A.C. 1239-A
Presidente, siamo qui a discutere, dopo poche settimane, di un nuovo decreto che, in teoria, avrebbe dovuto riguardare la pubblica amministrazione, il decreto PA2, che suona quasi come PA2 “la vendetta” e non sarà certo l'ultimo però, vista la totale assenza di una visione d'insieme nei confronti di un settore che noi del Partito Democratico riteniamo invece strategico per le sorti del Paese; un decreto, come è stato detto, che è partito con 45 articoli e che è arrivato invece, poi, a 76.
Si continua, purtroppo, ad avere un atteggiamento irrazionale e, soprattutto, irrispettoso delle lavoratrici e dei lavoratori, perché la pubblica amministrazione dovrebbe rappresentare la principale infrastruttura pubblica dell'Italia.
Avere una pubblica amministrazione efficiente ed efficace è la premessa per ogni politica di sviluppo in Italia, perché la sua trasparenza e la sua velocità diventano variabili che incidono fortemente anche nell'allocazione degli investimenti - e dopo ci torniamo - e, invece, purtroppo, assistiamo al perpetrarsi di luoghi comuni, al radicarsi di un pregiudizio, un pregiudizio negativo a danno di chi lavora nella pubblica amministrazione e alla totale assenza di investimenti su capitale umano e strumentazione. Perché? Perché anche questa volta è prevalsa l'idea che avete delle cose? Perché per voi la pubblica amministrazione è quasi un peso, un mondo a cui non volete dare delle risposte? Per noi, per il Partito Democratico, la parola “pubblico” nel vocabolario ha come sinonimi equità, tutela, diritti. Per voi, invece, è quasi uno spreco, dal quale fate scattare un solo sillogismo: taglio, e noi questo lo riteniamo assolutamente inaccettabile. Non ci sono altre ragioni dinanzi al modo in cui avete affrontato questo appuntamento.
Eppure ce lo siamo detti anche in queste ore, ore di profonda incertezza rispetto al futuro di risorse importanti e fondamentali come quelle del PNRR, rispetto al quale non solo dimostrate una totale incapacità ma, in fondo, anche una contrarietà ideologica, che vi porta a sottovalutare la portata di una sfida decisiva per le sorti dell'Italia. Si sta verificando, infatti, esattamente quello che, purtroppo, avevamo previsto. Ma come potete immaginare di non spendere le risorse per il dissesto idrogeologico e la manutenzione del territorio alla luce di fenomeni sempre più ordinari ormai, relativi al cambiamento climatico, che stanno colpendo l'Italia proprio in queste ore? O come potete tagliare le risorse per il Sud e per le aree interne? A Napoli abbiamo fatto una prima analisi. State tagliando, ad esempio, le risorse per i progetti di rilancio delle nostre periferie: parlo di Scampia e di San Giovanni a Teduccio. Ma ci parlate con i vostri sindaci?
Ma il PNRR è solo l'ultima delle cartine di tornasole che testimoniano i ritardi della nostra pubblica amministrazione e la colpa non è di certo di chi lavora.
Con il Governo Draghi c'era stato un impulso per provare a implementare le piante organiche della PA, proprio perché consapevoli che la messa a terra del PNRR passava proprio da lì. Allora, vorrei esprimere in quest'Aula un sincero apprezzamento per tutto il personale della pubblica amministrazione, che quotidianamente, anche rispetto a diseconomie e disorganizzazioni, con impegno e sacrificio fa sì che vengano date risposte a cittadini e imprese. È a loro che noi guardiamo per cercare di offrire un disegno di riforma complessivo di tutta la pubblica amministrazione, che ne valorizzi il lavoro e che ne riconosca, anche economicamente, il valore. Non è accettabile che ancora non si sia provveduto a rinnovare il contratto in presenza di un'inflazione galoppante che erode il potere d'acquisto delle famiglie. Ve lo abbiamo detto anche in questo decreto e anche questa volta puntualmente avete girato la faccia dinanzi a migliaia di italiani. Dite che siete contrari al salario minimo, come è stato ribadito, elogiando la contrattazione - ieri abbiamo assistito alla novità dell'elogio della contrattazione -, ma poi non rinnovate mezzo contratto. Vedete che le cose si tengono? Per noi la questione salariale, invece, è la priorità da affrontare in questo momento nel Paese, prima di ogni cosa, e le vostre risposte, con il DL 1° maggio, ad esempio, vanno in una direzione totalmente opposta alle urgenze del momento. Avete avuto urgenza, semmai, di prendervela con chi è più povero. Avete aumentato la precarietà con i contratti a termine, avete compresso i diritti dei lavoratori delle piattaforme, che non potranno più accedere all'algoritmo che regola la loro giornata di lavoro, ma sul cuneo fiscale, soprattutto, vi siete limitati a una misura spot che fra qualche mese finirà, senza immaginare una politica generale per far crescere i salari nel loro insieme.
Ma entriamo ancora di più nel merito di questo provvedimento. Avete soppresso ANPAL, prevedendo l'attribuzione delle funzioni al Ministero del Lavoro e il transito del personale presso il Ministero, conservando, se ricorrono le condizioni, un assegno ad personam riassorbibile. Fa eccezione il personale del comparto di ricerca, che viene trasferito all'INAPP. Eppure ANPAL ha avuto una sua funzione strategica per il supporto alle regioni nella predisposizione dei piani di formazione, ad esempio. Quindi, usate la decretazione d'urgenza per azzerare un importante lavoro. A noi sembra soltanto un'inutile dimostrazione muscolare, di cui non vi era assolutamente alcun bisogno. Se ne poteva discutere e, invece, bisogna mostrare i muscoli.
Ci saremmo attesi, in sincerità, a fronte della volontà di superare il reddito di cittadinanza, un grande piano per la formazione, per supportare proprio le regioni a fronte dei loro oggettivi ritardi. Parlo, in particolar modo, di alcune realtà del Mezzogiorno, che più di tutte stanno soffrendo proprio in questo momento. Ma se da un lato fate questo, continuando a umiliare le persone maggiormente in difficoltà e ad annichilire anche il personale della pubblica amministrazione, che ha svolto, invece, un meritorio lavoro, dall'altro approfittate di questo provvedimento per aumentare i direttori generali, continuando lo spoils system a cui state ormai abituando tutto il Parlamento e il Paese dall'inizio della legislatura. Quello che sta accadendo, ad esempio, al Ministero della Cultura è semplicemente incredibile. È il risultato di una cultura politica che vive un'atavica frustrazione che pensa di riscattare con la prepotenza. Noi crediamo che alla fine non ce la farete e in parte vi abbiamo fermato, perché maldestramente si è provato a inserire una norma che avrebbe dato al Ministro la possibilità di avere mano libera proprio nella riorganizzazione del Ministero, creando dei dipartimenti che avrebbero soppiantato il segretario generale, cosa che avrebbe avuto un effetto a cascata su tutto l'apparato. Questo lo avete fatto senza alcun confronto con i sindacati o avete provato a farlo senza alcun confronto con i sindacati, ma con un atto d'imperio che testimonia, alla fine, solo sete di potere. Il blocco delle opposizioni, di tutte le opposizioni, vi ha costretto a fare marcia indietro rispetto a questo tentativo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Noi, però, non siamo riusciti a fermarvi rispetto a quello che avete fatto nei confronti di strutture indipendenti come il Centro sperimentale di cinematografia (su questo non ce l'abbiamo fatta).
Però, badate, è una tentazione pericolosa quella di ‘occupare la cultura' e noi vi diciamo di fermarvi, perché la creatività non ha bisogno di nessun controllo né può essere controllata e più tenderete di controllarla più vi si ritorcerà contro, perché la creatività è innanzitutto libertà, come libere sono state le centinaia di firme, dalle più note alle meno note, per le quali avreste quantomeno dovuto interrogarvi, così come vi sareste dovuti fermare quando è partita la mobilitazione di centinaia di ragazze e di ragazzi rispetto a questa vicenda, ai quali avete concesso un incontro ma solo dopo che avevamo già votato il vostro emendamento in Commissione. Oltre al danno anche l'ennesima presa in giro nei confronti di persone, di ragazzi e di ragazze che stavano semplicemente manifestando. Eppure vi avevamo chiesto almeno una spiegazione, una motivazione. Vi avevamo chiesto di dirci il perché si stava andando in quella direzione e, invece, nulla, nessuna risposta. Sembrava quasi che nessuno fosse neanche a conoscenza dell'oggetto della discussione, un po' come il Ministro della Cultura che premia i libri che non ha letto o come lo stesso Ministro che un mese fa si è avventurato in una periferia della mia città, Secondigliano, denunciando l'assenza di una biblioteca, salvo poi scoprire che la biblioteca “Dorso” di Secondigliano si trovava proprio a 50 metri dal suo comizio.
Allora, in questo decreto noi riteniamo che alla fine non vi siete risparmiati praticamente su nulla e non avete risparmiato nessun Ministero. Sull'istruzione c'è poco, quasi nulla, quasi come se i risultati delle prove Invalsi non fossero emersi in queste settimane. Il Ministro Valditara alla lettura di quelle prove, nelle quali i risultati che emergevano certificavano che un ragazzo su due al Sud non capisce ciò che legge, ha giustamente dichiarato che era giunta l'ora di unire il Paese, e noi concordiamo. Però, Presidente, suppongo che il Ministro abbia anche il numero del suo collega Calderoli. Dunque, potrebbe chiamarlo e dirgli che per iniziare sarebbe il caso di fermare l'assurdo progetto di autonomia differenziata, al quale voi, appunto, state lavorando.
Ma parliamo anche dei precari dell'ufficio del processo. Attraverso il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove vi eravate impegnati, solo due settimane fa, a stabilizzarli. Abbiamo presentato l'emendamento che lo consentiva e voi l'avete bocciato. Parliamo di dipendenti qualificati che aiutano il sistema della giustizia a velocizzare i processi. Non possono essere condannati a un'eterna vita precaria, perché per noi una vita precaria non è una vita giusta, e ve lo abbiamo provato a spiegare in ogni emendamento presentato in Commissione e se ci sono delle piccole novità è proprio grazie al lavoro fatto dal Partito Democratico e dalle opposizioni, specie sul versante dello scorrimento delle graduatorie per rinnovare la pubblica amministrazione, in particolar modo nei piccoli comuni, grazie al lavoro del collega Casu.
Insomma, con questo provvedimento mettete in atto una grande infornata di posizioni apicali solo per assecondare la bramosia di potere, ma al tempo stesso trascurate le attese, le domande di chi la macchina, tra mille difficoltà, la fa funzionare tutti i giorni: impiegati, funzionari senza posizione dirigenziale, dirigenti che mettono l'anima per offrire a questo Paese una pubblica amministrazione in grado di dare risposte tra mille difficoltà, donne e uomini che non vedono, purtroppo, riconosciuto il loro lavoro. La pubblica amministrazione per il PD, invece, è una priorità, perché senza una pubblica amministrazione efficiente non si riescono a perseguire gli obiettivi di una crescita di tutto il nostro sistema e di tutto il nostro Paese.
Servirebbe, inoltre, un grande investimento innanzitutto di formazione e di riconoscimento del valore, anche sociale, dell'impiego pubblico. Servirebbe lavorare per rinnovare il contratto collettivo nazionale, servirebbe anche immettere energie nuove e nuove competenze all'interno della pubblica amministrazione, in particolare modo, al Sud e nelle aree interne. Ancora una volta vi abbiamo proposto un piano straordinario di assunzione nella pubblica amministrazione anche per dare una piccola risposta occupazionale al Paese nei confronti di quell'emergenza che vede i nostri giovani, ragazzi e ragazze andare via dai nostri territori, perché il tasso di accesso ai servizi minimi essenziali è il più basso d'Europa. È soprattutto lì, al Sud, che la pubblica amministrazione deve fare la differenza: perché solo con una pubblica amministrazione capace si sconfiggono le zone grigie e le intermediazioni improprie. La legalità parte dalla robustezza della pubblica amministrazione, ma vi siete dichiarati contrari anche a questa proposta.
Invece, continuiamo ad assistere all'ennesima prova della doppia morale della destra, di questa destra. Da un lato, la considerazione, quasi dispregiativa, verso il personale della pubblica amministrazione, considerato poco capace o inefficiente e, dall'altro, la volontà di occupare le postazioni per motivi di potere, pensando di controllare e consolidare il consenso, quel potere che vi sta annebbiando persino nella tecnica di legislazione. Così non va. Allora, stiamo rischiando, stiamo mancando un duplice appuntamento con la storia: quello del PNRR e quello di avere finalmente una pubblica amministrazione in grado di realizzarlo, rilanciando l'Italia. Noi vi chiediamo di fermarvi.