La Camera,
premesso che:
la valutazione delle politiche pubbliche è una parte fondamentale del processo di elaborazione del ciclo politico anche al fine di verificare il raggiungimento degli obiettivi dei provvedimenti adottati;
sempre più organizzazioni a livello internazionale, nazionale e locale richiedono la conduzione di valutazioni per la maggior parte dei loro programmi, in linea con le richieste globali di migliorare la rendicontazione, aumentare la trasparenza e ottenere risultati dimostrabili basati sui dati piuttosto che sulle opinioni;
lo sviluppo sostenibile è uno dei temi portanti dell'agenda politica globale. I Paesi lo declinano in modo differente dal punto di vista operativo ma dal punto di vista valoriale e teorico lo sviluppo sostenibile riconosce gli stessi diritti alle generazioni presenti e alle generazioni future;
le nuove generazioni partecipano meno alle istituzioni, al voto, ad attività politiche, di partito e amministrative. Questo fenomeno segue anni in cui la politica si è interfacciata sempre più col «grey vote», il voto anziano, trascurando investimenti in educazione, benessere e crescita dei giovani. Inoltre, le azioni dannose per il pianeta stanno consegnando ai giovani di oggi enormi danni in campo ambientale;
alla luce del quadro internazionale attuale e degli andamenti preoccupanti dell'occupazione giovanile, risulta evidente come le questioni generazionali rappresentino oggi una priorità ineludibile per molti Paesi europei e occidentali. L'impatto generazionale è di fatto una tematica trasversale a molte politiche pubbliche, ma c'è bisogno di una visione sistemica e coordinata per evitare che questa trasversalità si traduca in una scarsa attenzione da parte di amministrazioni maggiormente concentrate su interventi settoriali;
monitorare e valutare le politiche pubbliche in favore dei giovani significa aumentare l'attenzione alle loro condizioni di vita e alle loro preoccupazioni anche se in Italia la definizione di «giovani» non è regolamentata dalla legge e varia in base al campo di applicazione specifico;
in Italia, secondo l'ultimo rapporto Istat riferito ai dati del 2023, su una popolazione residente al 1° gennaio pari a 58.997.201 milioni, i giovani tra i 14 e i 34 anni sono 12.641.216 milioni, pari a circa poco più il 21 per cento del totale;
la legislazione in materia di politiche giovanili e i provvedimenti attuativi, sia a livello nazionale che regionale, individuano generalmente il 14° anno quale limite di età a partire dal quale si applicano le norme dedicate ai giovani, mentre il limite di età superiore varia a seconda della legislazione specifica e dei gruppi target delle misure adottate. Il target delle azioni del Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio civile universale (Dpgscu) è rappresentato dalla fascia di età compresa tra i 14 e i 28/35 anni, a seconda delle specifiche misure adottate, mentre Istat ed Eurostat prendono in considerazione varie coorti all'interno della fascia 15-34 anni;
da alcuni anni, ormai, le organizzazioni internazionali mostrano sempre più interesse per la situazione socioeconomica delle nuove generazioni, evidenziando la necessità di interventi specifici per il contrasto al crescente divario generazionale e al pieno sviluppo di giovani e giovanissimi;
con l'avvento della pandemia e il conseguente sviluppo del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), del Piano nazionale degli investimenti complementare (Pnc) e l'Accordo di partenariato 2021-2027 per i fondi europei, che prevedono un impatto trasversale su tutta la popolazione e quindi anche sulle fasce d'età più giovani, è emersa l'esigenza di uno strumento in grado di analizzare in itinere ed ex post gli interventi normativi e amministrativi;
lo stesso (PNRR), a valere sul NextGeneration EU, ci ricorda l'enorme responsabilità che abbiamo nei confronti delle giovani generazioni, presenti e future e degli sforzi che dobbiamo fare per limitare i danni che la crisi pandemica e quelle economica hanno prodotto sui giovani;
come è noto, i giovani rappresentano una delle tre «priorità trasversali» a tutte le misure previste dal PNRR, insieme alle donne e al Mezzogiorno. Per tale motivo, come previsto nel PNRR, le sei missioni sono valutate sulla base dell'impatto che avranno nel recupero del potenziale dei giovani, delle donne e dei territori;
sulla base di queste esigenze e sulla linea dei principali Paesi europei, l'Italia, durante il Governo Draghi, ha ritenuto necessario garantire che gli interventi e i programmi legislativi a favore dei giovani avessero realmente un impatto decisivo su questa generazione;
in particolare l'allora Ministro per le politiche giovanili, con il decreto del 3 giugno 2021, istituì il «Comitato per la valutazione dell'impatto generazionale delle politiche pubbliche» (Covige), dedicato all'analisi e alla verifica sistematica dell'impatto delle politiche, dei programmi e progetti destinati, direttamente o indirettamente, ai giovani, offrendo così dati e informazioni utili a una più efficace azione di Governo in materia di coordinamento e attuazione delle politiche giovanili;
le finalità del Covige erano essenzialmente due: la prima quella di mettere a sistema le misure per i giovani per promuovere e assicurare un coordinamento e una coerenza delle politiche valutando l'impatto delle misure generazionali e potenzialmente generazionali; la seconda era quella di porre le basi per la costruzione di una piattaforma dati per la misurazione degli effetti;
per stimolare le pubbliche amministrazioni italiane a prevedere, misurare e valutare impatti tangibili sulle giovani generazioni, il Covige proponeva una classificazione delle politiche pubbliche che possono essere distinte anzitutto in:
a) politiche per le quali non è possibile individuare particolari categorie di beneficiari;
b) politiche per le quali è invece possibile prevedere target specifici di beneficiari;
le politiche del primo tipo corrispondono a tutti quegli interventi che assicurano servizi universali, in qualche modo a favore della piena fruizione dei cosiddetti beni comuni, i quali per definizione non prevedono specifiche categorie di destinatari, proprio perché sono finalizzati a salvaguardare e garantire i diritti fondamentali dei cittadini (un esempio tipico sono gli interventi sulle infrastrutture, come ponti, strade, porti e gli interventi volti a garantire l'accesso all'istruzione e ai servizi sanitari).
le politiche del secondo tipo, invece, nella prospettiva di favorire la diffusione di esercizi valutativi degli impatti sui giovani, possono essere distinte in due sottocategorie:
a) politiche con impatti generazionali, vale a dire tutti gli interventi rivolti esclusivamente a un determinato target di giovani all'interno della fascia di età compresa tra i 14 e 35 anni (per esempio i contributi per l'imprenditorialità giovanile);
b) politiche con impatti potenzialmente generazionali, corrispondenti agli interventi non direttamente dedicati ai giovani (per esempio i sussidi per i lavoratori autonomi), che potrebbero però avere degli impatti generazionali, purché, tra tutti i potenziali beneficiari, ai giovani siano destinate, in percentuale, risorse superiori della forza lavoro appartenente alla fascia d'età 15-34 anni;
la legge Costituzionale 1° febbraio 2022 n. 1 ha modificato l'articolo 9 della Costituzione al fine di riconoscere – nell'ambito dei principi costituzionali – la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni;
a seguito di tale modifica il passo successivo è quello di dotarsi di strumenti adeguati per garantire la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile, in particolare introducendo criteri per valutare la costituzionalità delle nuove leggi e misurarne gli effetti sui 17 obiettivi dell'Agenda 2030 (data entro cui l'Italia si è impegnata, insieme agli altri 192 Stati membri dell'Onu, a cambiare in profondità l'attuale insostenibile modello di sviluppo) in un'ottica di giustizia intergenerazionale e per esaminare la sostenibilità ambientale e sociale degli investimenti pubblici;
dall'introduzione della modifica all'articolo 9 della Costituzione, ancora di più, quando si legifera è necessario individuare il giusto equilibrio tra gli elementi che si hanno concretamente davanti e gli interessi delle nuove generazioni;
le politiche ad oggi avviate dall'Esecutivo riportano all'esigenza di avviare un costante monitoraggio, proprio al fine di porre al centro della discussione politica i settori legati ai giovani, una risorsa per il nostro Paese che non può essere trascurata;
solo a titolo esemplificativo, con l'approvazione della prima legge di bilancio, il provvedimento più significativo che delinea le politiche di Governo, l'Esecutivo è intervenuto modificando la cosiddetta «18APP» – una misura, che negli ultimi anni ha avvicinato tanti giovani ai consumi culturali e che è stata, nel tempo, imitata con successo da altri Paesi – portando così a configurare l'accesso alla cultura come un premio e non come un diritto universale;
sempre a titolo esemplificativo, rimanendo nella sfera dei settori maggiormente rivolti alla fascia dei più giovani, nessun intervento risulta avviato a risolvere l'enorme problema del costo degli studi e della necessità di implementare gli strumenti di welfare e i fondi per il diritto allo studio;
nella sfera dell'autonomia individuale, i giovani affrontano quotidianamente la difficoltà di trovare un inserimento nel mercato del lavoro attraverso impieghi non standard, con contratti temporanei o a tempo parziale e il rischio maggiore di perdita del lavoro e del reddito;
l'obiettivo di una politica giovanile, volta allo sviluppo personale e professionale deve essere quello di creare le condizioni per l'apprendimento, per l'inclusione sociale, per la partecipazione, per la salute fisica e mentale, per lo sviluppo dei giovani nella transizione verso una maggiore indipendenza, per poter vivere in un ambiente pulito, sano e sostenibile come del resto sancito anche dalla risoluzione votata a luglio 2022 dall'Assemblea generale dell'Onu che inserisce tale diritto tra i diritti umani fondamentali al pari del diritto alla vita, della libertà di opinione, del diritto all'educazione e al lavoro;
il monitoraggio e la valutazione sono quindi elementi essenziali per permettere la promozione di risultati specifici nel campo della gioventù, e avere gli strumenti per essere informati e per rispondere alle esigenze dei giovani e affinché i giovani, informati dell'impatto delle misure politiche, tornino con maggiore consapevolezza a essere fiduciosi nel futuro,
impegna il Governo:
1) a ripristinare la piena funzionalità del Covige istituito dal decreto ministeriale 8 luglio 2021 al fine di assicurare un coordinamento delle politiche giovanili ed una valutazione dell'impatto che le politiche in generale hanno sui giovani;
2) ad implementare le funzionalità del Covige in modo che vengano valutati gli impatti di tutte le politiche nel lungo periodo sull'ambiente e il clima in rapporto con le nuove generazioni, così come indicato dalla modifica dell'articolo 9 della Costituzione e dall'Agenda 2030;
3) a mettere al centro dell'agenda politica i giovani con l'approvazione di interventi in tutti i settori che possano contribuire alla loro crescita individuale, collettiva e sociale al fine anche di lasciargli un pianeta vivibile e un sistema economico basato sui princìpi dello sviluppo sostenibile;
4) a prevedere iniziative volte a sostenere l'accesso al mondo lavorativo, un maggiore livello di inclusione sociale anche attraverso il benessere psicologico e fisico.