A.C. 3424/I
Signor Presidente, onorevoli colleghi e membri del Governo, con questa legge di bilancio mettiamo al proprio posto alcune importanti tessere del mosaico dell'Italia che verrà. Prima di entrare nel merito dei contenuti della manovra, è inevitabile, come hanno fatto, peraltro, anche molti colleghi prima di me, spendere qualche parola sul metodo con cui anche quest'anno viene varata. Ormai cinque anni fa gli italiani hanno respinto la riforma costituzionale che eliminava di fatto il bicameralismo. Oggi queste modalità di lavoro, la frenesia e le sedute in notturna nonché la ricorrente e totale esclusione di un ramo del Parlamento dall'esame di provvedimenti decisivi, non solo non rendono giustizia a quel voto così netto ma ne tradiscono profondamente la volontà e il valore. La cornice emergenziale non può e non deve costituire una giustificazione valida di quanto accade ormai con scientifica regolarità. Il Parlamento non può continuare ad essere oggetto di tale svilimento, ragion per cui, anche in vista degli importanti cambiamenti della prossima legislatura, è importante e fondamentale ristabilire un quadro di regole chiare tra Governo e Parlamento, un quadro in cui i tempi, i modi e le esigenze reciproche possano valorizzare il lavoro di tutti senza mortificare il ruolo di nessuno.
Venendo ora agli obiettivi e ai contenuti della manovra, dal fisco al lavoro, dalle politiche sociali alla sanità, dai grandi investimenti al sostegno di chi vive un momento di crisi, riteniamo che questa legge di bilancio sappia guardare al futuro del Paese senza abbandonare nessuno a un destino di sconforto e di rassegnazione. Il nostro Paese è già molto diverso rispetto a quello che è stato sorpreso dalla pandemia quasi due anni fa. Se oggi l'Italia ha un ruolo più incisivo in Europa e un peso nei tavoli internazionali, se è tornata la fiducia nel nostro Paese e verso il nostro Paese è perché abbiamo dimostrato, coi fatti, di sapere guardare meglio e più in là degli altri.
Il 2021 è stato l'anno di una crescita economica di cui fatichiamo a ritrovare analogia nel recente passato. Contro ogni aspettativa l'Italia e gli italiani hanno ripreso a correre, recuperando lo spirito che fece il nostro Paese grande ai tempi dei nostri nonni. Sta a noi fare in modo che questa crescita non rappresenti un semplice rimbalzo rispetto alla caduta repentina dello scorso anno. Ecco perché il primo obiettivo che abbiamo davanti, allora, è far sì che questa locomotiva non si fermi, che si creino le condizioni affinché questi livelli di crescita diventino strutturali, ma soprattutto far sì che il progresso dell'economia incroci le coordinate della coesione territoriale.
Infatti, l'unica cosa peggiore del mancato sviluppo è lo sviluppo diseguale, foriero di ingiustizie e disuguaglianze. Dunque, rilanciare gli investimenti e smettere di deprimere la spesa pubblica, a partire da quella sociale, dare all'economia gli strumenti per esprimersi e crescere e al made in Italy la possibilità di maturare ed espandersi. Regole chiare, certe e un'amministrazione pubblica che sappia stare al passo della società. Mai più un bastone tra le ruote di chi fa impresa, ma un buon alleato e un moltiplicatore delle opportunità!
Questa legge di bilancio, quindi, prova a portarci un passo più vicini a quel traguardo, un passo più vicini a quel futuro su cui tutti quanti siamo protesi. Parliamo di più di 30 miliardi di euro che oggi lo Stato investe per nuovi investimenti pubblici, per continuare a riprendere l'azione di sostegno diretto alle imprese in crisi, per riformare il mondo del lavoro e quello delle politiche sociali e per rinnovare strumenti di crescita fondamentali che, al netto di come la si pensi (mi riferisco al superbonus), portano l'enorme merito di aver trainato la ripartenza in questi mesi secondo tutti i dati che sono in nostro possesso, senza dimenticare le emergenze che minacciano la crescita del benessere della nostra comunità, come il contrasto alla pandemia con nuovi interventi a sostegno della sanità e il contenimento dei costi dell'energia, che spaventano famiglie e imprese (quasi 4 miliardi di euro per ridurre gli oneri e le possibilità di rateizzazione delle bollette). Queste sono le risposte che, forse in maniera imperfetta e insufficiente, insieme al Governo abbiamo provato a dare per dire agli italiani che lo Stato c'è ed è presente.
L'importanza di questa manovra, però, va oltre i problemi congiunturali. Dentro questa legge ci sono i semi di riforme che speriamo cambino alla radice il mondo del lavoro. In primis, gli 8 miliardi di euro che stanziamo per ridurre il carico fiscale su lavoratori e imprese. Da un lato, l'abolizione dell'IRAP per le piccole imprese e i professionisti, che è un modo per stare vicini a un caposaldo della nostra economia; dall'altro, un incisivo intervento sull'Irpef, per abbassare le tasse sulle fasce medie e medio-basse di reddito e rendere il nostro sistema più equo e giusto per i lavoratori. Ricordiamo, peraltro, che questo rappresenta solo il secondo tempo di interventi già fatti negli anni scorsi e solo una tappa della complessiva riforma della tassazione, che auspichiamo avvenga nel più breve tempo possibile.
Ma i lavoratori sono interessati anche dalle profonde modifiche al sistema degli ammortizzatori sociali - una revisione che punta a rendere la protezione sociale un valore sempre più universale - e politiche attive soprattutto nei nuovi settori della transizione ecologica e digitale, che rappresentano il fulcro del nuovo modello su cui dobbiamo orientare la nostra azione. Allo stesso tempo, si continua a dare sostanza ai progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza per trasformare la nostra impresa. Da Transizione 4.0 al rifinanziamento della nuova Sabatini, fino al rifinanziamento dei contratti di sviluppo: tutta l'impresa, dalla micro alla grande, continuerà a disporre di un kit di strumenti per investire in ricerca e sviluppo, in macchinari nuovi, in beni materiali e immateriali che possano creare valore e occupazione e soprattutto possano aiutare il nostro sistema imprenditoriale ad abbracciare sempre di più i principi della sostenibilità, a sposare l'innovazione dei processi e l'uso delle nuove tecnologie.
Sul fronte delle politiche sociali non resta fuori dallo spettro d'azione di questa manovra nessuno dei campi di intervento. Ricordo il reddito di cittadinanza, che viene rivisto affinché uno strumento che ha dimostrato tutta la sua utilità, soprattutto durante la fase più critica dell'emergenza pandemica, possa funzionare meglio e aiutare più persone anche a reinserirsi nel mondo del lavoro. La grande notizia - punto su cui abbiamo lavorato molto - riguarda le facoltà assunzionali dei comuni in tema di funzioni sociali: finalmente si rimuovono tutti quei nodi che impedivano l'assunzione di nuovo personale per raggiungere i nuovi livelli essenziali indicati nella stessa legge di bilancio.
Proprio su quest'ultimo punto va chiarito, però, un aspetto: sebbene siano apprezzabili gli sforzi e i finanziamenti per la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali, i fondi messi a disposizione per la disabilità e per tutta la socialità sono ancora insufficienti (sono molti, ma ancora insufficienti). È necessario, quindi, che queste promesse di muoversi verso questa direzione, su cui il Partito Democratico è particolarmente impegnato, non restino lettera morta.
Soprattutto, è fondamentale che tutto il Paese possa portarsi avanti, a cominciare da quei territori che ancora soffrono un enorme ritardo in termini di capacità degli enti locali a garantire i livelli sufficienti di cure e assistenza in favore dei più fragili.
Lo stesso dicasi per il mondo della scuola e per quello della cultura. Riteniamo, quindi, positive le misure che sostengono le donne ed i giovani nei loro progetti di vita ma ancora moltissimo c'è da fare per gli uni e per gli altri. Non dimentichiamolo e non facciamo in modo che, in maniera autoassolutoria, finiamo il nostro compito semplicemente pigiando il pulsante di un voto. In ultimo, il capitolo sanità: finalmente, dopo decenni di deprivazione per quanto riguarda il finanziamento del fondo del Servizio sanitario nazionale, questo riprende a crescere costantemente per i prossimi anni; un aumento che si tradurrà in due interventi fondamentali in tema di personale, di cui molte regioni hanno sofferto la grave insufficienza nell'ultimo decennio. Prima, il tanto atteso incremento delle borse di specializzazione che contribuirà a ridurre l'imbuto formativo e, in secondo luogo, la possibilità di stabilizzare tutti quei professionisti, assunti a tempo determinato, per fronteggiare la crisi pandemica. Un gesto, onorevole Presidente, che, oltre ogni retorica, premia il merito degli angeli dell'emergenza e ci consenta di mettere di nuovo le strutture sanitarie nelle condizioni di garantire servizi di cura e assistenza sempre migliori. In conclusione, signor Presidente, sempre con l'auspicio di lasciarsi alle spalle questa terribile pandemia, questa legge di bilancio, insieme al Piano nazionale di ripresa e resilienza e agli ultimi provvedimenti, segna un nuovo capitolo della storia recente.
Enrico Berlinguer diceva che ci si salva e si va avanti solamente se si agisce insieme, in maniera unita, e non solo uno per uno.
In questi tempi difficili siamo come marinai nella tempesta e ne potremo uscire, solo remando tutti nella stessa direzione, pur mantenendo ognuno i propri valori di fondo sacrosanti. E nel dichiarare il voto favorevole del Partito Democratico su questa legge di bilancio, vorrei rimarcare l'auspicio che anch'essa possa contribuire ad una nuova prospettiva per il Paese, Paese che tutti quanti noi, immagino, amiamo profondamente.