Grazie, Presidente. L'attuale governance economica europea si fonda su una disciplina stratificata nel tempo: dal 1993 con il Trattato di Maastricht, al 1997 col Patto di stabilità e crescita, successivamente modificato dal six pack, nel 2011 e nel 2013, e dal Fiscal Compact.
Il sistema si articola in un braccio preventivo e in un braccio correttivo. Questa governance, purtroppo, ha mostrato nel tempo una serie di limiti evidenti: la prociclicità degli interventi, regole uguali per tutti, l'orizzonte di breve termine, la complessità e la scarsa trasparenza della governance e gli indicatori, in larga parte utilizzati, che sono fuori dal controllo diretto dei Governi. Per queste ragioni, alla luce di tali limiti, la Commissione ha avviato una discussione sulla revisione della governance economica europea sin dal febbraio del 2020, processo di revisione che è stato sospeso poco dopo a causa della pandemia da COVID-19. Il COVID, però, non ha bloccato il processo di riforme avviato; al contrario, ha rafforzato la consapevolezza di apportarvi delle modifiche necessarie e radicali. In questa fase, infatti, sappiamo bene che sono state adottate a livello europeo delle misure inedite, sia pur temporanee, per derogare agli strumenti economici vigenti o ampliare gli stessi, e queste misure si sono rivelate decisive per la tenuta delle comunità nazionali: senza gli strumenti messi in campo, gli Stati, il nostro Paese in particolare, avrebbero rischiato un vero e proprio collasso finanziario, economico e sociale.
Ricordiamo alcune di queste misure che sono state adottate in questa fase: sospensione del Patto di stabilità e crescita, modifica temporanea delle norme sugli aiuti di Stato, Piano pandemico della BCE per l'acquisto di titoli di debito pubblico sul mercato secondario, sostegno alla liquidità delle imprese da parte della BEI, creazione di una linea di credito sanitaria nell'ambito del MES e azioni di protezione per l'occupazione dei lavoratori, circa 40 milioni di lavoratori, grazie al programma SURE. Noi siamo orgogliosi di quanto abbiamo fatto grazie all'impegno decisivo dei democratici e progressisti a livello nazionale ed europeo.
Siamo passati dall'Europa dell'austerità all'Europa della solidarietà e dell'equa condivisione delle responsabilità e delle criticità. Questo lavoro è stato fatto grazie a un impegno forte messo in campo a livello nazionale, ma anche grazie all'impegno importante e deciso messo in campo dalla Commissione europea. Al riguardo, è stato fondamentale il contributo dato in particolare dal Commissario europeo, Paolo Gentiloni, che andrebbe sostenuto nella sua azione, altro che attaccato impropriamente come avete fatto voi in questi ultimi mesi; andrebbe sostenuto per il suo lavoro quotidiano a sostegno dell'intero continente e del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Accanto a queste misure ve n'è stata un'altra che davvero ha cambiato il corso della storia recente e che è stata adottata in questa fase, il cosiddetto Next Generation EU; una misura che non esito a definire storica perché ha segnato una svolta nel processo di integrazione europea. Per la prima volta sono stati emessi eurobond a Trattati invariati, titoli di debito in comune tra gli Stati membri, per la prima volta è stato realizzato un programma di investimenti da 750 miliardi di euro che si aggiunge al bilancio pluriennale dell'Unione, per la prima volta l'Italia è il primo Paese beneficiario di un programma di investimenti europeo, per la prima volta l'Italia, rispetto anche alla narrazione sovranista degli anni passati, non è più contributore ma è percettore netto di risorse europee e per la prima volta, lo ricordiamo, è stato inserito in modo chiaro il vincolo del rispetto dello Stato di diritto, il rispetto cioè di valori, diritti e libertà fondamentali per poter avere accesso a fondi e risorse europee.
Una rivoluzione copernicana davvero e il merito di tutto questo, lo ricordiamo ancora una volta, è stato dei progressisti e democratici a livello nazionale e a Bruxelles. Ciò è stato realizzato grazie al contributo di grandi personalità, soprattutto una che era alla guida del Parlamento europeo che credo doveroso ricordare oggi: David Sassoli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
È grazie all'impegno di queste figure che abbiamo cambiato il corso recente della storia europea. Dobbiamo trarre insegnamento da quello che è accaduto in questi anni e dobbiamo trarre insegnamento soprattutto perché la destra - lo ricordiamo soprattutto a chi ci segue, all'Italia, al Paese - si è sempre opposta negli anni, in questi ultimi anni, all'adozione di misure del genere. L'emblema, il punto finale si è raggiunto il 15 luglio 2020. Credo sia doveroso ricordarlo. Quel giorno, qui alla Camera, abbiamo discusso una risoluzione di maggioranza a prima firma Delrio e il sottoscritto è intervenuto in dichiarazione di voto per il nostro gruppo. Sapete a cosa impegnava quella risoluzione? Impegnava a promuovere un accordo tempestivo sul Next Generation EU e su un bilancio a lungo termine che fosse ambizioso, di sostegno all'economia europea e all'altezza delle sfide future. Poi, come citava testualmente la risoluzione, impegnava ad adoperarsi affinché sul fronte nazionale il Governo contribuisse alla realizzazione delle priorità strategiche attraverso un piano di ripresa nazionale che ponesse le basi all'uso di queste risorse per investimenti miranti a chiudere le ferite anche sociali, che la crisi del COVID aveva aperto. Sapete come vi siete pronunciati? Come si è pronunciata la maggioranza di centrodestra, oggi al Governo?
Il voto della Lega, contrario; quello di Forza Italia, contrario; quello di Fratelli d'Italia, contrario. Ecco come avete votato. Avete votato contro gli interessi del nostro Paese, avete votato contro il Next Generation EU, questa è la verità!
Allora oggi vi chiediamo di cambiare registro rispetto agli anni passati perché, se fosse stato per voi, il Next Generation non sarebbe neppure esistito. In questo quadro, allora, vi chiediamo di portare avanti le proposte che la Commissione ha avanzato, da ultimo, il 26 aprile 2023.
Sono proposte di riforma dell'attuale quadro di governance economica europea e le principali novità sono importanti, perché mirano a un passaggio da un orizzonte temporale di un anno ad uno pluriennale, a una sorveglianza basata su un'attenzione maggiore alla sostenibilità del debito, nel medio e lungo termine, e, soprattutto, al superamento della regola di un ventesimo di riduzione su base annua del debito ritenuto eccessivo alla luce degli attuali livelli raggiunti.
Le proposte della Commissione europea rappresentano un importante passo avanti nella costruzione di un sistema di governance economica europea che tenga insieme l'esigenza della stabilità finanziaria con quella di creare una politica fiscale di ampio respiro, di sviluppo, di investimenti.
Permangono tuttavia alcune criticità, come l'assenza di una golden rule per escludere determinati investimenti a sostegno della transizione verde e digitale, per aumentare le capacità di difesa o vincoli ancora oggi automatici, come la riduzione dello 0,5 per cento del PIL annuo, quando il disavanzo pubblico è superiore al 3 per cento del PIL; così come mancano ancora oggi proposte legate a un meccanismo permanente di stabilizzazione automatica, come il programma SURE, a una capacità fiscale centrale comune e a una capacità di indebitamento permanente per rendere strutturale il Next Generation EU.
In questo quadro allora la nostra domanda - e l'invito che poniamo al Governo e alla maggioranza - è semplice: sarete in grado di condurre in porto questo negoziato entro la fine dell'anno e, soprattutto, sarete in grado di portarlo avanti, difendendo davvero i nostri interessi?
Noi vi chiediamo di chiudere entro l'anno anzitutto questo negoziato sulla riforma del Patto di stabilità, perché altrimenti - lo diciamo con forza ma è emerso anche dalle varie audizioni in questi giorni alla Camera - si rischia una procedura d'infrazione che sarebbe devastante. Bisogna chiudere poi questo processo di riforma in modo positivo per il nostro Paese, partendo dalla proposta della Commissione, con l'obiettivo però di migliorarla, evitando spinte al ribasso. Voi vi presentate in questo momento, purtroppo, a livello negoziale a Bruxelles nelle peggiori condizioni politiche possibili. Con quale credibilità immaginate di sedervi al tavolo negoziale, dopo i rallentamenti, l'insabbiamento che avete prodotto sul PNRR? I ritardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono devastanti. Dovete assumervi le responsabilità, dovete cambiare registro, perché anche questo mina la nostra credibilità a livello europeo.
Allo stesso modo, con quale credibilità e autorevolezza immaginate di dialogare, se bloccate da mesi la ratifica della riforma del MES? Ratifica che è decisiva per migliorare la stabilità dell'Eurozona, la tutela dei consumatori e la valutazione di merito anche dei nostri titoli di debito pubblico. Vi diamo un consiglio e vi rivolgiamo un invito: calendarizzate subito la nostra proposta di legge e ratificate subito la proposta per la riforma del MES. Ne va della nostra credibilità e della nostra autorevolezza in questo momento così delicato sui tavoli di Bruxelles.
E in questo quadro vi chiediamo, infine, di portare avanti un negoziato per mettere in campo i miglioramenti che ancora oggi devono essere prodotti rispetto alla proposta, pur innovativa e avanzata, della Commissione: prevedere meccanismi di stabilizzazione automatica sul modello SURE e avviare una riflessione per una revisione di medio periodo dei parametri di riferimento del 3 per cento e del 60 per cento, che sono ormai privi di rappresentatività. Tutto questo accanto alla necessità di costituire una vera e propria capacità fiscale dell'Eurozona per portare avanti, a livello europeo, delle priorità comuni e investimenti per un'Europa sociale, come gli investimenti sulla sanità. Queste sono le priorità che dovremmo portare avanti con risorse e fondi europei.
Per fare questo, però, bisogna scegliere gli interlocutori giusti. Lo diciamo con chiarezza, ancora una volta: non aiutate il nostro Paese continuando a dialogare e ad allearvi con Orbán, con i Paesi di Visegrád, con Vox e con Le Pen.
Voi penalizzate il nostro Paese portando avanti un dialogo e un'interlocuzione con questi alleati, perché questi interlocutori sostengono un minore impegno europeo in tutti i settori, anche in quello economico.
L'Italia ha bisogno del percorso esattamente inverso e noi, tra una prospettiva di ritorno al passato, ai muri, alle divisioni, alle piccole patrie, e la sfida verso un futuro di maggiore integrazione, solidarietà e condivisione delle responsabilità non abbiamo dubbi da quale parte della storia collocarci. Speriamo che anche voi non assecondiate spinte sovraniste pericolose e devastanti per il nostro Paese e decidiate di difendere davvero gli interessi dell'Italia a Bruxelles perché solo con un'Europa più forte e unita avremo un'Italia più solida e sicura.
Il nostro Paese non può permettersi passi falsi. Per questo, v'invitiamo a sostenere quanto abbiamo indicato nella nostra mozione, per portare avanti un negoziato decisivo per il futuro dell'Europa, per il futuro dell'Italia e dei nostri cittadini.