Dichirazione di voto di fiducia
Data: 
Giovedì, 28 Settembre, 2023
Nome: 
Federico Gianassi

A.C. 1373-A

Grazie, Presidente. Porre la fiducia è una scelta oligarchica, è un errore drammatico, una vergogna, una mortificazione del Parlamento. La democrazia è un'altra cosa. Abbiamo ancora la Costituzione in Italia? Queste parole non provengono da un irriducibile avversario di questo Governo, ma direttamente da Giorgia Meloni, per anni, pronunciate dai banchi dell'opposizione contro i Governi che erano allora in carica. Oggi, però, svestiti i panni di oppositore e indossati quelli di Capo del Governo, Giorgia Meloni diviene campionessa di incoerenza e guida il Governo che, più di ogni altro, ricorre alla questione di fiducia. Saranno certamente gli italiani a valutare le incoerenze di questo Governo, le tante promesse tradite, la scelta di bloccare il superbonus, dopo avere promesso in campagna elettorale di mantenerlo, la cancellazione dei tagli alle accise sulla benzina, che erano stati adottati dal Governo Draghi, malgrado gli impegni che Giorgia Meloni, direttamente dal distributore di benzina, aveva assunto con gli italiani. Giudicheranno gli italiani, però a noi corre l'obbligo, oggi, di denunciare così tanta incoerenza del Governo e della Presidente del Consiglio.

In ogni caso, chiamati ad esprimerci sulla fiducia al Governo, noi opponiamo un no forte e netto. Sono moltissime le motivazioni politiche che ci inducono a respingere la fiducia a questo Governo, dal rifiuto di approvare il salario minimo per legge, che aiuterebbe milioni di lavoratori italiani, al preoccupante disimpegno sui temi della sanità pubblica, che, malgrado le sollecitazioni del Governo, non sembra che il Governo voglia raccogliere, i tagli sulla casa, che è un diritto delle famiglie italiane, oggi, minacciate dal caro affitti e dall'esplosione dei tassi sui mutui, oppure sul PNRR, dove il Governo sta clamorosamente fallendo (ha già perduto 16 miliardi; 13 erano destinati ai comuni per interventi di rigenerazione urbana e di sostenibilità ambientale). Noi da tempo denunciamo, inascoltati purtroppo, le indecisioni, gli errori, i ritardi in cui è incorso e incorre il Governo, al quale però il Governo precedente aveva lasciato risorse che andavano solo spese presto e bene.

Vogliamo poi parlare d'immigrazione? Abbiamo ascoltato gli esponenti della maggioranza celebrare i successi del Governo, ma di quali successi stiamo parlando? Le destre avevano assicurato, conquistando anche consenso, che non ci sarebbero stati più sbarchi, che, invece, sono clamorosamente superiori a quelli avvenuti durante i Governi precedenti. Avevate promesso, con un decreto raffazzonato e contraddittorio, di inseguire gli scafisti in tutto il globo terracqueo, ma gli scafisti sono sempre lì, anzi più di prima. Avete annunciato un accordo con la Tunisia che è fallito subito, avete deciso di combattere per decreto le ONG che salvano le vite in mare; gli sbarchi però sono aumentati e ora, per l'ennesima volta, di fronte ai fallimenti mettete in campo un altro nuovo decreto urgente che fallirà, come hanno fallito i precedenti. Su tutti questi temi così decisivi per le sorti del Paese, abbiamo presentato, al contrario di quanto andate dicendo, proposte chiare e concrete e le abbiamo messe a disposizione di quest'Aula del Parlamento, ma a nessuna di esse, dico a nessuna, il Governo e le destre hanno fatto corrispondere un'apertura politica anche solo parziale, come se il contributo del principale gruppo parlamentare dell'opposizione, elaborato nell'interesse della Nazione, fosse considerato un fastidioso orpello da respingere pregiudizialmente.

E ancora una volta con il decreto che il Governo chiede di convertire all'Aula, il Governo ricorre allo strumento della decretazione d'urgenza. Ancora una volta con tale strumento disciplinate materie diverse tra loro non collegate da alcun nesso funzionale. Ancora oggi, come abbiamo fatto dall'inizio della legislatura, denunciamo che il Governo utilizza questo strumento, quello della decretazione d'urgenza, al di fuori del perimetro che la Costituzione gli concede e che, per l'appunto, come più volte ha sostenuto la Corte costituzionale, non può consistere in un'attività normativa che disciplina materie eterogenee. Qui, invece, siamo in presenza di un decreto che regolamenta le intercettazioni, interviene sul processo minorile, rivoluziona l'organizzazione del Ministero della Cultura, stabilisce nuove norme in materia di 8 per mille, cambia le regole in materia di contrasto al COVID. Insomma, tanti temi e tutti diversi, per l'appunto, senza il rispetto dei limiti che la Corte Costituzionale impone al Governo di rispettare quando utilizza lo strumento eccezionale della decretazione d'urgenza e con tale strumento si sostituisce al Parlamento.

Ma le nostre obiezioni sono anche sul merito del provvedimento. Con l'articolo 10, riguardante l'organizzazione del Ministero della Cultura, assumete una scelta grave e sbagliata, che produrrà danni al Ministero e, dunque, ai cittadini. A distanza di un anno dalle elezioni, la norma intende applicare uno spoil system generalizzato per cambiare tutti i dirigenti del Ministero, ma il Ministero è un'amministrazione complessa, con numerosi poteri autoritativi, di vincolo, divieto, autorizzazione e sanzione. È importante che abbia linee di comando corte e serrate, senza moltiplicazione dei livelli di Governo.

Questa manovra provocherà soltanto confusione amministrativa. In pieno PNRR c'era davvero bisogno di questo stravolgimento solo per soddisfare bramosia di nuove nomine?

Anche in campo della salute e del sociale, le scelte sono sbagliate. Con gli articoli 7 e 8, modificate la normativa relativa all'8 per mille, prevedendo che essa sia utilizzata per finanziare interventi per il recupero dalle tossicodipendenze, un tema davvero sentito e importante, ma non sono stanziate risorse aggiuntive, semplicemente si amplia la lista dei beneficiari, riducendo, di fatto, i finanziamenti per altre importanti destinazioni attualmente previste dalla normativa: la lotta alla fame nel mondo, l'adeguamento delle strutture degli edifici scolastici. Si tratta di un intervento che rischia di non produrre benefici.

Ma ancora, in materia di contrasto al COVID, dalla fine dello stato di emergenza, ponete fine all'obbligo dell'isolamento delle persone positive. Attenzione però, perché mettere fine, in questo momento in cui si assiste ad un incremento di contagi, ad obblighi di sicurezza collettiva non può indurre ad abbassare la guardia. I nostri pronto soccorso, per carenze strutturali, si trovano già in condizione critica, le liste di attesa non accennano a diminuire, mancano i medici di famiglia e gli investimenti sul sistema sanitario nazionale sono modesti e carenti. Allora, se le situazioni – noi speriamo che non succedano - dovessero volgere verso una crisi sanitaria, rischieremmo di mettere a repentaglio il nostro sistema sanitario nazionale, un rischio che non possiamo assolutamente correre.

E poi in materia di giustizia, ci sono diversi interventi; un ennesimo rinvio delle norme Cartabia, per quanto riguarda il tribunale per i minorenni, semplicemente perché non eravate nelle condizioni di dare attuazione alla riforma. Non è il primo caso di rinvio, però, attenzione, perché alle norme Cartabia, alle riforme della giustizia sono collegate le risorse del PNRR e viste le difficoltà che il Governo già incontra è un rischio ulteriore andare di rinvio in rinvio.

Inoltre, sono emerse divisioni nette nella maggioranza, ancora una volta tra Forza Italia e gli altri partiti. Forza Italia aveva presentato molti emendamenti per modificare radicalmente il testo. È stata obbligata a ritirarlo, fatto salvo per alcuni interventi, che sono stati accolti e che noi però critichiamo. Si tratta di posizioni inconciliabili in materia di giustizia che hanno reso sino ad oggi, al di là di tante dichiarazioni, pressoché nulla l'iniziativa del Governo e del Parlamento e queste differenze tra chi vuole aumentare le intercettazioni e chi vuole ridurle sono così insanabili che, prima o poi, esploderanno definitivamente.

Inoltre, il Governo, proprio per bocca della Presidente del Consiglio, era intervenuta per contrastare, a suo dire, una sentenza della Corte di Cassazione, che aveva escluso, nei procedimenti di criminalità organizzata, l'uso del regime eccezionale delle intercettazioni, se anche non vi fosse stata la contestazione dell'associazione a delinquere. Il Governo sarebbe, quindi, intervenuto per impedire che, nei procedimenti per reati monosoggettivi di criminalità organizzata, fosse precluso l'uso del regime eccezionale delle intercettazioni e, per questo, la Premier aveva annunciato l'adozione di una norma di interpretazione autentica. Ma rispetto a queste dichiarazioni, due fatti smentiscono la ricostruzione del Governo. Attraverso questo atto, il Governo, anziché rafforzare l'azione di contrasto contro i reati di criminalità organizzata, rispetto agli annunci l'ha clamorosamente indebolita; innanzitutto con la sentenza delle sezioni unite della Cassazione del 2016, era già stata la Suprema Corte che aveva stabilito che, per reati di criminalità organizzata, anche quando non è contestata l'associazione, si applica il regime eccezionale delle intercettazioni. Inoltre, avendo il Governo deciso di adottare una nuova norma e non una norma d'interpretazione autentica, esso ha deciso che la nuova norma consentirà un uso eccezionale delle intercettazioni solo da oggi in avanti, non per il passato e, laddove il secondo comma prevedesse che le nuove norme si applicano anche ai procedimenti in corso - con ciò intendendo anche alle intercettazioni già disposte -, sarebbe evidentemente incostituzionale. Quindi, con quel comma è stato stabilito, come è ovvio, che, sì, si applica ai procedimenti pendenti, ma solo quando le intercettazioni non sono state ancora disposte e, dunque, la vostra norma cancella l'uso delle intercettazioni già disposte nei procedimenti in corso, al contrario di quanto, sino ad oggi, è stato consentito.

Abbiamo posto questa domanda al relatore Pittalis e al Viceministro Sisto, due uomini esperti in materia di diritto. Essi hanno preferito non rispondere perché era ovvio che questo intervento, se costituzionalmente rispettoso dei principi che ci guidano, vale ad escludere la utilizzabilità delle intercettazioni già disposte.

Insomma, con questo intervento è stata indebolita la capacità di repressione dei reati all'interno dei procedimenti, al contrario di quanto dichiarato dalla Premier: un vero disastro.

Per tutte queste ragioni e per molti altre che non possiamo in pochi minuti esprimere, esprimiamo un voto radicale di “no” alla fiducia nei confronti del Governo.