ara Presidente, questa legislatura è iniziata con una maggioranza che ha scelto di brandire - e qualcosa si è ascoltato anche oggi in quest'Aula - il merito come segno di cambio di passo per i giovani italiani e come panacea per tutti i mali. Per la verità in questi mesi, a parte i soldi spesi per cambiare il nome del Ministero, di provvedimenti utili alle ragazze e ai ragazzi non ne abbiamo visti, ma nelle nostre posizioni in quest'Aula ci siamo concentrati a spiegare che noi non abbiamo nulla contro il merito, anzi il merito fu introdottonel 1946, nell'articolo 34 della Costituzione su proposta dell'onorevole Palmiro Togliatti in una bellissima interlocuzione con l'onorevole Aldo Moro ed è scritto, dunque, da 75 anni nella parte migliore della storia della nostra Repubblica.
Ma non facciamo confusione, però, prendendo in giro i giovani. Noi chiedevamo con forza e chiediamo oggi finalmente di affrontare un altro tema, quello sì importante e rilevante per la qualità della nostra democrazia. In Italia tantissimi giovani non chiudono il ciclo degli studi e vengono espulsi non perché non meritevoli ma perché poveri o privi di mezzi adeguati ed esclusi di fatto dal diritto allo studio.
I numeri, che non si possono ignorare, sono chiari e drammatici: nel 2020 la dispersione scolastica è stata del 3 per cento per i giovani che hanno genitori con professioni qualificate, ma sale al 22,7 per cento per quelli con genitori non occupati e quel 20 per cento non sono incapaci o svogliati. Ci saranno anche gli svogliati, ma c'è, soprattutto, un gigantesco problema che ha un nome e un cognome, ed è il diritto allo studio negato. Secondo Eurostat, il 51 per cento degli studenti fuorisede in Italia, per evitare i costi degli affitti e non potendo reperire risorse, è costretto a fare il pendolare. In questo modo si mina l'uguaglianza delle opportunità, cui tutti dovremmo riferirci. È per questo che noi abbiamo inserito nel PNRR delle risorse e abbiamo voluto dare, negli ultimi anni, dei segnali di inversione di tendenza.
Alcuni giorni fa a Milano, a Roma e in altre città italiane, delle ragazze e dei ragazzi hanno montato delle tende per protestare e lanciare un grido d'allarme su una novità: gli sfratti per morosità sono ripresi e anche l'Istat conferma aumenti del 7,4 per cento su base annua e del 14,2 per cento su base biennale e questo colpisce il diritto alla casa. Nel frattempo, il Governo italiano ha già aumentato le disuguaglianze con la scelta di non rifinanziare il Fondo per l'accesso alle abitazioni in locazione e il Fondo per i morosi incolpevoli. Questi dati - è evidente - pesano e peseranno sicuramente come un macigno su giovani in formazione, perché li escluderanno, di fatto, dal diritto a proseguire gli studi e, se ora non si farà qualcosa, quei numeri peggioreranno.
Questi giovani, che hanno protestato in forma pacifica e non violenta, sono stati ignorati dal Governo, anzi sono stati presi in giro, perché in quelle ore si è annunciato uno stanziamento di 600 milioni e dopo un giorno assolutamente ritirato e non se ne sa più nulla e da tanti commentatori e opinionisti questi giovani sono stati insultati e dipinti come dei fannulloni.
È bene, invece, che oggi se ne discuta, perché quei giovani hanno ragione e il motivo di tanta violenza verbale e di questa reazione è solo uno: si ha paura. Si ha paura che questi temi si impongano nell'agenda italiana distruggendo la narrazione che invece va tutto bene. Ecco un punto di chiarezza, cara Presidente. Noi non li ignoriamo, perché riguarda la loro vita ma, parlando di conoscenza, riguarda anche il nostro futuro. Per questo - ripeto - le scelte del PNRR, ed è giusto, ora e oggi, che si sappia e si dica a che punto siamo, che si dia un segnale e si prendano ora degli impegni chiari.
Vedete, la cultura dell'arrangiatevi da soli da quando esiste la storia fa vincere sempre e solo i più forti, spesso degli impresentabili incapaci ma più forti. È ovvio che ognuno nella vita deve metterci del suo, sacrificio, passione, dedizione e tempo, ma non è vero - è falso! - che in Italia un ragazzo o una ragazza in difficoltà debba rimanere solo o sola nell'ottenimento dei suoi diritti. È falso, perché, grazie alla Costituzione, dovremmo tutti uniti, invece, dire ai giovani che, come recita l'articolo 3, non sono soli: è la Repubblica che rimuove gli ostacoli che impediscono la realizzazione della persona umana e la Repubblica siamo tutti noi e se c'è tanta diffidenza nella politica è perché spesso si dimentica questa missione.
Presidente, invece di avere l'ossessione di distruggere o cambiare o ignorare la Costituzione, noi forse dovremmo semplicemente attuarla, perché è bellissima e perché sarebbe utile a trovare molte risposte al disagio del presente. Mi ostino a pensare che in quest'Aula non ho nemici, ma ho degli avversari, e a questi avversari dico: ripensateci rispetto alle indicazioni del Governo. Non capisco perché si dovrebbe votare contro, ad esempio, l'istituzione di un tavolo per adottare misure urgenti su questo, o garantire, qualsiasi cosa accada, che si investano le risorse del PNRR.
Non capisco perché il Governo ha paura di prendere qui degli impegni chiari e riformula tutto con “a valutare l'opportunità di”, che coincide, diciamolo, con il non fare assolutamente niente per un'altra volta. Presidente, noi chiediamo un voto con indicazioni chiare, non solo per loro, per i giovani, ma anche per tutti noi, perché affrontare e rafforzare le università e in generale i luoghi del sapere e della conoscenza coincide con il garantire il futuro dell'Italia - ho finito - perché noi abbiamo bisogno di una nuova generazione in grado di stare nelle sfide del futuro.
So che la maggioranza procederà con i suoi atti e vincerà, vincerà con un voto in quest'Aula, ma siamo convinti che perderà credibilità nei confronti del Paese. Nessuno si illuda, sappiamo che per noi la strada è lunga, ma noi saremo lì, nelle città, nelle scuole e nelle università a ricordarlo. E sa perché? Perché ci vuole coerenza, ci vuole coerenza nelle scelte, quando si dice di voler salvare e rilanciare la nostra patria. Il primo atto di coerenza allora è investire sulla conoscenza e i giovani, per l'Italia e per la nostra patria.
Noi lo sappiamo e ci crediamo da tempo, la difesa della patria è un tema antico ed è patrimonio di tutti, perché, come disse proprio 20 anni fa un grande italiano, è diffuso in tutta Italia il risveglio per l'amor di patria. Questo grande italiano, non 2 mesi fa o 6 mesi fa, ma 20 anni fa, era Carlo Azeglio Ciampi.