Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:
in attesa della pronuncia definitiva del Consiglio dell'Unione europea, la Commissione europea, il 24 novembre 2023, ha approvato la proposta di revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano, incluso il nuovo capitolo sul «RePowerEU», presentata dal Governo nell'estate 2023 dopo mesi di incertezze e ritardi;
la proposta, che modifica più della metà tra riforme e investimenti e circa un terzo degli obiettivi totali del Piano nazionale di ripresa e resilienza, è stata trasmessa al Parlamento soltanto pochi giorni prima della presentazione ufficiale alla Commissione europea – senza fornire una puntuale documentazione dei progetti modificati –, non consentendo di fatto l'esame parlamentare espressamente previsto dall'articolo 9-bis, comma 2, del decreto-legge n. 152 del 2021, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 233 del 2021, e disattendendo la richiesta, reiterata in sede parlamentare dal Partito democratico, di un pieno coinvolgimento del Parlamento;
il nuovo Piano, all'esito dei negoziati, comporta un aumento delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza da 191,6 a 194,4 miliardi di euro e non già di 21 miliardi di euro come dichiarato dal Governo, peraltro da ricondurre esclusivamente ai 2,8 miliardi di euro per il finanziamento del capitolo RePowerEU;
ingenti risultano invece i tagli apportati, pari a circa 16 miliardi di euro e in prevalenza a danno dei progetti degli enti locali (circa 10), investendo fondamentali misure per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei comuni (6 miliardi di euro), la gestione e riduzione del rischio alluvionale e idrogeologico (1,287 miliardi di euro), la rigenerazione urbana (2 miliardi di euro), i piani urbani integrati (circa 1 miliardo di euro), la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie (300 milioni di euro), cui si aggiungono le rimodulazioni che compromettono l'incremento dell'offerta di asili nido e di scuole dell'infanzia originariamente previsto, con oltre 100.000 posti e 900 milioni in meno, e il rafforzamento dell'assistenza sanitaria intermedia, tagliando circa 500 tra case e ospedali di comunità –:
quale sia la reale portata del nuovo Piano nazionale di ripresa e resilienza, in particolare chiarendo – anche attraverso la trasmissione di documentazione dettagliata al Parlamento in un'ottica di trasparenza e condivisione – con quali criteri e modalità di monitoraggio siano stati selezionati i progetti da mantenere e quelli da definanziare e, conseguentemente, con quali eventuali fonti alternative e disponibili di copertura il Governo intenda portare avanti i progetti cancellati, come ha più volte dichiarato, soprattutto quelli relativi agli asili nido, ai comuni, al contrasto del dissesto idrogeologico e alla sanità territoriale.
Seduta del 29 novembre 2023
Illustrazione di Silvia Roggiani, risposta del Ministro Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, replica di Piero De Luca
SILVIA ROGGIANI, Grazie, Presidente oggi, in quest'Aula ci facciamo portavoce degli oltre 7.000 comuni che hanno presentato progetti sul PNRR e che si vedono tagliare i fondi di opere spesso già realizzate o messe a gara, opere per la lotta al rischio idrogeologico, per la rigenerazione urbana, per valorizzare i beni confiscati alle mafie. Ci facciamo portavoce dei comuni che, secondo la Corte dei conti, sono quelli che meglio sono riusciti a spendere i soldi del PNRR e chiediamo: chiariteci quali sono i progetti tagliati, chiaritecelo qui, in Parlamento. Chiariteci il perché e con quali motivazioni. Chiariteci quale sarà la fonte di finanziamento alternativa, perché ancora non lo abbiamo capito. Chiariteci quando sposterete queste risorse, perché, se lo spostamento non sarà contestuale, le gare rischiano di bloccarsi. Chiariteci se sarete in grado di garantire che, anche con queste nuove fonti di finanziamento, rimarranno le procedure semplificate, perché altrimenti queste opere rischiano di non essere fatte. E, ancora, lo hanno già detto i colleghi in precedenza, su un taglio davvero ingiusto, quello dei 100.000 posti negli asili nido; oggi, in Italia, solo il 28 per cento dei bambini ha un posto in un asilo nido. Cosa diciamo alle famiglie? È questo il vostro sostegno alla natalità? I comuni, con i fondi del PNRR, danno risposte alle loro comunità. Vogliamo lasciarli di nuovo soli? Vogliamo perdere questa occasione straordinaria.
RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Grazie, come ho appena detto rispondendo alla precedente interrogazione, parto dalla fine: cosa diciamo alle famiglie? La prima cosa che diciamo è che non sono stati tagliati i posti, per le ragioni che ho appena spiegato, dove abbiamo individuato le risorse da garantire per la realizzazione degli asili e poi diciamo anche che abbiamo corretto due errori, ai quali ho fatto riferimento. Il primo sono i 900 milioni di euro per il funzionamento degli asili, che erroneamente sono stati inseriti nella prima bozza del Piano e che non potevano essere inseriti. In secondo luogo, spieghiamo che nel bando era stata prevista la demolizione e ricostruzione, conteggiando questi come nuovi costi, e non era possibile; questo è condiviso ed è palese all'interno del confronto con la Commissione europea, così come mi preme anche chiarire che noi non abbiamo tagliato nulla. Consentitemi anche questa occasione per ribadire un concetto: tagliare vuol dire intervenire sul decreto di finanziamento delle opere. Noi abbiamo un decreto di finanziamento dell'intero PNRR che non abbiamo mai, in alcun momento, modificato. Questo vuol dire che non ci sono mai stati tagli, così come regolarmente viene ripetuto, in ogni circostanza e che, nel confronto messo in campo, abbiamo individuato una serie di opere che sono state spostate fuori dal PNRR e che, quando si completerà l'iter di approvazione del Piano troveranno una copertura alternativa. Ciò anche perché vorrei ricordare che sono ben 67 i miliardi di euro di progetti in essere, cioè interventi precedenti al PNRR, che non corrispondevano né ai criteri di ammissibilità del Piano, né, tantomeno, rispondevano ai tempi, come emergerà, in modo molto dettagliato, dal completamento della revisione e dalla relazione che porteremo in Parlamento, come regolarmente abbiamo fatto, e nella quale avremo la possibilità di discutere dettagliatamente di questi aspetti.
Quindi, la scelta che il Governo ha messo in campo è stata una scelta di confronto, perché ne abbiamo parlato con gli enti locali, ci siamo confrontati con gli enti locali e abbiamo addirittura, su ogni singola questione, avviato una comunicazione diretta con ogni singola amministrazione comunale e le conseguenze delle scelte sono frutto anche delle risposte che, per iscritto, il Governo ha ricevuto. Questo è il percorso che noi abbiamo messo in campo e, quindi, avremo la possibilità, nei prossimi giorni e nei prossimi mesi, di confermare ulteriormente non solo le scelte, ma anche, devo dire, di evitare di utilizzare per il futuro verbi come tagliare, che noi non abbiamo utilizzato nella pratica e nei provvedimenti che abbiamo messo in campo.
PIERO DE LUCA, Grazie, Presidente. Guardi, noi abbiamo ascoltato un trionfalismo francamente fuori luogo da parte del Ministro, che non possiamo per nulla condividere. Sulla modifica del nuovo PNRR avete avuto la capacità e il coraggio di confondere le acque con un gioco delle tre carte degno del miglior prestigiatore, Ministro.
La Premier ha annunciato di aver ottenuto oltre 21 miliardi di euro in più per l'Italia: è una fake news, chiariamolo ancora una volta, è una bugia e lei lo sa perfettamente. I conti dovete farli bene, altrimenti vi presteremo una buona calcolatrice. Non sono i 21 miliardi in più nel PNRR, sono 2,8, legati ad adeguamenti tecnici per il capitolo REPowerEU. C'è una bella differenza e crediamo che voi dobbiate avere il dovere di raccontare la verità e non fare moltiplicazioni immaginare dei pani e dei pesci. I 21 miliardi di euro sono rimodulazioni di risorse già esistenti, su cui state producendo, peraltro, un disastro, perché state cancellando - lei preferisce il termine “definanziando”, è la stessa cosa - progetti strategici non per il Partito Democratico, ma per l'intero Paese.
Al di là delle chiacchiere, avete cancellato interventi per oltre 100.000 nuovi posti in asili nido. Questa è la verità ed è una scelta grave, che noi denunciamo ancora una volta con forza e ve ne dovete assumere la responsabilità nei confronti delle famiglie, dei bambini, delle donne, cui state negando un'opportunità che noi avevamo, invece, creato. Avete cancellato 500 progetti di nuove case, ospedali di comunità: una decisione scellerata, che indebolirà l'accesso alla salute pubblica gratuito e universale dei nostri cittadini. Avete cancellato oltre 10 miliardi di euro di progetti di riqualificazione di periferie e interventi nei territori nei nostri comuni. È una realtà, è un dato di fatto, ve lo sta contestando anche l'ANCI; se non ve ne siete accorti, conviene informarvi meglio. È una decisione, dal nostro punto di vista, profondamente sbagliata.
Le domande, allora, che le abbiamo posto sono semplici e lei a queste domande non ha risposto: perché avete colpito gli asili, i comuni, il dissesto idrogeologico? Perché avete colpito la sanità? Dove avete spostato esattamente le risorse tagliate? Con quali criteri avete scelto gli interventi da definanziare? Avete rispettato la soglia del 40 per cento al Mezzogiorno, sì o no? Sono domande semplici, a cui lei non ha dato risposta e anche nulla ha detto sulle eventuali coperture alternative, di cui vi state riempiendo la bocca. Siamo stanchi di promesse al vento. Dove troverete i fondi per recuperare i progetti che avete fatto saltare? Questo lei doveva dire oggi, doveva mostrare le carte al Parlamento, non continuare a raccontarci favole e buone intenzioni, perché di favole e buone intenzioni ne abbiamo ascoltate già troppe finora. Continueremo a chiedere verità e trasparenza, Ministro, a lei e al Governo, perché è in gioco il futuro del Paese. Non permetteremo di bruciare un'occasione storica per l'Italia.