Sul complesso degli emendamenti
Data: 
Mercoledì, 26 Giugno, 2024
Nome: 
Elly Schlein

A.C. 1741-A

Grazie, Presidente. Care colleghe e colleghi, è così allora: oggi, definitivamente, state gettando la maschera. Sono mesi che vi diciamo che state smantellando la sanità pubblica; con i vostri tagli, con il definanziamento e, con questo voto, oggi voi lo certificate. Mi rivolgo alla maggioranza, per suo tramite, Presidente, mi rivolgo all'onorevole Foti, che prima ho ascoltato attentamente. Sarà che forse siamo qui dalle 9 del mattino, sarà che abbiamo discusso tutto il giorno, ma davvero le confesso che ho fatto molta fatica a capire in italiano che cosa stesse dicendo.

State anteponendo questioni tecniche e regolamentari a una richiesta semplice che vi abbiamo fatto. Abbiamo fatto una proposta che dice due cose banali. La prima è di mettere più risorse sulla sanità pubblica, la seconda è di sbloccare il tetto alle assunzioni che, nel 2009, mise il Governo Berlusconi, di cui Giorgia Meloni era già Ministra. Sono richieste semplici. Ci avete detto: non vanno bene le coperture. Vi abbiamo fatto - lo ha raccontato adesso la deputata Guerra - delle controproposte per trovare insieme altre coperture, ma niente, avete affossato quegli emendamenti.

Di conseguenza, Chiara Braga, la nostra capogruppo, ha semplicemente chiesto che, insieme, provassimo a tornare in Commissione per cercare delle coperture alternative. Questo abbiamo chiesto. Allora, non c'è niente di strano in una richiesta che viene dall'ascolto di un grido di sofferenza che viene da tanta parte del Paese. Persone che ho incontrato, una donna a Pesaro che mi ha raccontato di essersi ammalata di tumore e di avere fatto fatica, perché non riusciva a prenotare le visite successive alla diagnosi.

No, è inutile che fa dello spirito con la testa, mi rivolgo a lei sempre per il tramite del Presidente. Sono storie vere, che raccogliete sicuramente anche voi, perché non ho la presunzione di pensare che gli italiani che non riescono più a curarsi, che sono 4 milioni, lo vengano a raccontare soltanto a me. Sono persone che hanno dovuto tirare fuori 500 euro di tasca propria. E quella donna mi disse una cosa molto forte, mi disse: non mi preoccupo tanto per me, mi preoccupo per chi sta nelle mie condizioni, ma quei 500 euro non li trova.

Allora, vi dico: ma davvero vi state trincerando dietro un parere, dietro una questione tecnica per cui non abbiamo individuato ancora insieme le coperture? Ma davvero? È tutto il giorno, colleghi, che ci fate una testa così sulla burocrazia, e alla fine i burocrati siete voi con questa scelta. Le coperture! Stiamo parlando del diritto alla salute che sta scritto dentro la Costituzione. Senza risorse i reparti si svuotano, 21.000 medici sono già andati all'estero perché non ci sono più le condizioni, non riescono più a lavorare. Vuol dire che mancano 30.000 medici e 70.000 infermieri nei reparti.

Allora non avete bisogno di toccare le leggi per smantellare la sanità pubblica, basta fare quello che state facendo, rifiutarvi di discutere, rifiutarvi di mettere le risorse che servono per riempire quei reparti e finalmente abbattere per davvero le liste d'attesa. Infatti, a proposito di campagna elettorale, ci siamo accorti tutti che, dopo un anno e mezzo di Governo, a 5 giorni dal voto, siete arrivati a prendere in giro gli italiani con un decreto vuoto, senza un euro, dicendo che senza un euro riuscite ad abbattere le liste d'attesa.

Allora vi dico, le soluzioni che state studiando favoriscono il privato. Anche quando in manovra, l'anno scorso, avete proposto di mettere a disposizione delle risorse per incentivare gli straordinari, mi sono chiesta: ma quali straordinari? Infatti, il personale che ancora lavora in quei reparti è sottoposto a turni massacranti, molto spesso sull'orlo di un esaurimento, e molti, come dicevo, hanno già mollato. Allora rendetevi conto della reale situazione del Servizio sanitario nazionale. Chiedevamo due cose con questa legge, su cui continueremo ad insistere: portare la spesa sanitaria nazionale al 7,5 per cento del PIL, è la media europea, abbiamo parlato di Unione europea tutto il giorno, no?

Di quanto vuole contare l'Italia. Allora, iniziamo a portare lì la spesa sanitaria nazionale e sblocchiamo le assunzioni. Facciamo questa cosa, che alcune regioni, governate dalla destra, hanno approvato, anche sulla scorta di quello che le regioni governate dalle nostre forze hanno fatto prima di loro. Vuol dire che sulle regioni, sui territori, c'è una trasversalità che purtroppo oggi non troviamo in quest'Aula.

Io pensavo, invece, mi illudevo che fosse una priorità condivisa. Ecco, questo dimostra la vostra coerenza nell'avversione al diritto alle cure, che sono un diritto, sì un diritto, non un privilegio per chi può permettersele. Ecco, questa legge avrebbe permesso di intervenire meglio per le persone non autosufficienti, per le persone con disabilità, di mettere più risorse sulla salute mentale, perché voi sapete che, con i tagli che avete fatto al bonus per lo psicologo, soltanto tra l'1 e il 3 per cento di chi ne ha fatto richiesta, di quelle 400.000 persone che ne hanno fatto richiesta, potrà avere una risposta. Ecco, noi avevamo fatto questa proposta - ve lo confesso - per provare a lavorarci insieme, in questo Parlamento, si chiama Parlamento per questo, per parlare, per discutere di proposte e provare a trovare una sintesi, un compromesso e votarle. Se non andava bene questa copertura, davvero, io mi chiedo se non potevamo insieme cercarne un'altra. Noi insisteremo, ve lo dico, noi insisteremo ad andare avanti in tutto il Paese su questa grande battaglia. Guardate, lo facciamo non solo perché è scritto nella Costituzione, ma perché chi ha pensato, lo ricordava prima la collega Braga, il Servizio sanitario nazionale, sono donne e uomini straordinarie; una la voglio ricordare, Tina Anselmi, cattolica democratica e partigiana, che voleva una sanità che curasse chi da solo non ce la fa. Ecco, ci illudevamo di poterlo fare insieme a voi, ma continueremo a insistere perché, evidentemente, a voi del diritto alla salute non interessa granché.