A.C. 1556 e abbinata
Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Ministro Santanche', il Governo ci sorprende e, una volta tanto, in questa legislatura non interviene con lo strumento della decretazione d'urgenza. Questa considerazione ci ha spinto a pensare che il tema delle guide turistiche potesse beneficiare del confronto e dell'approfondimento necessari, anche in considerazione della rilevanza della materia. Invece, abbiamo assistito all'ennesima compressione dei termini, a una corsa sfrenata per approvare il testo nei due rami del Parlamento, nell'intasamento anche dei lavori d'Aula di fine anno, per definire tutto in base alla scadenza del PNRR entro il 31 dicembre. In modo francamente singolare, la maggioranza decide di intervenire, peraltro non in tutte le categorie e professioni oggetto della cosiddetta direttiva Bolkestein ma soltanto in una specifica categoria, quella delle guide turistiche. Non interviene sulle materie dei balneari e dei taxi ma interviene solo sulle malcapitate guide turistiche.
Dicevamo che l'intervento sulla materia del turismo avrebbe meritato ben altro approfondimento e non certo questa che definiremmo una leggina, in considerazione della rilevanza della materia turismo per tutta l'economia italiana. In tutte le classifiche - già nella discussione generale di stasera è stato ricordato più volte - l'Italia è il quinto Paese più visitato al mondo, con 65 milioni di arrivi di stranieri, ed è il terzo Paese al mondo per numero di pernottamenti, ben 221 milioni, dopo gli Stati Uniti d'America e la Spagna, ma ben avanti a Cina, Regno Unito e Francia. Le presenze totali sono 432 milioni e, secondo le stime della Banca d'Italia, il settore turistico genera direttamente più del 5 per cento del PIL nazionale e, se consideriamo l'indotto indiretto, arriva fino al 13 per cento, per un totale del 6 per cento degli occupati. I luoghi di cultura italiani, che comprendono, come è noto, musei, attrazioni, parchi, archivi e biblioteche sono pari a 6.610. Le strutture ricettive attive sono 218.327 in questo momento, per un totale di oltre 5.175.000 posti letto.
Forti di questi numeri, le associazioni di categoria attendono da anni una riforma adeguata che possa riconoscere la giusta professionalità e la dignità che tutte le guide turistiche dovrebbero possedere per valorizzare, soprattutto, la storia, la cultura e l'eccezionale patrimonio artistico del nostro Paese ma anche per esaltare le nostre offerte turistiche, il turismo culturale - siamo il Paese al mondo con più sedi UNESCO - e quello balneare, con le nostre spiagge meravigliose, oltre a quello naturalistico e a quello enogastronomico, che continua a crescere, forte del riconoscimento della dieta mediterranea. Serviva esaltare al meglio questo sistema e, per farlo, serviva una riforma condivisa, non solo con la politica ma anche con le associazioni di categoria, con il mondo della formazione professionale e, soprattutto, con le regioni, in considerazione sia dell'opportunità politica sia anche in virtù delle specifiche competenze esclusive che la Costituzione attribuisce alle nostre regioni. In materia di professioni, peraltro, è noto che vi è una potestà legislativa concorrente, mentre la formazione professionale residua nella competenza, anch'essa, delle regioni.
In presenza di questo delicatissimo equilibrio in ordine alla potestà normativa, a nostro giudizio, il Governo avrebbe dovuto lavorare per ben altre condivisioni su questa norma. Il testo oggi in discussione è parziale e rimanda ai decreti attuativi del Ministero del Turismo per lo svolgimento anche della materia degli esami. Abbiamo la certezza che queste norme non verranno attuate in tempi brevi ed è un'altra debolezza, un altro punto di debolezza.
Ci preoccupa, poi, la circostanza che diverse associazioni di categoria hanno formulato il proprio disappunto su questo testo. Purtroppo, il provvedimento che viene dal Senato, contrariamente a tutte le raccomandazioni del mondo associativo, istituisce una guida generalista, lontana dal profilo e dalla competenza della guida turistica e non garantisce il rispetto concreto di standard professionali, culturali e linguistici adeguati per l'esercizio della professione stessa. Questo è il primo grande vulnus del testo, quello di non garantire una professionalità sempre più elevata a questo mondo e, del pari, offrire le opportune tutele alle lavoratrici e ai lavoratori esposti a forte concorrenza, francamente non sempre leale.
Ancora, mancano una visione e una strategia per l'apporto che le guide possono dare al comparto turistico. È un errore quello di non voler rafforzare l'elemento della specializzazione territoriale anche nell'esame di abilitazione. È un errore ancora più grave se consideriamo la circostanza che le fonti comunitarie, in particolare la direttiva 2005/36/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, sul riconoscimento delle qualifiche professionali lasciano ampi spazi, lasciano la possibilità concreta di prevedere una specializzazione per le guide che includa specifiche specializzazioni regionali.
Ciò giustifica, di fatto, la formazione di guide turistiche con una preparazione differenziata, in modo da essere in grado di svolgere correttamente la propria attività in ogni regione in cui sarebbero chiamate ad operare. In un Paese come l'Italia, che vanta il più grande patrimonio artistico e culturale al mondo, le guide hanno la necessità di essere competenti e specializzate anche sul patrimonio di uno specifico territorio. Le nostre guide rappresentano spesso il primo biglietto da visita dell'Italia, il primo contatto con la cultura, gli usi e i costumi del nostro territorio. Se una guida non ha un'adeguata preparazione, a partire dall'uso fluente della lingua straniera accompagnato da un livello linguistico per la corretta comunicazione e specializzazione delle aree territoriali e per la divulgazione del nostro patrimonio storico e artistico, a fare una figuraccia non è quella guida, a fare una figuraccia è tutto il nostro sistema di accoglienza, signor Ministro. Le conseguenze reali e pratiche di questo disegno di legge aggravano le carenze specialistiche, soprattutto nelle zone territoriali prive di professionisti di alto livello.
Si è preferito con questo testo bypassare le richieste delle associazioni per privilegiare la logica del turismo di massa, in contraddizione, peraltro, con quanto previsto sia dal Piano strategico per il turismo sia dal PNRR, che pongono al centro della riforma della professione di guida turistica il concetto di turismo sostenibile e responsabile, che evidentemente questa maggioranza e questo Governo stanno disconoscendo. L'apertura della categoria delle guide turistiche a figure non specializzate comporta un progressivo svilimento della categoria professionale e un'apertura verticale all'abusivismo del settore, che fa il paio con l'abusivismo delle strutture ricettive che, come è ben noto, è uno dei problemi più gravi che ha il settore. A tal riguardo il testo prevede che il controllo verrà fatto dai comuni, ma questa è un'altra delle previsioni che non ci soddisfa perché francamente i comuni in questo momento storico non si capisce con quali risorse e con quale personale dovranno esercitare questo controllo.
Per non parlare della soppressione dello scopo didattico delle visite guidate, altro grave errore. Lo scopo didattico deve rimanere. Gran parte del lavoro delle guide turistiche, infatti, è rivolto proprio a gruppi scolastici di ogni ordine e grado e a studenti universitari italiani e stranieri.
Nutriamo, altresì, forti perplessità sul tirocinio di 24 mesi per il riconoscimento di titoli esteri. È una norma che si presta ad abusi e forzature. Se il titolo è valido per tutto il territorio nazionale, senza obbligo di specializzazione territoriale… Presidente, se i colleghi possono liberare i banchi del Governo, le sarei grato.
Per favore, se liberiamo i banchi del Governo, grazie. Prego, onorevole Barbagallo.Se il titolo - dicevamo - è valido su tutto il territorio nazionale senza obbligo di specializzazione territoriale, ci sarà un tutor che farà girare tutto il Paese a spese proprie oppure potrà fare più tirocini distribuiti per ogni regione? Insomma, si preannuncia un pasticcio, che poi dovrebbe essere rinviato alla concreta e opportuna applicazione con i decreti ministeriali, decreti - è stato più volte ricordato in quest'Aula, signor Presidente - su cui il Governo già è in consistente ritardo. Se aggiungiamo ulteriori decreti ministeriali e ulteriore carico burocratico, certamente non agevoliamo il cittadino né il turista.
In conclusione, l'espressione più calzante per definire questa legge è quella di un'altra occasione persa per il Governo. A farne le spese stavolta non è soltanto il nostro sistema di accoglienza ma è soprattutto il tanto decantato merito che questo Governo, Ministro Santanche', si vanta di voler perseguire e che mai come oggi invece condanna.