A.C. 705
Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, da molte ore, diurne e notturne, stiamo discutendo di un decreto fortemente eterogeneo, tale per cui io, in questi pochi minuti di dichiarazione di voto, mi soffermerò solo su alcuni aspetti, peraltro già ben argomentati da molti colleghi prima di me. La prima cosa che mi chiedo, Presidente, è dove siano, in questo decreto, la necessità e l'urgenza. Noi ci troviamo, dall'insediamento del Governo Meloni, al nono decreto-legge: uno ogni dieci giorni. Mi stupisce che ad avere questi numeri di decretazione d'urgenza sia proprio il Governo Meloni, presieduto da una Premier parlamentare di lungo corso, presieduto da una Premier che, in anni di opposizione, spesso denunciava, proprio in quest'Aula, il venir meno dei presupposti della democrazia parlamentare e denunciava proprio l'abuso della decretazione d'urgenza e l'impossibilità di discutere la legge più importante, che è la legge di bilancio. Ecco, io, mai come in questi mesi, ho visto avvenire ciò che la parlamentare di lungo corso, oggi Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, denunciava. Siccome sempre la Presidente, quando era all'opposizione, diceva che ci si sarebbe scordati, al Governo, di Costituzione e Parlamento, bene, a me pare che è proprio questo Governo e questa Premier che stanno dimostrando, dopo aver impedito al Parlamento di discutere la legge di bilancio e dopo averci portato nove decreti-legge - in particolare con questo decreto-legge, che, ripeto, è eterogeneo e non ha i requisiti di necessità e urgenza - ad aver dimenticato Parlamento e Costituzione; a me pare che sia proprio la parlamentare Meloni a farlo. Vede, Presidente, perché questo decreto non è necessario e non è urgente? Perché, nel merito, noi troviamo solo argomentazioni identitarie, argomentazioni politiche, scelte frutto di spinte culturali, di spinte emotive e di spinte ideologiche: insomma, tutto ciò che non è l'emergenza del Paese. Noi saremmo stati ben lieti di stare, di giorno e di notte, a discutere delle emergenze del Paese, che sono altre, che sono la mancanza di lavoro e, quando il lavoro c'è, il lavoro povero… Il Partito Democratico, il mio gruppo, ha proposto convintamente il salario minimo, che non è stato accolto da questa maggioranza. A noi sarebbe piaciuto discutere, di giorno e di notte, di ciò che è urgente in questo Paese, cioè rafforzare la sanità pubblica.
La pandemia ci ha insegnato tante cose e tutti i partiti lo hanno detto in campagna elettorale, ma nella legge di bilancio non abbiamo trovato un euro in più. Anzi, c'era un definanziamento sulla sanità pubblica e non ho trovato ancora, non ho capito ancora, qual è la visione per la nuova sanità pubblica post pandemia di questo Governo. Ma, anziché discutere e decidere su queste emergenze del Paese, in questo decreto-legge, non necessario e non urgente, si introduce - è stato detto - una nuova fattispecie di reato contro il Ministro della Giustizia di questo Governo, che ha detto meno reati e meno intercettazioni. Sembra quasi fatto apposta contro di lui, lo ha detto molto bene nella discussione sulla pregiudiziale di costituzionalità il collega Gianassi. In ogni caso, un reato pericoloso perché scritto talmente male che i margini di incertezza nelle applicazioni creeranno un danno più che un beneficio alla nostra società; un reato inutile perché è stato sotto gli occhi di tutti la buona gestione e la risoluzione del caso di Modena con la normativa previgente. Ed è anche un reato irragionevole, perché le pene sono obiettivamente, oggettivamente, sproporzionate rispetto a reati molto più gravi. Parliamo di pene da 3 a 6 anni di reclusione.
Allora ci verrebbe da dire: ma come siete severi! Come siete rigidi! Però il paradosso è che sempre in questo decreto nello stesso obbrobrio giuridico eterogeneo, tutta questa severità non la troviamo con tutti. Infatti, quello che rivelano le norme sanitarie in questo decreto è che le regole, sì, vanno rispettate con rigidità, ma non sempre e non per tutti. Quello che troviamo rispetto alle norme sanitarie in questo decreto è che la certezza delle regole forse non è un valore. E anche sulle norme sanitarie noi ci rendiamo conto che le scelte sono scelte politiche e identitarie, che non hanno alcuna esigenza di necessità ed urgenza. E sa, signor Presidente, cosa mi preoccupa delle scelte sanitarie di questo decreto? La pericolosità del messaggio culturale, come se si volesse far passare il messaggio che, con il COVID, con le vite stroncate, con i medici eroi e gli infermieri angeli, con i bambini in didattica a distanza, con i ragazzi che hanno subito dopo quei mesi e quegli anni delle situazioni gravi di disagi psicologici, abbiamo scherzato. Il messaggio che passa subdolamente è questo. Questo è un quadro di fondo pericoloso ed un messaggio psicologico pericoloso. Anche qui ci sembra - non so se è un modus operandi di questo Governo - che il reato introdotto era contro il Ministro Nordio, mentre questo messaggio psicologico pericoloso ci sembra quasi contro il Ministro Schillaci, rispetto a quello che oggi ci ha detto sempre in quest'Aula in un'informativa che abbiamo richiesto. La verità, signor Presidente, è che noi, in questa lunga giornata, in cui abbiamo avuto il Ministro della salute qui presente in quest'Aula e abbiamo discusso tanti ordini del giorno sulle norme sanitarie presenti in questo decreto, non siamo stati in grado di capire qual è la linea del Governo sul COVID e sull'emergenza sanitaria. Il collega Della Vedova, prima di me, parlava dell'intervento del collega di Fratelli d'Italia Donzelli, dopo l'informativa del Ministro della salute, come di un'intemerata propagandistica. Io ho letto in quell'intervento molto nervosismo che secondo me deriva proprio da questa confusione di linea politica su un tema prioritario come quello sanitario.
Signor Presidente noi chiediamo equilibrio. Noi non chiediamo negazionismo non chiediamo ideologia. Noi sui temi sanitari chiediamo equilibrio, perché malgrado - per fortuna - il venir meno della fase più drammatica dei contagi, il COVID circola ancora e allora non abbiamo scherzato. Equilibrio significa non lavorare per un Paese dalla memoria corta.
Equilibrio significa, rispetto ai contagi e a ciò che avviene - e adesso vediamo anche quanto sta capitando in Cina -, valutare (questo chiedevamo negli ordini del giorno) quando usare le mascherine, rafforzare l'aerazione dei locali e l'importanza dell'igiene delle mani, dare le giuste informazioni sui vaccini. Questo è un Governo che noi temevamo fosse ideologico e che ci dimostra con questo decreto-legge di essere ideologico. Forse non dovevamo avere dubbi che portasse alla discussione un decreto simile, un decreto inutile, in larga parte dannoso, di certo estremamente pericoloso per la tenuta del nostro sistema giudiziario, per le nostre famiglie, per le nostre comunità. Quello che penso è che noi, finché potremo, cercheremo di rallentare l'approvazione di questo decreto. Però non posso esimermi dal fare i complimenti alla Presidente Meloni e al Governo per questo primo, non bello e non edificante, risultato.