A.C. 705
Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, esponenti del Governo, credo che sia consentito, in sede di dichiarazione di voto, fare un bilancio su queste giornate di lavoro alla Camera dei deputati e su questi primi due mesi di legislatura. Ma mi faccia iniziare, Presidente, con un piccolo messaggio di solidarietà al Sottosegretario, unico rappresentante del Governo che ha fatto la notte e a cui non è stato dato neanche il cambio (Applausi). Quindi, le esprimo solidarietà e, comunque, apprezziamo almeno la compostezza della presenza in Aula, dopo una notte in cui abbiamo assistito a comportamenti sinceramente non adeguati.
Noi siamo qui, dopo due mesi di legislatura, in un'Aula in cui la maggioranza non c'è e questa è l'immagine che gli italiani si fanno di questo Governo, un Governo che aveva vinto le elezioni, che aveva suscitato grandi aspettative, che si era presentato oggettivamente in quest'Aula per la fiducia con un grande impatto e con una grande aspettativa di cambiamento e che nei primi due mesi ha già disatteso le attese.
Una legge di bilancio persino troppo prudente, senza idee, senza innovazione, una legge di bilancio che non ha affrontato i problemi degli italiani, non ha affrontato le urgenze e si è caratterizzata per alcune scelte identitarie, scelte che troviamo anche in questo decreto che è stato il primo del Governo Meloni e che i cittadini italiani, soprattutto i più giovani, conoscono come il decreto contro i rave.
Questo decreto arriva tardi alla Camera dei deputati non per colpa nostra, ma perché al Senato è stato profondamente riscritto ed è stato riscritto perché mai si era vista una norma che modificava il codice penale scritta in una maniera così approssimativa e di cui la stessa Presidenza del Consiglio ha dovuto, entro 48 ore, dire che non sarebbe stata applicata, che andava riscritta e che è stata riscritta non solo per le reazioni dell'opposizione e per il giudizio di larga parte dell'opinione pubblica ma anche per le inquietudini di una parte della maggioranza, quella parte di maggioranza che ha posto il problema di una norma che appariva poco garantista, che consentiva un uso eccessivo delle intercettazioni e che poi ha contribuito a riscriverla al Senato.
Noi abbiamo apprezzato un primo vagito della parte moderata della maggioranza, quella che ha governato nella scorsa legislatura e ha sostenuto il Governo di larghe intese con Draghi, che ha una tradizione democratica e liberale. Abbiamo visto anche nella legge di bilancio qualche passaggio di autonomizzazione e di distinzione dal partito di maggioranza relativa. Ebbene, noi cogliamo questi segnali, ma incoraggiamo anche a esprimersi più decisamente, soprattutto sul punto che è emerso in queste settimane, cioè l'idea che Fratelli d'Italia ha del rapporto tra il Governo e il Parlamento, del modo in cui si confronta con le opposizioni, del modo con cui l'Esecutivo intende il rapporto col Parlamento.
Noi abbiamo assistito a cose incredibili. In Commissione bilancio abbiamo iniziato con il Governo che è andato via dalla Commissione e a un certo punto ci siamo ritrovati che eravamo solo noi delle minoranze. Abbiamo proseguito con forzature continue nella legge di bilancio, fino ad arrivare a ripescare emendamenti che erano stati bocciati. Poi, interruzione del dibattito in Commissione, interruzione del dibattito in Aula, contingentamento dei tempi e nessuna possibilità di discussione.
Ma ieri ci ha impressionato, nel dibattito e nei comportamenti, il fatto che una parte di Fratelli d'Italia si sia manifestata per una idiosincrasia al confronto parlamentare. Abbiamo visto il capogruppo del partito di maggioranza relativa che, anziché gettare acqua sul fuoco, gettare benzina, intervenire, votare contro, giustificare le intemperanze da stadio della curva di Fratelli d'Italia. Abbiamo visto un Sottosegretario, il collega Del Mastro Delle Vedove, venire sotto i banchi dell'opposizione - poi, sempre a debita distanza, perché il coraggio non è una cosa, come diceva Manzoni, che la puoi comprare al mercato - a provocare l'opposizione, sempre a debita distanza, ma non si era mai visto dai banchi del Governo un atteggiamento del genere.
Il collega Messina, l'altra notte, ha detto alla Presidenza: “Se li fa parlare lei, non li faremo parlare noi.
Tutti esponenti del partito della Presidente del Consiglio. C'è una certa distanza tra l'immagine e le parole di Giorgia Meloni, le lacrime, il giudizio sul fascismo e sulle leggi razziali, che noi apprezziamo e abbiamo apprezzato, e i post sulla Repubblica sociale italiana del Presidente La Russa e della vestale Rauti. È un gioco delle parti? Non credo. Penso che ci sia uno sforzo reale, da parte di chi guida il Governo, di legittimare una destra democratica e un partito conservatore in Italia. Ce ne sarebbe bisogno. E che ci sia dentro Fratelli d'Italia, che, invece, la richiama ogni giorno alle radici antiche che sono alla base di quella fiamma. È il morto che afferra il vivo. Quello a cui abbiamo assistito in questi giorni non sono le intemperanze individuali, ma, a mio avviso, è una parte della storia di Fratelli d'Italia, che non vuole evolvere e non vuole cambiare.
Queste tensioni emergeranno, emergeranno nel rapporto con la parte moderata della coalizione, emergerà la contraddizione tra il ruolo di Governo, che esercita Fratelli d'Italia, e il fatto che una parte del suo gruppo parlamentare non si rassegna all'idea che il Governo, la maggioranza, ti obbligano alle responsabilità verso il Parlamento e verso la conduzione di quest'Aula.
Ieri, abbiamo addirittura assistito al voto contro un emendamento riformulato dall'opposizione, su cui c'era il parere favorevole del Governo. A quel voto, la gran parte dei parlamentari di Fratelli d'Italia ha partecipato e ha partecipato con i consueti ululati da stadio.
Presidente, suo tramite, all'intero Ufficio di Presidenza della Camera, da parte mia, da parte nostra, l'apprezzamento per la conduzione dei lavori e per la tenuta delle regole in quest'Aula, e l'invito a non farvi intimidire da queste modalità del partito di maggioranza pro tempore.
Noi conduciamo una battaglia parlamentare con tutti gli strumenti a nostra disposizione, anche per farvi comprendere una cosa: il confronto parlamentare è la condizione indispensabile per le riforme costituzionali che voi dichiarate di voler svolgere. Mi pare di avere ancora quasi un minuto. Volete fare presidenzialismo con il muro contro muro contro le opposizioni e poi andare a perdere un referendum tra i cittadini? Vi aspettiamo. Tra 2 anni, andate a casa. Perché dovete decidere: o proponete una legislatura costituente al Paese e, quindi, cambiate l'atteggiamento verso il Parlamento, oppure vi predisponete a una battaglia che non finirà nelle Aule e finirà nel giudizio dei cittadini. Tra un anno e mezzo, ci sono le elezioni generali europee e, se volete, il referendum sulle modifiche costituzionali non sarete i primi a perderlo. Noi non lo auspichiamo. Noi speriamo che ci sia un ravvedimento operoso da parte del Governo e della maggioranza, che cambi l'atteggiamento verso il Parlamento, che cambi l'atteggiamento verso le minoranze parlamentari, che cambi, quindi, l'atteggiamento verso il Paese, offrendo in quest'Aula un confronto costruttivo e positivo. Ma, in queste settimane, vi abbiamo dimostrato che, se volete lo scontro, trovate un'opposizione da parte del Partito Democratico che non si fa intimidire e che vi inchioda alle vostre responsabilità.