Grazie, Presidente. Come è noto, questa Relazione è stata ultimata e presentata prima della guerra in Ucraina; tuttavia coglie tutti gli elementi di debolezza del nostro sistema, che si sono dispiegati con lo scoppio del conflitto. Quindi, più che un limite, è un attestato della bontà del lavoro svolto dal Comitato.
Il primo punto, già emerso con forza allo scoppio della pandemia, è la necessità di tutelare le imprese strategiche per l'interesse nazionale. Il Partito Democratico chiese e si impegnò per un rafforzamento del golden power; quella decisione si è rivelata corretta rispetto ad alcuni tentativi di acquisizione da parte di soggetti stranieri, dietro i quali si poteva intravedere la longa manus di altri Paesi. Anche grazie alle indicazioni del Comitato, il Governo Draghi ha pensato bene di estendere il golden power al settore finanziario e bancario e ad alcuni asset che hanno assunto dimensione strategica, come la filiera sanitaria. Tuttavia, per quanto utile da solo il golden power non basta; occorre sviluppare un'intelligenza economica, simile a quella di altri Paesi europei per tutelare la produzione tecnologica, le università, gli ambiti della ricerca. È un tessuto che non è solo quello dei grandi gruppi, ma vede numerose piccole imprese all'avanguardia sui terreni dell'innovazione. Pertanto, serve un'azione costante di monitoraggio e anche di orientamento per tutti quei settori che costituiscono la filiera dell'interesse nazionale.
Il secondo punto, anche questo diventato di stringente attualità con il conflitto, è quello della cybersicurezza. Con la costituzione dell'Agenzia nazionale si è fatto un importante passo in avanti, ma è evidente che dobbiamo investire con maggior forza sul sistema universitario. La vicenda degli antivirus russi, adoperati dalla pubblica amministrazione, ci dice che l'Italia è chiamata ad avere una maggiore autonomia nella gestione delle proprie infrastrutture digitali. Inoltre, sappiamo che molti attacchi non nascono da ragioni politiche, ma sono azioni di stampo criminale. Pensiamo al tentativo di cryptolocker ai danni di Trenitalia.
A fronte di tutte queste minacce bisogna rivedere una serie di regole di ingaggio. Anche su questo il PD ha formulato una proposta che prevede la possibilità di reazione ai cyberattacchi, con l'obiettivo di modificare la nostra postura difensiva e renderla più efficace rispetto ad alcuni alert che l'Agenzia nazionale ha lanciato in queste settimane.
Il terzo punto riguarda l'autonomia energetica. Appare evidente che, se in questi anni avessimo avuto una lettura più attenta del quadro geopolitico, non avremmo chiuso un rapporto così stretto con un solo Paese per l'approvvigionamento di gas. Allo stesso modo si sarebbe compreso che contro il TAP, accanto a una protesta sincera, ve ne era un'altra, dettata dall'interesse di non modificare lo status quo di dipendenza energetica dalla Russia e, forse, anche quella parte sincera avrebbe compreso la reale partita che si stava giocando e dove si trovava oggi, come allora, l'interesse nazionale. Naturalmente, per tutto questo, sarebbe di grande aiuto la costituzione della Difesa europea. Se il COVID ci ha ricordato la necessità del debito comune, questa guerra ci pone un altro irrisolto del processo di integrazione. Qualche segnale si intravede. Ad esempio, finalmente, i Ministri della Difesa degli Stati membri possono incontrarsi e discutere, cosa che fino a poco tempo fa era più complicata da fare. Poi, c'è il fatto nuovo degli investimenti militari. Certo, ci sono numerosi nodi da sciogliere, ad esempio, come si costituisce una gestione paritaria, avendo tra noi un Paese come la Francia, che dispone di armi nucleari, o se questa deve essere materia affidata alla Commissione o, come appare più sensato, ai capi di Governo dei Paesi membri. Ad ogni modo bisogna andare con sempre più convinzione lungo questa strada. I tempi che viviamo e che vivremo ce lo impongono.