A.C. 1560-A
Grazie, Presidente. Colleghi, egregio Sottosegretario, oggi ci troviamo di fronte alla discussione di una legge delega che riguarda uno dei settori di eccellenza della nostra produzione italiana, quale è il florovivaismo. Come ha sottolineato giustamente la relatrice, il florovivaismo oggi rappresenta uno dei pilastri dell'agricoltura nazionale e gode di un'importante reputazione sia a livello nazionale che internazionale, settore chiave - come resta tutta l'agricoltura - per la transizione ecologica. Il fatto che oggi siamo qui a parlare del florovivaismo è dimostrazione di quanto sia variegato il settore agricoltura e di quante siano le dimensioni che questo tocca.
Il florovivaismo rappresenta certamente una piccola parte del settore, ma una piccola parte comunque rilevante: nell'agricoltura, più che altrove, sono i piccoli che compongono il tutto; ogni parte, piccola o grande che sia, ha le sue peculiarità e le sue esigenze particolari. Pensiamo, ad esempio, al percorso che abbiamo iniziato proprio in queste settimane in Commissione sul tema delle attività artigianali legate alla birra. Quindi peculiarità, esigenze particolari. Per questo penso che serva un provvedimento legislativo, oltretutto atteso da tempo e richiesto da tanti protagonisti del settore, affinché questo specifico segmento possa ottenere risposte che non siano identiche rispetto a quelle date ad altri segmenti del settore; si tratta di un comparto strategico che negli ultimi anni, come sappiamo bene, ha subìto pressioni importanti a causa, prima della crisi pandemica, come tante realtà economiche, poi della crisi energetica, l'aumento dei costi di produzione e dell'inflazione.
Ma non solo, il settore florovivaistico si inserisce in un comparto, quello agricolo, messo in difficoltà e pronto a non negare i propri diritti sia a livello comunitario che a livello nazionale. Le polemiche e le proteste degli ultimi giorni sono sfociati in conseguenza a problematiche che accomunano tutte le specificità agricole, dalle produzioni di materie prime, ai fiori e alle piante, che affliggono in maniera diversificata la categoria: costi di produzione troppo elevati, la minaccia della grande distribuzione che si impone sul mercato e sulle dinamiche di remunerazione, la manodopera sottopagata, il mercato dei prezzi sotto i costi di produzione, concorrenza sleale da parte di Paesi extra europei, responsabilità della transizione ecologica senza un'adeguata remunerazione. Ritengo quindi che si debba certamente dare risposta a chi manifesta, ma è anche importante intercettare chi, in silenzio, continua a mandare avanti le proprie attività agricole. Mi rivolgo al Governo, pertanto, che con questa legge delega dovrà dare risposte al settore florovivaistico, ma che dovrà portare soluzioni complessive e finalizzate ad accompagnare la transizione ecologica. Da questo punto di vista il settore florovivaistico non è solo di vitale importanza dal punto di vista economico, ma si integra perfettamente nella green economy e nel Green New Deal europeo, evidenziando il valore cruciale del verde per la qualità della vita.
Su questo tema, ad esempio, abbiamo presentato un emendamento per costruire un coordinamento nazionale di orientamento per il florovivaismo e la green economy, per lo sviluppo della filiera, con il coinvolgimento di associazioni agricole del settore del florovivaismo a livello nazionale. Il florovivaismo può contribuire a importanti obiettivi, come la lotta contro l'inquinamento, la riqualificazione, la qualità urbana e l'incremento delle aree verdi; il che ha un impatto positivo sulla salute pubblica, sul territorio e sull'occupazione. Proprio dall'esperienza amministrativa che ho maturato in questi anni ritengo che sostenere, per esempio, quei comuni che investono in verde urbano sia sinonimo, sì, di recupero di vivibilità dei centri urbani e delle periferie, perché c'è qualità urbana, ma anche di spazi da poter vivere, che diventano anche spazi di comunità.
La Strategia per la biodiversità 2030 della Commissione europea, pietra angolare della protezione della natura dell'Unione europea, è un elemento chiave del Green Deal europeo e prevede fra i propri obiettivi quello di ripristinare i sistemi terrestri, con foreste più estese, più sane e più resilienti; prevede l'impianto di almeno 3 miliardi di alberi supplementari entro il 2030, con azioni di rimboschimento e con l'adozione di un nuova piattaforma europea per l'inverdimento urbano. L'inverdimento delle zone urbane e periurbane, in parchi, giardini, tetti verdi, orti e in tutti gli spazi urbani, che offrono benefici agli abitanti delle città e proteggono dalla siccità, è un dato di colore. Questi sono obiettivi che devono trovare compimento, sì, nella transizione ecologica per un'agricoltura sostenibile, innovativa e competitiva, ma senza ignorare le sfide quotidiane che questo settore affronta e che le associazioni di categoria hanno lungamente esposto durante le audizioni in Commissione. Come già accennavo prima, la manodopera sottopagata, i costi di produzione non allineati al mercato e, di conseguenza, i prezzi sottocosto sono problematiche che questo settore deve affrontare quotidianamente, di cui dobbiamo tenere conto per la sostenibilità delle produzioni florovivaistiche. A questo proposito, durante la quarantesima edizione della Fiera IPM a Essen, la Fiera internazionale delle piante, luogo indispensabile per l'ispirazione e per la comunicazione e grande piattaforma di ordinazione per il settore del green globale, si è formato un gruppo di lavoro, informale, fiori e piante ornamentali del Copa-Cogeca, l'associazione degli agricoltori delle cooperative agricole della UE insieme alle organizzazioni provenienti da Germania, Belgio, Olanda, Svezia, Francia e Italia. La finalità di questo gruppo di lavoro sarà quella di presentare un manifesto europeo sul florovivaismo per chiarire l'importanza che fiori e piante ornamentali rivestono a livello economico e sociale, condividendo le priorità, le sfide e le opportunità del settore, ma anche le attuali politiche europee che preoccupano il settore, come il regolamento sull'uso dei prodotti fitosanitari e il regolamento “imballaggi”, e anche nuove opportunità, come il regolamento sulle nuove tecniche di evoluzione genomica. Non possiamo, quindi, ignorare le sfide che questo settore affronta: una forte pressione competitiva con gli altri Paesi potrebbe, appunto, mettere in pericolo anche la sua tenuta più in generale. Pertanto, è essenziale adottare misure che semplifichino le procedure per le imprese e i professionisti operanti nel settore, supportandoli in un mercato sempre più competitivo.
Il settore di cui oggi parliamo, cioè quello vivaistico, è uno dei più specializzati in agricoltura e, quindi, può fungere da traino per molte altre attività in termini di avanzamento tecnologico, stimolando e alimentando così una filiera produttiva che va ben oltre la coltivazione delle piante. Parlando di numeri, i dati illustrati in occasione della presentazione di quella che è una Fiera che si svolge proprio tra qualche giorno, la Myplant & Garden alla Fiera Rho di Milano, dicono che il florovivaismo rappresenta un segmento importante dell'economia agricola nazionale. Nel 2022 il settore è cresciuto dell'11,4 per cento rispetto all'anno precedente, superando i 3,1 miliardi di euro: il 4,5 per cento esatto della produzione, a prezzi di base, dell'agricoltura italiana: è il dato più alto delle ultime annate prese in esame. Sono circa 17.000 le aziende, che lavorano 45.000 ettari di terreno. Toscana, Liguria, Sicilia, Lombardia, Lazio, Puglia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte guidano, nell'ordine, la classifica delle regioni italiane che registrano il più alto valore nella produzione del settore vivaistico nazionale. Alcuni di questi distretti appartengono alla storia di quei territori e ne sono un tratto fortemente distintivo, se pensiamo, per esempio, alla città di Pistoia o al Ponente ligure, tanto per citarne alcuni. La produzione di fiori e piante in vaso nel 2022 ha superato quota 1,46 miliardi di euro. La produzione dei vivai sfiora il valore di 1,68 miliardi di euro rispetto agli 1,48 miliardi del monitoraggio precedente.
I 27 Paesi dell'Unione europea sono il principale mercato di sbocco dei prodotti italiani, anche qui esattamente l'80 per cento. L'analisi suggerisce, quindi, che l'Italia ha ampi margini di sviluppo di un mercato interno non ancora maturo. Infine, lo studio di mercato evidenzia che l'Italia è seconda esportatrice europea dei prodotti orto-florovivaistici, dietro ai Paesi Bassi e davanti a Germania e Spagna. L'export ha raggiunto 1,23 miliardi di euro, in leggera crescita, anche qui, rispetto al 2021.
Il florovivaismo si distingue all'interno del sistema agricolo per la complessità che lo caratterizza sotto il profilo biologico, tecnico, commerciale e organizzativo, all'avanguardia dal punto di vista tecnologico, con elevata specializzazione, vocazione, spiccata capacità imprenditoriale degli operatori, ampia disponibilità di varietà, elevati standard qualitativi.
Un altro dato molto importante è progettare un modo nuovo di fare florovivaismo, che risponda anche a esigenze di sostenibilità, alle emergenze climatiche, come la disponibilità di acqua, la siccità e le calamità che hanno colpito diverse parti d'Italia negli ultimi mesi. Siccità, gelate, alluvioni, grandinate, trombe d'aria, incendi, eruzioni vulcaniche, fitopatie, invasione anche delle cavallette, potremmo dire, evidenziano la necessità di adeguarsi a sistemi di difesa attiva e passiva per difendere il settore. Inoltre, si rende necessario investire in ricerca e sviluppo per garantire che il florovivaismo rimanga all'avanguardia dal punto di vista tecnologico e continui a soddisfare le esigenze del mercato, in continua evoluzione: miglioramento genetico e valorizzazione della biodiversità, innovazione agronomica, la messa a punto di protocolli per ottimizzare le tecniche agronomiche, la riduzione dell'impatto ambientale dei consumi energetici, la difesa ecocompatibile attraverso lo sviluppo di tecnologie ecosostenibili e integrate per la difesa delle colture, con l'obiettivo generale della riduzione dell'uso di fungicidi sintetici e dell'aumento dei livelli qualitativi delle produzioni.
Questa proposta di legge, quindi, rappresenta un'opportunità per affrontare queste sfide e sostenere, appunto, il florovivaismo italiano. La votiamo perché in Commissione sono state accolte alcune nostre proposte - anche migliorative, penso - e consci del fatto che il settore richiede un approccio tecnico non ulteriormente rinviabile e, quindi, saranno importanti, egregio Sottosegretario, i tempi brevi per i decreti attuativi. Peraltro, la proposta di legge abbinata (Atto Camera 389) riproduce il testo della proposta di legge recante disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico, approvato, appunto, nella scorsa legislatura della Camera dei deputati il 4 novembre 2020 e trasmesso al Senato, che non ha, tuttavia, purtroppo, concluso l'esame prima dello scioglimento anticipato delle Camere, ma che già nella passata legislatura aveva raccolto un ampio e trasversale consenso, frutto del dialogo, del confronto e dell'ascolto reciproco. Penso - e questo è un elemento di critica - che se non ci fosse stata la scelta del Governo di avocare a sé la questione presentando la legge delega, visto che inizialmente già si era trovato un accordo tra maggioranza e opposizione, noi con questa proposta di legge avremmo avuto la possibilità di anticipare di qualche mese, appunto, la legge delega e dare uno strumento già più puntuale rispetto allo strumento della delega.
Le norme - concludo - delegano, quindi, il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per ricostruire un quadro normativo organico in materia di coltivazione, promozione, commercializzazione, valorizzazione e incremento di qualità e dell'utilizzo dei prodotti del settore florovivaistico e della filiera florovivaistica, secondo i princìpi e i criteri direttivi che ricordava anche prima la relatrice. In particolar modo, si tratta di: disciplinare l'articolazione della filiera florovivaistica, comprendendo le attività agricole e quelle di supporto alla produzione, quali quelle tipo industriale e di servizio; definire l'attività agricola florovivaistica in coerenza con le disposizioni dell'articolo 2135 del codice civile e del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 99, nonché l'applicazione dei contratti di coltivazione ai diversi comparti del settore; un coordinamento nazionale che fornisca misure di indirizzo al settore, anche mediante l'istituzione di un ufficio per la filiera del florovivaismo di livello dirigenziale non generale presso il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste; l'adozione di atti di indirizzo e coordinamento dell'attività di filiera delle politiche nazionali e locali, anche avvalendosi della collaborazione di esperti del tavolo tecnico di settore; l'elaborazione, con periodicità quinquennale, di un Piano nazionale del settore florovivaistico quale strumento programmatico e strategico, che individua azioni volte, tra l'altro, alla formazione professionale, alla ricerca e alla sperimentazione, all'innovazione tecnologica, alla promozione di coltivazioni e installazioni a basso impatto ambientale e a elevata sostenibilità e alla promozione di azioni di informazione a livello europeo; la predisposizione di un sistema di rilevazione annuale dei dati statistici del settore del florovivaismo che comprende la quantificazione e la caratterizzazione di quanto in coltivazione, con la relativa rilevazione dei prezzi; le misure per la riconversione degli impianti serricoli destinati al florovivaismo in siti agroenergetici; una ricognizione dei marchi nazionali esistenti, eventualmente promuovendo, a cura del Ministero, l'istituzione di un marchio unico distintivo che garantisca le produzioni nazionali; disciplinare i centri per il giardinaggio quali imprese agricole, che possiedano i requisiti di cui all'articolo 2135 del codice civile, che operano nel settore specializzato del giardinaggio e del florovivaismo e che forniscono beni e servizi connessi all'attività agricola e definire la loro collocazione all'interno della filiera florovivaistica; la promozione e l'attività di ulteriori percorsi formativi presso gli ITS Academy mediante corsi e specializzazioni presso i dipartimenti universitari delle facoltà di Agraria, previa eventuale concertazione con le autorità statali e regionali competenti; criteri di premialità per le aziende florovivaistiche da inserire nell'ambito dei piani di sviluppo regionale; definire e incentivare l'avvio delle filiere produttive di livello regionale quali elementi di promozione delle attività di forestazione soprattutto nei confronti dei comuni di minori dimensioni; la definizione di condizioni tecniche contrattuali agevolate per la locazione di terreni di proprietà pubblica, la filiera florovivaistica, con lo scopo di agevolare la produzione di alberature forestali.
Due punti, in conclusione, penso avrebbero potuto trovare spazio in questa legge delega sulla quale anche noi, come gruppo Partito Democratico, abbiamo provato a fare emendamenti nel percorso in Commissione. Tali punti hanno ripreso niente più niente meno che alcuni punti che erano già stati inseriti nella proposta approvata nella precedente legislatura e che erano stati già inseriti anche nella stessa proposta a prima firma del presidente del gruppo Lega-Salvini Premier, Molinari, che è stata presentata a inizio di questa legislatura, presso la nostra Commissione. Ritengo sarebbero stati utili per dare maggior forza a questo provvedimento, soprattutto da un punto di vista, come dire, di investimento culturale rispetto all'attenzione per il verde pubblico. Il primo riguarda una questione che non era stata affrontata, quella di provare a favorire e disciplinare la partecipazione volontaria di associazioni di cittadini alla cura del verde urbano semplificando le procedure che oggi non sono sicuramente incentivanti - uso su questo un eufemismo - che rappresenterebbe un chiaro segnale sia culturale, rispetto al bisogno di un impegno civico delle nostre comunità, sia di attenzione alle richieste delle autonomie locali. Il secondo aspetto era quello di mettere in campo concorsi di idee destinate alle aziende e ai giovani diplomati in discipline attinenti al florovivaismo per l'ideazione e la realizzazione di prodotti volti allo sviluppo del settore floro-eco-sostenibile, proprio come incentivo, anche di tipo culturale, ad investire su questo settore. Ci duole che non siano stati accolti. Però, al netto di questo, noi con questa legge delega sicuramente diamo una risposta, una prima risposta positiva a un'importante questione del nostro Paese. Concludo invitando il Governo, una volta approvata in questo ramo del Parlamento, ad un'azione di celerità anche al Senato e nell'emanazione dei decreti legislativi che possono dare veramente attuazione a questa delega.