A.C. 2332
Grazie, Presidente. I democratici italiani sono assolutamente favorevoli e felici di poter ratificare, oggi, l'esecuzione degli emendamenti allo Statuto istitutivo della Corte penale internazionale che sono stati proposti in Uganda nel 2010. Con grave ritardo noi ratifichiamo questi emendamenti, ma ne siamo molto soddisfatti, perché questo atto del Parlamento ne riconosce l'importanza. Io veramente, pur riconoscendo ai colleghi tutto il diritto di critica, credo che i distinguo non debbano offuscare l'importanza di questo atto, perché la Corte penale internazionale, che è stata istituita, come ricordato dall'onorevole Quartapelle, nel 1998, con la Conferenza di Roma, rappresenta la prima giurisdizione internazionale permanente collegata al sistema delle Nazioni Unite; è una giurisdizione competente a giudicare, in modo complementare rispetto agli Stati, individui responsabili di gravi reati che riguardano la comunità internazionale, come il genocidio, i crimini contro l'umanità e i crimini di guerra. Discutiamo, quindi, qui, oggi, di una questione molto importante; discutiamo dell'organizzazione giuridico-politica delle comunità mondiali e di una organizzazione giuridico-politica che si richiama alla Carta fondamentale dei diritti delle Nazioni Unite ratificata nel 1948. Le modifiche che noi oggi andiamo ad approvare sono conseguenze dell'articolo 123 dello Statuto di Roma, che prevede appunto che vi siano proposte emendative e che vadano approvate tramite una Conferenza. La questione fondamentale di questa nostra ratifica è l'introduzione del crimine di aggressione, come è stato ricordato, che viene finalmente incluso tra quelli perseguibili dalla Corte definendo le condizioni per l'esercizio della giurisdizione da parte della Corte con una serie di modifiche agli articoli. L'aggressione è definita come la forma più grave e pericolosa dell'uso illegale della forza, nonché un crimine contro la pace globale, idoneo a dar luogo a responsabilità internazionali. Questo ci permette di perseguire come crimini di guerra non solo le questioni nell'ambito dei conflitti internazionali, ma anche in quelli interni come, per esempio l'utilizzo di armi velenose, di gas asfissianti e tossici, di proiettili che si espandono. Quindi, questa è una proposta emendativa di civiltà di civiltà giuridica, perché non possiamo dimenticarci, questa terribile pandemia ce lo ha insegnato, che nessuna Nazione si può salvare da sola, Nessuna nazione può costruire il suo futuro da sola e che i rapporti fra le comunità politiche vanno regolati nella verità e nella giustizia; senza giustizia non ci può essere pace mondiale e senza giustizia, una giustizia che travalichi anche i confini nazionali, non vi può essere ordine mondiale. Non c'entra assolutamente nulla con la limitazione dei poteri di uno Stato sovrano, come è stato ricordato da qualcuno, non c'entra assolutamente nulla il tema di regolare in maniera diciamo nascosta il problema dei blocchi navali; i blocchi navali sono azioni militari, definite proprio dallo Statuto delle Nazioni Unite e dalle sue risoluzioni, sono atti di aggressione militare; non confondiamo le questioni e non ossessioniamoci con la questione dell'immigrazione anche quando stiamo approvando, come Parlamento, atti di grande e rilevante importanza giuridica internazionale. Questa è la prima considerazione. Come non vi sono esseri umani superiori, in natura e dignità, rispetto agli altri, non vi sono Nazioni superiori, in dignità e natura rispetto ad altre, questo è un principio del multilateralismo, tutte le Nazioni hanno uguale diritto poter vivere in maniera autonoma, responsabile, dignitosa e in pace, e questo è il senso di una Corte penale internazionale, che supera in qualche modo i tribunali ad hoc già stabiliti appunto per il Ruanda o per altri genocidi e finalmente dà l'idea di un multilateralismo globale, perché il bene comune universale - lo abbiamo visto e lo vediamo in questi giorni e in queste settimane con il G20 e con la COP 26 -, il rispetto dei diritti umani, pone problemi a dimensione universale, che quindi devono avere risposta ad opera di poteri politici e di poteri giuridici adeguati alla dimensione mondiale. Questo di oggi è, quindi, un grande passo che noi facciamo compiere al nostro Paese, perché è vero - è vero - che c'è un velo su questa ratifica, il fatto che la Corte penale non abbia l'adesione di ben 3 dei 5 Paesi membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu; Russia, Stati Uniti e Cina non hanno ancora ratificato lo Statuto della Corte penale internazionale, e questo è un grave vulnus per l'ordine mondiale, ma credo anche che l'Italia e l'Europa, che, invece, hanno scelto e voluto questa Corte penale - e ricordo anche il lavoro straordinario che fece l'allora commissario europeo Emma Bonino proprio per rendere questo Statuto internazionale vigente - possano, con questo quarto e nuovo fondamentale crimine posto sotto la giurisdizione della Corte penale internazionale, indicare la via anche agli altri Paesi. Abbiamo visto come la guerra non sia un mezzo idoneo per risolvere i conflitti, lo dice la nostra Costituzione, lo abbiamo constatato anche recentemente, in tante vicende che sono accadute nel nostro mondo. La vera soluzione dei conflitti è riconoscere ad organismi sovranazionali di accedere a un vero multilateralismo, di riconoscere agli organismi sovranazionali un potere che impedisca le violazioni della dignità delle persone e delle comunità, sia delle minoranze dentro gli Stati sia tra gli Stati. Per questo motivo noi siamo molto favorevoli a questa ratifica, poiché appunto è un segnale di attenzione, una svolta culturale sul settore del multilateralismo, anche sul piano giuridico, perché mette in campo finalmente anche strumenti giuridico-internazionali efficaci per perseguire alcuni crimini; chiunque commette un crimine contro le persone o contro le comunità non può ritenersi impunito. L'Italia e l'Europa sono orgogliosi della Corte penale internazionale, ne appoggiano l'azione ed è per questo motivo, signor Presidente, che annuncio il voto favorevole del Partito Democratico.