Grazie, Presidente. Questa proposta di legge, è già stato richiamato, arriva a valle dell'approvazione di alcune modifiche del Codice di crisi d'impresa e ne è, come è stato detto, la naturale estensione e conclusione, perché si riferisce alla riforma di quella peculiare procedura concorsuale, nel diritto d'impresa italiano, che è l'amministrazione straordinaria. Questo strumento, che è diventato uno strumento di politica industriale, è entrato nel nostro ordinamento nel lontano 1979 - così come è stato richiamato - con il decreto-legge n. 26, con Romano Prodi al Ministero dell'Industria all'epoca, non dello Sviluppo economico, e inseriva, a fianco degli strumenti concorsuali per la crisi d'impresa, quali il fallimento, la liquidazione, l'amministrazione giudiziale e il concordato, la figura nuova dell'amministrazione straordinaria. Si inseriva un nuovo strumento che voleva salvaguardare i creditori delle aziende in sofferenza, in procinto di insolvenza, ma metteva in primo piano il profilo sociale dell'impresa e dell'azienda. Veniva dedicato a quelle imprese che avevano un rilevante interesse pubblico, una grande novità nel panorama legislativo dell'impresa italiana.
Vent'anni dopo, col decreto legislativo n. 270 del 1999, veniva ritoccato e ristrutturato quel principio, sanandone i profili di non congruenza con le regole e le norme europee, soprattutto in termini di aiuti di Stato; venivano definiti i requisiti di accesso, veniva definita quella procedura bifase, che vede due attori principali: il giudice tribunale e il Ministero competente (prima quello dell'Industria, poi quello dello Sviluppo economico), con tempi, in quella prima descrizione, non del tutto definiti.
Questa procedura è stata molto utilizzata da allora e nel 2003 - in conseguenza di alcune crisi, che oserei dire sistemiche, mi ricordo la Parmalat o l'ennesima crisi Alitalia - il secondo Governo Berlusconi interveniva, con il Ministro Marzano, dedicando la possibilità di un accesso diretto, per le grandi imprese, alla procedura di amministrazione straordinaria.
Parliamo, quindi, di un testo, di una norma, di uno strumento, che ha quarant'anni di vita, che ha dato prova di sé, a volte molto buona e a volte molto cattiva. E la proposta di legge, che oggi è sul tavolo, di iniziativa parlamentare riprende un lavoro - come è stato già detto da alcuni che mi hanno preceduto - della scorsa legislatura, un lavoro approdato in questa Camera e approvato quasi all'unanimità, raccoglie le osservazioni che alcuni gruppi hanno fatto all'interno della X Commissione e porta, a questo punto, una delega per una riforma organica, per la ripulitura, per la ristrutturazione, delle regole che sovraintendono all'uso di questo strumento; dodici mesi per l'esercizio della delega.
Anch'io auspico che il Senato velocizzi questa volta l'approvazione di questo testo e lo faccia diventare legge. Sessanta giorni prima della scadenza della delega il Parlamento, con le Commissioni competenti, si deve esprimere. Vengono ribaditi e rinforzati i requisiti di accesso alla procedura, sia la situazione di insolvenza sia le dimensioni dell'azienda da valutare sulla situazione economica di tre esercizi sia il numero di dipendenti - 250 per singola azienda, 800 per gruppo -, perché stiamo parlando, per una taglia di aziende che in Europa sarebbe piccola, ma che è medio-grande per il sistema italiano.
La funzionalità è molto semplice: manteniamo la struttura, la partenza della procedura in 10 giorni, con il tribunale che decide dopo avere visionato l'esistenza dei requisiti e, in 45 giorni, il Ministero, nominando un commissario straordinario, produce una relazione, che il giudice valuta, decidendo, quindi, l'ammissione definitiva in amministrazione straordinaria o la liquidazione giudiziale. Quindi, tempi certi finalmente, con un programma chiaro che mantiene la struttura a due fasi della procedura.
Manteniamo anche, nei criteri della delega, la possibilità per le grandi aziende con almeno 1000 dipendenti o quotate o operanti in mercati regolati - quindi, soprattutto, i servizi pubblici - di accedere direttamente, su iniziativa del Ministero, alla procedura, salvo verifica ex post e convalida del giudice competente.
Non mi soffermo molto sui criteri che vengono indicati nella delega, è già stato detto molto, però due cose particolarmente rilevanti su questo testo che oggi è in quest'Aula. Uno, sulla recuperabilità, che diventa un parametro importante dell'azienda per l'ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria; l'occupazione diretta e indiretta diventa un fattore fondamentale, il mantenimento del lavoro e dell'occupazione.
Poi, c'è una regolazione, finalmente, forse un po' più ampia, con l'istituzione anche di un albo, delle figure dei commissari, del loro compito, con la possibilità di revocarli per giusta causa, e anche della disciplina dei compensi. Punti importanti che erano non così evidenti nella struttura attuale.
Mi avvio alla conclusione, dicendo che questa riforma è necessaria: decine di procedure venivano richiamate, lunghi anni di durata spesso, elevati costi. Domani, in Commissione attività produttive, presenteremo un question time, su cui avremo risposta proprio per avere un quadro preciso e definitivo di tutto quanto è in corso in questo settore nel nostro Paese. Questa lunga storia rende necessaria questa riforma: il completamento del Codice della crisi di impresa. La pandemia ha acuito la necessità di questo strumento che operi in maniera efficace, ha acuito la necessità di uno strumento di politica industriale per le medie e grandi aziende italiane.
Allora oggi, signora Presidente, signora sottosegretario, noi offriamo, in un rapporto corretto fra Parlamento e Governo, in un rapporto che non è univoco di indicazione del Governo al Parlamento, ma è di scambio osmotico, un testo di legge che il Governo potrà realizzare come delega di una importante riforma, che, però, è di iniziativa parlamentare. È una iniziativa nostra, colleghi, non di alcuni di noi, è un'iniziativa di tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E noi con questa vogliamo anche indicare, signora Presidente, che, sulla strada delle riforme di cui questo Paese ha disperatamente bisogno e che, peraltro, ha anche l'obbligo di condurre con l'acquisizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il Parlamento non è un mero attore, non è un attore passivo, mi si consenta, ma è un attore attivo e propositivo.
Da questo punto di vista, concludo, auspicando anch'io che l'altra Camera non ci dia - concludo, Presidente - un pessimo esempio del bicameralismo paritario e che possiamo arrivare, in tempi celeri, all'approvazione di questa riforma e, nel corso di questa legislatura, completare la riforma complessivamente, una riforma di cui le nostre aziende hanno bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).