Data: 
Lunedì, 13 Ottobre, 2014
Nome: 
Micaela Campana

Doc. XXII, nn. 18-19-21-A

Signor Presidente, onorevoli colleghi, a pochi giorni dal 3 ottobre, giornata che ancora tiene vivi i ricordi della tragedia immane verificatasi l'anno scorso, al largo di Lampedusa, dove persero la vita 366 migranti, siamo chiamati ancor di più a prendere consapevolezza dell'importanza del fenomeno migratorio, attraverso iniziative legislative come questa.
  L'immigrazione verso il continente europeo non può essere un tema italiano, come spesso si è fatto credere, e la geopolitica ci dimostra che è un fenomeno che i tecnici definiscono strutturale. Negli ultimi anni, l'immigrazione nel nostro Paese ha assunto una veste ben precisa ed impone a noi legislatori di adeguare la normativa vigente ai cambiamenti che si sono registrati nel movimento dei flussi migratori.
  Abbiamo bisogno di una politica organica, di interventi chiari e precisi, di un più attento coordinamento a livello interministeriale e certamente di prestare maggiore attenzione alle condizioni in cui vivono e si integrano gli immigrati sul nostro territorio.
  L'istituzione di una Commissione monocamerale di inchiesta sul sistema di accoglienza e di identificazione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti nei centri destinati all'accoglienza ed al trattenimento di immigrati, oltre a costituire un segno di grande civiltà, ci fa capire che non possiamo più sorvolare su tematiche quali l'applicazione dell'articolo 5 della Dichiarazione universale sui diritti dell'uomo («Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizioni crudeli, inumani o degradanti»).
  Abbiamo degli obblighi dai quali non possiamo tirarci indietro. Il tema del funzionamento e soprattutto delle condizioni di permanenza all'interno dei centri di identificazione ed espulsione e in quelli di prima accoglienza per gli stranieri giunti illegalmente nel nostro Paese non è certamente la prima volta ad essere oggetto di discussione in questa Assemblea.
  Primi accenni ci furono già in seguito alla diffusione, lo scorso anno, delle immagini che riprendevano le modalità in cui gli immigrati del centro di Lampedusa venivano sottoposti ai trattamenti antiscabbia ed anche in seguito alla suturazione della bocca messa in atto da alcuni migranti presso il centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria, struttura in cui mi sono recata personalmente insieme ad altri colleghi.
  Nonostante ciò, però, non vi è alcun dubbio sul fatto che l'attuale sistema di gestione e controllo non sia del tutto in linea con i requisiti richiesti dall'Unione europea e dalle norme di diritto internazionale e che bisogna intervenire, al fine di migliorare ulteriormente, sotto vari aspetti, dal sovraffollamento alle condizioni igieniche, all'assistenza medica.
  In relazione all'efficacia delle procedure di identificazione ed espulsione, bisogna considerare che attualmente un soggetto può restare all'interno di un centro di identificazione ed espulsione fino a 18 mesi, senza a volte giungere definitivamente alla sua identificazione. La stessa situazione si registra nei centri di accoglienza e nei centri di accoglienza per richiedenti asilo. Anche in relazione a questi centri, è obbligatoria un'attenta riflessione ed analisi sullo stato in cui vivono all'interno i migliaia di migranti.
  La proposta di cui stiamo discutendo ha l'obiettivo di far luce su quanto accade quotidianamente in questi centri.
  Il mancato rispetto delle garanzie minime di assistenza degli stranieri, nonché quelle per l'identificazione, fa sì che sia diventato di interesse pubblico ed è per questo che si giustifica l'istituzione della Commissione oggetto della discussione di oggi.
  Per questi motivi, il Partito Democratico ha voluto con forza e salutato con grande soddisfazione la riunione, all'interno di un unico testo, della proposta di istituzione della Commissione monocamerale di inchiesta non solo sui centri di identificazione ed espulsione, come presentato originariamente attraverso il documento XXII dell'onorevole Fiano, bensì anche sui centri di accoglienza e di accoglienza per richiedenti asilo come proposto dall'onorevole Fratoianni e dall'onorevole Marazziti.
  Nonostante tra alcuni esponenti di questa Assemblea alberghi la convinzione che la condizione in cui vivono le migliaia di esseri umani che giungono sul nostro territorio non debba coinvolgere la discussione di questa Camera, il Partito Democratico non intende più sorvolare e disattendere le norme basilari riguardanti la garanzia minima di tutela dei diritti umani e la verifica della trasparenza degli enti che gestiscono questi centri.
  Gli ultimi dati forniti dal Ministero dell'interno, circa due settimane fa, ci dicono che i rifugiati presenti sul territorio nazionale sono 61.000, di cui 10.000 presenti nei centri di accoglienza.
  Tra le regioni ospitanti spiccano, al primo posto, la regione Sicilia, con il 24 per cento, al secondo posto la regione Lazio, con il 13 per cento, ed al terzo posto la regione Puglia, con il 10 per cento.
  I dati ci forniscono la rappresentazione di un fenomeno che necessita di interventi su più fronti, da Mare Nostrum a Triton, alla rivisitazione necessaria di Dublino 2003, alla costituzione di corridoi umanitari.
  La Commissione, di durata di un anno, come sottolineava il mio collega, ha come oggetto dell'inchiesta accertare eventuali condotte illegali ed atti lesivi dei diritti fondamentali della dignità umana; indagare sui tempi e sulle modalità di accoglienza; verificare le procedure di rimpatrio, come stabilito dall'articolo 1 della direttiva (devono essere eseguite nel rispetto dei diritti fondamentali); verificare l'adeguata tenuta dei registri di presenza delle persone trattenute all'interno dei CIE con informazioni complete; valutare l'efficacia del funzionamento dei CIE ai fini dell'identificazione delle persone trattenute; esaminare le convenzioni stipulate con gli enti gestori, al fine di accertare eventuali responsabilità della cadenza dei servizi; verificare l'effettivo rispetto dei criteri di gestione all'interno delle strutture; valutare l'operato delle autorità preposte al controllo dei centri e valutare la sostenibilità del sistema sotto il profilo economico.
  Il Partito Democratico, mediante la proposta di istituzione della Commissione oggetto della nostra discussione, pone le problematiche relative al processo di immigrazione al centro della propria agenda politica. Ci sono pagine bellissime della nostra tradizione che parlano del Mediterraneo: Mediterraneo come mare di pace, come mare di opportunità. Ecco, al centro delle politiche comunitarie dobbiamo riportare non soltanto i Paesi del centro Europa, ma è tempo che l'Europa guardi più a sud: il Mediterraneo dovrà essere di nuovo un mare di pace e di opportunità sia per i migranti sia per il nostro Paese.
  Gli interventi nazionali – ed è questo quello per cui il Partito Democratico ha voluto fortemente, in tempi rapidi, l'istituzione di questa Commissione – devono garantire il rispetto dei diritti umani e la trasparenza nella gestione dei centri. Aldo Moro scriveva che: «Nessuno è chiamato a scegliere tra essere in Europa ed essere nel Mediterraneo, perché l'intera Europa è nel Mediterraneo».
  La Presidente Boldrini, a cui va il ringraziamento di tutto il Partito Democratico per la sensibilità sui temi dei diritti, ha detto una frase che a me personalmente ha commosso e che dovrebbe essere la nostra linea di discussione politica e di azione politica. Agli immigrati che arrivano nel nostro Paese bisognerebbe dire: «benvenuti in un posto sicuro». Ecco, un posto sicuro in cui non solo si è lontani dalla guerra: un posto sicuro significa un posto in cui, finalmente, ci si può sentire pienamente esseri umani, pienamente esseri umani dotati dei diritti fondamentali.