A.C. 1665
Grazie, Presidente. Noi stiamo discutendo oggi di un provvedimento che rischia di toccare in modo irreparabile il futuro assetto istituzionale del nostro Paese. Ci dispiace vedere i banchi completamente deserti da parte della maggioranza, perché una riforma così fortemente voluta dalla Lega doveva necessitare quantomeno di una difesa più strenua in quest'Aula, che, invece, sta completamente mancando.
E non possiamo che stigmatizzare quest'assenza. Noi, oggi, non dovremmo neppure essere qui. Siamo qui perché la maggioranza, la destra, in Commissione Affari costituzionali, qui alla Camera, in Commissione bicamerale per le questioni regionali e in Commissione Affari costituzionali del Senato, ha messo in campo una serie di forzature inaccettabili e di violazioni delle regole che noi abbiamo contestato con forza. Soprattutto, da ultimo, in Commissione affari costituzionali - non posso non ribadirlo, come hanno fatto i miei colleghi - è andata in scena una ferita drammatica per la vita democratica del Parlamento. È stata messa in atto una violazione inaudita, che segna un precedente drammatico nella gestione della vita democratica delle Commissioni parlamentari di questo Parlamento. E noi la contestiamo con forza, perché quando si “va sotto” su un emendamento, bisogna rispettare il voto che la Commissione o che l'Aula esprimono e non si possono trovare stratagemmi inaccettabili per ribaltare o alterare l'esito del voto.
Siamo qui anche per questo, oggi, perché, arrivando con una forzatura, con tempi contingentati, ci è stato impedito e non ci è stata offerta la possibilità di discutere gli oltre 2.000 emendamenti presentati in Commissione. E questa è, per noi, un'altra ferita grave. Non è tollerabile immaginare che si arrivi in Aula, avendo discusso una percentuale ridotta di emendamenti, perché voi dovete fare una corsa per piantare una bandierina ideologica con la quale la Lega ha preso in ostaggio il Governo. Perché si tratta di questo. Noi siamo qui, oggi, in nome di un patto scellerato, tra Lega e Fratelli d'Italia, tra autonomia e Premierato, e dobbiamo denunciarlo perché è un patto che va avanti alle spalle del Paese e che mette in discussione la tenuta istituzionale del Paese.
Allora, faccio un appello alla maggioranza, faccio un appello ai membri del Governo, al di là del Ministro Calderoli: liberate la Presidente del Consiglio da questo ricatto politico di Salvini, perché di questo si tratta. Un patto scellerato, un ricatto politico che tiene in ostaggio la maggioranza e questo Governo, e vi porta qui ad accelerare la discussione di un disegno di legge pericoloso per il Paese e per il nostro futuro. La destra finora ha smantellato il rispetto delle regole democratiche nel Parlamento, alla Camera e al Senato, e si appresta a spaccare il Paese. Noi siamo qui, oggi, a opporci e continueremo a farlo, nelle prossime ore, in Parlamento e nelle istituzioni, ma anche nel Paese, contro una riforma, che non è discutibile, non è una riforma sbagliata, non è una riforma di destra e ci opponiamo per questo, noi ci stiamo opponendo a una riforma secessionista. Questa è la verità: è una riforma che spacca l'Italia unita! Questa è la battaglia che stiamo facendo a difesa dell'unità nazionale. Questo vorrei ricordare a tutti, altro che chi mette magliette con il vento del Nord, il vento del Centro e il vento del Sud! Dovrebbero vergognarsi, perché se questo è lo spirito, noi siamo davvero in presenza di un qualcosa di estremamente pericoloso, che stiamo, peraltro, denunciando con forza. Una riforma che, in realtà, in questi termini, si presenta incostituzionale, chiaramente incostituzionale, perché non difende i caposaldi e le fondamenta dell'unità nazionale, della solidarietà e della coesione del nostro Paese. Perché? Perché oggi esistono - lo stiamo ricordando, purtroppo, da giorni, da tempo - diseguaglianze enormi nel Paese: diseguaglianze nei servizi essenziali ai cittadini, diseguaglianze nella redistribuzione e nella ripartizione delle risorse. La spesa pubblica complessiva pro capite al Nord è di 19.000 euro, contro i 14.000 al Sud. Ci sono 2 milioni di persone che oggi sono costrette a curarsi fuori regione; 4,2 miliardi sono i dati della mobilità passiva, cioè di persone, donne, uomini, famiglie, che non hanno la possibilità, oggi, nel 2024 e nel 2023, di curarsi nel proprio territorio e sono costrette a emigrare per avere le cure essenziali. Questa è, ancora oggi, purtroppo, la situazione nel nostro Paese. Intere popolazioni, parti del Paese, che fanno fatica ad avere accesso a un test prenatale. L'accesso alla mammografia è garantito per la metà delle donne del Sud, rispetto al Nord. Ci sono anni di aspettativa di vita in meno al Sud, rispetto al Nord. Abbiamo una disparità della distribuzione di risorse sociali nell'assistenza agli anziani: solo il 30 per cento dei comuni del Sud garantisce oggi l'assistenza domiciliare agli anziani. Solo il 20 per cento delle ragazze e dei ragazzi, al Sud, ha la possibilità di avere il tempo pieno e la mensa scolastica, contro il 50 per cento dei loro coetanei al Nord. C'è una disparità di presenza di asili nido pubblici tra il Sud e il Nord. Questa è la fotografia, purtroppo, del nostro Paese.
Di fronte a tutto questo voi cosa fate? Voi decidete di aumentare le distanze. Voi dovreste fare e avreste dovuto fare il contrario, quello che abbiamo fatto noi nel PNRR, quello che abbiamo fatto noi difendendo risorse europee, grazie al lavoro di democratici come David Sassoli al Parlamento europeo e di Paolo Gentiloni - altro che il vostro pantheon di riferimenti con un Piano nazionale che ha previsto il 40 per cento delle risorse territorializzabili da destinare al Centro e al Sud, per investire nei servizi, nelle infrastrutture, per dare e provare a dare in futuro ai cittadini del Sud, così come ai cittadini del Nord, pari dignità, servizi, diritti e opportunità.
Questo è il lavoro che abbiamo fatto nel PNRR ed è quello che avreste dovuto continuare a fare, ma, invece di attuare questo PNRR, voi lo avete insabbiato. Invece di rafforzare gli strumenti per consolidare gli investimenti al Sud, come le ZES, li state distruggendo. Invece di distribuire le risorse del Fondo sviluppo e coesione, le avete prese in ostaggio, distribuendole su logiche politiche, come fossero soldi privati di un partito, invece che risorse delle istituzioni che spettano per l'80 per cento al Sud e il 20 per cento al Nord. Da ultimo, decidete di portare avanti una riforma di autonomia differenziata che segnerà la fine della nostra unità nazionale. C'è un criterio che in tutte le audizioni è emerso e che oggi governa la ridistribuzione delle risorse, il criterio della spesa storica, che porta alla fotografia in termini di servizi, diritti e opportunità che ho provato sinteticamente a rappresentare prima. Di fronte a questa spesa storica noi abbiamo un obiettivo, superare questo criterio, superare i costi standard, superare la spesa storica, caro Ministro, come lei sa bene.
E invece, nella proposta di legge che voi fate mettete in campo risorse e misure che vanno in direzione esattamente opposta. Noi vi abbiamo chiesto una sola cosa preliminare, fare quello che la Costituzione richiede, cioè non solo definire, ma finanziare i livelli essenziali delle prestazioni. Questo era quello che avreste dovuto fare prima di portare avanti qualunque tipo di proposta di autonomia differenziata. E invece, nel testo che avete anche licenziato al Senato, prevedete un'ipotesi, un'ipotetica definizione, ma nessuna risorsa reale ed effettiva per consentire un'armonizzazione e un'omogeneità di diritti, servizi e opportunità tra Nord e Sud del Paese, nulla di tutto questo.
E, come veniva ricordato dai colleghi, vi è la possibilità per alcune materie, sono 9, non considerate LEP, di poter procedere immediatamente alle intese tra Governo e regioni, senza attendere né la definizione né tanto meno, figuriamoci, il finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni.
Di fronte a tutto questo è evidente allora che il vostro disegno non solo conferma per legge la situazione esistente e la cristallizza, ma rischia addirittura di peggiorarla, perché nella legge, nella vostra proposta, inserite la possibilità del cosiddetto residuo fiscale, cioè inserite la possibilità che alcune regioni che hanno maggiori risorse dalla fiscalità regionale possano trattenere quelle risorse nel loro territorio e sottrarle alla fiscalità generale, portando, in futuro, a una situazione in cui le regioni più ricche saranno sempre più ricche e le regioni più povere saranno sempre più povere.
Zaia, il presidente del Veneto, in audizione in Commissione, ha detto che lui non tollera la definizione della Banda Bassotti, che nessuno peraltro ha attribuito. Se non è la Banda Bassotti, questo vuol dire, però, in modo molto più artificioso, fare come Robin Hood alla rovescia. Voi prendete ai poveri per dare ai ricchi, ecco la riforma che voi state mettendo in campo, una riforma che devasterà il Paese, una riforma che nel merito presenta altre criticità: il mancato coinvolgimento del Parlamento, la mancata capacità del Parlamento di poter incidere sulle intese.
E poi la possibilità di entrare a gamba tesa in alcune materie che per noi vanno sottratte alla possibile devoluzione. È emerso da tutte le audizioni, perché non ne ascoltate neppure una? Togliete la scuola e la sanità dalle materie che possono essere oggetto di ulteriori forme di devoluzione e di autonomia differenziata. Se immaginate quello che stiamo ascoltando in queste ore da alcuni riferimenti, candidati peraltro della Lega, classi separate per disabili, gabbie salariali, classi separate per stranieri, è una vergogna. Noi ci opporremo a quest'idea che avete della scuola, ci opporremo con forza. La scuola è luogo di valori, di aggregazione, di rafforzamento della coesione. Noi ci opporremo a questa vostra idea, così come ci opporremo all'idea che avete di distruggere la sanità pubblica. Noi riteniamo che la sanità pubblica, universale e gratuita per tutti sia un valore da difendere con forza nel nostro Paese. Non vi consentiremo di smantellarla, cosa che potrebbe accadere - arrivo a conclusione - con la vostra proposta di autonomia differenziata.
Insomma, una proposta che distrugge il Paese su tante altre materie in cui dovremmo, invece, unirlo. Immaginate di distribuire le politiche in materia infrastrutturale o energetica, che dovrebbero addirittura essere affrontate a livello europeo. È una riforma antistorica, medievale, che distrugge il Paese. Altro che patrioti.
Noi ci batteremo con forza per impedirvi di portare avanti questo progetto secessionista, che distrugge l'unità nazionale. Difenderemo l'Italia unita, e lo faremo in tutte le sedi e con tutte le forze che gli strumenti della democrazia ci consentono e ci mettono a disposizione.