stia attraversando una grande emergenza e che ci sia bisogno di una visione d'insieme, complessiva, che tenga insieme i problemi e le soluzioni e che dia rappresentanza e voce a tutte le parti di questo Paese che stanno soffrendo. Ci tengo a dire che in quest'Aula, in questo anno di pandemia, tutti - dico tutti - siamo stati profondamente consapevoli della situazione sociale ed economica che il nostro Paese sta vivendo. Siamo consapevoli della condizione che molte fasce dei nostri cittadini stanno vivendo; si tratta di una condizione di povertà economica alla quale si aggiunge, cosa ancora più drammatica, la condizione di incertezza dei giovani, delle donne e delle famiglie sul proprio futuro. Siamo anche consapevoli - e non solo, abbiamo fatto diversi atti - dei fallimenti delle attività, della perdita del lavoro, del lavoro già perso e del lavoro che potremmo perdere nei prossimi mesi.
Siamo consapevoli quindi di una crisi senza precedenti, che si è sommata alla difficile condizione economica e finanziaria nella quale il Paese versava alla fine del 2019, rendendo più acuti gli effetti di una crisi senza precedenti, come quella del COVID-19, più acuti in Italia che in altri Paesi europei. Da oltre un anno, siamo impegnati - Governo e Parlamento - a rispondere a questa crisi con atti straordinari, senza precedenti in termini di spesa: penso agli scostamenti di bilancio, ai provvedimenti legislativi, con i quali siamo stati costretti a regolare la vita quotidiana dei cittadini e l'attività economica di molte imprese. Si tratta di provvedimenti inimmaginabili prima dell'inizio di questa pandemia. Le misure di sostegno a famiglie e imprese, già erogate nell'anno 2020 e all'inizio del 2021 sono stati imponenti, provvedimenti di spesa che paragonati al passato non hanno precedenti. Tuttavia - ed è questo il vero aspetto drammatico dei molti provvedimenti ai quali abbiamo lavorato - vedevamo superati gli effetti di questi provvedimenti ancora prima che essi fossero attuati e questa è la velocità di una crisi che si somma in forma esponenziale, che si aggrava di giorno in giorno, così come si è aggravata la condizione di salute dei nostri cittadini. Si è continuato a lavorare in questa condizione con sostegni, con provvedimenti che adesso fra l'altro, quest'anno sono resi possibili – in questi mesi, anzi in questi giorni ne stiamo discutendo - con un altro ricorso all'indebitamento di 40 miliardi di euro per l'anno in corso, cartelle fiscali, costi fissi, sui quali si vogliono proporre sostegni, cassa integrazione, tutti strumenti necessari, però ci rendiamo anche conto che hanno avuto sugli imprenditori, sulle diverse fasce di lavoratori e sulle imprese un impatto variabile, che possiamo misurare, in alcuni casi un impatto sensibile, in altri meno. Penso anche alla necessità di cambiare alcune regole che ci impedivano di proporre provvedimenti - i codici Ateco sono un caso per tutti -, questa crisi tuttavia, nonostante il nostro impegno, ha evidenziato per l'ennesima volta la debolezza strutturale del nostro Paese, sia in ambito tributario - penso ai numerosi interventi operati negli anni, con leggi che si sono sommate l'una all'altra, dettate dall'urgenza del momento, che hanno tenuto pienamente conto della complessità che lo compongono. Noi abbiamo un sistema tributario complessissimo e difficile che ci ha impedito di incidere come avremmo voluto in questi mesi di crisi. C'è una riforma che va fatta assolutamente, che è il riordino normativo di tutte le incentivazioni alle imprese, che è ancora resa più urgente dalla crisi, e su questo siamo bloccati. La crisi pandemica e la crisi strutturale del nostro Paese - come ho detto prima - si sono sommate e a questo punto è evidente che non bastano i sostegni, non bastano gli interventi, ma che la vera azione a favore delle imprese del nostro Paese sono le riforme. Noi abbiamo elencato alcune riforme nel DEF che non sono poche: il miglioramento dell'efficienza e del funzionamento della pubblica amministrazione, la rinegoziazione del debito per regioni e province, la riduzione dei tempi dei procedimenti giudiziari, la predisposizione di un disegno di legge delega sulla riforma fiscale con il pieno coinvolgimento del Parlamento, il completamento dell'attuazione del Green New Deal - che sono altri provvedimenti non di riforma, ma importanti –, l'introduzione di misure straordinarie volte a sostenere l'istruzione, l'università e la ricerca, la promozione di un nuovo modello di sviluppo produttivo orientato verso la riconversione e il rilancio dell'industria, soprattutto l'automotive, il superbonus, il rafforzamento dei servizi pubblici per il lavoro e delle politiche attive, l'incremento degli investimenti relativi al rafforzamento del sistema sanitario, lo stanziamento di ulteriori risorse. Oggi c'è anche il PNRR, che abbiamo approvato, all'interno del quale ci sono provvedimenti importanti anche per le situazioni più urgenti. Quindi, quello che voglio dire sostanzialmente è che noi dobbiamo, certo, affrontare di volta in volta i problemi delle imprese e noi qui siamo ben consapevoli che, quando parliamo di imprese in crisi, parliamo in particolare di settori che hanno più di altri subito la crisi. Oggi, i dati sulla produzione italiana sono dati incoraggianti, abbiamo una forte crescita, le imprese che lavorano sulle filiere globali stanno crescendo, ma sappiamo benissimo che commercio, ristorazione e turismo sono in ginocchio e non siamo insensibili a questo settore che è rilevante e che, più di tutti, ha subito gli effetti delle limitazioni di movimento delle persone. Quindi, da questo punto di vista, siamo pronti a continuare anche con questo ultimo decreto, ricercando una faticosa linea di investimento sulla copertura dei costi fissi, tuttavia abbiamo dei limiti, che sono dettati dalla struttura giuridica di questo Paese, da alcuni provvedimenti che ci limitano l'azione. Per questo, le riforme sono molto importanti, le riforme contenute nel DEF, e i provvedimenti, anche a favore del turismo e di questi settori, che sono nel Piano nazionale di ripresa e resilienza sono decisivi. Io voglio dire alcuni aspetti che ci stanno particolarmente a cuore. Io sono anche d'accordo con chi ha detto che dobbiamo fare provvedimenti per evitare la fuga dei cervelli in questo Paese. Certamente, quando un sistema sanitario straniero paga di più i nostri giovani medici, è difficili trattenerli in Italia - questo è un problema serio -, semmai li premierei di più nel sistema educativo: laddove ci sono persone intelligenti, o che hanno provato di avere particolari qualità, sarei per far sì che il sistema pubblico li valorizzi e li faccia crescere. Non possiamo competere con gli stipendi tedeschi dei medici, ma almeno con quelli universitari sì -questo è un dato - e magari anche con quelli ospedalieri possiamo migliorare, non c'è dubbio. Ritengo però che, così come non possiamo impedire alle persone dotate di andare all'estero a lavorare, non possiamo neanche cercare di impedire a chi vuole aprire un negozio nel nostro Paese, di farlo, con tasse di 30 mila euro, caparre inventate: queste francamente mi sembra che contraddicano lo spirito del vostro intervento. Se difendiamo il commercio, è veramente un paradosso che mettiamo dei limiti a chi investe in questo Paese. Guardate che tra i cittadini extracomunitari, ci sono anche gli americani, ci sono cittadini di altri Paesi, che non riguardano solo le fasce a voi un po' avverse, che sono quelle legate all'immigrazione, quindi questo mi sembra veramente un provvedimento inutile. Ci terrei a dire un'altra cosa, che nel provvedimento mi sarebbe piaciuto vedere un discorso, come dire, un po' più sensibile al tema delle competenze, che riguarda veramente il lavoro dei giovani: noi non abbiamo bisogno solo dei cervelli, abbiamo bisogno di pochi cervelli che vanno in fuga, abbiamo bisogno di tante persone competenti, istruite in linea con quella che è la richiesta del mercato e per questo siamo impegnati in uno sforzo sul sistema professionalizzante, il sistema di istruzione professionalizzante - sto parlando qua degli istituti tecnici superiori -, di tutta quell'istruzione richiesta a gran voce dalle imprese e che non trova il sostegno adeguato, l'impegno a costruire un canale di formazione professionalizzante, tecnico in questo Paese; non c'è quel sostegno. Noi parliamo per titoli: “cervelli in fuga”, ci richiamiamo alla ricerca, e non conosciamo la natura di questo Paese. Dobbiamo difendere il commercio, il turismo e anche l'accoglienza e dobbiamo fare dei provvedimenti per questo settore, ma dobbiamo anche pensare che la ripresa non parte solo da lì, la ripresa parte dalle competenze dei giovani. Su questo mi sarebbe piaciuto sentire qualcosa che non ho visto in questa mozione e su cui noi siamo impegnati, così come siamo impegnati su tutti i settori. Abbiamo affrontato una crisi senza precedenti, ci portavamo una storia di crisi da vent'anni, queste due cose si sono sommate e ora io mi richiamerei a quanto è stato detto dal Presidente del Consiglio nell'intervento in Aula: Abbiamo bisogno di persone anche ingenue, ma che in questo Paese abbiano la fiducia e il coraggio di lavorare insieme e scommettere sul futuro - questa è l'essenza -, senza limiti né di parte, né di razza. Abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti.