Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi chiudiamo la nostra sessione di lavoro con una proposta di legge sull'insegnamento e sulla formazione. È un provvedimento nato su proposta dell'Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà. Il testo tiene conto del dibattito internazionale che si è sviluppato in questi anni, a partire da due scuole di pensiero. L'idea che più educazione, più insegnamento e più competenze fanno crescere il benessere di un Paese non è alternativa a quella di mirare ad ampliare la platea di coloro che possono trarne vantaggio. Entrambe convergono sulla consapevolezza che non è da una spinta esterna, ma da uno sviluppo interno che nasce un processo virtuoso come quello prefigurato da questa proposta di legge. Dunque, conosco di più se conosco meglio.
Su questo provvedimento ha lavorato tutta la Commissione cultura della Camera, a dimostrazione di un interesse specifico su questo tema e della consapevolezza che si opera in un momento eccezionale caratterizzato da pandemia, calo demografico, uso e abuso della didattica a distanza e disagi psicologici, con la necessità, quindi, di affrontare il cambiamento con strumenti adeguati. Il provvedimento è all'insegna del buonsenso e della ragionevolezza. Questa legge è un'occasione per ripensare ai temi che fanno parte della nostra sensibilità culturale, che sono legati profondamente a una concezione della persona di antica tradizione in cui mi riconosco.
Fondamentale è trattare questo tema all'interno delle politiche scolastiche. Dobbiamo considerare un bambino nella complessità del suo essere, nella ricchezza di saperi e competenze da un lato, senza dimenticare l'intelligenza emotiva che lo individua dall'altro. Ne abbiamo parlato molto spesso, ma troppo a lungo ce ne siamo dimenticati. La pandemia ha rifocalizzato l'importanza del tema e ci offre l'occasione, attraverso una sorta di mosaico di interventi grandi e piccoli, di affrontare questioni latenti da tempo. Questa legge offre un buon esempio di sperimentazione pensata e strutturata, capace di offrire buone prassi. Penso alla sperimentazione fatta nella provincia di Trento dove, per omogeneità sociale e per i buoni risultati scolastici generalizzati, era più facile analizzare il ruolo reciproco delle abilità non cognitive su quelle cognitive e rendersi consapevoli che è sempre fondamentale per tutti questi processi la formazione dei docenti.
Quindi, formazione e ampliamento a tutta la comunità educante delle responsabilità delle scelte che facciamo in questo periodo. È proprio per questo che la proposta di legge interviene sulla formazione degli insegnanti. Come tutti sappiamo, questo è uno dei problemi più seri della nostra scuola. Certamente, sono tante le criticità che l'affliggono: dall'organico COVID ai DSGA, dal rinnovo del contratto all'assorbimento del precariato.
Tuttavia, se c'è un tema condizionante per il futuro è proprio quello della formazione degli insegnanti e, come in un mosaico, noi lo affrontiamo, con buone sperimentazioni e con best practice. I cambiamenti rapidissimi, le difficoltà economiche che ci si prospettano andranno affrontate anche con la valorizzazione delle dimensioni non conoscitive. I big five di cui si parla, estroversione, amicalità, coscienziosità, stabilità emotiva e apertura mentale, diventano complementari alla motivazione ad apprendere, costruendo correlazioni positive tra livelli di capacità non cognitive, capacità cognitive e risultati scolastici. Solo partendo da queste considerazioni potremmo far fronte a quell'impoverimento di tutte le dimensioni del processo formativo che secondo Alessandro Rosina, il docente di statistica della Cattolica che abbiamo imparato ad apprezzare per molti suoi studi, si è verificato in questi 14 mesi di pandemia. Lavoreremo, quindi, a questa proposta di legge consapevoli dell'aiuto che una riflessione di questo genere può portare alla scuola italiana. Ecco perché, Presidente, il nostro voto, il voto del Partito Democratico, sarà un voto convintamente favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).