Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
a più di due anni dalla comparsa del primo caso in Italia la peste suina ha colpito oltre 15.400 cinghiali e quasi 14 mila suini. Nella sola zona del pavese le regole di prevenzione hanno portato all'abbattimento di 46 mila maiali;
l'Italia ha da tempo istituito un commissario straordinario e pochi giorni fa ha nominato tre sottocommissari ad hoc. I risultati finora però non sembrano quelli sperati. Le iniziative di prevenzione si sono rivolte verso gli abbattimenti dei suini sani, con un eccesso precauzionale, mentre è stato trascurato il problema dei cinghiali infetti. L'esperienza maturata in questi anni ha dimostrato che l'abbattimento dei cinghiali selvatici senza una adeguata opera di contenimento non serve a niente;
pur in assenza di allevamenti contaminati è sufficiente il ritrovamento di una carcassa di cinghiale infetto per attivare intorno ai comuni interessati zone di sorveglianza e restrizioni sanitarie che bloccano le attività e impattano a cascata sull'intera filiera suinicola con la conseguente svalutazione del prezzo della carne. Inoltre per riabilitare le importazioni dall'Italia devono passare due anni dal ritrovamento dell'ultima carcassa positiva alla peste suina per poi attendere altri due anni per completare l'iter di riqualificazione;
tutti i Paesi extra Unione europea hanno chiuso le importazioni. In Cina, un mercato che per la filiera vale oltre 25 milioni di euro, da due anni è ferma l'importazione. Oltre al danno economico e di immagine tutto questo comporta una concorrenza da parte dei principali produttori europei pronti a sostituire i prodotti italiani con salumeria cruda e cotta vanificando lavoro e investimenti portati avanti dalla filiera suinicola italiana;
la regione Emilia-Romagna ha messo a punto una strategia specifica per arginare la peste suina attraverso: attività di depopolamento, intensificata soprattutto nei distretti più vocati alla produzione suinicola; incremento del livello di biosicurezza nelle aziende zootecniche, con bandi fino a 9 milioni di euro; rimborso delle spese per la recinzione antintrusione e quella per la realizzazione di piazzole per la disinfestazione degli automezzi e delle zone filtro;
le iniziative di una sola regione non bastano. Serve una strategia unica nazionale –:
quali iniziative urgenti di competenza intendano adottare per favorire il depopolamento di migliaia di cinghiali selvatici e per assicurare la tutela del patrimonio suino nazionale, le esportazioni e quindi il sistema produttivo nazionale e la relativa filiera.
Seduta del 9 aprile 2024
Risposta del Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste, Patrizio Giacomo La Pietra, replica di Stefano Vaccari
PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, la questione dell'eccessiva proliferazione di ungulati selvatici è da tempo all'attenzione delle amministrazioni centrali e regionali, non solo per l'impatto economico sul comparto agricolo, sulla sicurezza e l'incolumità delle persone, ma anche per la presenza della peste suina africana (PSA), la cui propagazione è attribuita proprio a tale fenomeno. A tal riguardo, evidenzio in premessa che la materia riguarda prevalentemente aspetti sanitari, la cui competenza è del Ministero della Salute. In ogni caso, considerate le ripercussioni dell'epizoozia anche sul comparto agricolo, rilevo quanto segue, precisando anzitutto che, in base ai dati in nostro possesso, le carcasse di animali infetti rinvenute ammontano a poco meno di 2.000.
Ciò premesso, mi preme sottolineare che il Governo Meloni, per fronteggiare tali problematiche, è prontamente intervenuto prevedendo, al comma 448 dell'articolo 1 della legge n. 197 del 2022, l'inserimento dell'articolo 19-ter nella legge n. 157 del 1992, che ha consentito l'adozione del “Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica”, adottato con decreto del 13 giugno 2023 dal Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, di concerto con il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Il predetto Piano straordinario è attuato e coordinato dalle regioni, che devono aggiornare i Piani regionali di interventi urgenti (PRIU), al fine di renderli coerenti con i contenuti del Piano straordinario stesso.
Successivamente, considerata l'accertata connessione tra il proliferare incontrollato dei cinghiali e la propagazione della peste suina africana, il commissario straordinario alla PSA, in linea con il documento tecnico “Gestione del cinghiale e peste suina africana. Elementi essenziali per la redazione di un piano di gestione”, redatto dai Ministeri della Salute, dell'Agricoltura e dell'Ambiente, ha adottato, lo scorso settembre, il “Piano straordinario delle catture, abbattimento e smaltimento dei cinghiali e azioni strategiche per l'elaborazione dei piani di eradicazione nelle zone di restrizione da peste suina africana (PSA) 2023-2028”. Detto Piano ha, come obiettivo generale, la riduzione significativa e generalizzata delle densità di cinghiale sul territorio nazionale, calibrata per gli specifici contesti in relazione al rischio di ulteriore diffusione della PSA e degli impatti causati dalla specie sulla biodiversità e sulle attività antropiche. Il Piano straordinario, che definisce gli obiettivi numerici, i tempi e le modalità delle catture e degli abbattimenti, ha validità quinquennale ed è attuato attraverso l'attività venatoria e l'attività di controllo. Sulla base della valutazione dei risultati conseguiti rispetto agli obiettivi di prelievo previsti, delle criticità attuative rilevate e dei possibili correttivi individuati dalle regioni, il Piano sarà rimodulato annualmente e l'aggiornamento sarà approvato dal commissario. Nello specifico, al fine di definire il Piano di prelievo e coerentemente con l'obiettivo di incrementare il prelievo con metodi a limitato disturbo ambientale, secondo quanto suggerito dai documenti tecnici dell'UE, e operare una gestione in armonia con la conservazione delle specie non target, si è optato per aumentare significativamente (oltre il 200 per cento) l'entità degli animali abbattibili con metodi selettivi (caccia di selezione e controllo) e prevedere un contenuto incremento (poco meno del 40 per cento) dell'entità del prelievo da conseguire attraverso la caccia collettiva. Il prelievo, da realizzarsi in attività venatoria, rappresenta, quindi, complessivamente quasi il 74 per cento del prelievo complessivo previsto (circa 612.000 capi).
In ogni caso, le diverse forme di prelievo devono essere incentivate tenendo in considerazione il contesto in cui si opera, al fine di perseguire l'obiettivo della riduzione numerica dei cinghiali sull'intero territorio regionale, comprese le aree protette e non venabili.
Rilevo inoltre che, nell'ottica di un'azione sinergica con gli altri soggetti istituzionali, è stato coinvolto attivamente nella realizzazione di una strategia di contenimento degli ungulati anche il Ministero della Difesa con l'allestimento e l'impiego di un contingente militare appositamente formato per il contrasto alla diffusione della peste suina da parte degli ungulati selvatici. Per quanto concerne il sostegno alle aziende suinicole, ricordo che il Ministero, con decreto del 28 luglio 2022, aveva già provveduto all'assegnazione ad AGEA di euro 25 milioni volti a sostenere gli imprenditori coinvolti nell'epidemia di PSA per il periodo compreso fra il 13 gennaio 2022 e il 30 giugno 2022. Considerando il grave perdurare del quadro epidemiologico della peste suina africana, il Ministero ha emanato il decreto del 29 settembre 2023 utilizzando le citate risorse finanziarie residue e non ancora impegnate, pari a euro 19.644.443 per il periodo compreso tra il 1° luglio 2022 ed il 31 luglio 2023. Con successivo decreto del 29 dicembre 2023, il MASAF ha previsto un'ulteriore estensione temporale degli aiuti fino al 30 novembre 2023. Per quanto concerne le esportazioni dei nostri prodotti suinicoli, mi preme rilevare che, in occasione degli incontri internazionali bilaterali con i Paesi terzi che ne hanno posto il blocco, il Ministero sensibilizza e garantisce i propri interlocutori esteri sugli sforzi che il Governo persegue a tutela dei consumatori per salvaguardare gli allevamenti della filiera suinicola nazionale da un possibile contagio della PSA.
STEFANO VACCARI. Grazie, Presidente. Ringrazio il Sottosegretario La Pietra per l'aggiornamento sulle informazioni che però non ci soddisfano, Presidente, perché sulla materia si è prodotta tanta carta, si sono fatti tanti piani ma i risultati sono ancora troppo esigui e scarsi e, al di là dei meriti o delle colpe, è evidente a tutti che le strategie adottate finora si sono rivelate inefficaci o - come minimo - insufficienti perché, se guardiamo all'evoluzione che ha avuto la diffusione della PSA a partire dal 7 gennaio 2022, data del primo ritrovamento di un cinghiale nel comune di Ovada, oggi siamo arrivati molto vicino al distretto delle carni di Langhirano. Tutti sanno - in particolar modo i Ministri ed i Ministeri - qual è l'importanza del distretto delle carni di Langhirano e credo che i dati evidenzino come la politica fino ad oggi adottata non sia risultata utile ad arginare la diffusione della peste suina, nonostante le sollecitazioni e le proposte che sono venute dalle regioni - poi dirò della proposte che l'Emilia-Romagna in particolar modo ha fatto anche in recenti incontri a cui ha partecipato anche il Sottosegretario La Pietra - piuttosto che le associazioni venatorie, perché oggi siamo addirittura in una condizione in cui le previsioni del Piano straordinario delle catture che sono state indicate trovano non ancora attrezzati i territori, perché ad esempio la filiera per la gestione delle carni dei capi abbattuti non è ancora stata implementata e abbiamo notizia di indicazioni che arrivano addirittura da alcune aziende sanitarie locali che, siccome non sono attrezzate per la gestione di una mole di cinghiali così importante, chiedono agli ATC di diminuire i giorni di prelievo perché non in grado di effettuare i controlli necessari. Allora, siccome il 13 febbraio scorso gli assessori Donini e Mammi dalla regione Emilia-Romagna hanno mandato una lettera al Ministro della Salute, al Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e al Sottosegretario La Pietra per chiedere un incontro urgente che poi si è svolto il 6 marzo e successivamente anche il 12 marzo, al di là di una condivisione generale dei punti che quella lettera ha indicato, tanti risultati conseguenti non si sono registrati perché la nomina dei subcommissari regionali con potere di deroga alla normativa appalti, per fare prima ed essere più efficaci, non ha poi trovato una ricaduta. Serve infatti una continuità nel finanziamento e nel sostegno alle imprese suinicole e quindi i tempi che anche il Sottosegretario Gemmato ha dato andranno estesi anche al 2024. Infatti serve un impegno da parte del Governo a salvaguardare le esportazioni, ma soprattutto serve una maggiore efficacia nella gestione delle risorse che, ad esempio, sono già state stanziate e messe a disposizione anche dell'Emilia-Romagna e del commissario, ma, siccome manca ancora l'atto formale con il quale è stata prorogata con il Milleproroghe la nomina del commissario, quelle risorse non possono essere spese. Quindi serve maggiore concretezza per dare le risposte di cui questa questione ha bisogno. Stiamo infatti parlando di un valore commerciale molto significativo per il sistema agroalimentare italiano e, se non lo proteggiamo e non lo difendiamo dalla diffusione di quella che oramai possiamo definire una “pandemia”, rischiamo di mettere in seria discussione migliaia di imprese e un fatturato che supera il miliardo di euro di esportazioni. Quindi stiamo parlando di misure che hanno bisogno di maggiore concretezza, di maggiori tempi e velocità e di sburocratizzare gli interventi che sono stati previsti dal piano perché altrimenti il rischio per tante imprese è troppo grosso, al di là di tutti gli interventi di difesa che pure le regioni hanno messo in campo - penso a quelli per aumentare i livelli di biosicurezza degli allevamenti e delle aziende (solo l'Emilia-Romagna ha messo a disposizione 9 milioni di euro) - e il Governo credo che abbia il dovere di fare presto e meglio rispetto a quanto già messo in campo.