Dichiarazione di voto finale
Data: 
Venerdì, 30 Dicembre, 2022
Nome: 
Ubaldo Pagano

A.C. 705

Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, questo provvedimento è la fedele rappresentazione del modo di intendere la politica e la gestione della cosa pubblica da parte di questo Governo destrorso, una maniera ideologica e infruttifera che mette a nudo tutte quelle qualità che non avete mancato di dimostrarci, quasi volendoci deliziare, anche sulla legge di bilancio: contraddittorietà, impreparazione, furbizia, ma soprattutto bieco opportunismo. La destra italiana, d'altronde, la conoscevamo da tempo e i contenuti e gli obiettivi di questo decreto non ci stupiscono affatto.

Prima di entrare nel merito, perché di quello dobbiamo parlare, è giusto porre una questione di metodo. Avete introdotto nel nostro ordinamento uno strumento di carattere penale che si somma a strumenti già previsti e che, come avvenuto durante il rave party di Modena, erano già abbastanza efficaci per contrastare il fenomeno. Si potevano al massimo rafforzare quelle norme per via amministrativa, come abbiamo più volte suggerito a questo Governo. Invece, il Governo ha voluto condannare i raduni musicali e metterli, nero su bianco, nel codice penale. Avete, quindi, utilizzato la decretazione d'urgenza per vietare i rave party. Dov'è la necessità? Dov'è l'urgenza di fare un decreto-legge sui rave, peraltro all'interno di una disciplina che era già sufficientemente normata? Dove, se non nel desiderio di far parlare subito di voi, per inseguire la cronaca dei giornali e far finta di mettere ordine come se foste dei moderni sceriffi nel West? Avete scritto una norma oscena che andava contro la lettera della nostra bellissima Costituzione e una delle libertà più importanti che lì viene sancita, un presupposto della vita democratica messo in pericolo da un tentativo goffo e stupido di fermare delle manifestazioni a sfondo musicale.

Ma non basta: nello stesso decreto avete inserito i reati ostativi, l'abolizione dell'obbligo vaccinale per i medici, il rinvio della riforma Cartabia. Ora quale sia il nesso logico tra tutte queste materie e come questo si concili con il principio di omogeneità, che dovrebbe sottendere all'approvazione dei decreti-legge, ci è molto oscuro. Più che un decreto-legge sembra una pizza quattro stagioni e dentro ci sono talmente tante oscenità che si fa fatica a scegliere da dove partire.

Vogliamo parlare dei vaccini e delle sanzioni? Gettate alle ortiche quel lavoro di regole di comunità che 60 milioni di italiani si sono dati per tre anni per uscire da un incubo.

Voi cancellate con un tratto di penna - una sorta di bella amnistia sanitaria - tutto quanto abbiamo messo in piedi per 3 anni per sconfiggere un male oscuro. E guardate, la cosa più perversa è che lasciate passare due messaggi che sono pericolosissimi.

Il primo messaggio è che la pandemia non esiste più e che, di fatto, non dobbiamo avere più paura di ciò che dovrebbe avvenire. Insomma, prendete in giro 50 milioni di italiani che hanno aderito con responsabilità alla campagna vaccinale per proteggersi, ma soprattutto per proteggere gli altri, perché è così che si fa in una comunità: vaccinarsi è un grande atto d'amore verso il prossimo, più che un atto d'amore verso se stessi. Lo si fa soprattutto per coloro i quali non possono vaccinarsi perché immunodepressi. È a loro che dovete una risposta, quando dite che dei medici, in maniera irresponsabile, dopo aver giurato su Ippocrate, invece, decidono di non rispondere alla scienza, ma alla scemenza di qualche stregone apprendista che si è improvvisato su un tema così delicato. E questo principio - ce lo confermate -, il principio di responsabilità, il principio di comunità, è qualcosa che a voi è profondamente sconosciuto. Forse non vi è chiaro che solo nella scorsa settimana si sono registrati più di 100 mila nuovi casi di COVID e quasi un migliaio di nostri concittadini hanno perso la vita a causa di questa malattia straordinariamente insidiosa.

Il secondo messaggio è che con voi al Governo le regole non esistono più. Le regole buone, quelle decise per il bene di tutti, non hanno più valenza, perché il rigorismo della destra vale solo quando si parla di manifestazioni musicali, mica quando si tratta di incolumità pubblica, quella vera, quella sanitaria. Stupisce, piuttosto, la complicità del Ministro Nordio, che conoscevamo come persona seria e assennata, e che in questo provvedimento ha perso ogni credibilità politica e professionale, contraddicendosi su moltissime questioni rilevanti. Se qualcuno di voi avesse figli iscritti alla facoltà di giurisprudenza, saprebbe che la norma inserita in questo decreto-legge, la cosiddetta anti rave party, sarà portata nella facoltà di giurisprudenza come esempio di come non si legifera sul piano penale. Quella norma, infatti, almeno nella formulazione originaria, contraddiceva in maniera evidente e palese ogni più elementare principio di tassatività, di offensività e di proporzionalità, sanciti dalla Corte costituzionale. Si tratta non solo di una norma scritta malissimo, fatta su una sorta di intento emotivo per giustificare una repressione che in realtà aveva lo sguardo lungo e aveva dei tratti reazionari, ma è una norma che era talmente scritta male che siete intervenuti voi stessi, in sede di conversione al Senato, per migliorarla, anche perché evidentemente peggiorarla era difficilissimo. La norma, quindi, è certamente migliorata, ma il nostro giudizio conclusivo è che essa rimane, però, in parte inutile, andando a colpire condotte che già erano previste dalla normativa penale attuale. È smisurata per chi organizza questi raduni musicali, perché va da un minimo di tre a un massimo di sei anni. Sappiamo che il minimo edittale della pena è quello che segnala l'offensività, così come intesa e giudicata dal legislatore: tre anni è un minimo edittale altissimo, paragonato con altri reati analoghi. Ma ci è stato spiegato, in un mix tra farsesco e tragico, che in realtà questo minimo e soprattutto questo massimo edittale pari a sei anni erano finalizzati a garantire le intercettazioni. Sì, questa è davvero bella: lo stesso Ministro che ha dichiarato che il grande problema nel nostro Paese sarebbe l'uso smodato e smisurato delle intercettazioni, che parla dell'introduzione di un reato semplicemente per garantire la possibilità che ci possano essere delle indagini con intercettazioni preventive.

La prima norma che fa il Governo è una norma, quindi, che tradisce e garantisce soprattutto un ampliamento della possibilità di intercettazioni. Ma vi rendete conto della contraddizione in cui siete incorsi? Avete giustificato i sei anni di pena proprio per garantire le intercettazioni. E poi il Ministro in un'intervista ha detto che sono previste, ma non sono obbligatorie, augurandosi che siano poco utilizzate. Penso che le risate sarebbero il giusto modo di seppellire il vostro ragionamento distonico. Ma in gioco ci sono i valori del nostro Paese e per questo sarete chiamati a rispondere alla storia.

Ed infine, sui reati ostativi: avete fatto pasticci anche su questo, nonostante abbiate avuto l'opportunità di fare una cosa buona. E lo avete fatto su due punti pericolosissimi. Il primo è inspiegabile…

 

 …perché è inspiegabile escludere da una lunghissima lista di reati quelli ostativi per l'accesso ai benefici, appunto proprio i reati contro la pubblica amministrazione: corruzione e concussione insomma sono fuori. È un messaggio profondamente sbagliato da dare, soprattutto in questo periodo in cui vi è una recrudescenza di queste attività criminali. E lo dico con rispetto nei confronti della Presidente del Consiglio…

. …i reati contro la pubblica amministrazione sono compiuti da uomini che entrano in un vortice e che prima di tutto contestano e mettono a repentaglio le ideologie. E noi verso quelle forme di criminalità dobbiamo essere inflessibili. Per questa ragione e per tutte le altre che hanno spiegato i nostri colleghi, dichiaro il mio voto contrario a questo provvedimento, e del Partito Democratico.