Discussione generale
Data: 
Lunedì, 22 Luglio, 2024
Nome: 
Christian Diego Di Sanzo

A.C. 960-A

Presidente, cari colleghi, oggi discutiamo un'importante proposta di legge per gli italiani all'estero, che mira proprio a migliorare i servizi consolari erogati dalle nostre rappresentanze diplomatico-consolari, che, come ci ricordava poco fa l'onorevole Ricciardi, sono spesso la prima e unica interfaccia per i nostri concittadini all'estero con il nostro Paese. Quindi, un punto di riferimento importante è il centro anagrafe, ma proprio l'erogazione di tutti i servizi consolari, che spesso dipendono dal primo servizio, ossia quello del rinnovo e dell'erogazione dei passaporti.

A fronte di una popolazione all'estero sempre in crescita, che si attesta ormai a più di 6 milioni di iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, ossia più del 10 per cento della popolazione italiana residente in Italia, le dotazioni delle nostre sedi diplomatico-consolari non sono cresciute in modo proporzionale; e non vi è solo un problema in termini assoluti, ma anche un problema di distribuzione delle risorse. La nuova emigrazione, infatti, spesso non segue gli stessi percorsi delle ondate migratorie precedenti e va ad allargare la popolazione residente all'estero in aree dove le sedi consolari, per tradizione, hanno spesso avuto una dotazione ristretta, un lascito del passato.

Molte sedi stanno proprio soffrendo per la rapidità con cui la popolazione residente è cresciuta rispetto alla dotazione di personale e i tempi di richiesta di aggiunta di personale, di pubblicazione dei bandi, della ricerca del personale purtroppo sono lunghi e spesso non si riescono ad adeguare alle esigenze con cui la popolazione sta crescendo. Quindi, i cittadini non riescono a ricevere un servizio che è all'altezza di quello che vorremmo e di quello che si aspetterebbero.

Negli Stati Uniti, ad esempio, molte sedi stanno soffrendo di un problema di rapidità con cui la popolazione italiana sta crescendo, pur non essendo state in passato sedi di immigrazione. A questi problemi, vanno ad aggiungersi ancora gli strascichi lasciati dall'emergenza del COVID, che ha provocato lunghe liste di attesa che ancora non sono riassorbite, e si parla spesso di molti mesi per il rinnovo del passaporto. Tutto ciò provoca disagi per chi risiede all'estero, che spesso è impossibilitato a viaggiare senza il rinnovo del passaporto e a tornare in Italia, nel paese in cui vorrebbero spendere i giorni con le proprie famiglie. I cittadini spesso non riescono ad avere il documento in tempi rapidi; a volte chi è in possesso della doppia cittadinanza cerca di fare il viaggio con il secondo passaporto, ma molti rimangono impossibilitati a lasciare il Paese in cui risiedono.

La percezione di questa domanda inevasa genera un senso di abbandono, di distaccamento dal nostro Paese, a causa anche dei disservizi che si aggiungono oltre a quello del viaggio, come, ad esempio, l'impossibilità di ottenere lo SPID all'estero, che è il centro fondamentale per tanti servizi per i nostri cittadini all'estero.

La situazione va ad aggiungersi al quadro delle diverse priorità che i servizi consolari devono affrontare, a partire dal rilascio dei visti per i cittadini stranieri che vogliono viaggiare nel nostro Paese per turismo o business, quindi risorse fondamentali per l'internazionalizzazione del nostro Paese e, in secondo luogo, anche i riconoscimenti di cittadinanze che, purtroppo, hanno lunghissimi tempi di attesa.

Le sedi consolari quindi si trovano a gestire diverse priorità che spesso variano in modo stagionale, però con una limitata flessibilità riguardo all'efficientamento delle risorse.

Possiamo, però, osservare che se da una parte la dotazione di fondi è limitata per le esigenze di bilancio, dall'altra è possibile aiutare le sedi con maggiore autonomia e flessibilità destinata alla produttività. Ed è proprio in quest'ottica che abbiamo formulato questa proposta di legge, la quale chiede di lasciare alle sedi consolari una quota di proventi per il rinnovo dei passaporti, come già avviene per le pratiche di cittadinanza. La proposta, nella sua formulazione finale richiede, quindi, che una quota dei proventi ricevuti dalle sedi consolari per il rinnovo dei passaporti rimanga alle sedi nella misura del 10 per cento, con la possibilità di arrivare al 30 per cento. Viene destinata per migliorare i servizi di erogazione dei passaporti al pubblico, quindi per tutti i servizi al pubblico che saranno nella disponibilità della sede. Si tratta di una misura che va proprio nella direzione, da una parte, di lasciare una maggiore autonomia alle sedi che spesso si trovano ad affrontare lamentele dal pubblico, senza avere la piena capacità per porvi rimedio e, dall'altra, di sollecitare le sedi a erogare un numero maggiore di passaporti; è una misura che va nell'ottica di una maggiore produttività delle sedi e di una gestione manageriale che ricentri il focus anche nell'erogazione dei servizi al pubblico.

La proposta, della quale sono stato da subito uno degli autori, ha trovato un appoggio bipartisan, come hanno ricordato i colleghi, proprio in virtù delle misure che vanno nella direzione di efficienza e di servizi al cittadino per la nostra pubblica amministrazione. Voglio quindi ringraziare l'onorevole Toni Ricciardi, primo firmatario, che, da subito, si è adoperato per cercare di far approvare questa proposta in un clima di dialogo tra tutte le parti politiche e finalizzato proprio al raggiungimento dell'obiettivo per i nostri cittadini all'estero. Una proposta che poi ha trovato la condivisione dei colleghi nella Commissione affari esteri che hanno collaborato, anche senza pregiudizi, riguardo allo svolgimento di questa proposta. In particolare voglio ringraziare il mio collega di collegio, l'onorevole Di Giuseppe, che ha condiviso l'impianto e poi ha appoggiato la proposta.

Oggi, quindi, in Parlamento portiamo una piccola rivoluzione per i servizi consolari e per i tanti italiani all'estero. Una riforma che va nella direzione di una maggiore autonomia, di una maggiore responsabilità per le sedi e per i capi missione, in un'ottica di servizio ai cittadini ai quali vogliamo che i servizi consolari siano erogati con l'efficienza che gli è dovuta.

Questa misura permette alle sedi di conservare una quota parte dei proventi dei passaporti erogati e sarà l'inizio di un ciclo virtuoso che aiuterà, prima di tutto, le sedi a utilizzare con una certa discrezionalità i proventi, proprio per andare incontro alle esigenze della comunità, e, in secondo luogo, i cittadini, che potranno trovare una risposta più diretta alle loro esigenze e richieste.

Un sistema virtuoso che speriamo possa portare nel tempo, non solo a una maggiore efficienza, ma anche a un dialogo costante tra i nostri concittadini all'estero e le nostre rappresentanze diplomatico-consolari, a beneficio di tutto il nostro sistema Paese.