Grazie, Presidente. Proprio quando si iniziava a vedere la luce in fondo al tunnel e i dati epidemiologici cominciarono ad essere più rassicuranti, proprio quando l'economia stava riprendendo a marciare, siamo stati costretti a rivedere i progetti per il futuro, un futuro che, grazie ad un ritrovato sentimento europeista, ci pareva essere più verde, più inclusivo e più uguale. Oggi sappiamo che per realizzare questa prospettiva, per fare dell'Italia e dell'Europa ciò che avevamo immaginato negli ultimi due anni, è necessario superare altri ostacoli, nuove difficoltà.
La tremenda aggressione russa sul territorio ucraino ha lasciato tutti sgomenti, non solo perché dopo più di 70 anni di pace abbiamo rivisto avvicinarsi lo spettro della guerra nel continente europeo, ma anche perché ad essere attaccata non è solo una nazione indipendente, ma sono i nostri valori, la libertà e la democrazia. Quegli stessi valori che il popolo ucraino ha deciso di abbracciare da tempo e che adesso sta difendendo allo stremo, con tutto il nostro sostegno. Il decreto che oggi è al nostro esame è il primo che affronta le ripercussioni economiche e sociali del conflitto in Ucraina; conseguenze serie, che hanno colpito indiscriminatamente imprese e cittadini, e si aggiungono agli strascichi della pandemia, minacciando la ripresa economica che il Paese aveva imboccato.
Bisogna difendere la crescita e guardare al futuro, Presidente, tutelare i cittadini e ribadire che indipendenza energetica e transizione ecologica non rappresentano sentieri alternativi, ma i binari paralleli su cui d'ora in poi deve correre il Paese. Ed è appunto a queste due priorità che guarda questo provvedimento: da un lato, attenuare gli effetti avversi di una guerra ingiusta, dall'altro, riprendendo lo spirito lungimirante del Recovery Plan, offrire una prospettiva di lungo periodo per risolvere i problemi di oggi ed evitare nel futuro nuove crisi come quella in corso. Affrontare innanzitutto l'urgenza, allora, per dare una boccata di ossigeno alle famiglie e tendere una mano al sistema economico, giustamente scoraggiato dal susseguirsi di avvenimenti tanto inaspettati quanto dannosi.
Questo decreto stanzia risorse consistenti per combattere il caro prezzi, prevedendo aiuti per oltre 5 miliardi e mezzo di euro sugli 8 della sua dotazione complessiva; risorse che, se sommate ai 5 miliardi messi in campo nel 2021 e ad altre stanziate per il primo trimestre dell'anno in corso, raggiungono un ammontare totale che supera i 20 miliardi per abbassare le bollette di famiglie e imprese in ogni dimensione. Il provvedimento interviene in primo luogo agendo sui prezzi finali al consumo del gas e dell'energia elettrica, che negli ultimi due mesi hanno raggiunto livelli insostenibili. Ed è a questo obiettivo che punta la riduzione dell'IVA sul gas e l'azzeramento degli oneri di sistema sulle bollette, oltre che le misure di sostegno per le aziende a forte consumo di materia energetica.
In secondo luogo, è importante l'intervento sul bonus sociale, 500 milioni per potenziare le misure che abbassano le tariffe alle persone svantaggiate e alle famiglie più vulnerabili colpite dalla crisi. Dall'altro lato, come si diceva, l'impronta più significativa di questo decreto è quella che guarda a un orizzonte più lungo e risponde, almeno in parte, alla questione più dirimente del momento: quando e come raggiungere l'indipendenza energetica. Troppo a lungo abbiamo sottovalutato negli ultimi 20 anni le possibili conseguenze dell'eccessiva dipendenza dall'estero in termini di approvvigionamento energetico. Questo però non è il tempo dei rimpianti e delle reciproche accuse; questo è il momento di cambiare rotta, restando fedeli alle promesse del Green New Deal e accelerando sugli investimenti per la transizione ecologica ed energetica del Paese.
Come detto, questo decreto ci aiuta a perseguire questa strada, e lo fa prevalentemente in due direttrici. Anzitutto rilanciando la produzione nazionale di gas e ottimizzando il ciclo di iniezione e di stoccaggio della materia per aumentare l'approvvigionamento di lungo termine. Una misura che non solo risponde all'eminente esigenza di tenerci al riparo dal pericolo di una diminuzione delle importazioni di gas dall'estero, ma che si rivela indispensabile proprio per liberarci dalla dipendenza energetica russa e consentirci di varare nuove e più efficaci sanzioni, senza per questo mettere a repentaglio il benessere e lo sviluppo economico del Paese. La seconda direzione non può che essere quella dell'accelerazione sul fronte delle fonti di energia rinnovabile.
Il decreto continua correttamente ad insistere sulla strada auspicata, indicando percorsi più semplici e rapidi sia per l'installazione di nuovi impianti fotovoltaici ed eolici off-shore sia per il potenziamento di quelli esistenti. Ottime novità apportate dal provvedimento poi riguardo a una transizione verde di importantissimi settori della nostra industria, come il compatto dell'automotive e la piccola e media impresa, vero motore economico del Paese. Su queste basi poste dal Governo le Commissioni ambiente e attività produttive hanno lavorato in queste settimane per garantire maggiore efficacia agli interventi ed estendere quanto possibile il raggio d'azione delle misure di semplificazione sulle rinnovabili. È evidente il positivo impatto delle tante proposte emendative approvate e ancor più evidente è il contributo che il Partito Democratico ha dato ad allargare e potenziare il ventaglio di strumenti a nostra disposizione per accelerare la realizzazione di impianti di energia rinnovabile e aumentare in un tempo più breve la nostra indipendenza energetica.
Voglio citare quattro interventi, tra i tanti, che daranno sin da subito una significativa spinta alla produzione di energia pulita nel nostro Paese e contribuiranno anche culturalmente alla transizione verde. Prima tra tutti la serie di novità normative che allargano il novero delle aree ritenute immediatamente idonee per l'installazione di impianti di fonti rinnovabili. Per gli impianti fotovoltaici, infatti, si includono le aree agricole prossime alle zone a destinazione industriale, artigianale e commerciale, compresi i siti di interesse nazionale, le cave e le miniere dismesse; come di enorme importanza è l'intervento di sistema sulle green-belt, ovvero favorire lo sviluppo di impianti fotovoltaici al servizio di zone produttive nelle aree interne agli impianti industriali e nella fascia adiacente alle infrastrutture autostradali, dove si applicheranno immediatamente le semplificazioni previste per le aree idonee, in attesa che il Governo e le regioni provvedano rapidamente all'individuazione di tali aree.
Sempre grazie a un emendamento del PD, poi, si prevede che tra i criteri che andranno a definire a regime le aree idonee sia data priorità anche alle zone a destinazione industriale, artigianale e destinate ai servizi alla logistica. A fianco a ciò abbiamo previsto nuove semplificazioni, applicabili da subito, nei regimi di autorizzazione per la costruzione e l'esercizio di impianti fotovoltaici di nuova costruzione e delle opere connesse. In secondo luogo, le novità sull'agrivoltaico, le quali garantiranno la continuità dell'attività agricola, con impianti che non comportano il consumo di nuovo suolo. Parliamo di dare il via a soluzioni tra le più innovative, che prevedono il montaggio di moduli elevati dal suolo che possono essere installati sui terreni agricoli, consentendo di mantenere le coltivazioni a terra.
Contestualmente si mette fine a un sistema, quello degli incentivi per il fotovoltaico a terra in aree agricole, che spesso ha favorito speculazioni e consumo di suolo. Un grande passo avanti si è fatto grazie all'approvazione di un emendamento, di cui sono primo firmatario, che amplia la possibilità di realizzare con procedura libera impianti fotovoltaici nelle zone A dei centri storici. Una misura semplificativa che favorirà la generazione distribuita di energia pulita, salvaguardando le aree di effettivo pregio architettonico e paesaggistico. Sarà permesso, infatti, installare pannelli con modalità semplificate, ma solo nelle coperture non visibili dagli spazi pubblici esterni e dai punti di vista panoramici, escludendo infine la possibilità di installazione sui tetti realizzati con materiale di tradizione locale.
Siamo, insomma, di fronte ad una norma che punta a favorire la produzione di energia pulita a basso costo, ma mantenendo intatta la bellezza delle nostre città e dei nostri paesaggi; senza cioè incidere su tutti quegli elementi architettonici e non che rendono unici i più antichi centri abitati del Paese. Infine, signor Presidente, vorrei ricordare un altro emendamento che porta la firma del Partito Democratico, l'istituzione della Giornata nazionale del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili, per promuovere la cultura del risparmio energetico e di risorse mediante la riduzione degli sprechi, la messa in atto di azioni di condivisione e la diffusione di stili di vita sostenibili. La Giornata ha un grande valore simbolico perché chi ha veramente a cuore le ragioni della sostenibilità ambientale è perfettamente consapevole che non si può prescindere, per avere un mondo più verde, dal contributo che ciascuno di noi può dare alla causa. Sensibilizzare al riciclo, all'uso accorto delle risorse, alla protezione degli ecosistemi e a stili di vita rispettosi dell'ambiente vuol dire allora costruire una coscienza comune e una cultura diffusa di salvaguardia ambientale.
Un obiettivo su cui il Partito Democratico è da sempre in prima linea, perché non ci può essere alcun cambiamento e nessuna transizione se non saremo capaci di capirne tutte le ragioni e agire di conseguenza. Per concludere, signor Presidente, gli ultimi 2 anni hanno radicalmente cambiato il mondo per come lo abbiamo conosciuto, e con esso le prospettive europee del nostro Paese. Se prima la pandemia e poi la guerra ci hanno costretto ad osservare con dolore le conseguenze dei nostri errori, possiamo rivendicare l'orgoglio di non essere rimasti inerti davanti a tutto ciò. Di fronte al COVID l'Europa è uscita più forte e solidale; ha avuto il coraggio di riprendere in mano il suo futuro comune, ricorrendo a scelte, come gli eurobond, che fino a poco prima sembravano impossibili da adottare. Dinanzi alla vile aggressione russa l'Europa si è trovata più unita e più solidale.
Fermare la guerra, sostenere e aiutare il popolo ucraino è una priorità; trarre da questa drammatica situazione un'ulteriore lezione per rafforzare l'Europa è un'occasione che spetta a noi cogliere.
Del resto Jean Monnet, uno dei padri fondatori, sosteneva che attraverso le crisi e superando le difficoltà ha da farsi l'Europa. E allora una difesa europea e politiche energetiche comuni rappresentano oggi l'obiettivo per cui batterci nei prossimi anni, perché, come da sempre sostiene il Partito Democratico, transizione verde e indipendenza energetica devono essere due facce della stessa medaglia, quella che garantisce sostenibilità, sviluppo e sicurezza sociale al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).