Grazie, signor Presidente. Care colleghe e cari colleghi, rappresentante del Governo, la COP28 sul clima, che inizierà tra due giorni, è uno degli appuntamenti più importanti di questi anni per fare il punto su come gli Stati stanno affrontando le emergenze climatiche e ambientali del pianeta.
È emersa, in questi giorni, dal dibattito sul tema la valenza politica di questo appuntamento, che chiama in causa la responsabilità degli Stati, le scelte pratiche che devono essere messe in campo per quello che si configura come un conto alla rovescia prima del disastro. Sì, uso la parola “disastro”, è un termine forte, perché ormai è sotto gli occhi di tutti che, se non affronteremo con misure straordinarie e con un impegno costante l'emergenza climatica, non potremo che fare il conto delle vittime e dei danni provocati da eventi climatici estremi dalle dimensioni sempre più devastanti.
Anche il nostro Paese, lo sappiamo bene, è esposto a episodi sempre più frequenti che minacciano l'ambiente, ma, soprattutto, l'umanità e, quindi, il nostro sistema economico e produttivo. Solo nell'ultimo anno, da Ischia alla Romagna, fino alla Toscana di qualche settimana fa, sarebbe lungo l'elenco di tragedie che hanno ferito un territorio fragile e troppo a lungo maltrattato. Allora, quello di cui discutiamo oggi, colleghi, non sono temi per addetti ai lavori, riguardano la nostra esistenza e il nostro destino e, per questo, è bene che il Parlamento, anche se un po' distratto, si pronunci e dia indicazioni al Governo su come agire. E sarebbe opportuno - lo voglio dire - che il Governo fosse rappresentato a Dubai, all'appuntamento della COP28, ai massimi livelli e con la massima responsabilità.
Devo dire anche, signor Presidente, che mi sarei aspettata dal Governo ben altro atteggiamento rispetto alle mozioni nostre e a quelle presentate dalle altre opposizioni. Ho sentito, poco fa, anche le parole della collega, che auspicava un incontro di intenti da parte di tutte le forze politiche. Scusate, ma chi l'avrebbe dovuta ricercare quest'unità di intenti? Il Governo, la maggioranza e, invece, vediamo che, alle nostre mozioni, è stato opposto un “no” pregiudiziale, anche su impegni esattamente identici a quelli contenuti nella mozione della maggioranza.
Ma, in fondo, è chiaro: a voi non interessa discutere, entrare nel merito, prendersi impegni al riguardo, a voi non interessa questo appuntamento. A Dubai, invece, ci saranno i leader dei grandi Paesi, ci sarà Papa Francesco che, dopo i suoi richiami continui alla cura della casa comune, non si fa certo spaventare dal fatto che questo appuntamento si svolga - lo sappiamo bene - in uno dei Paesi di maggiore produzione al mondo di petrolio e che i colloqui verranno gestiti, ahimè, da uomini legati ad aziende altamente inquinanti.
Quest'anno, infatti, la COP28 a Dubai è un passaggio cruciale nel percorso globale per il contenimento e per il contrasto del cambiamento climatico, sarà la prima occasione in cui veramente si farà una valutazione complessiva degli obiettivi dell'Accordo di Parigi, del punto in cui siamo arrivati e permetterà di valutare l'efficacia delle politiche adottate finora e a capire dove bisogna agire con più determinazione e più urgenza per intensificare gli sforzi. Si tratterà - questo è l'auspicio - di una riflessione collettiva sulle promesse mantenute e su quelle, troppe, ancora in sospeso, con un obiettivo chiaro, però: mantenere quell'obiettivo al di sotto della soglia critica di aumento delle temperature globali di 1,5 gradi centigradi entro la fine del secolo. Si discuterà di molti altri temi, dall'attuazione dell'obiettivo sull'adattamento, alla creazione di un fondo per le perdite e i danni destinato ai Paesi in via di sviluppo e, poi, sulle questioni centrali dell'accelerazione della transizione energetica globale e su come riorganizzare l'architettura finanziaria globale per sostenere finanziamenti per il clima, in particolare per i Paesi più vulnerabili; sulla trasformazione dei sistemi alimentari e, quindi, sul settore agricolo, che sappiamo essere fondamentale, per aumentarne la resilienza, per ridurre le emissioni; sulle modalità per affrontare l'instabilità e l'insicurezza, che sono sempre più legate alla crisi climatica. E, poi, altri temi come, ad esempio, la protezione della natura e la grande connessione sulla salute umana.
A questo appuntamento, ognuno dovrà fare la propria parte, a partire dall'Europa, che alla COP28 si presenta, ormai, da diversi anni, con il biglietto da visita di leader indiscusso della transizione verso le emissioni zero. È l'unica economia avanzata, lo sappiamo, ad avere ridotto le emissioni di gas serra, dal 1990, del 28 per cento ed è l'unica ad avere messo in campo, soprattutto in questi ultimi anni, un pacchetto di obiettivi, di politiche e di misure molto ambizioso e perfettamente allineato con le indicazioni della comunità scientifica, dal Green Deal, che sappiamo prevede la neutralità climatica entro il 2050, a un taglio di emissioni nette entro il 2030 del 55 per cento.
E, poi, in termini di realizzazione della transizione energetica e di accompagnamento della trasformazione del nostro sistema produttivo. È un tema fondamentale, questo: come accompagnare la sostenibilità ambientale e la crescita, lo sviluppo economico, in una logica di equità e di sostenibilità, perché questi due aspetti possano marciare insieme, senza che a pagare il costo della transizione siano le parti più fragili e più esposte della società. Allora, forte di un protagonismo in Europa, a partire anche dalla posizione negoziale che è stata approvata dal Consiglio europeo e dal Parlamento, noi, nella nostra mozione, abbiamo chiesto al Governo una serie di impegni molto chiari: di sostenere questa road map globale per l'uscita ordinata da tutte le fonti fossili, per l'eliminazione dei sussidi alle fonti fossili, per l'espansione delle energie rinnovabili, delle reti elettriche, dei sistemi di stoccaggio e dell'efficienza energetica; e poi di raddoppiare velocemente il taglio dei consumi e di triplicare la capacità di energia rinnovabile installata. Si tratta di impegni importanti, che richiedono consapevolezza della posta in gioco. Devo dire che abbiamo letto la mozione della maggioranza e confesso che, per alcuni punti, ne siamo stati anche favorevolmente colpiti. Ne cito alcuni: l'Italia condivide l'orientamento comunitario per incrementare la decarbonizzazione dell'economia, promuovendo un patto verde per le imprese e i cittadini, che consideri l'ambiente come motore economico. Oppure: promuovere il dialogo tra le parti per innalzare l'ambizione globale sui contributi a livelli nazionali, al fine di colmare il divario tra gli obiettivi dichiarati e lo stato dei fatti emerso dagli ultimi contributi scientifici. Ecco, chissà se, tra le tante generiche e ambigue parole che abbiamo letto, purtroppo, in questa mozione, se, dopo quello che avete scritto e che vi ho letto, smetteremo finalmente di ascoltare, da Ministri e da altri autorevoli esponenti dei partiti maggioranza, che le cause del cambiamento climatico sono ancora incerte, oppure che c'è ancora dibattito nella comunità scientifica. Basta! Basta con questo negazionismo climatico strisciante a cui continuate irresponsabilmente a dare voce.
Certo stupisce che, di fronte a una mozione di oltre 3.000 parole, non vengano mai citate quelle fondamentali: energie rinnovabili. Non c'è questa parola! Voi continuate ad essere un Governo nemico dello sviluppo delle energie rinnovabili, forse per avvantaggiare o sostenere soluzioni incomprensibili, fuori dal tempo, che non hanno alcuna possibilità vera di realizzazione. Non fate nulla per accelerare lo sviluppo e l'installazione della potenza prevista. Ritardate l'emanazione dei decreti attuativi sulle comunità energetiche e ritardate tutta una serie di adempimenti che sono, invece, fondamentali. Non si può essere ambigui o contraddittori nelle scelte che, proprio in questi giorni, state continuando a fare. Iniziate a cancellare quel taglio di 240 milioni che avete messo nella manovra di bilancio per il Fondo italiano per il clima. Di questo discuterete alla COP28. Come fate a presentarvi con una legge di bilancio che taglia proprio quelle risorse che servono esattamente per accompagnare gli obiettivi internazionali su clima e ambiente? E poi, come farete a presentarvi all'appuntamento della COP con un DL Energia, approvato ieri, che, oltre a prevedere di fatto quella che oggi abbiamo definito la tassa Meloni, con la decisione di non prorogare l'uscita dal mercato di maggiore tutela, torna ancora una volta ad allargare le maglie per le coltivazioni di idrocarburi nel nostro Paese, cioè le fonti fossili, addirittura prevedendo, nel decreto-legge che avete approvato, che queste si vedranno riconosciuto un costo di produzione maggiorato, con un congruo tasso di remunerazione con la scusa delle imprese energivore? Smettete, soprattutto, di tentare di demolire in Europa ogni sforzo per accelerare e governare la transizione ambientale ed energetica. Non è con i rinvii e i ritardi, di cui vi fate protagonisti, che si proteggono le imprese e i cittadini e si accompagna la nostra economia nella transizione.
Di fronte al disinteresse evidente nei confronti dei problemi ambientali e climatici, quel disinteresse che osteggia e rinvia la discussione di una legge nazionale sul consumo di suolo, che ritarda l'approvazione di un Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, che in quest'anno ha visto evocare ancora tante, tante volte nuovi condoni e nuove sanatorie, oggi avete l'occasione, grazie proprio all'ancoraggio alle proposte europee, lo voglio sottolineare, di rappresentare alla COP28 la spinta più forte ad affrontare la crisi climatica e salvaguardare il Paese. Non è un'impresa facile, me ne rendo conto, soprattutto per un Governo e una maggioranza che faticano ancora a riconoscere la centralità e l'importanza di questo tema. Bisogna avere in mente un'idea di futuro non egoista e la consapevolezza che ogni azione che compiamo oggi avrà una conseguenza sulle nostre generazioni e su quelle che verranno. E bisogna guardare in faccia la realtà, cosa che vi ostinate a non fare. C'è già, oggi, chi paga il prezzo altissimo della crisi climatica: sono i più fragili, i più poveri, quelli che non possono permettersi di scegliere dove abitare e quale aria respirare. Non esiste giustizia climatica senza giustizia sociale. È il tempo di essere coraggiosi e di prendersi impegni coerenti. Nessuno può tirarsi indietro: non può farlo l'Italia, non può farlo l'Europa e non può farlo nemmeno il vostro Governo, nonostante l'ambiguità e il disinteresse che anche oggi avete dimostrato.