Con 316 sì e 6 no, la Camera ha approvato il Jobs Act senza far ricorso al voto di fiducia e con significative modifiche rispetto al testo uscito da Palazzo Madama.
Il provvedimento torna adesso al Senato per l’approvazione definitiva.
Tra le modifiche più importanti in Commissione Lavoro al testo licenziato dal Senato, quelle che riguardano l'articolo 18: infatti è stato approvato un emendamento che prevede il reintegro per i licenziamenti discriminatori, nulli o disciplinari; il superamento delle forme più precarie di assunzione; controllo a distanza non sulle persone ma sugli impianti; la possibilità di congedi alle donne inserite nei percorsi di protezione che riguardano la violenza di genere.
Il governo vorrebbe il via libera finale entro i primi giorni di dicembre per poi varare i decreti delegati entro fine anno in modo da rendere effettiva la riforma già all'inizio del 2015.
In un incontro con il Ministro Poletti all’indomani del voto, Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro, si è detto soddisfatto e ha sollecitato il ministro a fissare un calendario preciso dei lavori che consenta di dare un contributo ulteriore anche nella fase delicata della scrittura dei decreti delegati. Il ministro Poletti ha sottolineato inoltre che la priorità per il governo è proprio l’introduzione del contratto unico a tempo indeterminato a tutele crescenti per combattere la precarietà. Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, si è precisato come allo stato attuale, si prevede di arrivare a 2 miliardi e 200 milioni ai quali occorre aggiungere ulteriori 700 milioni nell’ambito del fondo per l’occupazione (già stanziati) per un totale complessivo di 2 miliardi e 900 milioni. All’appello mancherebbe ancora una cifra pari a 400 milioni e su questo bisognerà ancora lavorare per trovare soluzioni.
Quindi il lavoro di gruppo sul Jobs Act continua.