Discussione generale
Data: 
Martedì, 29 Novembre, 2022
Nome: 
Valentina Ghio

Signora Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, siamo a discutere oggi di un argomento di grande importanza. L'invasione dell'Ucraina da parte della Federazione Russa rappresenta una violazione di principi e norme che regolano la vita della comunità internazionale. Con essa la Federazione Russa si è resa colpevole di una gravissima violazione del diritto internazionale, aggredendo l'Ucraina con atrocità e azioni ostili, in particolare nei confronti di civili e lo dimostrano le azioni di questi giorni, infatti, sta agendo sempre più in modo devastante dopo i bombardamenti a Kherson, con città sempre più isolate, persone costrette a vivere senza energia elettrica, allo stremo delle forze.

All'inizio del decimo mese di guerra, il conflitto continua a provocare ingenti perdite umane, sofferenze e distruzioni, nonché consistenti flussi di profughi e una grave emergenza umanitaria: sono oltre 5,6 milioni i rifugiati registrati dall'ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite, il 90 per cento dei quali sono donne e bambini; si tratta della più grande emigrazione forzata di profughi interni e internazionali di questo nuovo secolo e millennio.

“Il vostro dolore è il mio dolore”, scrive Papa Francesco in questi giorni al popolo ucraino, in una bella lettera colma di parole di identificazione profonda con un popolo che soffre, invitando le autorità a prendere decisioni lungimiranti per la pace. La distruzione delle infrastrutture, a partire da quelle energetiche, colpisce milioni di cittadini ucraini, 10 milioni dicono i dati; l'inverno e il freddo sopraggiunti contribuiranno a gonfiare ulteriormente l'esodo, andando a rendere ancora più urgente la gestione di una già imponente crisi umanitaria.

Quindi, anche per queste ragioni, dobbiamo ribadire il pieno sostegno al popolo ucraino con tutte le forme di assistenza necessarie e con quelle che consentano di affrontare la crisi umanitaria. Su questo, insieme ai percorsi necessari di ricerca della pace, voglio focalizzare alcuni concetti: l'Europa ha risposto da subito alla crisi umanitaria dell'Ucraina in modo unitario e solidale; il Consiglio europeo ha deciso di introdurre una protezione temporanea automatica con diritto di soggiorno immediato, con diritti armonizzati, come l'assistenza medica, l'istruzione e il diritto all'alloggio; la reazione di grande solidarietà nei confronti dei rifugiati è stata sostenuta concretamente anche dai cittadini europei e italiani, con un grande sforzo ancora una volta sostenuto dai nostri sindaci e dai comuni.

I profughi ucraini sono stati accolti nelle case di migliaia di famiglie italiane ed europee, anche nei Paesi finora più contrari all'accoglienza dei rifugiati, come la Polonia.

Questo è un tema urgente di cui dobbiamo farci carico con più intensità, a partire dalle nuove misure che dovrà intraprendere il Governo in questa direzione, con risorse economiche e strumenti organizzativi da destinare a questo scopo, sostenendo i territori, sia per la permanenza e l'integrazione delle persone già da mesi presenti sia per fare fronte alla prevedibile ondata di nuovi profughi che l'emergenza energetica e l'escalation dei bombardamenti genereranno. Un fenomeno migratorio che può diventare strutturale e che comporta risposte immediate di gestione abitativa, sanitaria, di integrazione scolastica, di mediazione linguistica, di inserimento lavorativo, che non bisogna lasciare soltanto, ancora una volta, sulle spalle degli enti locali.

Noi chiediamo di continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo ucraino mediante tutte le forme di assistenza necessaria in tempi di guerra, insieme agli aiuti umanitari urgenti per assicurare l'obiettivo primario del farsi carico delle persone civili in fuga, come dicevo, o di quelle rimaste nell'incubo quotidiano della vita attuale del loro Paese. E chiediamo oggi, con forza, di utilizzare tutti gli spiragli e i percorsi possibili per mettere in atto, con concretezza e celerità, le azioni di pace necessarie per evitare l'acutizzarsi di questo conflitto. L'esasperazione e anche l'intensificarsi e il protrarsi del conflitto rendono certamente più complessa l'azione della diplomazia per avviare i negoziati per il cessate il fuoco. Ma è questa la via da perseguire, è una via da perseguire cercando di programmare e condividere, come comunità internazionale, anche quello che dovrà venire dopo il cessate il fuoco, sia per la tutela della popolazione che abita lo Stato ucraino sia per la tutela dell'Europa. Secondo le stime correnti, ad oggi, la ricostruzione dell'Ucraina è stimata in 750 miliardi di euro, laddove il PIL dell'Ucraina è sotto i 200 miliardi. Su questo obiettivo dobbiamo collaborare tutti.

Queste sono riflessioni necessarie affinché al cessate il fuoco, che auspichiamo tutti, segua una pace vera. Per questo obiettivo si devono tenere insieme diversi fattori: la ricostruzione, il ritorno dei profughi che lo vorranno nel territorio ucraino, oltre che la considerazione dell'evoluzione della situazione politica interna alla Russia. La richiesta di pace è stata portata a gran voce anche dalla grande piazza di Roma del 5 novembre scorso, che ha evidenziato plasticamente la solidarietà dei manifestanti al popolo ucraino aggredito e che ha evidenziato come nel nostro Paese sia forte la richiesta di una pace rapida e giusta. Di questa istanza, di questa consapevolezza, che riguarda il rispetto delle vite degli ucraini, ma anche la salvezza dei Paesi poveri del Pianeta colpiti fortemente dalla crisi alimentare generata dal conflitto, che riguarda la volontà di evitare il rischio di escalation nucleare per ampia parte del mondo, dobbiamo farci carico con urgenza, affinché l'Europa, nel suo complesso, eserciti un ruolo decisivo verso questa direzione.

Il nostro Paese deve essere incisivo nello stimolare e nel sollecitare l'azione dell'Unione europea, che deve trovare coesione sia nel sostegno, in tutte le forme, al popolo ucraino, che nella fattiva mobilitazione per la pace. L'Europa deve trovare unità, parlare ad una voce sola, con forza, deve esercitare un ruolo autonomo per evitare ulteriori escalation, per evitare i rischi che ciò comporta, per scongiurare nuove contrapposizioni tra Russia e Stati Uniti che riporterebbero pericolosamente indietro la storia, per traguardare la via del cessate il fuoco. Ancora una volta, diciamo che chiedere pace non significa dimenticare che c'è un aggressore e un aggredito e, quindi, riconoscere una responsabilità precisa e, per questa ragione, la mozione che proponiamo, nel ribadire in ogni sua parte il riconoscimento delle prerogative dell'Ucraina e le necessità di sostegno, mette al primo punto l'avvio di un percorso diplomatico per una conferenza di pace che, nel quadro della collaborazione fra Paesi dell'Unione europea e Alleanza atlantica, lavori per il cessate il fuoco e, al secondo, il continuare a dare pieno sostegno e solidarietà a popolazione e istituzioni ucraine con tutte le forme necessarie. Su questi punti, la posizione del Partito Democratico è chiara, ma chiediamo che anche il Governo abbia una linea altrettanto chiara e la esponga in un confronto parlamentare, non attraverso un emendamento in un decreto centrato su altre questioni. Il Partito Democratico continua ad avere chiarezza della necessità di sostegno all'Ucraina e di attivazione di tutti i percorsi possibili per il cessate il fuoco. Questa chiarezza - e concludo - non ci sembra di scorgere nei passaggi di queste ore del Governo, che deve avviare in tal senso un ampio coinvolgimento delle Camere. Sono temi che riguardano la politica estera, il presente e il futuro dell'umanità: non possono essere risolti a colpi di emendamenti. Il Governo deve venire ad esporre la propria posizione al Parlamento e coinvolgerlo appieno, come prevede la democrazia parlamentare.