30/07/2024
Irene Manzi
Orfini, Iacono, Berruto, Scarpa, Toni Ricciardi, Ghio, Ferrari, Casu, Fornaro
3-01368

Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nell'ultimo decennio il quadro relativo al finanziamento del sistema universitario ha evidenziato una progressione, significativa, delle risorse messe a disposizione degli atenei di circa 2,3 miliardi di euro, che, in larga parte, ha contribuito a ripristinare la situazione antecedente il 2010;

   tale tendenza positiva, tuttavia, non ha sicuramente colmato il consistente divario che continua a sussistere tra il livello di finanziamento degli atenei italiani e quello dei principali Paesi europei e si è interrotto proprio nel corso del 2024 in seguito alle politiche di settore avviate dal Governo;

   il parere espresso dal Consiglio universitario nazionale e dalla Conferenza dei rettori sullo schema di decreto ministeriale relativo ai criteri di ripartizione del fondo di finanziamento ordinario per l'anno 2024 stigmatizza la presenza di una notevole contrazione rispetto al 2023;

   da un'attenta analisi, anche se confermati i 340 milioni di euro destinati al piano straordinario di reclutamento, non risulta, invece, il medesimo finanziamento aggiuntivo, previsto dall'articolo 1, comma 297, lettera a), della legge 30 dicembre 2021, n. 234, la cui assenza rischia di rendere vano, di fatto, l'intero piano straordinario;

   per assicurare le risorse necessarie agli atenei per il piano di reclutamento in questione, il fondo di finanziamento ordinario del 2024, senza riduzioni e mancati finanziamenti già programmati, avrebbe dovuto prevedere risorse per almeno 9,5 miliardi di euro;

   la riduzione delle risorse complessive assegnate alle università rispetto al 2023 risulta essere di circa 513 milioni di euro;

   inoltre, dallo schema di decreto si evince un indirizzo volto ad affermare la crescente destinazione delle risorse su meccanismi di natura premiale, in assenza di risorse aggiuntive, che non riuscirà a garantire i costi di funzionamento;

   tale riduzione rischia non solo di arrestare l'evoluzione virtuosa del sistema universitario nazionale, ma anche di mettere a rischio la sopravvivenza stessa dell'università statale italiana –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative al fine di reperire risorse adeguate volte a garantire agli atenei pubblici i fondi necessari per l'adeguamento stipendiale del personale, sostenere il piano straordinario di reclutamento programmato per il 2024 e la copertura dei costi essenziali e per la valorizzazione della qualità della ricerca e della didattica in una prospettiva di lungo termine.

Seduta del 31 luglio 2024

Illustrazione di Rachele Scarpa, risposta del Ministro dell'Università e della ricerca, replica di Irenze Manzi

RACHELE SCARPA, Grazie, Presidente. Buongiorno Ministra, noi oggi la interroghiamo sui tagli che compaiono nel nuovo schema di decreto ministeriale per la ripartizione del Fondo di finanziamento ordinario delle università. Oltre i 173 milioni di tagli di cui già eravamo a conoscenza, infatti, sono spuntati altri 340 milioni di risorse che sono destinate al Piano straordinario per il reclutamento che, da aggiuntive che erano, diventano parte del Fondo ordinario.

Quindi, sostanzialmente, in assenza di ulteriori risorse aggiuntive a compensare quei 340 milioni che diventano fondi ordinari, all'appello, in tutto, mancano 513 milioni di fondi per le università italiane rispetto allo scorso anno.

Di questo chiediamo conto, sperando anche che, nella sua risposta, lei non citi, ad esempio, i 6 miliardi di finanziamenti che vengono dal PNRR, che servono per progetti fatti attraverso le università, ma non sono fondi che le università utilizzano per pagare gli stipendi, per i servizi agli studenti o per calmierare le tasse universitarie.

Visto che il sistema universitario italiano ha una situazione di sottofinanziamento storico, che non è compensato da un trend positivo degli ultimi anni, le chiediamo cosa intenda fare per risolvere questa situazione.

ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole Scarpa. Citerò tutte, ma tutte, le voci che compongono l'amplissima costellazione di fonti di finanziamento di cui si possono giovare le università italiane, perché non sarebbe corretto da parte mia se così non facessi, perché sono tutti i fondi che vengono dalle tasche dei contribuenti. Quindi, è giusto che, in questo momento, in questa operazione trasparenza, noi ci si dica tutto. Sottolineo anche - e ci tengo a dirlo, anche se perderò tempo - che tre minuti non sono sufficienti per esaminare 50 miliardi di Fondo di finanziamento ordinario dal 2019 al 2024 che le università italiane hanno ricevuto. Mi metto a vostra piena disponibilità per un'informativa, per un'operazione trasparenza al Parlamento, in cui vi dirò, numeri alla mano, tutti i finanziamenti che le università ricevono da fonti italiane ed europee. Faccio del mio meglio in tre minuti, ci provo, ma, ripeto, è un po' approssimativo. Comunque, grazie per questa domanda, che per me è molto importante per fare chiarezza.

Lei ha citato il Fondo di finanziamento ordinario, che chiamerò d'ora in poi FFO per semplicità: è solo, come dicevo, una delle molteplici fonti di finanziamento delle università - che sono fonti italiane ed europee - a cui le università possono attingere. Vi faccio qualche esempio concreto. Ai 50 miliardi di FFO che le università hanno ricevuto nel periodo 2019-2024 - scusate se vado così velocemente, ma ho tre minuti, poi mi risponderete che non siete soddisfatti e avrete ragione, perché non ho avuto tempo di parlare -, negli ultimi due anni, si è aggiunta l'esplosione di fondi PNRR - quelli che lei non voleva farmi citare -, ma sono sei miliardi che hanno ricevuto, sono sei miliardi di “costi uomo”, sei miliardi di contratti di ricerca che le università ricevono dal Ministero dell'Università, sono soldi, quindi non posso non citarli. Dicevo, a ciò si aggiungono anche un miliardo e 200 milioni per gli studentati e 850 milioni per le borse di studio, finanziamento record del Ministero, mai raggiunto prima di ora. Sono tutti numeri verificabili, non sto dando, come si suol dire, i numeri, sto dando numeri esatti. Insomma, un'autostrada a sei corsie su cui possiamo lavorare insieme per far sì che i talenti e le opportunità delle studentesse e degli studenti possano trovare soddisfazione. Ciò, senza contare - qui ve li ho risparmiati - tutti i cofinanziamenti al 50 e 70 per cento che i rettori conoscono bene e che provengono dal Ministero dell'Università. Cito la legge n. 388 del 2000, per fare un esempio. Che questo Governo abbia garantito la piena tutela del diritto allo studio lo dicono, quindi, i numeri, prima ancora delle mie parole, e i numeri sono verificabili, lo ripeto. Poi, c'è l'autonomia delle singole università, che garantisce la loro libertà di spesa, di gestione delle risorse umane e finanziarie, cui consegue, naturalmente, la responsabilità di garantire la qualità della spesa. Le risorse non possono essere infinite, perché vengono dalle tasche dei cittadini, come tutti i soldi pubblici, e, soprattutto, vanno spese bene. Ho proposto per questo alla presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane, la rettrice Iannantuoni, di lavorare insieme a una riforma complessiva di tutti - ripeto, di tutti, non solo del FFO - i meccanismi di finanziamento di cui si giovano le università italiane, per renderli più trasparenti, più flessibili e più sostenibili. Sulla flessibilità stiamo già lavorando con la Conferenza dei rettori. Il taglio del FFO non è di 513 milioni - anche qui, verificare i numeri -, ma di 173, di cui 121 già ammortizzati nel 2023 e ampiamente compensato dai superfondi PNRR.

Lo conferma il fatto - mi perdoni, Presidente - che i bilanci di tutte le università italiane sono in utile di quasi un miliardo, sono tutte in utile, e tutti gli utili insieme assommano quasi un miliardo, più di 950 milioni. Quindi, le risorse finanziarie e umane ci sono. La sfida che le università e il Ministero - noi ci siamo - devono affrontare insieme è di usare la libertà che sarà loro concessa per dimostrare di saper spendere bene e amministrare bene, e noi abbiamo la massima fiducia che tutti sapranno interpretarla al meglio.

IRENE MANZI, La ringrazio, signor Presidente. Ringrazio la Ministra, la notizia, mi verrebbe da dire, è la risposta alla nostra richiesta di informativa urgente fatta, qualche settimana fa, in quest'Aula, da parte di tutte le opposizioni, e questo ci fa molto piacere.

Non posso ritenermi soddisfatta, non per la brevità dei tempi, purtroppo, ma perché mi verrebbe da dire che l'allarme lanciato dalla CRUI e dal Consiglio nazionale degli studenti universitari relativo ai tagli al Fondo di finanziamento ordinario fosse infondato, perché quelle informative urgenti noi le avevamo chieste alla luce di quello che soggetti istituzionali avevano denunciato, anche a fronte di una riunione annullata all'improvviso, di cui si dava conto. Sono tagli che ci preoccupano, non possiamo negarlo. Questi finanziamenti sono riferiti a un periodo storico che lei ha volutamente ricordato, ma ci preoccupa il futuro delle università, ci preoccupa l'allarme lanciato dalle università, ci preoccupa anche quella nota a cui lei faceva riferimento - a cui dovranno rispondere i rettori entro il 2 agosto -, perché in quella nota si dice alle università di scegliere quali risorse utilizzare in questo senso. A me questo, più che un grande esercizio di autonomia, sembra quasi - mi consenta il termine - una pistola puntata alla tempia, nel senso di scegliere: scegliete voi a quali fondi rinunciare per equilibrare il taglio, per equilibrare la situazione. In realtà, questa misura, queste preoccupazioni, questo allarme vengono dopo una serie di provvedimenti - lo abbiamo detto anche in Commissione quando ci siamo incontrate a proposito del decreto Sport e università -, fanno seguito alla riforma del preruolo universitario e dei contratti di ricerca, che è stata annunciata, in questo caso prorogata la misura del 2022 non ancora entrata in vigore, in attesa di una riforma che renderà, in realtà, il sistema meno garantito, più precario in questo senso e che, quindi, non ci può certamente confortare rispetto alle prospettive dell'università.

Quindi noi l'aspettiamo in questa sede, Ministra. Apprezziamo, rispetto anche ad altri colleghi di Governo, l'attenzione e la disponibilità, ma non possiamo ritenerci soddisfatti, purtroppo, rispetto a questa risposta. Siamo preoccupati e cogliamo anche l'allarme che è venuto dal mondo dell'università e dalle rappresentanze studentesche. Bene un tavolo di lavoro, ma che sia aperto a un pieno confronto - lei lo ha annunciato -, un'occasione di confronto appunto, proprio perché in questo momento lo stesso funzionamento delle università rischia di avere un orizzonte piuttosto fosco davanti, e questo è un grido di allarme che, in questa sede, non possiamo far finta di ignorare.