Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nelle scorse settimane alcuni comuni hanno annunciato l'intenzione di interrompere le registrazioni anagrafiche delle bambine e dei bambini con genitori dello stesso sesso, sulla base di indicazioni giunte dalla locale prefettura; fino a tale momento, numerosi comuni avevano proceduto alle registrazioni anagrafiche, fatta salva l'eventualità di un controllo successivo su di esse da parte dell'autorità giudiziaria, come previsto dalla legge;
successivamente, alcune procure della Repubblica – tra cui quella di Milano, quella di Padova e quella di Belluno – hanno acquisito gli atti di nascita già formati per valutarne l'impugnazione; nel caso di Padova, in particolare, si tratta di ben 32 atti di nascita formati a partire dal 2018 e, dunque, relativi a bambine e bambini i quali, per anni, hanno goduto di uno status – quello di figli di entrambe le proprie madri – che oggi rischia di essere cancellato, esponendoli al rischio di pesanti violazioni dei loro diritti fondamentali;
la cancellazione di uno dei due genitori e, più in generale, l'impossibilità di riconoscere alle bambine e ai bambini con genitori dello stesso sesso il legame con entrambi i genitori espongono le famiglie omogenitoriali a pesanti difficoltà quotidiane, oltre a negare alle bambine e ai bambini la pari dignità sociale, anzi esponendoli ad una violazione del loro diritto fondamentale all'identità personale, ivi compreso lo status di figli e figlie –:
quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato al fine di assicurare alle bambine e ai bambini con genitori dello stesso sesso il riconoscimento dello status di figli e piena tutela del diritto all'identità personale, garantendo loro uguaglianza di trattamento e la piena tutela dei loro diritti fondamentali, nel solco dei principi costituzionali e delle normative sovranazionali.
Seduta del 19 aprile 2023
Illustrazione di Ouidad Bakkali, risposta del Ministro dell'Interno, replica di Alessandro Zan
OUIDAD BAKKALI, Grazie, Presidente. Signor Ministro, nelle scorse settimane, alcuni comuni italiani hanno annunciato l'intenzione di interrompere le registrazioni anagrafiche delle bambine e dei bambini con genitori dello stesso sesso, sulla base di indicazioni giunte dalle locali prefetture, Fino a tale momento, numerosi comuni avevano proceduto alla registrazione anagrafica, fatta salva l'eventualità di un controllo successivo su di esse da parte dell'autorità giudiziaria.
Successivamente, alcune procure della Repubblica, tra cui quelle di Milano, Padova e Belluno, hanno acquisito gli atti di nascita già formati per valutarne l'impugnazione. Nel caso di Padova, in particolare, si tratta di ben 32 atti di nascita formati a partire dal 2018, dunque, relativi a bambini e bambine che hanno goduto di uno status - quello di figli - che, oggi, rischia di essere cancellato.
La cancellazione di uno dei due genitori e, più in generale, l'impossibilità di riconoscere alle bambine e ai bambini con genitori dello stesso sesso il legame con entrambi i genitori espone le famiglie omogenitoriali a pesanti difficoltà quotidiane, oltre a negare alle bambine e ai bambini la pari dignità sociale.
Chiediamo, quindi, quali iniziative intenda prendere, signor Ministro, al fine di assicurare alle bambine e ai bambini, a queste famiglie, il riconoscimento dello status di figli e piena tutela del diritto all'identità personale, garantendo loro uguaglianza di trattamento e la piena tutela dei loro diritti fondamentali, nel solco dei princìpi costituzionali e della normativa vigente.
MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. In Italia, la formazione di atti di nascita recante l'indicazione dei genitori dello stesso sesso, nonché il riconoscimento della filiazione da parte di altro genitore avente lo stesso sesso della madre partoriente, non sono consentiti dalla normativa vigente e tale preclusione è ampiamente suffragata da consolidata giurisprudenza. Parimenti esclusa è la trascrizione di atti di nascita formati all'estero riconducibili alla fattispecie della maternità surrogata, attestante il riconoscimento di filiazione nei confronti del cosiddetto genitore di intenzione, in assenza di un legame biologico tra lo stesso e il minore.
Il ricorso alla maternità surrogata trova un ostacolo insuperabile, infatti, nel divieto di surrogazione di maternità previsto dalla legge n. 40 del 2004, qualificabile, come chiarito dalla Corte di cassazione, come principio di ordine pubblico in quanto “offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
La stessa Corte ha, inoltre, sottolineato che anche il bambino nato ricorrendo alla gestazione per altri ha un diritto fondamentale al riconoscimento del rapporto affettivo instaurato con colui che ha condiviso il disegno genitoriale. Tale esigenza, peraltro, è garantita attraverso l'adozione in casi particolari previsti dall'articolo 44 della legge n. 184 del 1983.
La preclusione dell'automatica trascrivibilità di siffatti atti di nascita è stata confermata dalla Corte costituzionale che, in particolare, con la sentenza n. 33 del 10 marzo 2021, ha evidenziato che anche la Corte europea dei diritti dell'uomo, pur confermando la necessità del riconoscimento del rapporto tra il minore e il genitore di intenzione, lascia poi alla discrezionalità di ciascuno Stato la scelta degli strumenti con cui pervenire a tale risultato, tra i quali rientra anche il ricorso all'adozione del minore, cosa che c'è nel nostro ordinamento.
Sotto tale profilo, evidenzio, inoltre, che, per effetto della decisione n. 79 del 2022 della Corte costituzionale, anche l'adozione in casi particolari determina l'instaurarsi del rapporto di parentela tra l'adottato e i parenti dell'adottante, segnando un passo importante nella direzione dell'effettività della tutela e della garanzia di una piena protezione dell'interesse del minore.
Rappresento, infine, che la procura della Repubblica presso il tribunale di Milano, citata dall'onorevole interrogante, ha promosso l'azione di rettificazione, ai sensi dell'articolo 95 del DPR n. 396 del 2000, chiedendo al tribunale di disporre l'annullamento di tre atti di riconoscimento, resi presso il comune di Milano da persona dello stesso sesso della madre partoriente, nonché della trascrizione effettuata nello stesso comune di un atto di nascita formato all'estero riguardante la cosiddetta maternità surrogata.
ALESSANDRO ZAN, Grazie, Presidente. Signor Ministro, le sue parole non solo non ci soddisfano, ma, anzi, aumentano la nostra preoccupazione. La sua risposta conferma che questo Governo non ha alcuna intenzione di dare tutela e riconoscimento a tutte le famiglie, aumentando una discriminazione e una disparità di trattamento degne dell'Ungheria del vostro alleato Orbán, che ci fa vergognare davanti all'Unione europea, che ci chiede piena uguaglianza da tempo e di cui, l'Italia - ricordo, Ministro - è membro fondatore. Sono impressionanti la freddezza e la precisione con cui avete preparato un attacco alle famiglie omogenitoriali e il vostro continuo rimandare all'adozione per casi speciali, come lei ha ricordato, mostra tutta la malafede di chi non vuole assumersi la responsabilità politica di una risposta. Poi le ricordo, Ministro, che i 32 casi di Padova sono coppie di donne: non c'entra nulla la GpA. Questo è solo un tema di distrazione di massa. Le ricordo, poi, quanto al rimandare tutto all'adozione per casi speciali, che questi non sono un diritto, ma un procedimento giudiziario lungo, oneroso, incerto, che impone l'affiancamento dei servizi sociali e di psichiatri in famiglie che già esistono e che sono già tali, che vivono la quotidianità, esattamente come la sua famiglia, Ministro. Come si sarebbe sentito, Ministro, se lo Stato, di punto in bianco, le avesse negato la responsabilità genitoriale sui suoi figli? Come si sarebbe sentito, se non avesse potuto portarli a scuola o ad una visita pediatrica? È questo che sta accadendo oggi ed è risultato della sua circolare inviata ai prefetti! Il vostro - lo voglio ripetere, Ministro - è un atteggiamento vigliacco, perché il vostro obiettivo è uno e uno solo: discriminare le coppie dello stesso sesso, utilizzando i loro figli. Riempite le vostre bocche di parole a difesa della famiglia, ma la verità è che, dei diritti e della vita di questi bambini, non vi importa assolutamente nulla esattamente come per i bambini delle madri detenute o i minori stranieri non accompagnati secondo il decreto Cutro. Siete dalla parte sbagliata della storia, Ministro, del buon senso, della civiltà e soprattutto contro la Costituzione che chiede piena uguaglianza per tutti i figli di questo Paese.