A.C. 1437-A
Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, vorrei soffermarmi sul merito della fiducia richiesta da questo Governo. Il ricorso crescente alla decretazione d'urgenza e, come è noto, una tendenza in atto dalle ultime legislature, anche con Governi a maggioranze diverse. A parziale giustificazione, va ricordato che hanno dovuto agire in una situazione di emergenza dovuta alla pandemia, ma questo Governo, che si vanta di essere un Governo politico e che dispone di una solida, in apparenza, maggioranza, ha già battuto ogni record nell'uso e abuso dei decreti e della fiducia.
I guasti della corretta vita parlamentare e alla coerenza con il dettato costituzionale, già noti, si stanno ulteriormente ampliando, perché si accentua un monocameralismo di fatto e alternato, nel quale la possibilità di emendare un testo di un decreto-legge in sede di conversione è riservata ad una sola delle due Camere, perché troppo spesso i decreti presentano contenuti assemblati, senza coerenza e pertinenza - come avviene anche in questo caso - e con l'aggiunta della confluenza del testo di un decreto in un altro decreto. In verità, noi riteniamo che questo assiduo ricorso alla decretazione d'urgenza risponda alla necessità di superare o evitare divisioni in questa maggioranza con l'uso complementare della richiesta della questione di fiducia e corrisponda a un'idea del rapporto tra Governo e Parlamento che mira a spostare l'equilibrio dei poteri a favore dell'Esecutivo, come dimostra con chiarezza l'invito-ordine - tra virgolette - a non presentare emendamenti alla legge di bilancio e il lancio della proposta di premierato nelle modalità annunciate nei media.
La fiducia, se abusata come sta avvenendo, mette il singolo parlamentare, come è noto, e non solo i relativi gruppi, nella condizione di sollevare un conflitto di attribuzione presso la Consulta per manifesta violazione delle prerogative anche dei singoli parlamentari. E vale ricordare qui i richiami del Presidente della Repubblica e le sentenze della Corte costituzionale, che già sono da tempo inascoltati. Ma voglio sottolineare perché, a mio avviso, questa maggioranza e questo Governo sono particolarmente sordi a questi precedenti e a questi argomenti: perché l'idea da raggiungere, anche tentando la strada dei plebisciti referendari, è quella di negare la necessità di rafforzare la democrazia liberale, ma di affermare una democrazia affidata all'imperio della maggioranza.
Come gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, non staremo a guardare questa deriva e questa direzione autoritaria. Siamo pronti a ricorrere a tutti gli strumenti parlamentari per reagire a questo attacco alle prerogative del Parlamento e per rispondere a un'idea di democrazia molto simile alla democratica in atto in Ungheria e in Polonia, per fortuna fino a poco fa.
La fiducia a questo Governo non sarebbe una cosa seria, perché non è seria, non è vera la volontà di confronto. Lo dimostra il percorso per la legge di bilancio. Lo dimostra il fatto che già ci si prepara a un referendum, relegando il dibattito parlamentare ad un passaggio obbligato. E poi, quale fiducia si può avere in un Governo che nega tutte le promesse fatte in campagna elettorale e per non ammetterlo si limita a cavalcare il contingente, senza una visione, senza una proposta strutturale di medio e lungo periodo, nella quale affrontare i problemi di fondo, quelli del debito, quelli della crescita, quelli del sostegno adeguato ai lavoratori, ai pensionati e alle imprese?
Il Presidente del Consiglio, rivolgendosi ai lavoratori autonomi, ha affermato di recente che “il Governo combatte l'evasione fiscale e non quella presunta”, questo mentre i dati dell'Istat e del MEF riportano che l'evasione fiscale dell'Irpef e dell'IVA raggiungono rispettivamente i 28,2 miliardi per mancati versamenti Irpef e i 22,8 miliardi per l'IVA, e che, dunque, altri settori di lavoro nero sono presenti nel nostro Paese.
Un Governo rispettoso dei fatti e dei problemi degli italiani dovrebbe dire: attenzione, oltre al non rispetto della legalità, c'è una grande concorrenza sleale, presente anche nel lavoro autonomo. Ci sono persone che, mentre voi pagate le tasse, le evadono. Certo, il lavoratore autonomo non evade per nascita. Ma i Governi di centrodestra e ora di destra, per rincorrere un consenso elettorale immediato e nocivo per l'etica pubblica del Paese e per le entrate complessive, non combattono sul serio l'evasione fiscale, non combattono per sviluppare davvero una leale concorrenza nel mercato del lavoro e nel mondo del lavoro autonomo, ma per navigare in un sistema corporativo che colpisce l'interesse generale e che divide il mondo stesso del lavoro.
Anche in questo decreto, in specifico all'articolo 4, si introduce una sanatoria sugli scontrini per chi non li ha fatti. Anche in questo caso, cosa direte a quelli che gli scontrini, invece, li hanno fatti? Qual è il messaggio: non siete nati evasori, ma vi veniamo incontro se lo diventate? Oggi che chiedete l'ennesima fiducia e che cercate di umiliare le opposizioni, privandole della possibilità di presentare emendamenti, voglio dire con chiarezza che il vostro disegno ci è noto e che agiremo per renderlo sempre più chiaro agli italiani. Voi pensate che sia giusto spostare sull'Esecutivo l'approvazione di fatto delle leggi e che le Camere dovrebbero avere sempre più un ruolo notarile di registrazione delle scelte dell'Esecutivo, e per questo siete indifferenti all'abuso dei decreti-legge. Oggi vi accanite contro i sindacati, perché scioperano contro le vostre scelte. Con i partiti dell'opposizione, anche i sindacati intralciano il vostro disegno.
Noi non voteremo la fiducia a questo Governo, mentre aumenta nel Paese il discredito rispetto alle vostre promesse, alle vostre scelte di bilancio e alla vostra politica fiscale. Si può arrivare a diminuire il ricorso al voto di fiducia e ai decreti-legge. Come? Con maggiore rispetto del Parlamento, attraverso la sfiducia costruttiva, non limitata alle forze di maggioranza. Oppure, si può spostare il baricentro sull'Esecutivo, a danno, di fatto, delle prerogative costituzionali del Parlamento: questa noi riteniamo sia la vostra scelta. Votiamo “no” perché rispettiamo la Costituzione. Votiamo “no” perché rispettiamo i lavoratori, le libere associazioni e il loro diritto di lottare e rivendicare. Votiamo “no” perché un'alternativa c'è al vostro Governo e sta crescendo nel Paese.