Dichiarazione di voto finale
Data: 
Mercoledì, 12 Gennaio, 2022
Nome: 
Fausto Raciti

Testo unificato - A.C. 196-A

Grazie, signor Presidente. La legge che oggi ci apprestiamo ad approvare in questo ramo del Parlamento, inevitabilmente, solo per il titolo e per il riferimento alle lobby, evoca ombre oscure e interessi opachi. Sarà quindi preliminarmente bene chiarire che con questa legge noi non interveniamo nel campo del finanziamento privato della politica, né in quello delle norme che riguardano i reati di corruzione elettorale o di traffico di influenze. Noi facciamo un altro tipo di operazione con questa norma, e cioè quella di provare a colmare un vuoto legislativo rimasto aperto per tanti anni: da un lato, la rappresentanza di interessi di carattere generale, che per Costituzione è affidata non solo ai partiti, ma alle organizzazioni sindacali, alle organizzazioni datoriali, cioè a tutto quell'insieme di organizzazioni che si prefiggono obiettivi di interesse generale; dall'altra parte, il contrasto agli interessi di carattere illecito.

Tra queste due colonne d'Ercole c'era un vuoto e dentro questo vuoto, nel corso di questi anni, sono cresciute delle cose, delle esperienze: sia la società che il mercato si sono mossi con grande efficacia, creando nuove figure professionali, nuove professioni collaterali a questo mondo, a cavallo cioè tra la comunicazione, la politica e la rappresentanza di interessi. Sono emerse professionalità nuove, che hanno - diciamola tutta, diciamo la verità - anche colmato un vuoto di elaborazione su temi specifici, su singoli argomenti, lasciato nel corso degli anni da forze politiche sempre più indebolite nella loro capacità di relazione con la società e di analisi di temi specifici.

Questo settore emergente è emerso nei limiti di una normativa estremamente restrittiva per quello che riguarda il finanziamento privato della politica e in assenza di strumenti di finanziamento pubblico veri, significativi. Fino a questo momento si è sostanzialmente normato da solo, si è autoregolato, si è dotato di una propria deontologia professionale, cercando di circoscrivere i propri limiti, di dotarsi di regole d'ingaggio, di prestare attenzione a non superare i limiti dell'etica pubblica.

Mancava una norma che si prefiggesse l'obiettivo di regolare quello che nel tempo è diventato un mercato e che, come ogni mercato non regolato, è soggetto a tendenze che possono essere distorsive e che, nel caso specifico, sono tendenze che tendono ad amplificare: da un lato, il rischio di una concentrazione eccessiva, in un numero di società molto ristretto, della capacità di relazione con i decisori politici; e dall'altro, per quello che riguarda la nostra parte di mondo, una impermeabilità o una difficile accessibilità ai decisori politici per i soggetti che operano all'interno di questo mercato.

L'istituzione di un registro dei rappresentanti di interessi e la codificazione del loro rapporto con i legislatori consente di ovviare a questo doppio problema, aprendo davvero il mercato della rappresentanza di interessi e garantendo davvero la piena accessibilità, a pari condizioni, ai decisori politici.

Il percorso che ci porta in Aula oggi non è stato un percorso particolarmente comodo e particolarmente semplice, perché, come dire, ha interrogato e ha costretto le forze politiche e i gruppi parlamentari a confrontarsi con una riflessione di merito, ma anche di carattere più generale circa il modo di adempiere le proprie funzioni, il rapporto tra istituzioni e società, il rapporto tra politica e società, il rapporto tra politica e interessi privati.

Questo ci ha obbligato, intanto, a operare una distinzione tra la rappresentanza di interessi che si muove, per funzione costituzionale, in una logica di interesse generale, e la rappresentanza di interessi legittimi, ma di carattere diverso, di carattere privato; ci ha obbligato ad una riflessione sulla necessaria trasparenza e leggibilità, da parte dei cittadini, del rapporto tra questi interessi e noi e coloro i quali siedono nel ramo di Governo; ci ha obbligato a individuare e calibrare strumenti che limitino o normino il ricorso alle porte girevoli tra attività di governo e attività di rappresentanza di interessi.

Il dialogo parlamentare, il confronto serrato e l'analisi di merito delle questioni che questa legge ci ha obbligato ad affrontare ci consentono oggi di avere in Aula una legge equilibrata, una legge necessaria, ma, soprattutto, una legge giusta. Di questo credo che vada dato atto alla Commissione affari costituzionali, ma, soprattutto, ai relatori che, con cura e attenzione, hanno scommesso sul dialogo parlamentare e sulla revisione di un testo che venisse incontro a punti di vista, a volte, anche aspramente diversi.

Certo, approviamo una legge che interviene su uno solo degli aspetti del rapporto tra società e politica: lo facciamo in assenza di un vero sistema di finanziamento pubblico dei partiti, lo facciamo dentro un clima di demonizzazione del finanziamento privato alla politica, lo facciamo senza una legge attuativa dell'articolo 49 della Costituzione, lo facciamo dopo un lungo ciclo di revisioni della legge elettorale, che ha finito per approfondire il solco che separa politica e cittadini, rappresentanza di interessi e partiti. Da questo punto di vista, la legge che oggi è in approvazione è stata una felice eccezione dentro una maggioranza che ha privilegiato il lavoro sui due argomenti che, fino a ora, hanno reso necessaria l'unità nazionale e, cioè, la stesura e l'attuazione del Piano di ripresa e resilienza e la gestione della pandemia da COVID-19. Questa legge rappresenta, appunto, un'eccezione a questo programma di lavoro della maggioranza, che ha reso la sua elaborazione particolarmente difficile e problematica, perché protagonista di questo lavoro è stato il Parlamento, più che il Governo, la maggioranza nel rapporto con l'opposizione, ma, comunque, il Parlamento più che il Governo, ma ha segnato una controtendenza sia per l'argomento trattato, sia per il modo nel quale lo ha trattato, e io credo che sia una controtendenza felice da accogliere ed accompagnare.

Oggi noi abbiamo bisogno, più che mai, di impostare un ragionamento politico e un lavoro del Parlamento sulla necessità, se davvero non vogliamo tornare al tipo di confronto politico a cui ci siamo abituati in questi ultimi anni, di affrontare un tema istituzionale che è aperto e che non è più rimandabile dopo la scelta che con il referendum è stata presa, che questo Parlamento ha assunto, del taglio del numero dei parlamentari. In una società plurale dove gli interessi si organizzano, organizzano pensiero, comunicazione, organizzano centri studi, propongono emendamenti al legislatore, propongono leggi, noi abbiamo bisogno, certo, di una normativa che strutturi queste attività, ma abbiamo bisogno, soprattutto - concludo, Presidente -, di arrivare ad un momento in cui restituiamo a questa pluralità di voci anche la voce dei portatori di interesse generale e della democrazia che si organizza in partiti. Per tutte queste ragioni, a nome del mio gruppo, dichiaro il voto favorevole a questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).