A.C. 1937-A
Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, intervenire dopo la collega Evi mi consente di andare al punto di alcune questioni, condividendo il grande lavoro fatto dalla presidente del gruppo, Braga, dal capogruppo Simiani, da tutti i commissari che si sono alternati in queste ore di discussione per cercare di svolgere un ruolo. È quello che cerchiamo di fare in Commissione, intervenendo oggi in discussione generale e onorando con due interventi questa discussione, con gli emendamenti, laddove non vengono poste le fiducie, e con gli ordini del giorno.
Noi vorremmo che il Parlamento svolgesse un ruolo, una funzione. E penso che questo dovrebbe accomunarci, maggioranza e opposizione, perché difendere il ruolo del Parlamento significa anche difendere un'idea di democrazia, che si gioca su un equilibrio anche all'interno del potere esecutivo e del potere legislativo, che noi stiamo andando a minare con un fenomeno che non è nato in questa legislatura, ma che in questa legislatura sta assumendo veramente dei connotati insostenibili.
Oggi il decreto parla anche di sport, fra le tantissime materie di cui vi occupate, andando a interpretare - e noi per questo ci siamo anche confrontati aspramente, in maniera veramente particolare - l'articolo 77 della Costituzione, che invece richiamerebbe a straordinari casi di necessità e urgenza, e a un'idea di omogeneità fra le materie che viene costantemente violata.
Però, parlando anche di sport, consentitemi una metafora sportiva. Oggi cominciano le Olimpiadi. Parta e venga, con tutta la nostra forza, anche dal Parlamento, un grande in bocca al lupo ad Arianna Errigo, Gianmarco Tamberi, i nostri portabandiera, tutti i nostri atleti, al fianco del Presidente della Repubblica: le bellissime immagini che stiamo vedendo in queste ore alle Olimpiadi sono un grande messaggio di speranza e di pace che Parigi può dare al mondo. C'è anche paura e inquietudine per i momenti difficili che stiamo vivendo, ma cerchiamo veramente di dare a queste Olimpiadi il valore che devono avere le Olimpiadi.
C'è uno sport, poco conosciuto da un punto di vista della pratica in Italia, ma molto conosciuto anche dagli italiani, perché è presente in tanti film e cartoni animati che abbiamo visto da ragazzi, ossia il baseball. E c'è un ruolo nel baseball che è quello del ricevitore. Il ricevitore è anche colui il quale si pone dietro il battitore con un guanto, è coperto più degli altri giocatori perché si può fare male più degli altri, e ha due compiti: ricevere la palla che viene lanciata e colpita, e dare indicazioni alla squadra su come giocare.
Il Parlamento ha un senso se può essere il ricevitore di questa partita; se può, da un lato, ricevere i decreti, spesso scaraventati addosso a decine, come è avvenuto in questo mese di luglio, rendendo anche impossibile affrontarli in tempo, ma, al tempo stesso, se può anche utilizzare quell'altra fase, ossia dare indicazioni alla squadra e allo stesso lanciatore. Se noi, invece, abbiamo il Parlamento che diventa un ricevitore muto, costretto solo ad essere preso a pallettate, è chiaro che, da questo punto di vista, questa metafora non reggerebbe in un campo di baseball, tanto meno può reggere in una dinamica democratica e, soprattutto, non può reggere rispetto a quanto previsto dalla nostra stessa Costituzione.
Per questa ragione, penso che sia fondamentale affrontare questo decreto Infrastrutture nel merito, sapendo però già che i nostri emendamenti, ne avevamo presentati 50, non sono stati accolti, a parte uno solo - l'eccezione che, purtroppo, conferma la regola -, sapendo già che verrà posta una fiducia, sapendo già che non ci sarà più la possibilità di emendarlo, che noi interverremo sugli ordini del giorno e che tutto quello che ci stiamo dicendo, purtroppo, non potrà incidere.
E quando dico tutto quello che ci stiamo dicendo, parlo per la minoranza, ma anche per la maggioranza. Faccio un esempio: ieri eravamo in Commissione, affrontavamo il tema della NIS 2, della necessità di alzare la guardia della difesa cibernetica del nostro Paese, di quanto sono aumentati i cyberattacchi. L'abbiamo visto non solo con il bug della scorsa settimana, ma ce ne accorgiamo ogni giorno, se ne accorgono le piccole e medie imprese, ce ne accorgiamo anche con tutti i provvedimenti che stiamo affrontando. Sono emerse tutta una serie di osservazioni, condivise tra maggioranza e opposizione, ma non c'è stata nemmeno la possibilità di portare le osservazioni come osservazioni.
La maggioranza ha presentato le proprie idee - non dico quelle nostre, le nostre potevate non accoglierle - come premesse, il che non ha alcun valore. Non possiamo andare a scavare così profondamente. Capisco la pioggia di decreti senza fine, ma se questo Parlamento diventa un canyon, se le nostre Commissioni diventano un luogo dove si può andare a incidere esclusivamente sulle premesse, che futuro avranno le istituzioni parlamentari? Che futuro avranno anche nell'immaginario dei cittadini?
Venendo al decreto Infrastrutture, devo dire che, leggendo il lungo elenco di interventi, alcuni di questi sono necessari e urgenti. È stato detto: da questo punto di vista, quando si fa qualcosa di giusto ed importante, voi avrete sempre il nostro sostegno, perché siamo all'opposizione, ma noi siamo un'opposizione che agisce nell'interesse del Paese.
E quindi, laddove ci sono interventi - penso ai provvedimenti contenuti nell'articolo 6 e a quello che è stato fatto sul trasporto pubblico locale - che sono giusti, quelli vengono sostenuti. Però, noi denunciamo un metodo che, a nostro avviso, è sbagliato. Innanzitutto, perché viene segnato un cambiamento di paradigma che, a mio avviso, è preoccupante: noi passiamo da un'idea di programmazione degli interventi che parte da un'idea chiara e da una visione che era alla base dei grandi contratti di programma (penso al contratto di programma di RFI, a quello di ANAS, ossia una visione di interventi che poi viene portata progressivamente avanti), passiamo dall'idea del contratto di programma a quella di un infinito programma di contratti, di accordi one to one, l'uno con l'altro, tra pezzi di Paese, pezzi di istituzioni e pezzi di maggioranza, che contrattano col Governo un cambiamento.
E poi vediamo il nuovo decreto e il nuovo infinito elenco di come cambia: 10 milioni di euro qui, 50 milioni di euro lì, cambia questo e cambia quello. Questo, secondo noi, è sbagliato, perché oggi la maggioranza è questa, oggi il Governo è questo, ma il metodo di queste grandi opere dovrebbe essere tale da consentire una programmazione per la quale, sia stando alla maggioranza, sia stando all'opposizione, si lavora nell'interesse delle infrastrutture che servono al Paese. E l'esempio del ponte è l'esempio degli esempi, lo ha spiegato benissimo la collega Evi.
Quando noi vediamo una grande e immensa opera di 14 miliardi e poi vediamo scelte come quelle di mettere un limite di 40 milioni per l'acquisizione dei terreni, ma se dovessero servire 41 o 42 milioni per acquisire i terreni, che cosa bisogna fare? Un altro decreto e un altro intervento normativo? E poi la scelta, che è stata anche rivendicata negli interventi, delle fasi costruttive, quando non è ancora stato chiarito cosa si intende fare delle 239 prescrizioni che sono state già indicate!
E allora che cosa succederà, se poi magari alcune di queste prescrizioni non saranno accolte o non si troverà il modo di adempierle, dopo che si è già cominciata o conclusa un'altra fase costruttiva per cui, invece, si è riusciti a risolvere il problema? O cosa succederà se finiranno quei 40 milioni e non saranno stati acquisiti tutti i terreni? C'è un rischio vero, che noi vogliamo denunciare in quest'Aula e che io penso che sia fondamentale portare nella nostra discussione. Voi siete un Governo di destra, il Governo più di destra della storia della Repubblica.
Però non siete il primo Governo, sostenuto da alcune delle forze che siedono dall'altra parte dell'emiciclo, che propone di fare il Ponte sullo Stretto. Io sono cresciuto nella mia infanzia vedendo plastici, conferenze stampa, momenti. È un qualcosa che ha accompagnato tutta la mia vita: la retorica della destra che costruirà il Ponte sullo Stretto. Però, tutti i Governi che vi hanno preceduto hanno una caratteristica, ve lo dico e ve lo voglio riconoscere: avete solo parlato di fare il ponte sullo Stretto.
Avete anche speso un sacco di soldi per parlarne, ma non avete lasciato su quel terreno dove volete edificare il Ponte sullo Stretto degli ecomostri destinati a condizionare la storia nei prossimi secoli. Da questo punto di vista, rischiate di dare una svolta in negativo con tale scelta delle fasi costruttive. Potreste essere il primo Governo che, oltre a sprecare un sacco di soldi per parlare del ponte sullo Stretto, sprecherà altri soldi pubblici per lasciare degli ecomostri destinati, per secoli, a ricordarci quanto sia stata sventurata la scelta di avventurarsi in questa impresa in questo modo. Infatti, poi, di tutto si può discutere ma non si può cominciare a fare un ponte se hai 239 prescrizioni e ancora non sai come assolvere.
Da questo punto di vista, in un “decreto spezzatino” sulle infrastrutture, forse avreste potuto ascoltare alcune delle nostre richieste. Quando abbiamo chiesto 20 milioni di euro sul carcere di Sollicciano, li abbiamo chiesti perché alla fine bisogna intervenire concretamente, non solo a parole, non solo rinviando - come è avvenuto in Aula anche nelle ultime ore - per quanto riguarda la proposta sulla liberazione anticipata speciale o rinviando sempre a nuovi decreti la grande emergenza che vivono le nostre carceri. Noi dovremmo intervenire subito, non solo sulle altre carceri che devono essere fatte ma su come è la condizione nelle attuali carceri italiane, coi numeri da brivido, che fanno da gelare il sangue, che stiamo vedendo.
Così come, quando vi abbiamo chiesto di investire per il museo per la strage di Viareggio, c'è il grande tema della sicurezza ferroviaria: sarebbe stato un segnale importante, non è stato colto. E poi le tante infrastrutture, si è parlato di alcune infrastrutture su cui si è intervenuto, si sarebbe potuto intervenire su altre, si sarebbe potuto iniziare l'ultimo lotto della Tirrenica, nel tratto tra Tarquinia a Pescia Romana. Oppure si sarebbe potuto approvare il nostro emendamento per il materiale rotabile sulle linee della metropolitana di Roma.
Ecco, avremmo potuto costruire in Parlamento - per lo meno su questo, per lo meno su opere necessarie, indispensabili, che il gruppo del Partito Democratico e le altre opposizioni avevano segnalato, accettando un metodo che non ritenevamo quello corretto per affrontare la grande questione infrastrutture -, un terreno comune, non l'avete voluto fare. Però, un punto resta in questa discussione: non possiamo fare tutti finta che l'emergenza trasporti che stanno vivendo milioni e milioni di cittadine e cittadini italiani, di lavoratori, di turisti, di pendolari non esista. Infatti, vedete, non abbiamo tutti la fortuna del Ministro Salvini, non tutti siamo capaci di prendere l'unico aereo capace di partire in tempo, quando tutti gli altri aerei non decollano.
Non succede a noi parlamentari, non succede a tante persone con le quali parliamo ogni giorno, persone che ci scrivono, persone che ci denunciano la situazione. Sapete, oggi è il 26 luglio: dal 22 al 26 luglio l'Italia è stata spezzata in due perché si è interrotta la linea tra Sapri e Battipaglia. È successo perché è avvenuto un incidente il 9 di luglio, noi dal 9 di luglio abbiamo chiesto con interrogazioni parlamentari al Ministro Salvini di spiegare che cosa si stava facendo per preparare questi cinque giorni in cui avremmo avuto spaccato in due il Paese, spezzato in due il Paese e nessuno ha mai risposto alla nostra interrogazione. Si è solo aspettato che si arrivasse al 26 di luglio, non ci è stato spiegato perché, nel pieno della stagione turistica, sono stati necessari questi cinque giorni.
Noi abbiamo chiesto al Ministro Salvini di spiegarlo, noi abbiamo chiesto a lui di dirci perché era stata scelta questa fase e non è stato risposto perché è successo quello che poi è successo. Faccio degli esempi: voi avete provato a cercare, dal 22 al 26 luglio, con la funzione “trova treno”, i treni che dovevano passare da Sapri a Battipaglia? Ecco, sapete cosa succedeva? Venivano tagliati fin dove arrivavano. Avevo comprato un treno per Reggio Calabria e mi si fermava Battipaglia: nessuna informazione digitale su che cosa avrei dovuto fare una volta superata Battipaglia.
Così come le paline, voi siete andati nelle stazioni della Calabria, della Campania, tutte le stazioni italiane: fino al 22 stesso non veniva neanche indicato, il treno veniva regolarmente considerato un treno che poteva partire; se non avessi avuto informazioni di altro tipo, non lo avrei saputo fino poi improvvisamente segnare o il ritardo o la cancellazione o il cambiamento di destinazione. Questo è successo. Ora, che cosa potevamo fare noi? Noi abbiamo chiesto, su questa emergenza che riguarda i treni, ha riguardato questa settimana, può riguardare gli aerei, ci sono dei momenti, ci sono degli incidenti, ma questa emergenza parte prima e continua dopo, e non può essere sempre un alibi l'incidente, un alibi il bug.
C'è un problema molto più grave molto più profondo se, addirittura, ciascuno di noi ormai programma di prendere il treno il giorno prima per essere sicuro di arrivare il giorno dopo o programma di prendere l'aereo il giorno prima per essere sicuri arrivare il giorno dopo. Se siamo arrivati a questa situazione, significa che il problema è molto più grave. Noi non abbiamo fatto quello che faceva il Ministro Salvini quando era all'opposizione, noi non siamo andati nelle stazioni a fare dei video, a parlare con i cittadini che stavano lì, provando a trovare il modo di vivere magari quei pochi giorni di vacanza che avevano ritagliato proprio in questa settimana e che, invece di passarli nelle località di villeggiatura, li hanno dovuti passare nelle stazioni, aspettando servizi sostitutivi di cui non erano stati informati, senza proprio la possibilità di attraversare, in temperature incandescenti, raccogliendo il disagio per alimentare bestie, bestioline social, per alimentare disagio, per alimentare dissenso verso un Governo che non sta gestendo i grandi problemi al Paese.
Noi non abbiamo fatto questo, noi abbiamo chiesto al Ministro Salvini di venire con un'informativa a riferire in Parlamento, di venirci a spiegare cosa stava facendo e cosa non stava facendo. Infatti, noi pensiamo che se va per aria il sistema dei trasporti del Paese, non è un problema solo di questo Governo, è un problema di tutte le istituzioni, è un problema del Parlamento. Tuttavia, se noi ci poniamo in questi termini, che sono termini responsabili, di un'opposizione che chiede informative, che chiede risposte a interrogazioni, che chiede un confronto con il Governo, il Governo non può scappare dalla realtà.
Il Ministro Salvini non può continuare a fare conferenze stampa il 22 stesso dicendo: oggi è un giorno meraviglioso, è un giorno bellissimo, perché l'Italia è più unita nel giorno in cui tu hai l'Italia spezzata in due e le persone dentro le stazioni. Infatti, questo è veramente pericoloso, è una deriva pericolosa, le cose non stanno andando benissimo nei trasporti.
Non lo diciamo solamente noi, lo dicono tutti. Ecco, se dovevate fare un decreto, se serve un decreto perché c'è un problema di straordinaria necessità e urgenza, è la crisi profonda che sta vivendo il trasporto pubblico locale. Non lo diciamo solo noi, lo dicono tutti i cittadini e le cittadine costretti per ore, ore e ore a trovare un modo per raggiungere dalle aree interne le aree urbane, dalle periferie i centri delle città. Questa emergenza tocca tutti, tocca il Nord come il Sud, non è differenziata, riguarda tutti i cittadini e c'è la necessità di dare una risposta ed è legata ad altre emergenze, quelle che denunciano i lavoratori le lavoratrici. Voi sapete, spero che sappiate, che il 18 luglio c'è stato uno sciopero di quattro ore. Ora, le sigle sindacali hanno indicato per il 9 settembre un nuovo sciopero di otto ore per il rinnovo di tutti i contratti degli autoferrotranvieri e vi leggo il comunicato, perché l'hanno chiesto insieme FILT CGIL, FIT-CISL, UILTRASPORTI, FAISA CISAL, UGL Autoferro.
Stiamo parlando di tutte le sigle sindacali, di tutte le lavoratrici e i lavoratori che sono costretti ogni giorno - ogni singolo giorno - a essere in prima linea. Penso al personale del frontline, le continue aggressioni nel gestire quello che è un servizio sempre più insostenibile e una crescente insoddisfazione dei cittadini. Chiedono di poter avere un rinnovo del contratto, chiedono maggiori condizioni di sicurezza e non si può scaricare questo sulle imprese del trasporto perché, come abbiamo visto nel percorso che abbiamo fatto con la risoluzione sul trasporto pubblico locale che il Partito Democratico ha ottenuto di calendarizzare e votare in Commissione trasporti, come abbiamo visto un mese fa con la mozione sul trasporto pubblico locale che noi abbiamo portato in Aula, chiedendovi di votare un potenziamento delle risorse al trasporto pubblico locale.
Se c'è un aumento dei costi in tutti i settori, c'è anche nel settore dei trasporti. Con le stesse risorse si possono garantire meno servizi. Mentre l'Europa va nella direzione del biglietto climatico, mentre l'Europa va nella direzione di garantire un diritto a una mobilità efficiente, sicura per tutte e per tutti, noi stiamo scivolando in un far west in cui muoversi nelle nostre città e tra le nostre città è sempre più difficile, è sempre più impossibile. E lo facciamo senza dare neanche una prospettiva alle lavoratrici e ai lavoratori che poi sono costretti a essere in prima linea dentro questa transizione verso l'insostenibilità del futuro nelle nostre città. Il problema dell'incapacità di questo Governo di affrontare il tema del trasporto pubblico non di linea, dei taxi e degli NCC è solo la punta dell'iceberg del disastro che si sta generando, e, quindi, noi vi chiediamo, davvero, in conclusione di questo intervento, di assumere una consapevolezza, di aprire gli occhi sulla realtà.
C'è un'emergenza nei trasporti, questo decreto Infrastrutture non fa quello che si doveva fare. Non si può fare un articolo 6, “Disposizioni urgenti in materia di trasporto pubblico locale”, inserendo solo le cose che avete messo. Sono sicuramente giuste, io non contesto. Ogni euro in più che si può mettere su investimenti; ogni mese in più che si può dare per poter utilizzare le risorse già stanziate: spesso, stanziate da Governi precedenti; spesso, stanziate grazie al lavoro che si è fatto in Europa attraverso i Governi precedenti; spesso, stanziate grazie a una capacità di contare in Europa che l'Italia ha avuto in passato e che sta perdendo col Governo guidato da Giorgia Meloni.
Di fronte a questo, saremo sempre d'accordo sul mettere più risorse sugli investimenti, ma c'è un tema dilagante di servizi e c'è un tema - e qui veramente concludo - di infrastrutture che non si può risolvere solo tagliando i nastri di futuri cantieri che non si risolvono mai. Bisogna guardare negli occhi quei cittadini costretti a passare ore e ore nelle stazioni, senza riuscire a prendere il treno, senza riuscire a prendere l'aereo. Peraltro, stiamo andando verso i momenti più difficili, le giornate da bollino nero. Se non aprite gli occhi sulla realtà, vi renderete conto che sarà un disastro quello che ci attende.