A.C. 752-A
Signor Presidente, Sottosegretario D'Eramo, onorevoli colleghi e colleghe, in un colpo solo, con la proposta di legge sull'imprenditoria giovanile nel comparto agricolo, che oggi sarà approvata da quest'Aula, il Governo e la maggioranza sono riusciti nell'intento di perdere l'ennesima occasione per fare qualcosa di utile per il Paese. Nei fatti, è il primo provvedimento d'iniziativa parlamentare che approda in Aula sull'agricoltura da quando è cominciata la legislatura e voi ne avete fatto carta straccia, come carta straccia diventeranno gli ordini del giorno che avete sentito poco fa per lavarvi la coscienza.
Il testo che voi state per approvare - e sottolineo voi - avrebbe dovuto essere diverso, poiché, in Commissione agricoltura, un lavoro certosino e responsabile tra tutte le forze politiche aveva consentito di trovare l'accordo tra maggioranza ed opposizione per rispondere concretamente alla necessità di favorire, promuovere e dare prospettiva all'ambizione e all'impegno di tanti giovani che avrebbero voluto cimentarsi in agricoltura mettendosi a capo di un'impresa. Sì, perché ci sono questioni che meritano di essere affrontate in Parlamento senza la giacca dell'appartenenza politica, ma solo con l'ottica di rispondere agli interessi della parte più debole del Paese, come in questo caso i giovani. Sapere di offrire una speranza di futuro non poteva che portarci a lavorare all'unisono su un provvedimento che porta il nome del presidente di Commissione, Carloni, ma questo fatto non ha precluso la necessità di superare le differenze ed anche le diffidenze tra i diversi gruppi politici. Quel testo, grazie all'impegno di tutti, è stato integrato, migliorato, rafforzato, anche se avremmo preferito che fosse accolta la nostra proposta di ricomprendere all'interno anche l'imprenditoria femminile, sulla quale rimane, comunque, depositata una nostra specifica proposta.
Dopo quel lavoro, conclusosi con voto unanime, il Governo, con il braccio armato del MEF, con un colpo di teatro degno del peggior trasformismo, ha utilizzato il parere di Commissione bilancio per imporre la cancellazione di una decina di articoli e la correzione dei rimanenti otto, stravolgendo nei fatti il provvedimento e calpestando il lavoro parlamentare come se nulla fosse. Abrogati gran parte degli impegni di spesa, che non permetteranno di dare concretezza e sostanza alle lodevoli intenzioni di favorire in agricoltura il ricambio generazionale, non a caso riconosciuto come priorità all'interno dell'agenda politica dell'Unione europea e punto di forza del Piano strategico della PAC. Dei 100 milioni previsti inizialmente, dopo la sforbiciata governativa, ne rimangono solo 15, assolutamente insignificanti per una legge cornice che si poneva obiettivi di lunga gittata, in grado di mantenere e aumentare i posti di lavoro e il numero di imprese giovani in agricoltura.
I numeri, per comprendere le ragioni della insignificanza di un provvedimento su questo tema, ce li offre l'Istat, con il 7° Censimento generale sull'agricoltura, pubblicato a dicembre 2022. Sarebbe bastato essere conseguenti con quei dati. Le aziende agricole guidate da giovani in Italia sono poche e sempre di meno: nel 2020, rappresentavano il 13 per cento del totale del comparto, contro il 17 per cento di 10 anni prima. Per di più, l'Istat ci segnala che due giovani su tre non hanno mai partecipato ad alcun corso di formazione agricola.
Le giovani aziende sono in percentuale maggiore nel Meridione: quasi 60.000 imprese contro le 16.000 del Centro e le poco più di 30.000 nel Nord; lo stesso trend si osserva per la superficie coltivata, molto più estesa al Sud; sono 12.000 le aziende con titolari under 40 con almeno un'attività connessa, fra cui agricoltura sociale, fattorie didattiche, produzione di energia rinnovabile, poche però, davvero poche. Se ampliamo lo sguardo sul totale delle imprese, sono il 5,7 per cento, una crescita molto ridotta negli ultimi dieci anni e per molti aspetti troviamo queste criticità anche in altri Paesi europei, anche se le risposte che tentano di dare in quei Paesi sono ben piantate anche nelle previsioni economiche degli Stati. Anche l'Europa - quindi, meglio di voi - si è posta il problema con la PAC 2023-2027, prevedendo diversi interventi specificatamente destinati al giovane agricoltore: sostenere il complementare al reddito per i giovani agricoltori, l'insediamento di nuovi giovani agricoltori, nonché l'avvio di nuove imprese rurali. L'Europa ci segnala che, tra le principali sfide che devono affrontare oggi i giovani e le donne, figurano la difficoltà di accesso alla terra, i prezzi elevati dei terreni, la scarsa redditività, la difficoltà di accesso al credito, le difficoltà per i giovani e le donne agricoltrici con famiglie di accedere ai servizi essenziali quali: l'approvvigionamento idrico, i servizi igienico-sanitari, le telecomunicazioni, la banda larga, oppure i servizi di sostegno sociale e sanitario, come l'assistenza a lungo termine, gli asili nido e le scuole.
Con la legge approvata in Commissione, poi falcidiata dal Governo, si davano significative risposte a questi temi, ma il Governo, stravolgendo il testo condiviso, ha mortificato il lavoro del Parlamento snaturando, di fatto, l'impostazione di questo provvedimento: sono state soppresse quelle parti che prevedevano significativi investimenti e risorse per la promozione e il consolidamento dell'imprenditoria giovanile; sono venute meno misure che avrebbero consentito un vero e proprio cambio di passo, quali l'esonero degli obblighi contributivi per gli imprenditori agricoli under 41, il credito d'imposta per gli investimenti in beni strumentali, le agevolazioni fiscali per i redditi derivanti da agricoltura multifunzionale, è saltato il recupero delle spese per la riqualificazione di fabbricati rurali, ma, soprattutto, le fondamentali misure per favorire l'accesso al credito e al microcredito.
Queste critiche non ve le facciamo solo noi, ma vengono direttamente anche dal mondo agricolo. CIA e Copagri vi hanno chiesto di fermarvi nell'operazione stralcio, spiegando le ragioni del mantenimento del testo base. Per di più c'è un combinato disposto molto grave, come segnala la CIA, perché nella legge di bilancio, presentata dal Governo, è saltata pure la decontribuzione INPS per i giovani in agricoltura per i primi due anni di attività, in vigore dal 2016, si tratta di 6-7 mila euro in media ogni due anni per ogni giovane imprenditore che non ci saranno più, ed è saltata pure la misura «Più impresa» di ISMEA sull'imprenditoria giovanile e femminile, da 20 milioni a zero. Insomma un disastro, da una parte il Governo e il Ministro si sperticano tutti i giorni in roboanti dichiarazioni sulla centralità del comparto agroalimentare quale asse strategico dell'economia del Paese, sulla necessità di favorire le nuove generazioni, e, poi, di fronte a provvedimenti condivisi che vanno in tale direzione, ci si nasconde dietro al MEF che impedisce che ciò si realizzi , perché non ci sono né le coperture finanziarie, né le coperture politiche per poterlo fare. Dal Governo delle chiacchiere e distintivo non ci si poteva aspettare altro, tanto che comprendiamo lo stupore dei deputati di centrodestra che, appresa la notizia in Commissione dello stravolgimento della proposta di legge, hanno cercato di manifestare invano il loro disagio e imbarazzo. Si tratta di un precedente pericoloso, Presidente, che mette in discussione la centralità del Parlamento rispetto ai poteri dell'Esecutivo, una situazione intollerabile con i parlamentari di centrodestra costretti a fare da passacarte a Palazzo Chigi. D'altronde, il Ministro Lollobrigida, ormai in campagna elettorale personale per le prossime elezioni europee, ha solo la necessità di mettere bandierine sul nulla, come nel caso della carne coltivata o sull'istituzione di una medaglia di cartone per i cuochi italiani. Un'altra cosa la sa fare molto bene: nominare commissari sulle varie emergenze e istituire Commissioni per allargare il fronte degli amici, nel frattempo evoca il made in Italy e poi si dimentica, di fatto, l'agricoltura nella prossima legge di bilancio.
Presidente, onorevoli colleghi, noi non ci arrenderemo mai a questa logica parolaia e propagandistica, e sulla legge di bilancio continueremo a incalzare il Governo affinché sia riconosciuto il giusto protagonismo all'agricoltura italiana lungo il cammino della transizione ecologica e per proporre misure strutturali per rispondere ai cambiamenti e alle trasformazioni che il sistema agroalimentare sta vivendo per garantirne un futuro duraturo e sostenibile, oltre le logiche degli spot e delle emergenze.
Per tutte queste ragioni, con tanta amarezza per l'ennesima occasione persa in oltraggio al ruolo del Parlamento, il gruppo del Partito Democratico voterà convintamente «no» a questa brutta e insignificante legge.