Discussione generale
Data: 
Lunedì, 8 Luglio, 2024
Nome: 
Irene Manzi

A.C. 1929

Presidente, quest'oggi, esco dal mio consueto ambito scolastico, per affrontare anche questo provvedimento all'ordine del giorno dei lavori di quest'Aula. Devo dire che sono andata a rileggere più volte il testo, perché era talmente sintetico nella sua definizione (sono 5 righe totali), che non pensavo si dovesse impegnare addirittura l'Aula su questo tema con un disegno di legge. Ciò mi induce ad alcune considerazioni, dato che - un anno fa, ormai - il Governo e la maggioranza, in quest'Aula, avevano approvato la delega fiscale e definito le scadenze temporali relative a due cose differenti: una, relativa all'effettiva adozione dei decreti di attuazione della legge delega, il cui termine temporale era di 24 mesi (per la quale, appunto, erano stati richiesti 24 mesi), e l'altra, all'articolo 21, come citato nel testo del disegno di legge, relativa all'emanazione dei testi unici, per i quali invece i tempi e i termini richiesti erano molto più brevi, perché di 12 mesi.

Come forza di opposizione, sin da subito, avevamo segnalato che questa discrepanza temporale, 24 contro 12, e soprattutto un termine temporale decisamente più breve per i testi unici rispetto a quello dei decreti di attuazione, era un qualcosa che difficilmente si sarebbe potuto rispettare, era una scelta decisamente discutibile, perché, nel momento in cui si fanno i testi unici, non si fa in realtà una mera azione di compilazione, che vada ad unificare in un unico testo le norme disperse in più provvedimenti differenti, ma soprattutto si fa, alla luce anche delle esperienze pregresse, per esempio, rispetto al testo unico delle imposte sui redditi, anche, una grande operazione di coerenza, di uniformità e di omologazione delle varie norme che sono sparse in mille rivoli, in mille testi e, quindi, di conseguenza, un'azione di razionalizzazione e di pulizia del sistema fiscale nel suo complesso.

Si tratta di un'operazione non certo semplice, molto complessa, che richiederebbe, come sempre, il tempo necessario per essere portata avanti. È, quindi, evidente che sarebbe stato molto più produttivo, in questo caso, fare questo tipo di ricostruzione a valle e non a monte delle scelte compiute e dei provvedimenti attuativi della delega fiscale. Pertanto, chiedere per i testi unici la metà del tempo rispetto a quello della delega originaria, sin da allora, l'abbiamo detto, andando indietro nel tempo, era un'assurdità e si vede. È triste avere ragione su queste cose, non è compiacimento da parte nostra quello che esprimiamo in questo momento. Sin da allora, era ben evidente che i 12 mesi, che erano stati previsti, non erano tempi che potevano essere rispettati e, di fatto, oggi, ci troviamo ad adottare l'ennesima proroga, addirittura al 31 dicembre 2025.

Il Governo magari poteva esporci e renderci partecipi del fatto - questa era forse la sua idea - che quello che voleva portare avanti allora era proprio diverso, magari, partire dai testi unici e, poi, far sì che i decreti legislativi fossero uniformi e armonici rispetto a quel testo. Ciò non è successo, perché le due scadenze temporali erano sostanzialmente disallineate. Non è successo e, contemporaneamente, assistiamo, da parte del Governo, ad un vantarsi di aver già adottato un numero cospicuo - sono stati ricordati, anche poco fa - di testi dei decreti, e ne sta facendo tra l'altro anche di correttivi, prima ancora di adottare il testo unico.

Tuttavia, in questa occasione, vogliamo ribadire che, se aveva la motivazione di tener vivo questo allineamento temporale differente, oggi questo provvedimento è la dimostrazione plastica che quella scelta, in realtà, fosse sbagliata sin dall'inizio ed è una scelta che gli eventi hanno dimostrato essere superata in concreto.

Ci troviamo, ancora una volta, davanti ad un Governo che, in un primo momento, in modo roboante, si impegna a fare una cosa, non riesce a farla e non si rende conto forse per tempo che le osservazioni di merito che le forze di opposizione avevano evidenziato in quest'Aula e nel lavoro in Commissione erano osservazioni non pregiudiziali, ma di buonsenso, fondate anche sulla conoscenza dei complessi meccanismi normativi legati all'emanazione di un testo unico. Quindi, ancora una volta, di fronte all'evidenza dei fatti, si sceglie un rinvio e si mette una pezza. In questo caso, tornando all'ambito scolastico, di competenza della mia Commissione, mi viene da dire che questo è un atteggiamento che il Governo tiene su molti provvedimenti.

La scorsa settimana si è votata, sine die, una proroga delle disposizioni relative al nuovo codice dello spettacolo - la legge delega era stata approvata nel 2022 -, rispetto al quale, dopo numerose proroghe, il Governo ha rinviato ulteriormente l'adozione di un testo che è molto atteso, su cui, anche qui, c'erano stati annunci roboanti da parte del Sottosegretario Mazzi, incontri con gli operatori dello spettacolo dal vivo, e anche qui si assiste ad un rinvio.

Come abbiamo assistito, nel decreto Scuola, all'ennesimo ulteriore rinvio dei provvedimenti relativi al pre-ruolo universitario, con gravi contraccolpi, tra l'altro, rispetto al settore della ricerca, rispetto a un tema urgente e necessario che riguarda il precariato nell'ambito universitario, in attesa della fantomatica commissione Galli della Loggia, che è stata nominata, nei giorni scorsi, dalla Ministra Bernini, in attesa di quella controriforma dell'università a cui la Ministra, anche nel testo di legge relativo alle semplificazioni, vuole fare riferimento e su cui il Governo si fa assegnare i poteri.

Tornando al tema oggetto di questo provvedimento che oggi è in Aula, sono andata a rivedermi le motivazioni per cui i colleghi della Commissione finanze avevano espresso il voto contrario del Partito Democratico al provvedimento in quest'Aula. C'era una serie di motivazioni che il collega capogruppo, Virginio Merola, aveva ricordato. Le cito brevemente, senza voler impegnare ulteriormente l'Assemblea su questo. In quel sistema, in quel testo, si consolidava - e si consolida tuttora - la frammentarietà e l'assetto corporativo del sistema fiscale attuale, si diminuiva la progressività fiscale dell'Irpef, tra l'altro, e, soprattutto, mancava una seria strategia di lotta all'evasione, quella stessa mancanza di strategia che vediamo, per l'ennesima volta, anche in questo brevissimo provvedimento che oggi arriva in quest'Aula. Infatti, è un argomento estremamente tecnico, ne siamo ben consapevoli, però, guardate, la delega fiscale non è solo tecnicalità, è politica, è strategia, è visione politica, in questo senso, che si vuole mettere in atto.

Proprio pochissimi giorni fa, il Vice Ministro Leo ha dichiarato che il Governo non ha l'anello al naso e vuole invogliare i cittadini a pagare. Ne siamo ben contenti, perché pensiamo che pagare le tasse sia uno dei doveri civici che i cittadini hanno nel contratto sociale che li lega allo Stato; ma non abbiamo neanche noi, come opposizione, l'anello al naso. Pensiamo proprio che quel provvedimento approvato nell'agosto 2023, in via definitiva, in quest'Aula, la delega fiscale, su cui oggi si interviene di nuovo, in realtà non aveva al suo interno proprio una grande strategia di contrasto all'evasione fiscale. Aveva un'idea di società ben diversa da quella che voi rivendicate, almeno a parole, una società in cui pagare le tasse è quasi un optional mi verrebbe da dire; si parlava di pizzo di Stato, da parte di qualcuno ai massimi livelli di questo Governo, in maniera assolutamente impropria.

Il rinvio che voi oggi approvate, in realtà, denota, per l'ennesima volta, una grave mancanza di strategia, che, in questo provvedimento, come negli altri che ho voluto citare, si accompagna a una fretta ossessiva, invece, su altre questioni. Ecco, forse sarebbe il caso di iniziare a far pace con voi stessi e con la strategia politica che intendete perseguire.