Grazie, Presidente. Signor Ministro, io credo che sia doveroso da parte del Governo, a due mesi dall'insediamento, venire a riferire su quella che è la principale, più difficile e più esistenziale decisione che questo Parlamento si trova a dover prendere. Come reagire all'aggressione russa è, infatti, l'argomento più difficile che questo Parlamento tratta. Nessuno di noi, oggi, voterà in modo distratto o meccanico, e credo che - lo ha ricordato anche lei - dal 24 di febbraio ci interroghiamo tutti su quale sia la scelta migliore, la scelta più giusta, la scelta più in linea con i nostri principi.
Credo che tutti quanti, comunque voteremo, sentiamo il peso delle decisioni che prendiamo, perché ragionare di pace in tempo di guerra significa rendersi conto dell'immensa difficoltà di questa sfida. Quindi, inviterei tutti quanti noi a non banalizzare un passaggio parlamentare che ci costringe a fare i conti a fondo con i nostri principi e che ci porta a reagire, ancora oggi, a un fatto che, come ricordava lei, ha stravolto la stabilità e persino la storia del nostro continente.
La decisione che prendiamo oggi non la prendiamo certo a cuor leggero. Noi, come Partito Democratico, continueremo a sostenere l'Ucraina perché questa è la cosa giusta da fare. Io ho ascoltato quello che lei ha detto, Ministro. Lei ha richiamato molto a tante ragioni altre: le ragioni delle alleanze, le ragioni del “non si può fare che così perché tanto lo farebbero gli altri”. Ecco, io penso che, in realtà, nelle decisioni che prendiamo oggi ci siano delle ragioni che riguardano i nostri principi. Si sta con l'aggredito, prima di tutto, ed è una questione di principio. Si sta con l'aggredito e lo si aiuta a difendersi. Si sta con l'aggredito con gli aiuti economici, con il sostegno umanitario, con i progetti per la ricostruzione, come sta avvenendo, proprio in queste ore, in Francia dove non si sta svolgendo una conferenza generica per la pace, ma si sta ragionando sulle risorse da mettere per aiutare l'Ucraina a superare questo inverno e a ricostruire.
Stiamo con l'aggredito anche nella quotidianità, con l'invio di generatori e, sì, anche con l'invio delle armi. L'invio delle armi è un elemento chiave. Uno dei tanti miti emersi sulla guerra in Ucraina è che ci sarebbero stati alcuni patti alla fine della Guerra Fredda. L'unico patto alla fine della Guerra Fredda è stato firmato il 5 dicembre 1994 a Budapest. Fu un memorandum con cui l'Ucraina restituì le armi nucleari alla Russia in cambio dell'intangibilità del proprio territorio e della sovranità e dell'indipendenza del Paese. Se c'è un patto che è stato violato è quel memorandum di Budapest, firmato 28 anni fa.
Il voto di oggi riguarda quindi l'Ucraina, la solidarietà che dobbiamo quel Paese. È questo un principio indiscutibile, è un dovere più alto che ci permette, anche con il voto di oggi, di superare le contraddizioni tra le parti e di votare, non solo la nostra risoluzione, ma anche la risoluzione del Governo, proprio come decise di fare, il 24 febbraio, Fratelli d'Italia, che era all'opposizione, quando la Presidente Meloni annunciò il sostegno ai provvedimenti del Governo Draghi. È questo che si fa davanti ad una minaccia esistenziale: ci si unisce in nome della difesa di quello che ci è più caro: la libertà, l'indipendenza e la solidarietà contro un invasore.
Sostenere l'Ucraina, però, non è solo una questione di principio, è anche il modo migliore per difendere la pace in Europa. Difendere la pace si può solo contrastando la principale minaccia alla sicurezza che il nostro continente sta vivendo, cioè la minaccia rappresentata dalle politiche di aggressione della Russia di Putin.
Lavorare per la pace, oggi, significa lavorare per creare sempre le condizioni per cui l'uso della forza per aggredire risulti più un danno che un guadagno. Solo in questo modo, solo rendendo chiaro all'aggressore che l'aggressione è molto costosa, si scoraggia ogni ulteriore tentativo di aggressione da parte di chiunque altro in futuro.
Oggi non è in gioco solo il nostro rapporto con la Russia, è in gioco anche il nostro rapporto e la stabilità globale in tanti altri teatri. Altri Paesi, quelli con pulsioni aggressive e regimi autoritari e quelli con dispute territoriali aperte in regioni lontane dalle nostre, osservano quello che accade ora con la Russia. In base a come noi reagiamo, in base ai costi che la Russia dovrà sostenere capiranno se e quanto a loro convenga azzardare qualcosa di simile. La nostra reazione di oggi, quindi, quella che permette all'aggredito di difendersi e all'aggressore di dover pagare un prezzo enorme, è il modo migliore per evitare nuove guerre domani.
Vorrei aggiungere un'altra cosa: la strategia messa in campo finora, cioè le sanzioni e la solidarietà con ogni mezzo all'Ucraina, hanno portato risultati. Quella strategia ha isolato la Russia, ha costretto altre potenze a fare i conti con la necessaria condanna alla Russia e con la necessità di isolarla in sede ONU, in sede di G20 e nelle altre sedi bilaterali.
Inviare le armi ha fatto sì che l'Ucraina, la straordinaria resistenza ucraina, delle Forze armate e del suo popolo, riconquistasse più della metà del territorio che la Russia aveva occupato subito dopo il 24 febbraio. Mi rivolgo a chi, oggi, cambia il suo voto: fermare oggi il sostegno all'Ucraina significa buttare via gli sforzi di questi ultimi nove mesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e far arretrare le prospettive della fine della guerra. Non è che se noi smettiamo di fornire le armi la guerra si ferma; semplicemente, la guerra continuerà e continuerà soprattutto la guerra della Russia contro un'Ucraina con meno mezzi per difendersi.
Per concludere, per accompagnare la riflessione su questo voto, voglio usare le parole che il presidente Macron ha utilizzato qui, a Roma, poche settimane fa, durante un'importantissima iniziativa della Comunità di Sant'Egidio: non permettiamo che la pace venga oggi catturata dalla potenza russa, pace non è una parola per loro, stanno facendo il contrario e la pace oggi non può essere la consacrazione della legge del più forte, né il cessate il fuoco che cristallizzerebbe uno stato di fatto. Per questo, voteremo a favore, a sostegno dell'Ucraina, proprio per le ragioni di una pace giusta in quel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).