A.C. 1606-A
Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, credo che corra l'obbligo ricordare a quest'Aula che oggi approda in Aula il cinquantatreesimo decreto da convertire in legge, in un anno e più di Governo. Oggi, come tante altre volte, la conversione del decreto sta avvenendo a seguito di un unico passaggio in una delle due Camere, con la conseguente mortificazione, oserei definirla grave, dell'assetto conferito dalla nostra Costituzione ai due rami del Parlamento. Potrei approfondire ancora la questione discutendo, ad esempio, del costante ricorso alla questione di fiducia, mai così abusata da quando ho memoria politica, o dell'ingiustificato esame del decreto in sede referente da parte delle Commissioni, il tutto con l'evidente obiettivo di precludere al Parlamento la condizione di un esame approfondito, come, invece, si richiederebbe in relazione a questioni delicate come quelle affrontate dal decreto che ci viene presentato, questioni riferite ai temi dell'energia e delle alluvioni che hanno messo in ginocchio intere regioni d'Italia. Per questa ragione il Partito Democratico ha voluto porre anzitutto una questione pregiudiziale di costituzionalità.
Siamo stanchi, infatti, di questo totale appiattimento del dibattito parlamentare, che dovrebbe essere il contenuto minimo ed essenziale di una democrazia forte come è stata quella italiana fino a poco tempo fa, e che non solo viene appiattito in sede di votazione del testo in sé, ma viene quasi annullato in sede di esame degli emendamenti, che sovente risultano ingiustificatamente snobbati.
Al di là dell'opposizione sui singoli contenuti del decreto, tema sul quale mi soffermerò più avanti nell'intervento, la questione che più sta a cuore a tutti noi – spero - è quella del rispetto del dibattito democratico. Mi auguro che gli onorevoli colleghi appartenenti ai gruppi di maggioranza prima o poi riescano a risollevare il capo contro questo metodo inaccettabile, che cela non solo l'assenza di rispetto nei confronti degli organi legislativi, ma anche una carenza di fiducia da parte della squadra di Governo nei loro confronti. Ma spero anche di scuotere le loro coscienze dicendogli che il Governo continua a usare decreti per legiferare perché evidentemente non si fida della loro capacità di discernimento e della sua stessa maggioranza, e credo che tutto ciò risulti mortificante per un parlamentare eletto nel territorio.
Venendo ai contenuti del decreto, il primo tema sul quale ritengo di dovermi soffermare, essendo tra le più legittimate a farlo in quest'Aula, attiene al trattamento, anzi, al maltrattamento riservato dal Governo alla mia regione, la Sicilia, attraverso questo decreto. La questione delicatissima e correttamente sottolineata dalla Corte dei conti attiene ai rifiuti siciliani. La Corte ha sottolineato più volte la carenza del sistema di gestione dei rifiuti. Il Governo ha risposto presentando un emendamento nel pieno della notte, approvandolo all'alba, che cambia tutto per non cambiare nulla. In particolare, i giudici avevano fatto notare la necessità di modificare gli ambiti territoriali di intervento e creare società pubbliche di regolamentazione che potessero tenere meglio sotto controllo la gestione. Ovviamente, con questo decreto non si interviene su nessuno di questi temi. Ancora una volta, a parte l'inadeguatezza della norma, infatti, sono diversi i punti critici da sottolineare. Il primo è che, per l'ennesima volta, il Governo ha pensato solo ed esclusivamente a nominare uno dei suoi esponenti, che peraltro ricopre già una carica di rilievo, il presidente della regione siciliana, a capo di un sistema di dubbia utilità. Il secondo aspetto critico è che tutto ciò viene fatto ancora una volta con il tipico metodo del Governo Meloni, e cioè attraverso una decisione assunta senza alcuna consultazione dell'Assemblea siciliana. La norma, infatti, non è mai passata al vaglio dell'Assemblea regionale siciliana, a riconferma della totale assenza di dialogo democratico, oltre che con il Parlamento, anche con i territori sui quali le politiche scellerate di questo Governo vanno pesantemente a incidere.
Il terzo elemento è quello che al presidente Renato Schifani, il nuovo commissario straordinario, verranno assegnati ben 800 milioni per gestire la situazione rifiuti attraverso la costruzione di impianti, rispetto ai quali, tra le altre cose, non si sa nulla, né in merito alle procedure ambientali di realizzazione e di funzionamento che verranno adottate, né in merito al loro funzionamento concreto. Questo a discapito, ancora una volta, del Fondo per la coesione concesso alla Sicilia, al quale già erano stati sottratti coattamente dal Governo un miliardo e 600 milioni di euro per la costruzione del ponte sullo Stretto, infrastruttura, anche questa, di cui non si vuole vedere la dubbia fattibilità e per la cui realizzazione non sono stati, ancora una volta, interpellati i territori di riferimento.
Vorrei far notare, peraltro, il rischio di infiltrazioni mafiose, considerata la grande quantità di subappalti che si renderà necessaria per far fronte alla situazione rifiuti, rischio per nulla arginato e forse nient'affatto valutato dalle pessime norme previste dal nuovo codice degli appalti, tanto voluto dal Governo.
Sulla parte del decreto relativa all'energia ho registrato per l'ennesima volta uno scellerato, massivo ricorso ai combustibili fossili, non si capisce in funzione di quale ragionamento logico, con una chiusura, da parte del Governo, alle nostre proposte emendative e sicuramente migliorative, con catastrofiche conseguenze in termini ambientali, rispetto alle quali il Governo, consapevole di questo suo massiccio ricorso a fonti non rinnovabili, ha deciso di fare orecchie da mercante, bocciando tutti gli emendamenti che puntavano a un avvicinamento, in termini di raggiungimento degli obiettivi, a quanto concluso in sede della COP28 e rendendo impossibile, di fatto, il raggiungimento dell'obiettivo previsto sull'accordo di abbandono del ricorso ai combustibili fossili entro il 2050. Ed è così che il Governo riscrive, per la terza volta, la norma riguardante il rafforzamento della sicurezza energetica, degli approvvigionamenti di gas naturale e la relativa flessibilità, facendo ricorso massiccio alle trivellazioni, che, invece, dovevano essere gradualmente abbandonate. Il tutto condito dall'originaria previsione di una pesantissima tassa sulla produzione di energia rinnovabile, che, invece di essere incentivata, veniva martoriata in modo del tutto ingiustificato. Per fortuna, a seguito di pressioni insistenti da parte del Partito Democratico, la tassa è stata espunta dal decreto, anche se in realtà alcuni esponenti di maggioranza hanno deciso di intestarsi questa battaglia in modo completamente e intellettualmente non coerente.
Un'altra parte importante del decreto riguarda le alluvioni che hanno colpito l'Italia durante l'anno precedente. Sul tema vorrei fare prima un piccolo inciso: avete notato che fin qui ho parlato, in riferimento ad un solo decreto, di tre argomenti profondamente diversi tra loro, rifiuti in Sicilia, trivellazioni e alluvioni? Volevo dire a chi ci segue da casa, attraverso il canale satellitare, che non sono io ad essere confusa. In barba alla prescrizione della Corte costituzionale che chiarisce che i decreti-legge dovrebbero rispondere a stringenti criteri di omogeneità, questo infatti è l'ennesimo decreto - passatemi il termine - pot-pourri con il quale vengono affrontate questioni estremamente eterogenee tra loro, alcune persino di dubbia urgenza, allo scopo unico di annullare, come dicevo precedentemente, il dibattito parlamentare.
Tornando alla questione alluvioni, il Governo ha bocciato, probabilmente senza neanche esaminarli, tutti i nostri emendamenti che miravano ad aumentare gli aiuti per gli alluvionati di Emilia-Romagna, Toscana e Marche, il collega Gnassi ne ha parlato abbondantemente. Eppure si trattava di emendamenti essenziali per il raggiungimento degli obiettivi che lo stesso Governo aveva annunciato in riferimento alle alluvioni. Avevamo chiesto, infatti, la previsione di un credito d'imposta per le imprese, la proroga del pagamento dei mutui e dei prestiti per gli investimenti pubblici degli enti territoriali colpiti, così come le agevolazioni per chi contraesse mutui al fine di favorire la ricostruzione delle aree colpite.
Per farla breve e concludere, Presidente, siamo alle solite. I pochi temi sui quali il Governo interviene vengono trattati in maniera semplicistica, utilizzando un approccio benaltrista, antidemocratico e mancando puntualmente tutti gli obiettivi principali. Il rispetto degli organi costituzionali è manifestamente assente. Ieri sera ho assistito all'ennesimo scippo da parte del Governo del tentativo di coinvolgere le opposizioni, che chiedevano, per l'ennesima volta, il ritiro del provvedimento, al fine di consentire una più attenta valutazione e migliorie dello stesso. Invece, ci è stato consentito soltanto il rinvio della Commissione alle ore 23.
Presidente, non è corretto per il Paese che il Governo ci tratti così, perché, anche se in misura minore, rappresentiamo una parte degli italiani. Il Governo è solo preoccupato a distribuire poltrone e incarichi, i temi vengono affrontati con estrema superficialità e con approccio autoritario.
L'opposizione prova a fare il proprio mestiere nello sgomento della maggioranza, che vorrebbe quasi che noi stessimo zitti, in barba a qualunque maturità democratica.
Siamo qui costretti a parlare per ore del nulla cosmico, mentre il Governo decide a porte chiuse e in modo scellerato, ponendoci davanti a fatti compiuti che noi possiamo soltanto commentare. Queste argomentazioni vengono ripetute dalle opposizioni tutte le volte che siamo in quest'Aula e che puntualmente non fanno che ripresentarsi.