A.C. 3243
Grazie, Presidente. Faccio solo qualche nota istituzionale a margine al testo già ben illustrato dal collega Zangrillo.
Ci muoviamo, su questo testo, in un quadro prevalente di luci, nel senso che la potenzialità innovativa di questo testo, come già era uscito dal Consiglio dei Ministri, e rafforzata dal Senato, è comparabile alla riforma della giustizia che abbiamo votato ieri, anche se, essendoci meno polemica politica, come sempre succede quando c'è meno polemica politica, il potenziale innovativo può essere sottostimato.
Non possiamo, però, tacere anche alcuni elementi di ombra, non sui contenuti, ma sul metodo che ci porta a esaminare questo testo, perché, obiettivamente, il compito che ci siamo assunti era non particolarmente gradevole. Si sono rispecchiate, anche in questo caso, le tendenze classiche dei decreti in periodo di emergenza, a cominciare dal monocameralismo alternato. Noi, per non far decadere questo testo, che scade l'8 agosto, sostanzialmente, non abbiamo potere di emendamento su di esso; non ce l'abbiamo avuto in Commissione, non ce l'abbiamo in Aula.
Questo tema, dell'eccesso di decreti, del monocameralismo alternato, dei “decreti matrioska” che ne assorbono altri - cioè di un modo di fare legislazione che, obiettivamente, non è normale - è stato, peraltro, oggetto di una lettera del Presidente della Repubblica, che quasi equivale a un messaggio presidenziale. Ora, è evidente che noi non possiamo affrontare queste ombre facendo decadere il decreto, perché commetteremmo un atto irresponsabile e, tuttavia, l'esigenza di trovare modalità che superino, per il futuro, queste ombre, alla ripresa, si pone in modo assolutamente urgente e penso che anche la riforma dei Regolamenti, che è nella nostra competenza - perché molte altre cose non sono nella nostra competenza, la riforma dei Regolamenti lo è -, possa essere il punto non per polemizzare sugli effetti, come inevitabilmente faremo anche nel dibattito sulla pregiudiziale, ma per andare alle cause e rimuovere queste ombre.