Grazie Presidente, sottosegretario, colleghi, fatemi ringraziare il collega Trizzino, collega medico, grande esperto di cure palliative, collega parlamentare. Insieme abbiamo posto spesso all'attenzione dell'Aula questo tema delle cure palliative e all'inizio di questa legislatura, in XII Commissione, insieme, in epoca pre-COVID quindi, cominciammo a svolgere un'indagine conoscitiva molto approfondita, con due visite della Commissione in due hospice, uno a Napoli e uno a Padova. E già allora, in epoca pre-COVID, raccogliemmo la sofferenza di tante famiglie e degli operatori che lavoravano in questi hospice. E nella nostra risoluzione erano già presenti proposte concrete per garantire cure palliative a tutti i cittadini che ne avevano bisogno. Questo in epoca pre-COVID.
Evidenziammo già allora - e ci fu detto da tutti gli esperti del settore - che era necessaria una formazione specifica per il personale sanitario. Successivamente, grazie all'impegno appunto di Giorgio Trizzino, è stata istituita la Scuola di specializzazione in cure palliative anche in campo pediatrico, per cui tra alcuni anni avremo medici specializzati in questo settore, ma adesso non ancora. Già allora, nella nostra indagine, fu molto evidente la differenza territoriale nell'assicurare cure palliative adatte tra il Nord del Paese e il Sud del Paese, con un tasso di copertura del bisogno di cure palliative che variava dal 33 per cento della Lombardia, al 17 della Calabria, al 18 della Campania, al 19 della Sicilia; e questo appariva, già allora, a noi intollerabile. Poi è arrivata la pandemia, che, come voi tutti avete detto, ha evidenziato in modo eclatante le nostre fragilità anche nel campo delle cure palliative, nonostante l'Italia abbia una legge n. 38 del 2010, che ci invidia tutta l'Europa.
Guardate, nella nostra cultura e nei nostri ospedali, da molto tempo non vedevamo morire persone per malattie acute e infettive, e tanti colleghi non hanno mai visto una pandemia di tal genere: 121 mila decessi in Italia sono un numero che fa rabbrividire. E poi ci saranno da contare i decessi per malattie correlate al COVID o per tutte quelle malattie, specie oncologiche, che non hanno trovato, in questi mesi, le normali risposte assistenziali nei nostri ospedali; quindi questo numero aumenterà in maniera insostenibile. E ancora oggi, dopo un anno di pandemia, il nostro sistema sanitario è sotto stress: il personale è allo stremo, sono tutti provati sul piano fisico e su quello psicologico, hanno visto morire un numero enorme di persone; hanno visto fallire, i nostri colleghi medici, molti approcci terapeutici; hanno sperimentato la frustrazione, terribile per un medico, di non riuscire a salvare i propri pazienti; e adesso si stanno misurando con due patologie determinate dagli esiti del COVID. Quindi, bisognerà, con molta attenzione, ridisegnare il nostro sistema sanitario, tenendo ben presente quello che il COVID ci ha insegnato, in questi mesi. E la pandemia ha modificato, evidentemente, anche il lavoro delle reti di cure palliative, già, come ho detto, molto differenziate sul territorio. Le attività assistenziali domiciliari sono praticamente state annullate in questi mesi, caratterizzate da visite brevi, spesso sostituite da contatti telefonici. Le misure di isolamento e di limitazione per i visitatori, sia negli ospedali sia nelle RSA, hanno determinato un forte senso di separazione da parte dei pazienti che si avvicinavano, purtroppo, al fine della vita. E questo è terribile per il paziente e per la sua famiglia, che non poteva guardare, salutare e stringere la mano a un paziente che stava in fin di vita.
Le cure palliative comportano un'attenzione particolare e costante ai bisogni fisici psicologici, sociali e spirituali dell'ammalato, ma anche della sua famiglia e, per questo motivo, richiedono un approccio che è multiprofessionale e interdisciplinare. Si tratta di un'attività assistenziale che richiede piani individuali; si tratta, sostanzialmente, di una vera e propria medicina di precisione. Poiché noi sappiamo che le cure palliative, se erogate in modo adeguato e coordinato, non soltanto fanno diminuire gli accessi ai servizi di emergenza, ma riducono i ricoveri ospedalieri e le cure intensive inappropriate, ma, soprattutto, contribuiscono più efficacemente a ridurre le sofferenze legate ai sintomi che le malattie producono. Il mondo delle cure palliative, dopo un momento di comprensibile spaesamento, durante questo anno ha iniziato a reagire. Le società scientifiche hanno scritto un position paper, ponendo alcune richieste urgenti alla politica, chiedendo che venissero inseriti nei percorsi di cura dei malati affetti da COVID-19 protocolli di cure palliative con chiare indicazioni relative all'attivazione delle reti regionali e locali di cure palliative; hanno chiesto - non so quanto ascoltati - che il medico palliativista fosse inserito nelle unità di crisi regionali e locali, per garantire cure palliative adeguate in tutti i setting - ospedale e territoriale - dove erano assistiti malati da Coronavirus. Alcuni palliativisti che conosco sono stati chiamati, o hanno deciso volontariamente, di lavorare affianco dei colleghi nei reparti COVID, sia di medicina, sia della rianimazione. Essi hanno fatto un'esperienza straordinaria, che molti di loro stanno raccontando, e che sarebbe per tutti molto utile andare a leggere per confrontarsi.
Emerge, quindi, quanto sia importante, oggi più di ieri, prestare la giusta attenzione alle cure palliative. I colleghi delle rianimazioni ci dicono che troppi pazienti non sono riusciti ad accedere, negli ultimi giorni della loro vita, a cure palliative e di questo me ne vergogno profondamente, da medico e da parlamentare. Quello che vi chiediamo in questa mozione sono impegni, sottosegretario, che meritano una grande attenzione da parte del Governo; sono impegni che devono tradursi in atti concreti, che vanno realizzati adesso e con urgenza. Ne voglio citare solo alcuni, che a me sembrano più urgenti e indispensabili: adeguare le dotazioni organiche del personale; integrare le cure palliative con le altre specialità mediche; implementare le strumentazioni tecnologiche e di telecomunicazioni, che sono indispensabili in questo momento; consolidare lo sviluppo delle unità di cure palliative domiciliari anche in campo pediatrico; fare formazione culturale in ospedale, nelle RSA e nel territorio.
Per tutti questi motivi, assicuro l'impegno delle donne e degli uomini del Partito Democratico affinché tutto questo venga realizzato presto e bene, e si riesca a dare una risposta adeguata alle famiglie e ai pazienti che hanno dovuto affrontare giorni difficili, gli ultimi della loro vita, in solitudine grave e dolorosa. Per questo motivo esprimo il parere favorevole del Partito Democratico.