A.C. 703-A
Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il testo che l'Aula si accinge a votare conferma l'indole di questo Governo sin dal suo insediamento. È un Governo contro il Sud, il cui marchio di fabbrica è diventata l'autonomia differenziata, un Governo che va a braccetto con le grandi lobby del Paese e pronto a scagliarsi nei confronti dei più deboli. È un Governo che continua a strizzare l'occhio alle privatizzazioni e a prediligere i piccoli interessi del privato, a discapito di una azione di grande respiro che rilanci la politica economica e infrastrutturale del nostro Paese. Lo stato di fatto degli interporti italiani ci viene consegnato da una cartina, dove sono individuati i 24 interporti esistenti. Nello specifico, 16 sono nel Nord Italia, 4 nel Centro e 4 nel Sud e nelle Isole.
Quindi, il 70 per cento degli interporti oggi è localizzato in un terzo del territorio italiano, quello più ricco e infrastrutturato. Il dato, signor Presidente, ahimè, non ci sorprende, ma il vero interrogativo è: questo Governo e questa maggioranza come pensano di garantire una vera perequazione infrastrutturale? Come pensano di garantire migliori connessioni e un adeguamento e ammodernamento delle reti esistenti al Centro e al Sud Italia? Il dato che ci offre il grafico è desolante: 7 regioni italiane sono senza neanche un interporto. È questa la prima grande questione su cui il testo, che arriverà tra poco al voto finale, non offre risposte.
Sono stati bocciati tutti i nostri emendamenti in tal senso. Bisognava avviare un confronto serio tra le forze parlamentari per assegnare i 21 milioni di euro disponibili per la localizzazione e la realizzazione di nuovi interporti strategici, avendo il coraggio di fare scelte precise anche in ordine al reperimento di nuove risorse. Invece, l'individuazione di nuovi interporti viene affidata a criteri evanescenti e generici. Insomma, un'occasione persa. Il confronto politico avrebbe potuto determinare scelte precipue in ordine alla valorizzazione di alcune aree, all'ammodernamento e al miglioramento anche degli interporti esistenti, ma questa scelta, come è giusto che sia in democrazia, l'avrebbe potuta e dovuta fare la politica. Invece, inopinatamente questa maggioranza ha fatto una delega al Governo e, in particolare, al Ministro Salvini per assegnare discrezionalmente le somme disponibili. C'è solo questo parere consultivo del comitato per l'intermodalità e la logistica ma certamente, come è evidente nel testo, il Ministro delle Infrastrutture deciderà a sua discrezione dove e come localizzare i 21 milioni di euro disponibili e deciderà se ammodernare qualche interporto esistente e dove e con quale priorità - è previsto così nel testo - individuare i nuovi interporti. Altro che legge quadro! Stiamo facendo un atto di delega personale al Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Il tutto, peraltro, non soltanto esautorando il confronto parlamentare e la dialettica fra le forze politiche. Noi siamo stati settimane e mesi in Commissione e in questi giorni in Aula non è emersa la volontà di confrontarsi seriamente e serenamente su alcuni emendamenti e su alcune questioni, su quali siano le vere emergenze del Paese e su dove andare a localizzare queste risorse. Questo confronto si sarebbe dovuto fare davanti agli italiani.
Ahimè, non c'è alcun coinvolgimento neanche delle regioni, degli enti locali e neppure dei comuni dove ricadono gli interporti e ai sindaci dei comuni dove ricadono gli interporti addirittura viene concessa una fugace comparsata nel comitato per l'intermodalità, soltanto una presenza senza diritto di voto. Per non parlare, poi, delle parti sociali, dei lavoratori e delle categorie produttive. Insomma, per voi - e anche per il testo - è come se queste categorie non esistessero.
Non ci convince il metodo che avete adottato, caratterizzato dalla vostra indole e dalla vostra insofferenza al confronto e alla partecipazione, come già accaduto in tempi recenti con l'individuazione delle risorse dell'FSC, dove avete fatto le scelte che competevano alle regioni e ai territori avocando tutto a Roma, e così come è già accaduto con la smobilitazione della territorializzazione delle ZES, dove avete centralizzato tutto in capo al Governo.
Ancora, come diciamo da mesi e per essere chiari, il vero scopo di questa legge, proposta da alcuni deputati della maggioranza con la compiacenza del Governo, è quello di privatizzare gli interporti italiani, privatizzandoli, per giunta, a un prezzo stracciato. Il deplorevole incastro tra perizia giurata di parte, scomputo degli investimenti e riscatto del bene, con la trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà, non ha bisogno, in quest'Aula, di ulteriori commenti. Vengono sacrificati beni pubblici, beni della collettività in luoghi strategici. La parte pubblica - demanio, regione ed enti locali - perde la proprietà di aree fondamentali.
Insomma, il Governo dei patrioti che svende i beni della Patria. Signor Presidente, anche se a noi non serviva, questa è l'ulteriore conferma che non c'è alcuna assonanza tra quello che dice il Governo e quello che fa, tra quello che ha promesso in campagna elettorale e la concreta azione politica. Insomma, per essere eloquenti, arriva l'ennesima conferma che non siete credibili
Quella che vi accingete a votare senza rossore è anche una norma che calpesta le direttive comunitarie sulla concorrenza. Abbiamo, con diversi emendamenti, chiesto che venisse messo a gara il prezzo di riscatto del bene e quello per l'estensione della concessione anche ad altri interventi rispetto a quelli originari. Anche in questo caso tutti gli emendamenti proposti sono stati respinti. Siete troppo concentrati a tutelare qualche amico degli amici e a riscontrare qualche impegno di troppo preso prima, durante e dopo la campagna elettorale.
Poche settimane fa, avete utilizzato le direttive comunitarie sulla concorrenza come una mannaia sulle malcapitate guide turistiche, mettendo in crisi 20.000 lavoratori italiani, mentre in questo caso fate spallucce di fronte ai poteri forti delle società di gestione degli interporti, a cui consentite, in violazione di ogni elementare principio comunitario sulla concorrenza, di garantire un prezzo di riscatto del bene a scomputo delle somme individuate per presunti investimenti indicati nella perizia redatta da un tecnico di parte, magari ottantenne e impossidente. Una procedura evidentemente elusiva non solo delle norme comunitarie, ma anche dell'interesse pubblico. Mi ha colpito, Presidente, vedere più emendamenti di diverse forze parlamentari precisare, in una legge della Repubblica, che bisognava garantire l'interesse pubblico. Oggi, in una parte del dibattito, abbiamo veramente sfiorato il colmo.
Concludo, signor Presidente: ancora una volta Governo e maggioranza scelgono la tracotanza e un'ottusa pervicacia, ma assicuriamo gli italiani e i colleghi che la partita non finisce qui. Vigileremo attentamente e scrupolosamente su tutte le procedure di privatizzazione, controlleremo minuziosamente le perizie asseverate, al fine di evitare prezzi gonfiati e costi inflazionati. Contesteremo, anche per mezzo dei nostri amministratori nei territori e in tutte le sedi, le scelte arbitrarie, i finanziamenti a pioggia e le localizzazioni di qualche interporto di comodo che già immaginate per alimentare le campagne elettorali dei candidati del centrodestra nei territori.
Gli interporti rappresentano un patrimonio pubblico da custodire e valorizzare. Vi impediremo di concretizzare queste privatizzazioni di infrastrutture così strategiche, in danno al Paese.
Per queste ragioni, dichiaro il voto contrario del Partito Democratico al testo in esame.