A.C. 1419-A
Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Sottosegretario, ho cercato in questo dibattito, prima, in Commissione e, poi, in Aula, di comprendere, sinceramente, di capire, di cercare di trovare risposte ad alcune domande che mi sono posto davanti a un provvedimento di questo tipo, perché, se è vero - ritengo che tutti noi ne siamo consapevoli, lo abbiamo ribadito, in quest'Aula c'è una condivisione bipartisan - che la cucina italiana è, nel mondo, un elemento universalmente apprezzato e che rappresenta, sono d'accordo con il collega Rosato, un settore importante, dal grande impatto economico, è altrettanto vero, però, che ci sono tante questioni, Sottosegretario, che ci lasciano perplessi e non trovano risposta, così come sono ben altre, penso, le priorità, oggi, che dovremmo affrontare riguardo al comparto agricolo, come vediamo, soprattutto, dalla mobilitazione che c'è in diverse città italiane in questi giorni.
Il sito specializzato internazionale TasteAtlas, un portale Internet che raccoglie un database di giudizi, recensioni e opinioni, proposti da guide, esperti del settore e anche semplici clienti, dopo avere eletto, già nel 2012, la cucina italiana come la migliore, ora entra nel dettaglio e certifica che sono ben 7 le cucine regionali tra le prime 10 al mondo e le prime 2 sono quelle della Campania e dell'Emilia-Romagna, che tra le prime città al mondo ci sono Roma, Bologna e Napoli e che il Parmigiano Reggiano - questo, ovviamente, è un onore per la mia terra - è il miglior formaggio al mondo. Questo riconoscimento, come tanti altri che non porto qui a testimonianza, dimostra come oggi la cucina italiana sia un'arte ampiamente riconosciuta e, di conseguenza, mi chiedo se avesse il bisogno, la necessità, di essere pubblicizzata tramite queste medaglie di bronzo, e se questo patrimonio, unico e fortemente riconoscibile, attraverso questo provvedimento, trovi la sua necessaria e adeguata realizzazione.
Per sostenere le eccellenze della gastronomia e dell'agroalimentare italiano è necessario, invece, io penso, implementare politiche strutturali in grado di incidere direttamente non solo sulle eccellenze, ma sul settore intero. Mi riferisco a scelte, come quella di continuare a finanziare il Fondo per il sostegno delle eccellenze della gastronomia e dell'agroalimentare italiano, istituito nel 2022 dal Governo Draghi, allo scopo di promuovere nella sua interezza i settori della ristorazione e della pasticceria italiana, fornendo sostegno finanziario, sia per quanto riguarda la parte corrente sia per quanto riguarda la parte in conto capitale, oppure, alla difesa dell'italian sounding, come è stato fatto nella legge di bilancio 2020, per superare le contraffazioni del marchio che ben conosciamo, oppure, sostenendo il lavoro di promozione dei territori, grazie al turismo enogastronomico, come stanno facendo diverse regioni, che risulta essere in crescita, nel nostro Paese, proprio per la presenza, come ricordato qui, in quest'Aula, di tanti prodotti DOP e IGP di qualità e anche grazie all'arte dei tanti maestri artigiani nell'elaborarli. Non un premio, quindi, ma una visione di sistema per un settore che rappresenta una nostra eccellenza.
Pertanto, pur condividendo, come è ovvio che sia, l'eccellenza della cucina italiana nel mondo e il valore della stessa sotto il profilo politico e culturale, essendo un esempio fulgido del genio italiano, che in ogni dove ci viene riconosciuto, rimaniamo appunto perplessi o, meglio, contrariati circa la modalità scelta per tutelare e valorizzare questo nostro eccellente biglietto da visita. Rimaniamo perplessi, perché non ci pare che la cucina italiana venga tutelata come filiera, nella sua interezza. Quando penso all'arte e alla cucina italiana non mi limito a immaginare solo i ristoranti stellati nei centri storici delle nostre città, che non hanno bisogno di altri riconoscimenti, bensì a un più ampio ecosistema, che comprende, oltre ai classici ristoranti, anche osterie, taverne, trattorie, agriturismi, aziende agricole, pescherie, allevamenti e ogni altra possibile forma che le attività della filiera del food possono assumere. Si tratta di realtà che spesso non entrano nelle guide, non salgono alla ribalta nazionale, ma che, ciò nonostante, rappresentano esperienze di elevatissima qualità.
Dico questo, cari colleghi, perché l'istituzione di questo premio sembra appunto ignorare la struttura stessa della cucina italiana quale patrimonio diffuso. Questo premio è volto a dar lustro e risalto a un solo soggetto per ognuna delle categorie definite dal disegno di legge, selezionato attraverso una commissione di esperti nominati dal Ministro, disinteressandosi di tutta la trasformazione dei prodotti italiani e, come ho ricordato prima, ben lontano dal concorso del MOF, del miglior artigiano francese, al quale dice di ispirarsi il Ministro stesso, nelle sue dichiarazioni.
La cucina italiana è un patrimonio diffuso, fatto di bravissimi chef e bravissimi produttori, intrinsecamente legati gli uni agli altri, in una relazione di interdipendenza. Appare, quindi, riduttivo premiare solo il culmine della catena, il piatto che viene servito al tavolo, ben sapendo che una quota parte di quel merito è anche di chi, quelle materie prime, le ha prodotte. In questo provvedimento, quindi, ritrovo una strumentalizzazione della cucina italiana, quale segnale distintivo di questo Governo: il food come identificante nazionalpopolare, perché per noi italiani parlare di cibo non è una cosa qualsiasi, è un fattore culturale, è un patrimonio nazionale. Siamo purtroppo abituati, in modo costante e continuo, alla valorizzazione, da parte di questa maggioranza, del made in Italy, all'elogio del made in Italy, e come non condividerlo, del resto, ma una cosa è valorizzare la cucina italiana, altra cosa è mettere l'ennesima bandierina ideologica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Manca un'ampia visione del Governo rispetto a questi temi, come già ampiamente argomentato dal collega Vaccari, proprio durante la discussione generale, e sulle cui ragioni non torno. Condanniamo, quindi, fermamente questa tendenza della maggioranza ad appropriarsi della cultura, dei simboli e dei meriti italiani. È il metodo che rappresenta la cifra ideologica di questo Governo, che necessita continuamente di ergersi a baluardo della difesa dell'italianità, qualunque cosa essa sia, nascondendo, in questo modo, tutte le sue assenze. Un'italianità, Sottosegretario - e lo dico a lei, per interposta persona, attraverso il Presidente -, che avrei voluto trovare anche da parte del Ministro nel dimostrare solidarietà a Ilaria Salis, rispetto a un imbarazzante sfregio allo Stato di diritto europeo, italianità che in quelle dichiarazioni, ieri, non ho assolutamente ritrovato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Infine, vi sembra, come è stato ricordato da altri colleghi, che ciò di cui noi oggi stiamo trattando sia una delle priorità sulle quali avremmo dovuto impegnare quest'Assemblea? Per risolvere quali problemi e per dare quali prospettive si è deciso di far approvare questo disegno di legge? Avrei suggerito, se me ne fosse stata fatta richiesta, di occupare questo tempo a mettere in campo proposte, per esempio, su un tema che ritengo oggi di forte rilevanza, come quello dell'alimentazione, un tema che ci parla di disuguaglianze nell'accesso alle risorse, alla tutela della salute, alla qualità degli alimenti, della necessità di rendere consapevoli sull'importanza delle scelte le giovani generazioni e su questo potrei anche consigliare una proposta di legge presentata dal nostro gruppo, a mia prima firma. Sono 6 milioni le persone, oggi, residenti nel nostro Paese, con almeno 16 anni di età, in condizione di povertà alimentare e sono ben 200.000 quelle sotto i 16 anni. Si tratta di ragazzi e di bambini che non sono stati in grado di consumare un'adeguata quantità di frutta e verdura e di fare un pasto completo, contenente carne, pesce o un equivalente vegetariano, almeno una volta al giorno. Secondo i dati dell'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, solo il 18,8 per cento degli italiani ha un'alimentazione adeguata e la povertà è una delle cause di questa situazione. Lo scorso anno, più di 1.700.000 persone si sono rivolte alla Fondazione Banco Alimentare per ricevere questo aiuto, 200.000 in più rispetto all'anno precedente. Questo, Sottosegretario, vuole dire che, contrariamente a quanto ha avuto modo di affermare, in un'uscita che a dire poco ritengo infelice, il Ministro, i poveri non solo mangiano peggio dei ricchi, ma alle volte rischiano proprio di non mangiare affatto, con tutto ciò che ovviamente comporta non solo sull'aspetto della salute, ma anche sull'aspetto e la dignità della persona stessa.
Allora, in conclusione, nel riconoscere come fatto in precedenza, in modo sentito e sincero, il merito e la professionalità dei tanti maestri artigiani del cibo, fatemi anche, però, ricordare alcune splendide testimonianze di cucina sociale e solidale che, alla pari, dovrebbero ricevere, non una medaglia di bronzo, bensì una medaglia d'oro. Penso alle Cucine Popolari di Bologna e al loro fondatore, Roberto Morgantini, grazie alle quali in ogni quartiere è reso disponibile un luogo in cui chi ne avesse bisogno sa di poter ricevere un pasto caldo e vivere interazioni sociali, oppure, a realtà come quelle di PizzAut a Cassina de'Pecchi e a Monza, o di Planet-Aut, nel mio comune, a Casalgrande, grazie alle quali ragazzi autistici possono mettersi in gioco, aiutando noi tutti ad abbattere un muro di pregiudizi ed essere sinonimo di garanzia lavorativa per il futuro. Ancora, per rimanere in tema, come posso non citare il Tortellante che lo chef Bottura ha ispirato e che consente ai tanti ragazzi con spettro autistico di realizzare i prodotti della tradizione emiliana. La cucina è anche questo, è dimensione sociale, dimensione culturale oltre che alimentare.
Queste esperienze sono quelle che devono trovare una loro giusta valorizzazione. Sono queste le attenzioni che noi dobbiamo premiare, aiutando a crescere realtà che sviluppano azioni su più fronti, non i singoli successi. Va premiata la solidarietà, l'inclusione, l'innovazione, non solo la qualità. Il “più buono” è giusto che lo decida l'utenza. Lo Stato, invece, dovrebbe premiare l'attenzione alla dimensione sociale, e i nostri territori, come ho dimostrato, sono pieni di questa esperienza. Per queste ragioni, il nostro è un voto contrario a questo provvedimento.