Discussione generale
Data: 
Lunedì, 18 Settembre, 2023
Nome: 
Andrea Casu

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Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, illustro la mozione che presentiamo e partecipo a questa discussione così importante, che si collega ad altri momenti che abbiamo avuto in quest'Aula, momenti di grande emozione, perché la tragica morte dei 5 lavoratori impiegati da un'impresa appaltatrice di RFI per la manutenzione del tratto ferroviario Milano-Torino, nei pressi della stazione ferroviaria di Brandizzo, nonché i tanti infortuni mortali che si succedono ogni giorno sui luoghi di lavoro, impongono l'attenzione nazionale sul tema della sicurezza del lavoro, ma toccano anche la vita di ciascuno di noi.

Non dimentichiamolo mai: sono quasi 600, da gennaio a luglio 2023, i morti: 3 morti al giorno. Fanno più notizia quando sono insieme, ma tante volte sono singoli; morti di cui, forse, non ci fermiamo abbastanza a parlare, i quali ci ricordano il limite di quello che abbiamo fatto fino ad oggi. Infatti, nonostante i tanti interventi normativi, ancora nel 2022 questa media - quasi 3 morti al giorno - ci indica, sì, una leggera flessione rispetto ai dati del 2021, dovuta però non a meno infortuni mortali, ma alla fine della pandemia. Sempre nel 2022 si è registrato, poi, un sensibile aumento degli infortuni mortali fra i più giovani, pari a 196 casi tra i 25 e i 39 anni e a 22 casi tra gli under 20.

Ci ricolleghiamo alle parole nel discorso di giuramento alle Camere per il suo secondo mandato del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale ebbe la sensibilità di ricordare, qui, a tutte e a tutti noi, che il concetto di dignità della persona, nelle democrazie contemporanee, si declina anche azzerando le morti sul lavoro, le quali feriscono la società e la conoscenza di ognuno di noi, perché la sicurezza del lavoro di ogni lavoratore riguarda il valore che attribuiamo alla vita, e sono, dunque, un oltraggio ai valori della convivenza.

Il contrasto a questo grave fenomeno sociale passa dall'impegno congiunto di tutte le istituzioni del Paese, delle forze sociali ed economiche, delle organizzazioni sindacali e datoriali, dal rafforzamento delle strutture giudiziarie specializzate, da una diversa attenzione al sistema dell'informazione. Serve una volontà comune. La lotta alle morti bianche dev'essere un'ossessione delle classi dirigenti, un'ossessione di ciascuno e ciascuna di noi.

Inoltre, è fondamentale un approccio strategico nuovo alla prevenzione degli infortuni sul lavoro, che si traduca in azioni sul piano normativo, organizzativo, ispettivo e investigativo, che tenga conto dell'emergenza che si è venuta a creare soprattutto dopo la fine della pandemia.

È necessario prevedere un nuovo strumento di analisi e di discussione, quale una comunicazione annuale alle Camere sullo stato della prevenzione e dell'andamento degli infortuni nei luoghi di lavoro, da predisporre a cura del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, da cui emergano anche gli interventi da adottare per migliorare le condizioni della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e gli orientamenti e i programmi legislativi del Governo al riguardo per l'anno in corso. Uno strumento che consentirebbe di tenere un'apposita sessione parlamentare annuale dedicata al tema della sicurezza dei luoghi di lavoro, volto a migliorare il quadro normativo ed organizzativo delle amministrazioni competenti, nonché a favorire un costante impegno di investimento, da parte di tutti gli attori interessati, per il rafforzamento della cultura, della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro.

Su questo tema, come Partito Democratico, a prima firma di Arturo Scotto, che è qui al mio fianco, abbiamo depositato una proposta di legge. Chiediamo che, su questo tema specifico, per dare anche l'importanza che ha questo tema per il Paese, ogni anno il Ministro venga a riferire puntualmente in Aula su cosa si è fatto, cosa ci si impegna a fare, cosa resta da fare.

L'obiettivo dell'azzeramento del numero degli infortuni, in particolar modo di quelli mortali, nonché delle malattie professionali, va progressivamente perseguito, attraverso attività sinergiche e virtuose, che attivino tutti gli strumenti disponibili: prevenzione, vigilanza, assistenza, repressione, incentivazione delle stesse buone pratiche preventive, fino all'emarginazione delle aziende che reiteratamente violino le norme di tutela della salute e della sicurezza.

Dobbiamo andare speditamente e convintamente in questa direzione e dedicare una specifica attenzione alla verifica dell'efficacia e dell'adeguatezza del sistema di accreditamento dei soggetti che svolgano attività formative in tale ambito, con particolare riguardo per le attività di formazione a distanza, sincrona e asincrona, vigilando e sanzionando i casi di attività svolti da soggetti non accreditati.

Un lavoro sicuro non può essere un lavoro precario, regolato da contratti pirata, firmati da organizzazioni sindacali non rappresentative, soprattutto in quei settori produttivi dove sono più alti i dati di infortuni. Ed è, dunque, necessario approvare al più presto una legge sulla rappresentazione delle organizzazioni datoriali o sindacali. È necessaria un'attenta vigilanza sulle conseguenze negative che potranno determinarsi sulla condizione e la sicurezza del lavoro, derivanti dalla facoltà di ricorrere al subappalto a cascata. Abbiamo qui la presenza del Governo e l'abbiamo detto al Ministro Salvini in maniera molto chiara e molto netta: a questo punto, vogliamo sapere - e pensiamo sia inaccettabile non poter avere questo numero - quanti lavoratori e lavoratrici, ogni singolo giorno, siano impegnati in situazioni di subappalto, come nelle condizioni di Brandizzo. Non è pensabile, non è ammissibile, non è accettabile che, nel 2023, siamo in grado di conoscere dati su tutto, tranne che sul numero di lavoratori che lavorano in subappalti a cascata. Da questo punto di vista, serve chiarezza e trasparenza, subito, immediatamente, assolutamente.

Ogni euro speso nella sicurezza dovrebbe essere considerato, anche dal punto di vista di contabilità pubblica, come un investimento per il miglioramento della condizione dei lavoratori e per l'ammodernamento del nostro sistema produttivo. Andare verso la modernità non può voler dire andare verso la precarizzazione. L'abbiamo visto con il decreto 1° maggio e l'abbiamo fortemente contrastato. Perché? Perché precarietà e insicurezza sul lavoro sono sinonimi. Dobbiamo cercare di andare verso la direzione opposta e dobbiamo farlo anche con la consapevolezza che è un obiettivo che deve vedere impegnate maggioranza e opposizione e che dev'essere portato avanti da parte di tutti, per le differenti prerogative. Tutto ciò con obiettivi, che indichiamo nella mozione, che possono essere destinazioni di impegno.

Innanzitutto, occorre favorire il potenziamento degli organici e delle professionalità degli enti preposti ai controlli in tema di rispetto delle misure di sicurezza e prevenzione degli infortuni sul lavoro.

Servono, in legge di bilancio, investimenti seri sul rafforzamento degli ispettorati. Dobbiamo mettere i soldi sugli ispettorati. Lo dico al Governo, ma lo dico veramente al Paese: non possiamo immaginare di incidere sulle norme, e non incidere sugli strumenti che garantiscano che queste norme vengano realizzate. I controlli sono fondamentali e gli ispettorati devono essere sostenuti.

E ancora. Occorre introdurre disposizioni di carattere premiale in favore delle imprese che assicurino ulteriori e più salde tutele per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e rafforzare le misure sospensive e sanzionatorie per le imprese che si rendano responsabili di violazioni in tema di sicurezza. Non dobbiamo solamente sanzionare chi si comporta nel modo sbagliato, ma dobbiamo creare un meccanismo virtuoso, che incentivi a comportarsi nel modo giusto e che consideri questo un tema fondamentale. Dobbiamo promuovere la cultura della sicurezza del lavoro in riferimento ad ogni livello di istruzione e formazione, prevedendo, altresì, il coinvolgimento, con apposite attività formative, delle classi docenti e l'eventuale introduzione di un insegnamento ad hoc, anche verificando, d'intesa con le regioni, l'efficacia dei sistemi di accreditamento dei soggetti che operano nel campo della formazione sulla sicurezza e prevenzione nei luoghi di lavoro. Questa è la nostra proposta. Raggeliamo, invece, leggendo l'azione del Governo in questo momento. Nell'accordo Stato-regioni, abbassare da 16 a 10 ore la formazione obbligatoria è grave, perché significa andare nella direzione opposta a quella che dovremmo raggiungere.

Ancora. Valutare l'opportunità di inserire, nel dibattito sulla revisione del Patto di stabilità e crescita, anche il tema della valutazione degli investimenti in sicurezza del lavoro, alla stregua di quelli ambientali.

Individuare, già in occasione della definizione la prossima legge di bilancio, le opportune risorse finanziarie, organizzative e amministrative, finalizzate al potenziamento dell'attività istruttoria degli uffici della procura della Repubblica e dei tribunali, nei casi di incidenti sul lavoro e delle malattie professionali, e, al contempo, avviare una riflessione sulla possibile istituzione di una procura nazionale distrettuale competente nella materia antinfortunistica, attraverso la possibilità di avvalersi direttamente di personale tecnico specializzato a supporto delle indagini.

Questo è stato chiesto, nelle recenti audizioni parlamentari, dai sindacati. Dobbiamo evitare la vergogna delle prescrizioni sugli infortuni sul lavoro, ma si può evitare solo agendo subito per offrire gli strumenti adeguati, per evitare che siano la logica conseguenza di una sottovalutazione di un problema che non riguarda solo le persone, le categorie, le famiglie che subiscono la violenza dell'infortunio sul lavoro - è questo che rappresenta - ma riguarda tutte e tutti noi.

Concludo questo intervento di presentazione della nostra mozione, che avremo la possibilità, poi, di discutere nella giornata di mercoledì, cercando di fare un appello anche a ciascuno di noi. Ci sono testi presentati dalle opposizioni che dicono cose fra loro diverse ma che vanno tutte nella stessa direzione. Avete sentito la nostra mozione, stiamo ascoltando altri interventi. Non c'è stato ancora - al momento, non sembra che ci siano gli elementi per cui possa avvenire nei prossimi interventi, vista la presenza in Aula - un intervento in questa direzione da parte delle forze di maggioranza. Tuttavia, io penso questo. Noi, domani, torneremo in quest'Aula, con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per celebrare i 75 anni della Costituzione italiana. Spesso parliamo della Costituzione, la citiamo nei nostri interventi. Ebbene, la Costituzione si apre con un articolo che ci dice su che cosa essa è fondata: sul lavoro. Io credo che sarebbe importante, fondamentale - non lo propone la maggioranza, allora lo proponiamo noi dall'opposizione - cercare, anche per essere all'altezza della responsabilità che avremo sulle nostre spalle, domani, entrando in quest'Aula per celebrare 75 anni che non possono parlare solo del passato ma anche di come noi siamo in grado di portare nel futuro i valori, i principi e il fondamento della nostra Costituzione, di presentarci mercoledì in quest'Aula con un testo che non rappresenti i testi delle opposizioni o il testo della maggioranza ma che sia un impegno di tutto il Parlamento a lavorare in questa direzione, al massimo dei nostri sforzi, per cercare di creare queste condizioni. Questo è l'auspicio, questa è la speranza che dovrebbe animare ciascuno di noi.

Si può non raggiungere questo obiettivo, potremmo accorgerci che ci sono distanze che non riusciamo a colmare, ma non possiamo esimerci dal provarci. Quindi, da parte nostra, ci sarà il massimo sforzo in queste ore per cercare di creare le condizioni affinché, su questo tema così fondamentale, escano parole uniche da parte della Camera dei deputati, da parte del Parlamento, perché è quello che dobbiamo fare, lo dobbiamo anche a quello che vivremo in quest'Aula celebrando i 75 anni della Costituzione.