Esame di una questione pregiudiziale
Data: 
Martedì, 28 Febbraio, 2023
Nome: 
Marco Lacarra

A.C. 908

Signor Presidente, onorevoli colleghi, non possiamo sorvolare di fronte all'ennesima e reiterata prassi di quest'Aula di presentare decreti in palese violazione del precetto normativo dell'articolo 77 della Costituzione. Ormai ogni decreto che arriva in quest'Aula è in palese violazione di quella norma, giacché non possiamo che rilevare sempre l'assenza dei requisiti fondamentali di urgenza e necessità.

È evidente che il Parlamento ha cambiato ruolo ed è condannato a fare da passacarte al Governo; si tratta di un fatto che tradisce la nostra Costituzione e che non riesce a trovare rimedio in quest'Aula.

Sul merito, partirei da alcune premesse, signor Presidente. In Italia, in tutta Italia, la nostra Costituzione è, nell'interesse dei principi che sancisce, un faro che guida e orienta la società e gli individui. In Italia, in tutta Italia, la legge prescrive e vieta in modo imperativo e astratto, rivolgendosi a tutti indistintamente, salvo eccezioni: le eccezioni, appunto. Principi costituzionali fondamentali come il diritto alla vita, alla salute e alla tutela dell'ambiente valgono ovunque, ovunque sono difesi, salvo che a Taranto. La legge anch'essa vale ovunque e ovunque è applicata, tranne che a Taranto, perché Taranto è un'eccezione, una terra dove la nostra Costituzione non vale, la legge non si applica, il codice penale è, per alcuni, sospeso sine die.

Le sembreranno anche affermazioni forti e, invece, non sono altro che conclusioni sintetiche che possiamo trarre dal decreto all'esame oggi.

Perché poniamo la questione pregiudiziale, signor Presidente? Per sottolineare proprio questo. La nostra non è un'istanza pretestuosa, non è un tentativo di fare ostruzionismo. Con questo decreto-legge il Governo Meloni consolida una prassi in voga da diverso tempo: fare di Taranto un'eccezione, un luogo dove fare impresa vale molto di più che morire di cancro; un luogo dove, sull'altare dell'interesse strategico nazionale, si sacrifica il bene più prezioso di cui disponiamo: la vita; dove l'ambiente è stato svenduto, come ci ricorda una recente sentenza della corte di assise di Taranto. Questo decreto, come altri in passato, è gravemente in contrasto, in molte sue parti, con la Carta costituzionale.

Lo è rispetto agli articoli 41 e 32 e all'articolo 9, come novellato dalla legge costituzionale n. 1 del 2022, che ha inserito la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi in Costituzione. Nel decreto si fa espresso riferimento al necessario bilanciamento tra continuità produttiva e tutela della salute e dell'ambiente; una necessità di bilanciamento che non esiste e che vi siete inventati di sana pianta. La Costituzione dice tutt'altro: l'iniziativa economica privata è sì libera, ma non può svolgersi in modo da recare danno alla salute, all'ambiente e alla dignità umana.

Nessun bilanciamento, nessun equilibrio. La Carta segna con chiarezza una gerarchia di valori da tutelare e, d'altronde, non potrebbe essere altrimenti. La salute, l'ambiente, la libertà, la sicurezza e la dignità umana sono indubbiamente valori preordinati alla libertà di impresa. E invece con quanta ostinazione avete voluto far valere il contrario! Avete reso sostanzialmente impossibile ordinare l'interruzione dell'attività anche qualora sia accertato che questa causi un danno alla salute e all'ambiente.

A Taranto ci si ammala, a Taranto si muore! E poi la ciliegina sulla torta: a chiusura di questo sistema di inerzia avete posto due elementi di una gravità inaudita, in primo luogo spostando da Taranto a Roma il foro competente a decidere sull'appello alle decisioni di interruzione dell'attività persino quando un giudice decreta che il pericolo per la salute, per l'incolumità pubblica e per la sicurezza dei lavoratori non può essere evitato con alcuna prescrizione.

Avete tradito in pieno il primo comma dell'articolo 25 della Costituzione, distogliendo la questione dal giudice naturale precostituito per legge, pur di sperare in provvedimenti maggiormente favorevoli alla prosecuzione dell'attività. In secondo luogo reintroducendo uno strumento assurdo e illegale, il cosiddetto scudo penale, esteso e prorogato senza termine, avete previsto l'ennesima forma di protezione dei vertici dell'azienda. Per queste ragioni, Presidente, e concludo, questo provvedimento mette in discussione a Taranto l'esistenza stessa delle leggi, la validità del codice penale, la veridicità dei principi costituzionali. Per tale ragione, dichiaro il voto favorevole alla questione pregiudiziale.