Discussione generale
Data: 
Lunedì, 4 Dicembre, 2023
Nome: 
Piero De Luca

A.C. 1342-A

Grazie, Presidente. Oggi ci troviamo a discutere, in questa sede, del provvedimento di delega al Governo per il recepimento di direttive e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea, cioè la legge di delegazione 2022-2023. Questo provvedimento, come sappiamo, insieme alla legge europea, è uno di quei due strumenti previsti dalla legge n. 234 del 2012, che consentono di adeguare il nostro ordinamento alla normativa europea.

In particolare, la legge di delegazione reca deleghe al Governo per recepire le direttive che sono in scadenza o che scadranno nei prossimi mesi e recepire princìpi o disposizioni non direttamente derivanti da regolamenti che pure hanno un'applicazione diretta nei vari Stati membri. La legge europea, invece, contiene altre disposizioni, volte ad attuare gli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea, a prescindere dalla scadenza o dalla trasposizione di direttive o di princìpi espressi nei regolamenti.

Ci troviamo, però, a discutere oggi, signor Presidente e colleghi, di un provvedimento che è stato presentato dal Governo il 28 luglio scorso. Il quadro normativo italiano prevede che la legge di delegazione debba essere innanzitutto presentata entro il 28 febbraio di ogni anno e che, semmai, entro il 31 luglio di ogni anno, può essere presentata una seconda legge delegazione. Noi, invece, ci troviamo a discutere di un provvedimento che è stato presentato in prima battuta con 6 mesi di ritardo, quindi con mesi e mesi di ritardo, quando doveva essere, semmai, presentato un secondo provvedimento del genere. Ma, al di là di questo ritardo iniziale, che pure vale la pena stigmatizzare e denunciare in questa sede, c'è un altro elemento che non possiamo non rilevare oggi, ossia il ritardo che questo provvedimento sta avendo nel suo esame, nel suo iter parlamentare. È stato depositato e, quindi, abbiamo iniziato a valutarlo dopo la sua adozione. Sono settimane che abbiamo concluso, in Commissione politiche dell'Unione europea, l'iter della presentazione, dell'esame e della discussione degli emendamenti, dopo un'apposita e adeguata discussione nelle Commissioni di merito competenti, e ci troviamo, clamorosamente, nelle scorse settimane, a scoprire che il Governo non era pronto con i pareri di propria competenza. Per cui questo provvedimento, che ad oggi doveva essere già stato approvato da questo ramo del Parlamento, perché ricordiamo che siamo in prima lettura e poi dovrebbe andare anche al Senato e in caso di modifiche ritornare alla Camera, oggi ha la possibilità di avere solo una discussione generale e, probabilmente, la sua discussione finale, con il voto e l'approvazione, sarà rinviata addirittura all'anno prossimo, secondo il calendario dei lavori della Camera, oppure, nelle prossime settimane, subire un grande ritardo a causa della mancata presentazione e definizione dei pareri da parte del Governo su emendamenti, peraltro, in alcuni casi, presentati alla stessa maggioranza.

Allora, senza voler alimentare ulteriori polemiche, non possiamo non rilevare che, ancora una volta, non è propaganda, non è una frase fatta, ma il mood che doveva caratterizzare il lavoro del Governo, quando diceva che erano pronti, si rileva in ogni atto e in ogni provvedimento: sono in ritardo su tutto, non sono pronti su niente. Questo provvedimento ne è clamorosa testimonianza e prova. Che cosa è inserito all'interno di questo provvedimento? I colleghi l'hanno richiamato, ma quello che loro hanno correttamente richiamato come contenuto del provvedimento, in realtà, è un'aggravante, da un punto vista politico, rispetto ai ritardi che stiamo denunciando e che, come Partito Democratico, continueremo a denunciare nelle prossime settimane. Vi è, innanzitutto, il recepimento della direttiva sui salari minimi. Io mi rendo conto che il Governo su questo terreno è in grande difficoltà e, probabilmente, nelle prossime ore si discuterà di come aggirare o trovare una soluzione politica per non affrontare il tema che il Partito Democratico e tutte le opposizioni hanno posto al Governo, ossia prevedere nel nostro ordinamento, finalmente, una soglia minima legale, che noi chiediamo a 9 euro l'ora, per risolvere o provare ad arginare il dramma di 3 milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori poveri, cioè lavoratrici e lavoratori che, pur lavorando e pur avendo un'occupazione, ricevono un salario che per noi equivale a sfruttamento. Nelle prossime ore, non si sa come, probabilmente il Governo proverà a trovare una soluzione articolata, dopo aver, la maggioranza, rinviato e delegato al CNEL la valutazione su questo tema, rinviando un problema che per noi è essenziale. In questo provvedimento c'è il recepimento della direttiva sui salari minimi: voi ritardate, ancora una volta, anche da un punto di vista europeo, la necessità di affrontare questo tema, che per noi è essenziale. Ci sono altre direttive, che sono state citate, come quella volta a garantire il principio della pari retribuzione tra uomini e donne, a parità di lavoro. Ci sono norme legate alla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti cancerogeni. Ci sono norme volte a ridurre le emissioni gas serra. Ci sono norme volte a tutelare i nostri cittadini e le pubbliche amministrazioni rispetto ai rischi derivanti dagli attacchi cyber, dagli attacchi online, quindi volte a rafforzare la cyber sicurezza nel nostro Paese.

E anche lì, senza voler fare propaganda, abbiamo visto quanto sia semplice o facile, o, diciamo così, possibile bucare la rete telefonica della Presidenza del Consiglio dei ministri. Immaginate quanto sia essenziale rafforzare le tutele delle pubbliche amministrazioni e dei nostri cittadini rispetto all'utilizzo dei dati sensibili che circolano nel nostro Paese.

Tutto potevamo immaginare fuorché un ritardo su questo provvedimento, su cui pure ci è stato peraltro proprio un elemento di criticità legato al reperimento di risorse da parte del Governo. Ci sono norme legate alla gestione della crisi bancaria, al rafforzamento dei consumatori e dei risparmiatori italiani ed europei. Anche lì, però, non ci stupisce il ritardo con il quale voi state agendo in questo momento, perché, come ribadiamo anche in questa occasione, c'è un provvedimento, uno strumento che solo l'Italia non ha recepito e approvato, ratificandone le modifiche, che è la riforma del MES.

Cogliamo ancora una volta l'occasione per dire che la riforma di uno strumento che già esiste dal 2012 migliorerà semplicemente le tutele dei risparmiatori italiani ed europei, perché c'è una norma, che è il cosiddetto backstop, che consente di sostenere con risorse del MES il Fondo unico per le risoluzioni bancarie, per le crisi bancarie, e consente al MES di intervenire in caso di crisi di istituti bancari, tutelando i risparmiatori e i consumatori italiani ed europei. Questa norma voi la state bloccando, ancora una volta decidendo di non decidere rispetto alla ratifica della modifica al Trattato MES.

Siamo l'unico Stato a non averlo ancora fatto, in un contesto nel quale, peraltro, l'Italia rischia di perdere credibilità sui tavoli europei di Bruxelles in un momento in cui è necessario e indispensabile chiudere, invece, il negoziato per la riforma del Patto di stabilità e crescita. E guai a bloccare una riforma, guai a far rientrare e ritornare in vigore le regole previgenti. Vi siete per anni battuti anche voi, o era solo demagogia, contro l'austerità, contro il rigore. Oggi c'è l'occasione per riformare, dopo che noi, durante, purtroppo, il periodo drammatico della pandemia, abbiamo ottenuto la sospensione del Patto di stabilità e crescita.

Ora quelle norme rischiano di rientrare in vigore a gennaio dell'anno prossimo, se non si modificano. C'è una discussione in atto, ma voi che siete al Governo adesso dovete avere la capacità non più di fare chiacchiere o propaganda, ma di ottenere le soluzioni alle criticità che tutti insieme stiamo rilevando. Non si può continuare con vecchi parametri o vecchie logiche o applicazioni di criteri obsoleti, che rischiano di penalizzare il nostro Paese rispetto a una fase in cui è necessario sostenere alcuni investimenti strategici e scomputare questi investimenti, per esempio, dal computo del calcolo dei parametri del deficit o del debito.

Peraltro vi ricordiamo che, qualora ritornasse, entrasse in vigore il vecchio Patto di stabilità, la vostra manovra di bilancio rischia di essere in infrazione automatica da subito. Rischiamo l'apertura di una procedura per deficit eccessivo e il nostro Paese rischia davvero di finire sull'orlo del baratro. Allora, per tutte queste ragioni, per l'esigenza di rafforzare le norme per il contrasto al riciclaggio, contro il finanziamento del terrorismo, per il rispetto della trasparenza sulle imprese multinazionali, per applicare quanto prima norme sull'imposizione fiscale delle multinazionali, per migliorare le tutele, il grado di protezione, i diritti di cui possono essere beneficiari i cittadini, le imprese, le aziende, le famiglie e i lavoratori italiani grazie a norme europee, voi avreste il dovere di applicare e far chiudere quanto prima l'approvazione di questo provvedimento.

Invece siamo in clamoroso e gravissimo ritardo. Allora noi denunciamo questo e, al tempo stesso, ovviamente vi invitiamo a dare seguito ad alcuni emendamenti che abbiamo presentato, sia in Commissione politiche europee che nelle Commissioni di merito, su alcuni dei quali, quelli volti a rafforzare la cybersicurezza, per esempio, delle pubbliche amministrazioni, mi pare ci fosse anche una comune consapevolezza dell'esigenza di andare in quella direzione, nella direzione posta dai nostri emendamenti.

Trovate le risorse adeguate perché questi interventi vengano effettuati davvero nei prossimi mesi e nei prossimi anni, e basta, perché ieri abbiamo ascoltato, anche lì, un'iniziativa a Firenze che era in controtendenza rispetto al lavoro che noi stiamo facendo qui, in Parlamento. Perché, se stiamo alle parole ascoltate ieri alla convention della Lega, praticamente noi stiamo perdendo tempo, e invece non lo stiamo facendo.

Questo è un provvedimento importante. Recepire direttive fondamentali come quelle che voi avete ricordato oggi vuol dire contribuire a migliorare il processo di integrazione europea, migliorare le tutele e le garanzie per i nostri cittadini, consapevoli che il livello europeo è quello più adeguato ed è l'unico in grado di consentirci di affrontare le sfide e le criticità del nostro tempo. Gli Stati nazionali da soli non sono in grado di rispondere alle criticità del nostro tempo, di dare risposte ai nostri cittadini. Questo è il punto centrale, politico, su cui noi poniamo l'attenzione, e invitiamo davvero tutte le forze politiche italiane - l'Italia è uno dei 6 Paesi fondatori dell'Unione europea - a non fare passi indietro.

Non guardiamo con i paraocchi, guai ad avere un approccio e un atteggiamento che ci riporta indietro di decenni, a periodi bui della storia in cui gli Stati immaginavano di fare da soli, in cui gli Stati immaginavano, anche all'interno del continente europeo, di fare competizioni, e addirittura si sono trovati a vivere guerre fratricide al proprio interno. L'Europa è la nostra casa comune, l'Europa ha vinto il premio Nobel per la pace nel 2012 e l'Europa è l'unico livello istituzionale, politico, in grado di difendere davvero le nostre comunità e i nostri cittadini nei prossimi anni di fronte alle sfide drammatiche che abbiamo dinanzi nel nostro tempo, e lo vediamo che sono sfide geopolitiche, sfide legate a conflitti, sfide legate alla pandemia, sfide legate all'energia, sfide legate al rafforzamento delle tutele sociali.

Per tutto questo abbiamo bisogno di un'Europa più forte, di un'Europa rinnovata, di un'Europa politica davvero, ma è il lavoro che dovremmo fare. Guai ad andare indietro, guai a tornare indietro alle piccole e vecchie patrie, perché danneggeremmo in modo irreparabile il futuro dei nostri cittadini.