Dichirazione di voto di fiducia
Data: 
Martedì, 6 Giugno, 2023
Nome: 
Simona Bonafè

A.C. 1114-A

Grazie, Presidente. Mi permetta di iniziare questo intervento con una punta polemica, perché ci troviamo oggi di fronte all'ennesimo decreto-legge, che verrà approvato con l'ennesima fiducia. Cioè, noi abbiamo una maggioranza che rivendica il primato della politica, che ha numeri chiari e che più volte ci ricorda di aver ricevuto dagli elettori un mandato chiaro a governare, eppure ancora una volta scavalca il confronto con il Parlamento e si serve della fiducia per approvare un provvedimento. Sono numeri da record in negativo, quelli che abbiamo davanti: 25 i decreti che sono stati approvati dall'inizio del Governo, quindi una media di più di 4 al mese, a fronte solo di 5 leggi ordinarie esaminate ed approvate. Capite bene che sarebbe fin troppo facile per noi riprendere le dichiarazioni di quando la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, era all'opposizione e si scatenava contro l'eccesso di decretazione d'urgenza e la compressione delle prerogative del Parlamento.

Ma quello che è grave non è il fatto che la Presidente del Consiglio - che adesso non è più all'opposizione, ma che governa - abbia cambiato idea, dobbiamo dire che lo ha fatto tante volte in questi primi mesi di Governo. Quello che è grave è che questa maggioranza proceda imperterrita senza ascoltare le parole del Presidente della Repubblica, che, solo qualche settimana fa, da garante autorevole della Carta costituzionale, ha espresso tutta la propria preoccupazione sull'abuso di decreti non urgenti e mai omogenei. Decreti che, nel corso dell'esame, sono stati poi addirittura più volte stravolti nel loro contenuto da manine del Governo che ci infilano dentro di tutto e di più. E il decreto che stiamo approvando oggi, purtroppo, non fa eccezione, anzi ne conferma la regola, la peggior regola: quella dello stravolgimento.

Questo decreto è nato con il buon proposito di rafforzare la pubblica amministrazione, ma il rafforzamento della pubblica amministrazione non va oltre il titolo. Anzi, diciamo pure che non ce n'è traccia. Vi siete limitati a misure spot, senza affrontare i grandi temi del comparto. La pubblica amministrazione è sotto organico, con molti contratti a termine e stipendi che non sono stati allineati all'inflazione. Avete previsto un piano di assunzioni che è del tutto inadeguato anche solo per colmare i prossimi pensionamenti, figuriamoci poi per far fronte a quella che tutti riconosciamo essere la grande sfida del Piano nazionale di ripresa e resilienza da qui al 2026. Insomma, niente è stato fatto contro i precari storici della PA, che sono in gran parte nella sanità. Niente sul rinnovo dei contratti per il triennio 2022-2024; peraltro, ricordo che nemmeno nel DEF avete previsto, anzi avete congelato la spesa del personale della pubblica amministrazione. E niente è stato fatto per un piano straordinario di assunzioni del pubblico impiego, proprio per far fronte a quella che riteniamo tutti la sfida del PNRR. I nostri emendamenti andavano esattamente in quella direzione. Ma sbagliato per noi è l'approccio generale: non si può riformare la pubblica amministrazione pensando solo agli assetti di vertice, senza intervenire su chi, ogni giorno, nei vari settori, porta avanti il proprio lavoro. Che poi, ricordiamocelo, il lavoro della pubblica amministrazione non è nient'altro che l'erogazione di servizi che sono essenziali per la qualità della vita dei cittadini, perché dietro a quei numeri che sono nel decreto ci sono vite, c'è il lavoro quotidiano di insegnanti ed educatori sociali che formano i nostri figli, di medici e infermieri che ci assistono quando abbiamo bisogno di cure, dei Vigili del fuoco che tutte le volte noi ringraziamo, quando c'è qualche calamità naturale, e li ringraziamo per la loro abnegazione e il loro impegno, che mettono giorno e ogni notte in situazioni difficili, e poi, quando abbiamo, anzi quando avete l'opportunità, vi dimenticate di loro. Se l'obiettivo era quello del rafforzamento della pubblica amministrazione, possiamo tranquillamente dire che l'obiettivo è fallito.

In compenso, siete riusciti a fare orecchie da mercante al monito del Presidente Mattarella. Avete provato a inserire, con un emendamento del Governo, una norma addirittura per la riorganizzazione del Ministero della Difesa, che solo dopo le proteste dell'opposizione avete capito che era meglio ritirare. Con un altro emendamento del Governo - presentato, peraltro, a tarda notte - a un decreto su cui oggi mettete la fiducia, avete eliminato il controllo concomitante della Corte dei conti, a detta vostra per velocizzare l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza ed eliminare un lavoro che, secondo voi, sarebbe già garantito dalla Commissione europea. Allora, chiarezza per chiarezza, è bene dire, come peraltro ha già fatto la Commissione europea, che i controlli in sede europea riguardano solo ed esclusivamente la corrispondenza fra impegni presi e realizzazione nei tempi previsti. Quindi, la Commissione non fa controlli in itinere per ogni singolo Paese e l'eliminazione del controllo concomitante della Corte produrrà l'effetto di evitare correzioni di rotta in corso. Quindi, non solo non velocizzerà un bel niente, ma il rischio è di avere ulteriori ritardi.

Allora, ve lo diciamo oggi perché rimanga agli atti domani: non fateci ritrovare alla fine con progetti che saltano, soldi che non arrivano e l'Italia che perde un'opportunità di rilancio e di modernizzazione. Siete il primo Governo della storia del Paese che non deve fare tagli, ma deve spendere. Allora spendete presto e, soprattutto, spendete bene.

Addebitare alla Corte dei conti i ritardi dello stato di avanzamento del PNRR è facile, ma non funziona, perché la verità è che avete preferito alimentare lo spettro del nemico che vi impedisce di lavorare solo per distrarre l'opinione pubblica dai pessimi dati sull'attuazione - o forse sarebbe il caso di dire sulla non attuazione - dei progetti del PNRR da quando è in carica questo Governo. Invece di occuparvi dei ritardi, come tutti noi avremmo auspicato e come sarebbe stato in generale auspicabile, avete usato questo decreto come cavallo di Troia per mettere il bavaglio a chi vi richiama alle vostre responsabilità. In verità, la vostra allergia al controllo dell'attività dell'Esecutivo sul PNRR nasce da lontano, se è vero, come è vero, che non c'è una riga, una, sulla Corte dei Conti nella relazione semestrale che avete presentato, se non un leggero richiamo nelle note. Ci sono, però, per l'appunto, gli stessi dati della Corte dei conti sui progetti attuati/non attuati, anche perché questi dati non li potete cancellare con decreto.

Per otto mesi ci avete parlato solo di cambio di governance, e adesso che siete di fronte ai dati agitate il capro espiatorio per nascondere la vostra incapacità: un metodo che già abbiamo imparato a conoscere in questi primi mesi del vostro Governo e che rispediamo al mittente. Ieri le ONG e l'Europa, oggi la Corte dei conti, domani chissà, ma non vi permetteremo di giocare a nascondino con il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Lo abbiamo detto più volte e lo ripetiamo oggi: il PNRR non è vostro, non è di un Governo, non è di una parte politica, è un bene comune di questo Paese, è il piano di finanziamenti da cui dipende la capacità dell'Italia di rialzare la testa dopo la pandemia, la guerra, il caro energia e l'inflazione.

Solo se sapremo spendere bene e, aggiungo sommessamente, tutte le risorse del Piano sarà uno straordinario volano di crescita, altrimenti sarà sì un peso, un peso per le prossime generazioni che dovranno ripagare il debito. E allora vi chiediamo di smetterla di fare melina. Avete parlato di PNRR fiaccato dall'inflazione, fiaccato da investimenti non attrattivi, da difficoltà per le quali era necessario rimodulare i target. Bene, siamo qui ad aspettare la rimodulazione dei target, ma ancora non avete presentato i nuovi progetti, ancora non è stata saldata la terza rata e dei 27 obiettivi che scadono alla fine del mese non c'è traccia.

Peraltro, con il REPowerEU ancora non sappiamo come volete fare, dopo che la Commissione chiedeva la presentazione dei progetti ad aprile ed è stata disponibile a tendervi una mano e ad aspettare che questi progetti arrivassero ad agosto. Ma il tempo stringe, ogni mese che passa i ritardi si accumulano, e un mese è un rischio, oltre che per le rate, per la credibilità del nostro Paese. Avete scritto voi che i dati di crescita del Documento di economia e finanza per i prossimi anni dipendono dagli investimenti di tutto il Piano nazionale di ripresa di resilienza.

Se nel 2023 non spendiamo i 40 miliardi previsti, sarà un problema per la crescita del Paese, non per la Corte dei conti. I vostri ritardi sono tanto più pericolosi perché non riguardano, ahimè, solo i progetti che non riuscite a mettere a terra, progetti fondamentali, gli asili nido, le infrastrutture, le case di cura, ma sono pericolosi perché anche sulle riforme continuate a spostare l'asticella sempre un po' più in là.

È successo con l'entrata in vigore della riforma Cartabia sul processo civile, che avete rimandato a dicembre, le concessioni dei balneari, la riforma del catasto, la legge sulla concorrenza, e potrei andare avanti. Bisogna attuare il PNRR perché a saltare, in caso di inadempienza, sarebbe non solo l'Italia, ma quell'idea di Europa solida e solidale che sola ci permette di affrontare le sfide del futuro. Se falliamo noi, che abbiamo il maggior contributo di investimenti, il dialogo con chi non vuol sentir parlare di impegni comuni in Europa sarebbe tutto in salita. Ma il PNRR, alla fine, è solo il banco di prova delle vostre contraddizioni.

Avete esordito non occupandovi delle emergenze sociali ed economiche del Paese, ma il vostro primo decreto, e rimarrà alla storia, inventava una nuova fattispecie di reato, il reato di rave party. Avete continuato con la caccia alle ONG per fermare i migranti, e oggi i vostri amici di Visegrad sono quelli che si girano dall'altra parte, mentre gli sbarchi continuano sulle nostre coste. Poi il reato universale di GPA, quando è già vietata nel nostro Paese, l'occupazione di ogni possibile ente, dalla Rai a INPS, Ismea e Crea, anche a costo di riformare governance o mandare in pensione i dirigenti, pur di ripartire con nuovi CdA a immagine e somiglianza di questo Governo. Chiudo, Presidente: per il bene del Paese dico a questa maggioranza: fermatevi con la propaganda e assumetevi la responsabilità di attuare per davvero il Piano di ripresa e resilienza. Un'opportunità imperdibile per cambiare l'Italia e per renderla in grado di competere in una fase storica in cui dobbiamo attraversare la rivoluzione digitale e la rivoluzione ecologica, e serviranno investimenti. Per fare questo dovete tornare allo spirito originario del decreto, rafforzare per davvero la PA, non eliminare i controlli sulle risorse del PNRR. Per tutti questi motivi, ma soprattutto per il rischio che state facendo correre al Paese, voteremo convintamente contro la fiducia a questo Governo.