— Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
il settore della pesca a circuizione del tonno rosso rappresenta l'unico segmento industriale italiano, che fornisce reddito e occupazione in ampie aree del Mezzogiorno del Paese. Le navi autorizzate a tale pesca forniscono occupazione diretta a un migliaio di persone e, indiretta, a circa 10 mila. Soltanto nell'anno 2021, il settore della pesca del tonno rosso a circuizione, ha generato un fatturato di circa 21 milioni di euro;
direttive Iccat (Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi dell'Atlantico), regolamenti comunitari e leggi nazionali, hanno negli ultimi 30 anni modificato le modalità di esercizio di questo tipo di pesca, imponendo scelte radicali come la demolizione delle imbarcazioni che, seppur varate da poco, sono divenute incompatibili con il quadro normativo più stringente;
in pochissimi anni la flotta tonniera italiana è passata dalle circa 68 imbarcazioni detenute alle 21 attuali, di cui 15 sono ormeggiate tra Salerno e Cetara. Tale è il risultato dell'accorpamento su base volontaria incentivato da contributi economici elargiti nell'ottica della riconversione delle imbarcazioni. Il numero ristretto attuale di imbarcazioni non rappresenta un oligopolio degli armatori interessati, ma è la conseguenza dell'acquisto delle quote tonno necessarie al raggiungimento delle soglie minime d'ingresso crescenti stabilite dalle differenti autorità regolatorie nazionali e internazionali;
il contributo degli armatori italiani è stato decisivo nel favorire la ripopolazione del tonno rosso nei nostri mari. Un risultato che ha portato l'Iccat (Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi dell'Atlantico) ad autorizzare l'incremento proporzionale delle quote già distribuite;
attualmente al settore della circuizione viene attribuito il 72,72 per cento della pesca italiana del tonno rosso, rispetto all'85 per cento registrato nel 2008: nessun altro sistema di pesca ha subito un'erosione di quota così significativa nel tempo a vantaggio degli altri sistemi e della quota indivisa, che non è mai stata tanto alta come oggi;
secondo l'Aptt (Associazione produttori tonnieri del Tirreno), l'articolo 17 dell'AS.2300 «Interventi per il settore ittico e in materia di politiche sociali nel settore della pesca professionale» rischia di favorire i soggetti non qualificati con l'effetto, a lungo termine, di incrementare il rischio dello sviluppo di una filiera di pesca illegale del tonno rosso, specie in mancanza di un rafforzamento del controllo. La crisi economica, che pure ha colpito vistosamente il settore negli ultimi decenni, determinerebbe un altro duro colpo con ricadute occupazionali e produttive irreversibili per la flotta tonnaria italiana –:
quali iniziative urgenti intenda assumere, in relazione a quanto espresso in premessa, per tutelare e sostenere il settore della pesca a circuizione del tonno rosso che, per molte comunità costiere, rappresenta un fondamentale indotto che da secoli unisce la tradizione popolare con l'innovazione.
Seduta del 23 novembre 2021
Risposta del Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali Francesco Battistoni, risposta di Enza Avossa
FRANCESCO BATTISTONI, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, Presidente e onorevoli deputati. Ritengo opportuno sin d'ora sottolineare che questa amministrazione persiste nella propria azione intesa all'individuazione delle attività prioritarie finalizzate al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo della filiera pesca, tenuto conto dell'interesse alla tutela delle biodiversità marine e, contestualmente, della necessità di garantire lo sfruttamento delle risorse marine in condizioni di sostenibilità, dal punto di vista economico, ecosistemico e sociale.
Ciò posto, evidenzio che tale azione è necessariamente informata al rispetto dei tempi e degli indirizzi dettati dalle norme europee che trattano, a livello sovranazionale, le tematiche relative alla conservazione, alla gestione e allo sfruttamento delle risorse marine e alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti della pesca, perseguendo le medesime finalità.
In tale contesto, i competenti organismi sovranazionali, tenendo in considerazione i richiami dell'amministrazione italiana alla “dimensione sociale del settore della pesca”, prevedono la possibilità di un approccio graduale ai principi della politica comune della pesca, differenziandoli a seconda delle varie attività di pesca, in modo coerente con i principi del “rendimento massimo disponibile” e della cosiddetta “organizzazione comune dei mercati nel settore dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura”.
Pertanto, i principi e i criteri per l'assegnazione delle possibilità di pesca sono disciplinati dal vigente Regolamento UE n. 1380/2013 sulla politica comune della pesca, in particolare dall'articolo 17. Tali criteri e principi, unitamente a quelli stabiliti in sede ICCAT, quali ad esempio i tassi medi minimi di cattura, sono quindi già applicati ogni anno, ai fini dell'adozione dei pertinenti provvedimenti amministrativi, pena la mancata approvazione da parte della Commissione europea dei Piani nazionali annuali di pesca.
Al riguardo, faccio presente che l'Amministrazione sta partecipando, nelle competenti sedi europee, al processo di revisione della pertinente normativa sovranazionale afferente il controllo delle attività di pesca, con l'obiettivo, condiviso, peraltro, anche da altri Stati membri, di definire un nuovo sistema basato su una maggiore flessibilità e semplificazione.
EVA AVOSSA. Grazie, signor Presidente. Onorevole sottosegretario Battistoni, ho ascoltato con grande attenzione e posso ritenermi soddisfatta dell'attenzione che emerge dalle sue parole.
È nell'interesse del nostro Paese evitare una possibile procedura di infrazione da parte della Commissione europea per la violazione delle norme in materia di politica comune della pesca e dei relativi regolamenti comunitari dai quali discende l'attuale assetto del settore. Allo stesso tempo, è doveroso riconoscere le tutele necessarie agli armatori affinché possano continuare a svolgere un'attività che, per molte comunità costiere, rappresenta un fondamentale indotto, che da secoli unisce la tradizione popolare con l'innovazione. Si tratta a tutti gli effetti dei sopravvissuti ai venti di crisi e a rischio di impresa. Pur di proseguire la loro attività secolare riconosciuta in tutto il mondo, si sono visti costretti ad accentrare le quote detenute su poche imbarcazioni. La situazione e il destino dell'intera flotta tonniera italiana sono strettamente legati all'evolversi del disegno di legge ora allo studio del Senato. Sarà fondamentale un intervento dei colleghi senatori per correggere le lacune emerse dal testo approvato e modificato recentemente dalla Camera. Mi preme ricordare che oggi al settore della circuizione viene attribuito il 72 per cento circa della pesca italiana del tonno rosso, rispetto all'85 per cento registrato nel 2008. Nessun altro sistema di pesca ha subito un'erosione di quota così significativa nel tempo a vantaggio degli altri sistemi della quota indivisa, che non è mai stata tanto alta come oggi. In Italia si è verificata una reale distorsione della concorrenza, che ha già penalizzato oltremodo le flotte italiane dedite alla pesca a circuizione rispetto ai competitors europei internazionali, liberi di operare nei nostri mari.