A.C. 1975
Onorevoli colleghe e colleghi, nel nostro Paese si può attendere un anno e mezzo per una gastroscopia, fino a 645 giorni per una colonscopia e 677 giorni per una visita oculistica. C'è chi deve aspettare un anno e mezzo per un'ecografia programmabile, chi riesce invece a farla in 13 giorni. Nell'azienda sanitaria 3 della Liguria, quella regione che state tenendo ai domiciliari insieme al presidente Toti, si aspettano in media 427 giorni per una visita cardiologica. Questo emerge dall'indagine di Cittadinanzattiva, uscita in questi giorni.
Ci sono persone che sono costrette a sperare che la loro malattia corra meno in fretta di questa lista di attesa che si allunga. Voi non avete fatto nulla - nulla - per un anno e mezzo e poi avete tirato fuori questo decreto vuoto, questo decreto fuffa, a pochi giorni (a quattro giorni) dalle elezioni. Ma chi pensate di prendere in giro? Non di certo gli italiani e le italiane. Non si possono accorciare le liste d'attesa senza metterci un euro e senza assumere personale. Lo dico a malincuore, ma è sotto gli occhi di tutti che ci ritroviamo di fronte all'ennesimo provvedimento che non inciderà sulla lunghezza di quelle liste d'attesa, che impediscono di garantire il diritto alla salute previsto dalla nostra Costituzione. Non sarà uno spot preelettorale, contenente poco o nulla, a risolvere il gigantesco problema di 10 milioni di prestazioni inevase, a dare risposta a 4 milioni di persone che rinunciano a curarsi in questo Paese.
Non siamo sorpresi, perché, contro la sanità pubblica, vi state accanendo da quando siete al Governo, da quando Giorgia Meloni siede a Palazzo Chigi, senza nemmeno il coraggio di ammetterlo. Quel che fate non serve e quel che serve, invece, non lo fate. Come pensate che si possa riuscire ad abbattere le liste d'attesa senza impiegare risorse, anzi diminuendo quelle già ampiamente insufficienti, considerando che riducete di 160 milioni il finanziamento già previsto a partire dal prossimo anno?
Le soluzioni che prevedete in questo decreto non faranno che agevolare il privato, il vostro vero e malcelato obiettivo. Voi volete una sanità a misura di portafoglio, di modo che chi ce l'ha abbastanza gonfio possa curarsi e chi, invece, le risorse non ce le ha rinunci a curarsi.
Noi, come Partito Democratico, avevamo fatto una proposta di legge con due semplici priorità: più risorse e più personale per la sanità; portare la spesa sanitaria alla media europea del 7,5 per cento del PIL e sbloccare il tetto alle assunzioni in vigore dal 2009, messo da un Governo in cui Giorgia Meloni era già Ministra. Capisco che ci tenga molto alla sua coerenza, ma può ammettere l'errore e toglierlo, finalmente mettendo avanti il bene del Paese al suo.
Basterebbe che parlaste con un medico o un infermiere - io non so da quanto tempo non lo facciate - per capire che, per abbattere le liste d'attesa, non può essere una soluzione quella di chiedere e incentivare più straordinari ai medici e agli infermieri, rimasti nei reparti che si stanno svuotando e costretti, già ora, a dei turni che sono massacranti. Se i professionisti sono sempre gli stessi e con carichi di lavoro già inaccettabili, come possono garantire ulteriori prestazioni, senza peraltro violare la direttiva europea, quella sugli orari di riposo, che prevede, oltre alle 11 ore, almeno un giorno intero (24 ore) di riposo a settimana e senza mettere in pericolo, quindi, la propria incolumità e quella dei pazienti.
Decine di migliaia di medici se ne scappano dal pubblico per andare nel privato. È diventato più conveniente: 21.000 se ne sono già andati all'estero e mancano 30.000 medici e 70.000 infermieri. Avevamo bisogno di rendere più dignitoso, più attrattivo, quel mestiere dopo quello che abbiamo attraversato con la pandemia e, invece, state facendo letteralmente il contrario.
La soluzione non è - e non può essere - strizzare medici e infermieri come spugne, ma assumere più lavoratrici e più lavoratori per il Servizio sanitario nazionale, con stipendi più alti; sì, perché i nostri medici sono tra i meno pagati d'Europa. Altrimenti, è evidente che, tra personale ridotto all'osso, mancato ricambio generazionale, incremento della precarietà, condizioni di lavoro sempre più dure, sarà impossibile fermare questa grande fuga dal Servizio sanitario nazionale, magari per lavorare a gettone negli stessi reparti, creando anche problemi di iniquità con gli altri colleghi o, magari, ancora, andando direttamente all'estero, dove trovano un miglior trattamento economico e un migliore ambiente professionale.
Guardate, mi fa piacere che in un recente sondaggio si è visto che, comunque, nonostante queste difficoltà, il 90 per cento degli italiani è orgoglioso di avere una sanità per tutte e per tutti, una sanità pubblica universalistica. Nonostante quello che state facendo, la qualità del lavoro del personale che lavora nella sanità pubblica continua a garantire delle risposte importanti.
Dal punto di vista dei cittadini, con ospedali obsoleti e insicuri, con 100.000 posti letto che mancano, pronto soccorso al collasso e liste d'attesa ormai infinite, continuerà anche un'altra fuga, quella di chi, potendoselo permettere, si rivolge al privato. È in costante crescita il costo che gli italiani sostengono di tasca propria per curarsi, con le diseguaglianze che aumentano, si ampliano e si fanno sempre più marcate e insopportabili, tra ricchi e poveri, tra Nord e Sud, tra i centri urbani e le aree interne, che, senza presìdi sanitari, si stanno spopolando. Eppure - non solo non vi interessa di tutto questo - voi avete deciso di dare il colpo di grazia alla sanità pubblica con la vostra autonomia differenziata. Stiamo raccogliendo già con le altre opposizioni - tutte le altre opposizioni - e con forze economiche sociali, associative e sindacali, le firme per fermarvi, perché avete scritto in quella legge che ci sono pazienti di serie A e di serie B, a seconda del luogo in cui nascono, e noi non lo possiamo accettare.
Poi, il vostro decreto fuffa è diventato anche un decreto zuffa, con la Lega che ha presentato emendamenti per cancellarne gli articoli, o con lo scontro tra il Governo e le regioni, perché vuole imporre alle aziende sanitarie forme centralizzate e dirette di controllo e di sanzioni, con l'unico intento di scaricare sulle regioni la responsabilità dell'assenza di una vostra strategia.
Vi siete trovati contro anche i vostri presidenti di regioni: complimenti. ci vuole del talento. Poi avete fatto retromarcia, avete messo la solita toppa cercando di nascondere il buco, ma la sostanza l'hanno vista tutti è questa e resta evidente. Basta, per cortesia, con il solito giochino che è sempre colpa di chi c'era prima. Segnalo che chi c'era prima ha aumentato di 18 miliardi il fondo sanitario nazionale, portando la spesa sanitaria sul PIL sopra il 7 per cento. Intanto, lo ricordo perché due su tre delle forze della maggioranza condividono responsabilità di Governo da tempo immemore e poi perché più di un anno e mezzo dopo, francamente, questo argomento non tiene più. Noi non abbiamo visto nulla da parte vostra se non tagli e apertura di vere e proprie autostrade ai privati. Sì, tagli, perché finitela anche con la storia delle risorse in più messe con l'ultima legge di bilancio. I 3 miliardi che avete tanto sbandierato vanno a malapena a coprire i rinnovi contrattuali del personale, mentre il dato vero, vostro, non del Partito Democratico, è che la spesa sanitaria pubblica in rapporto al PIL diminuisce dal 6,6 per cento del 2023 al 6,4 del 2024 ed è destinata a calare al 6,2 a partire dal 2025 e addirittura al 6,1 per cento nel 2026. La verità, allora, resta questa: state tagliando e non avete neanche il coraggio di dirlo, di ammetterlo, di assumervi la vostra responsabilità. Quel che servirebbe, insomma, non lo fate, proprio non riuscite, nemmeno quando si prova risparmiarvi la fatica di pensare al come. La nostra proposta di legge, che avete bocciato per motivi di pura rivalsa ideologica, è concreta. L'hanno approvata tale e quale anche regioni governate da voi. Mettetevi d'accordo con voi stessi, potevamo approvarla qui insieme, potevamo cercare insieme le coperture migliori ma niente, noi ve l'abbiamo proposto ma voi vi tenete stretta la vostra propaganda ideologica sulla pelle di quei pazienti, sulla pelle degli italiani. È utile forse a voi questa propaganda per continuare a galleggiare, a navigare a vista ma è incapace di risolvere il problema della sanità pubblica che state smantellando. Invertite la rotta, fatelo finché c'è tempo. Noi ve lo chiediamo oggi ma, se non lo farete, saranno gli italiani e le italiane domani a giudicarvi. Noi continueremo a lavorare per costruire una sanità del futuro, quella territoriale, quella di prossimità, quella delle case della comunità nei quartieri, nelle aree interne di montagna, quella dell'assistenza domiciliare, quella della telemedicina e delle nuove tecnologie messe a servizio delle persone, quella che mette più risorse sulla salute mentale, come chiedono ragazze e ragazzi nelle scuole e nelle università, quella che non lascia sole le persone con disabilità e le persone non autosufficienti, quella dei consultori che purtroppo ancora mancano in tante regioni e quella in cui voi avete concesso agli antiabortisti di entrare per fare pressioni su donne e ragazze che cercano di accedere a un aborto sicuro e legale. Lo impediremo, il Partito Democratico continuerà a difendere la sanità pubblica universalistica dai vostri tagli e dalla privatizzazione strisciante che state portando avanti e lo faremo onorando anche chi, molto tempo fa, ha immaginato questo Servizio sanitario nazionale, questa sanità pubblica universalistica e lo ha fatto pensando proprio ad una sanità che curasse chi da solo non ce la fa: donne straordinarie come Tina Anselmi.