Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 9 Gennaio, 2023
Nome: 
Claudio Mancini

A.C. 730

Grazie, signor Presidente. Colleghe e colleghi, esponenti del Governo, discutiamo oggi questa legge di conversione, in un momento che sappiamo bene essere complicato: l'inflazione sale ancora e le banche centrali sono costrette ad alzare i tassi d'interesse, riducendo il credito, la guerra in Ucraina non sembra vedere fine e cresce la paura che nuove varianti di COVID dall'Oriente possano farci ripiombare in una situazione di pandemia senza controllo; è per questo che siamo arrivati al quarto decreto Aiuti, che contiene varie misure. Alcune, e possiamo dire la maggioranza di queste, sono di fatto proroghe di scelte fatte dal precedente Governo e altre sono frutto di questa legislatura e del nuovo Governo. Questo ci consente - e consentirà agli italiani - di fare un paragone. Il paradosso cui ci troviamo di fronte è che abbiamo avuto un Governo tecnico, a tempo, di larghe intese, che paradossalmente appunto ha avuto più capacità di fare scelte politiche rispetto a una maggioranza che, invece, pur dichiarandosi unita e politicamente granitica, con questo decreto dimostra, per la propria parte, di non aver saputo fare scelte che abbiano una visione di lungo periodo. L'assenza di una visione è, infatti, la caratteristica principale del provvedimento di cui discutiamo oggi. Come avete fatto nella legge di bilancio, continuate a prorogare le misure contro le emergenze di tre mesi in tre mesi, sperando in un qualche fortunato evento che ci porti fuori dalla crisi bellica, dalla crisi economica e da quella sanitaria. Potremmo dire che questo Governo ha scelto la strada del fingersi morto, sperando di superare la crisi.

La vostra strategia è solo quella di affidarsi a misure di cortissimo raggio, più utili a rispondere alle vostre necessità comunicative che a risolvere i veri problemi del Paese; l'esempio di questa strategia è la scelta di aumentare la produzione nazionale di gas attraverso le trivellazioni; non condividiamo il senso di questa scelta, innanzitutto dal punto di vista ambientale, in quanto si mettono a rischio le nostre coste e non si facilita la riduzione delle emissioni, ma anche dal punto di vista economico e temporale, in quanto l'aumento della produzione richiederà tempo e potrà difficilmente garantire anche solo il raddoppio dell'attuale produzione, che oggi copre il 5 per cento del fabbisogno nazionale. Seppure ci dovesse essere, dopo tanto sforzo, il raggiungimento del 10 per cento della produzione, questo non consentirebbe di risolvere i problemi che abbiamo oggi. Avete, quindi, scelto il populismo energetico, una autarchia minimale e inutile, che si consumerà sulle spalle dei cittadini, e questo solo per permettervi di dire di aver aumentato la produzione di gas nazionale. Potevate fare molto altro; potevate introdurre nel decreto norme per attuare più velocemente il Piano Repower EU, voluto dalla Commissione europea. Sono 542 gli impianti fotovoltaici bloccati, in attesa dell'autorizzazione del Ministero della Transizione ecologica e della sicurezza energetica, potevate semplificarne l'attivazione, ma non l'avete fatto. Il motivo è chiaro, signor Presidente: questo avrebbe voluto dire avere una visione a lungo termine, avrebbe voluto dire non potersi prendere i meriti di una norma - sbagliata, nel tempo e nel merito - come quella sul gas, ma riconoscere anche che le scelte europee vanno nella direzione giusta; non avreste, in sostanza, potuto guadagnare politicamente niente sulla crisi come ormai, invece, siete abituati a fare.

L'assenza di una visione a lungo termine si constata anche sotto l'aspetto del Superbonus, l'altra misura al centro di questo provvedimento; la vostra pratica di prorogare misure di tre mesi in tre mesi, di prendere sempre mezze decisioni e di lasciare il Paese in balìa dei suoi problemi è evidente su questa misura. Secondo uno studio di CNA, ci sono circa 50 mila aziende in Italia che rischiano di fallire per i crediti bloccati, aziende che si porteranno dietro difficoltà per l'indotto e conseguenze per famiglie e amministrazioni pubbliche che dovranno supportare questi cittadini a queste imprese. Il Superbonus aveva sicuramente criticità e poteva essere migliorato ma aveva almeno una visione; le vostre scelte, invece non ne hanno; la povertà energetica per voi è un fenomeno inesistente e tutto questo nonostante diciate sempre di voler promuovere un cambiamento delle politiche europee; però, i documenti sono pieni di riferimenti alla povertà energetica che viene indicata nell'Agenda europea, ossia alla difficoltà delle famiglie per garantirsi riscaldamento, illuminazione e gas per cucinare; le cause sono i redditi bassi, una situazione che il nostro Paese vive da tempo, una spesa per l'energia elevata - che è il motivo per cui siamo oggi qui - e un'inefficienza energetica nelle case. Il Superbonus andava nella direzione di migliorare, almeno in parte, il tema della povertà energetica, con l'efficientamento delle case. Noi, come Partito Democratico, avevamo anche proposto un contratto di energia, rinnovabile a prezzi convenienti per le famiglie più bisognose, per poter incidere proprio su questo tema, ma la domanda è: dove sono le proposte della maggioranza sulla povertà energetica degli italiani? Qual è la strategia di lungo periodo? Continuate solo a prorogare le misure del Governo Draghi, cui il partito di maggioranza relativa era all'opposizione, per finanziare, come avete fatto nella legge di bilancio, la vostra propaganda elettorale e misure che guardano solo all'immediato consenso, salvo poi scoprire, dal 1° gennaio, che non siete intervenuti sulle accise.

Quindi, in questi giorni di festa, le italiane e gli italiani hanno riscontrato gli effetti della vostra disattenzione ai problemi reali dei cittadini, vedendo aumentare, anzi schizzare in alto, i prezzi della benzina e del diesel, proprio nei giorni in cui tanti viaggiavano in occasione delle festività.

L'unico risultato positivo - il price cap della politica energetica, che il Governo afferma di essere riuscito ad ottenere, continuando i grandi sforzi del Governo precedente - è stato raccontato come un successo di questo Governo, ma viene da un lavoro a cui, nella passata legislatura, aveva concorso il Governo e su cui vi era stato il pronunciamento del Parlamento.

Insomma, Presidente, siamo ancora alla conversione di un decreto per il quale la Camera dei deputati non può intervenire. Ormai, stiamo scivolando verso un monocameralismo di fatto, quando non ci sono più le ragioni che, durante l'emergenza COVID, in occasione della conversione in legge di tanti decreti, a partire dai “ristori” e dalle misure di emergenza sanitaria, hanno giustificato il fatto che convenisse che solo una Camera facesse la lettura di un provvedimento. Si sta affermando questa prassi ed è sbagliato. Presidente, è sbagliato, perché noi, del Partito Democratico, avevamo proposto una riforma del bicameralismo e, attraverso una riforma costituzionale, il superamento della lettura identica; quel referendum lo abbiamo perso e, oggi, il sistema bicamerale, ancorché con un numero ridotto di parlamentari, rimane in vigore. Aggirarlo per costrizione politica è un errore, perché a una Camera spetta sempre questa ingrata discussione: dover discutere, emendare e poi, alla fine, approvare un provvedimento, in seconda lettura, su cui non c'è possibilità di incidere, anche quando c'è consapevolezza che i temi affrontati nella discussione al Senato, già poche settimane dopo, richiederebbero un aggiustamento, una ridefinizione. Ciò anche perché non solo quello che è fuori dal Palazzo evolve e cambia, ma anche perché un nuovo Governo dovrebbe avere l'umiltà di confrontarsi in una sede parlamentare, di confrontarsi con le parti sociali e di comprendere che tempi come questi richiedono una capacità di ascolto e di modificare anche i propri orientamenti. Invece, abbiamo un Governo che si è presentato qua solo con i voti di fiducia, che ha forzato con i decreti, ha forzato con la legge di bilancio, ha annunciato una modifica costituzionale, senza spiegare se intenda farla con il concorso delle opposizioni o con il solo consenso della maggioranza; un Governo che sta cercando di forzare sull'autonomia differenziata, sul presidenzialismo. Ecco, Presidente, anche oggi, in quest'Aula vuota, dove la maggioranza latita, affermiamo le ragioni dell'opposizione, affermiamo le ragioni del Partito Democratico e continueremo la nostra battaglia di opposizione anche su questo provvedimento e nei prossimi che verranno.