Data: 
Lunedì, 10 Novembre, 2014
Nome: 
Sergio Boccadutri

Signor Presidente, gentile sottosegretario, colleghi, sì, è vero, l'Italia è in ritardo sulle reti di telecomunicazione a banda larga e questo ha un riflesso evidentemente anche sulle competenze digitali della popolazione e a sua volta c’è un altro riflesso sul ritardo dello sviluppo di un'economia digitale o più ancora di una dinamica competitiva in tutti i settori economici per via appunto di una mancata diffusione delle competenze digitali nel nostro Paese. 
È vero anche che lo sviluppo tecnologico impone, quindi, un disegno ambizioso di nuove infrastrutture e non solo di rinnovare quelle già esistenti. Si tratta di un disegno ambizioso per la dimensione del progetto, per la sua visione strategica, ma, soprattutto, anche per l'impegno finanziario. Queste sono tutte questioni che attengono alla politica industriale dell'Italia, anche per l'effetto traino che potrebbe avere questo intervento per investimenti stranieri: pensiamo semplicemente anche allo stabilimento di produzioni in questo Paese, se ci fossero, appunto, infrastrutture di banda larga superiori. 
Ma la questione non è soltanto attinente alla politica industriale: si pone, infatti, anche l'esigenza della definizione di un quadro coerente di regolazione e concorrenza. Da questo punto di vista, è stata già citata la lettura della recentissima indagine conoscitiva dell'Antitrust, insieme all'Agcom esattamente sulle reti di comunicazione a banda larga e ultra larga, che suggerisco di leggere tutta. Dalle indagini, infatti, emergono dati interessanti. Il primo è: alti costi per investimenti da parte degli operatori, ovviamente, per le infrastrutture, e, però, ricavi incrementali incerti per una domanda ancora poco sviluppata. Quindi, prima di tutto, c’è un problema proprio di domanda, più che di offerta, che bisogna stimolare. 
Quali sono le cause principali di questa domanda ? Ce ne sono tante, io ne individuo soltanto alcune: un basso livello di alfabetizzazione informatica (questo è un dato da cui deriva anche uno scarso utilizzo e penetrazione di Internet nelle famiglie); quindi, un livello di digitalizzazione economica ancora basso e, soprattutto, servizi digitali erogati da pubbliche amministrazioni ancora a bassi livelli. Quindi, nella prospettiva di una politica pubblica, lo scorporo: lo scorporo, tra l'altro, sarebbe anche a carico di risorse pubbliche, così come si propone anche nella mozione. 
Lo stimolo, secondo noi, secondo me, va concentrato, prima di tutto, sul lato della domanda. Questo è stato anche, negli ultimi periodi, quello che è stato dichiarato da più parti, attraverso la digitalizzazione della pubblica amministrazione – che, ovviamente, non si fa a costo zero, ma ha dei costi – o altri interventi, come la diffusione di reti wi-fi, che stimolano esattamente la domanda di infrastrutture a banda larga, perché, appunto, la connettività wi-fi è quella che replica un'infrastruttura, invece, scavata, cioè di rete fisica. 
Per questo, in questo caso, escludere un intervento pubblico sarebbe preferibile, piuttosto che su un intervento, su un eventuale scorporo, indirizzarlo verso investimenti per nuove infrastrutture NGA (come si indicano con questo acronimo le Next generation access), cioè non per l'acquisizione di rete in rame, che è prevalentemente quella di cui si tratta: l'infrastruttura oggettivamente esistente è prevalentemente quella in rame, proprio perché se diciamo che, da una parte, c’è una scarsa infrastruttura, è vero che ce n’è un'altra che è quella antica. Semmai, il tema dello scorporo, ovvero di una società delle reti, va posto come un'evoluzione possibile del mercato, e non come un'imposizione normativa. 
Lo ripeto: il rame, tra l'altro, andrebbe disattivato da qui a dieci anni e, quindi, il rischio sarebbe anche quello di scorporare una cosa che, poi, da qui a dieci anni, andremmo a poco a poco a disattivare. Quindi, noi dovremmo vedere la convenienza economica di questo scorporo anche in quest'ottica, cioè in una visione di riduzione e switch off, con il passaggio, appunto, dal rame alla fibra.
Tanto è vero che, anche pensando ad una nuova rete di Next generation access tipo FTTC – stiamo parlando di Fiber to the cabinet, cioè quello che stanno facendo oggi tutti i principali investitori di telecomunicazioni –, soltanto il 36 per cento delle infrastrutture civili in rame sarebbe utilizzabile. Sostanzialmente, delle infrastrutture in rame oggi attualmente esistenti, di cui si dovrebbe, appunto, poi, fare questa operazione di scorporo con risorse pubbliche, il 64 per cento non sarebbe poi riutilizzabile. 
E si consideri che le tecnologie di tipo FTTC sono quelle che maggiormente usano il rame ed è possibile utilizzarlo fino a quando, naturalmente, l'abitazione dell'utente finale è a 500 metri; poi, la performance cade e non è più utilizzabile, e non è neanche più conveniente. 
Ma noi dovremmo, appunto, lanciare lo sguardo verso altri tipi di reti come FTTB, fiber to the building, sostanzialmente portandole in ogni palazzo, come hanno fatto e come stanno facendo in alcune realtà, in alcune città, alcune società e addirittura il rame si annulla nelle reti FTTH, sostanzialmente quelle fiber to the home, fino all'utente finale. 
Ciò per dire che questo è un argomento molto complesso che non credo possa essere risolto semplicemente con una mozione; probabilmente, in questo caso, la lettura e l'approfondimento di questa indagine conoscitiva aiuteranno nella riflessione il Governo e il Parlamento a valutare le opportune possibilità, perché credo che andare, invece, con un refrain, sullo scorporo di una rete che è prevalentemente una rete antica, sebbene possa essere pensata come una cosa ambiziosa, una cosa che rimette quasi in mano al ruolo pubblico la gestione della cosa, potrebbe semplicemente fare incamerare, appunto, a una società a maggioranza pubblica infrastrutture che, poi, da qui a dieci anni, dovremo dismettere e modificare ulteriormente, con un ulteriore costo per lo Stato. 
Quindi, da questo punto di vista io credo che la discussione vada ulteriormente approfondita grazie anche all'ultima indagine e al contributo che sicuramente questa indagine nelle prossime settimane farà scaturire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).