A.C. 1930-A
Grazie, Presidente. L'approvvigionamento delle materie critiche e strategiche è un tema da trattare con attenzione per la sua importanza e perché sta diventando sempre più fondamentale per il futuro del nostro Paese e dell'Unione europea.
L'Unione europea persegue, infatti, ormai da un decennio, un approccio all'approvvigionamento di queste materie che sono diventate fondamentali per due cose molto importanti da guardare nel futuro: la transizione verde e la transizione digitale. Garantirne l'approvvigionamento è cruciale per la resilienza economica, la leadership tecnologica e l'autonomia strategica.
Il regolamento sulle materie prime critiche, insieme al regolamento sull'industria a zero emissioni nette e alla riforma dell'assetto del mercato dell'energia elettrica, sono le iniziative legislative chiave del piano industriale del Green Deal. In quest'ottica, l'Unione europea ha approvato proprio il regolamento per il futuro delle catene di approvvigionamento delle materie prime critiche strategiche, per - come dice l'Europa stessa - aumentare e diversificare l'approvvigionamento di materie prime, rafforzare la circolarità, compreso il riciclaggio, e sostenere la ricerca e l'innovazione in materia di efficienza delle risorse e sviluppo di sostituti.
In questo provvedimento - che doveva supplire ad alcune mancanze legislative per meglio applicare il regolamento - di riciclaggio, ricerca e innovazione non si trova traccia. Avete, infatti, limitato la vostra attenzione solo al punto di vista dell'estrazione dei minerali, senza fornire un quadro organico e complessivo che andasse a includere il riciclaggio dei rifiuti elettrici ed elettronici, in un'ottica davvero sostenibile per il futuro. Per farlo, inoltre, non avete usato un percorso legislativo organico, con un lavoro di coinvolgimento delle Camere e con una vera discussione su questo provvedimento che avrebbe dato la visione organica e complessiva del problema.
Avete preferito la via del decreto per mettere una pezza. Un decreto che, come dite voi stessi all'articolo 1, è nelle more di una disciplina organica del settore delle materie prime, mentre sarebbe stato proprio il caso di cogliere l'opportunità per strutturare quella disciplina organica a cui voi stessi vi riferite.
Non si capisce, infatti, quali siano le motivazioni che giustificano i requisiti di necessità e urgenza. Il regolamento è stato pubblicato ad aprile e già prevede tutti gli step applicativi necessari, dando quindi al nostro Paese la possibilità di percorrere un vero e proprio percorso, con provvedimenti legislativi che l'ordinamento nazionale prevede come deputati al recepimento della normativa comunitaria, e discutendo, durante la formazione del provvedimento, di un adeguato coinvolgimento delle regioni, che diventano un punto fondamentale di questa normativa, di cui, però, vi è pochissima traccia nel decreto.
Le disposizioni contenute in questo provvedimento lasciano, infatti, vari interrogativi critici sulle competenze regionali e sulla partecipazione effettiva delle comunità locali alle decisioni che influenzano direttamente il loro territorio e il loro futuro. Sembra chiaro che, con questo provvedimento, non si tenga conto del coinvolgimento delle regioni, supportando un dialogo costruttivo con i territori, un partenariato effettivo con le comunità e un dialogo serio.
Abbiamo, infatti, evidenziato più volte che siamo, con questo decreto, all'accentramento di alcuni poteri finora di competenza regionale. Una scelta che troviamo incoerente, alla luce del fatto che, proprio un mese fa, in quest'Aula, ci avete fatto votare in notturna la vostra riforma sull'autonomia differenziata, con cui volete conferire alle regioni poteri su 23 materie, inclusa anche l'energia, mentre in questo provvedimento andate nella direzione opposta, mancando di una corretta valorizzazione del ruolo delle stesse e del territorio.
Avete, infatti, riportato a livello di Governo centrale alcune delle competenze regionali proprio in materia di programmazione territoriale, disattendendo il principio di leale collaborazione tra regioni e Governo. Si rischia, quindi, di determinare un vero e proprio scontro istituzionale. Vi invitiamo a prestare attenzione a questo, perché la vostra linea è sempre meno chiara agli italiani. Da una parte, dite che volete dare autonomia alle regioni, dall'altra, centralizzate al massimo i poteri dello Stato in questo provvedimento, così come in altri.
Se voi stessi siete contro l'autonomia differenziata, allora venite con noi a raccogliere le firme per il referendum contro l'autonomia differenziata, così poi gli italiani stessi potranno esprimersi sull'idea che vogliono di Governo e di Stato, e indicarvi una strada, perché voi, evidentemente, una strada chiara, non l'avete.
Come ho già menzionato, riteniamo che lo stesso decreto abbia, poi, un focus eccessivo sul processo di estrazione, con forti preoccupazioni riguardo alla mancanza esplicita di norme in materia di VIA e di Vinca e alla mancanza completa di coraggio e di visione per incidere su recupero, riciclaggio e trasformazione. Lo abbiamo fatto presente più volte, ma ci avete negato anche l'enunciazione di principio nei confronti del riciclaggio nel primo articolo del provvedimento; ci avete negato l'attenzione ad alcune pratiche, come il landfill mining, una disciplina che, di fatto, non è inserita, ma è una disciplina che ci vorrebbe, invece, sul riciclo delle apparecchiature elettriche ed elettroniche. Avete fatto qualche emendamento di maggioranza all'ultimo, ma tutte le osservazioni corrette dell'opposizione, che cercavano di dare una visione organica sul futuro dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche non le avete considerate.
Il decreto, così come concepito, non presenta, quindi, iniziative specifiche finalizzate al raggiungimento di target previsti per l'approvvigionamento di materie prime critiche da riciclo, da rifiuti e da scarti produttivi. E andate a creare un Comitato tecnico per le materie prime critiche focalizzato sull'attività di ricerca e di estrazione, invece di guardare anche a tutto il resto della filiera, un Comitato nel quale, come abbiamo fatto notare più volte attraverso gli emendamenti, attraverso gli ordini del giorno, mancano rappresentanti del mondo della ricerca, dell'associazione professionale, del mondo dell'industria, manca un'attenzione verso chi può darvi una vera capacità di guardare al futuro con la ricerca e l'innovazione e manca l'attenzione verso i lavoratori.
Su questa materia, però, aveva finora lavorato il Tavolo nazionale di lavoro per le materie prime critiche, operativo da gennaio 2021, che questo decreto va a cancellare. Del resto, come abbiamo già fatto notare, il Ministro Urso, ormai, ci ha abituato a questa modalità di smontare strutture esistenti, sostituendole con altre, ovvero sostituendo i componenti, cioè cercando ogni occasione utile per rimediare qualche poltrona in più.
Torniamo alla domanda: perché rimandare a un successivo provvedimento quello che, invece, poteva essere fatto in maniera organica e condivisa, attraverso il giusto dibattito parlamentare, per garantire un coinvolgimento significativo, favorire l'accettabilità sociale, la partecipazione attiva delle comunità interessate, la creazione di canali di comunicazione ricorrenti con le comunità, le organizzazioni locali, le parti sociali, le autorità competenti? Forse perché si voleva accelerare per accentrare e, forse, si voleva dare e pensare qualche poltrona in più.
In conclusione, ci presentate un provvedimento sgangherato, raffazzonato, magari ottimo a piazzare alcuni amici, ma che manca dell'ambizione necessaria a questo Paese, che trascura gli enti locali e contraddice la vostra stessa azione di Governo. Un provvedimento che, alla fine, nel metodo soprattutto, ma anche nella sostanza, non può trovarci d'accordo