Dichiarazione di voto sulla pregiudiziale
Data: 
Lunedì, 5 Agosto, 2024
Nome: 
Marco Lacarra

A.C.2002

Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, più che porre una questione pregiudiziale su questo decreto sarebbe il caso di fare appello al buon senso per salvare la nostra democrazia parlamentare.

In questi mesi, si è fatto un gran parlare di premierato ma - malgrado la riforma sia ancora in cantiere, discussa e contestata ed è all'esame della Camera dei deputati - possiamo affermare, senza timore di smentita, che una trasformazione di fatto della forma di governo c'è già stata. Mi viene difficile citare i dati reali perché, oramai, abbiamo davvero perso il conto, signora Presidente. Se la memoria non mi inganna, però, dovremmo essere a circa quattro decreti al mese adottati dal Governo, quasi uno a settimana, decreti la cui conversione occupa quasi interamente i lavori parlamentari e che soprattutto viene imposta, non di rado, per usare un eufemismo, con ricorso alla fiducia. Possiamo anche epurare questo discorso da considerazioni politiche, che pure si sprecano, ma un dato di fatto, di natura strettamente giuridica, c'è: abbiamo superato i 60 voti di fiducia in meno di due anni di Governo.

È evidente a tutti, dentro e fuori quest'Aula, che il combinato disposto fra questi due elementi - decreto-legge e questione di fiducia - ha completamente svuotato di senso il ruolo del Parlamento, sia nell'approdo in Aula di un provvedimento da convertire sia anche quando una maggioranza lo utilizza come clava per silenziare l'opposizione nei lavori di Commissione. Ed è proprio quello che è successo al Senato su questo decreto, perché non basta avere pochissime settimane, direi pochissimi giorni, per discutere di materie delicatissime, come la giustizia e le condizioni di detenzione nelle carceri italiane, dobbiamo anche subire l'umiliazione di vederci respinte, senza nemmeno la possibilità di dialogo, tutte le 225 proposte emendative presentate dalle forze di opposizione.

Sul passaggio alla Camera di un provvedimento blindato e sui tempi inesistenti di esame è meglio non esprimersi. Allora, Presidente, tornando al punto di partenza, ci chiediamo se serva portare avanti la riforma costituzionale sul premierato, se già, oggi, attraverso forzature e l'uso improprio degli strumenti a disposizione, questo Parlamento si è trasformato in un'istituzione notarile, accondiscendente e pavida, a piena disposizione del Governo.

Veniamo alle questioni di merito della pregiudiziale: di solito uno dei motivi per cui si chiede di non procedere all'esame di un provvedimento di conversione risiede nel fatto che quel decreto-legge viene adottato in mancanza dei due requisiti fondamentali richiamati dalla Costituzione: la necessità e l'urgenza. Se solo potessimo fermarci al titolo del provvedimento, non potremmo far altro che essere d'accordo con il Governo: il nostro sistema penitenziario, le condizioni strutturali delle carceri italiane, i dati sul sovraffollamento e sui suicidi dei detenuti esigono un intervento urgente. Purtroppo, però, i contenuti del decreto sono lontanissimi dal dare una risposta vera alle tante emergenze in corso.

Lo ricordiamo qui, per l'ennesima volta: la situazione delle carceri italiane è da tempo totalmente fuori controllo. Ad oggi, secondo i dati più aggiornati, nei 189 istituti penitenziari italiani, il tasso di sovraffollamento ha raggiunto la cifra record del 130 per cento e, a fronte di poco meno di 47.000 posti disponibili, i detenuti sono più di 61.000. Da quando siete al Governo, la popolazione carceraria è aumentata di 7.000 unità. Verrebbe da dire “bene, c'è più sicurezza”, ma non è così, purtroppo; questo incremento non è frutto del caso, signora Presidente, ma di una politica “panpenalistica”, che nulla ha a che vedere con il dettato costituzionale.

Soprattutto rispetto ai minori, la responsabilità di questo Governo è palese: se, nel 2024, si assiste a un incremento impressionante di minori dietro le sbarre, il degradante merito è del decreto Caivano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Un anno fa avete deciso di inasprire la pena per una serie di reati commessi dai minori, compresi quelli legati alle droghe, che, infatti, adesso sono responsabili di un terzo dei nuovi ingressi negli istituti penitenziari per i minori, perché la strategia per il contrasto all'uso e allo spaccio di stupefacenti non è fondata sull'investimento nei servizi o per l'educazione nelle scuole, ma sul carcere. Dall'entrata in vigore di quel decreto, hanno iniziato a fioccare le misure cautelari e i numeri sono cresciuti a dismisura, malgrado il trend dei reati negli ultimi 10 anni sia rimasto sostanzialmente stabile. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che l'atteggiamento repressivo di questo Governo non nasce da statistiche allarmanti, ma dalla necessità di distrarre l'opinione pubblica. Lo abbiamo imparato fin dai primi giorni di questo Governo, col decreto Rave: quando c'è bisogno di consenso facile, in mancanza di soldi, si tocca l'ordinamento penale. Risuona il tintinnio delle manette. Eppure la nostra Costituzione dice ben altro: il carcere dovrebbe essere l'extrema ratio e, anche quando viene comminata una pena detentiva, questa dovrebbe mirare sempre alla rieducazione del condannato e al reinserimento dello stesso nella società. La vostra risposta è profondamente diversa: buttare la chiave è l'unica soluzione ad ogni problema e poco importa se le condizioni dei detenuti sono sempre più inumane.

Appena qualche settimana fa il Presidente Mattarella ha voluto lanciarvi un monito che, vista l'approvazione di questo decreto e ciò che sta avvenendo in questi giorni con il disegno di legge sicurezza, sembra essere tristemente caduto nel vuoto. Le condizioni dei carcerati italiani sono angosciose e strazianti “agli occhi di chiunque abbia sensibilità e coscienza. Indecorose per un Paese civile, qual è e deve essere l'Italia”: queste le parole del nostro Presidente. “Il carcere - ha ribadito il Presidente Mattarella - non può essere il luogo in cui si perde ogni speranza”; al contrario, vorrei aggiungere, che dovrebbe essere il posto dove chi ha sbagliato ritrovi la speranza di una vita lontana dall'illegalità e dagli errori, perché questa - aver compreso gli errori e impegnarsi per trovare un posto nel mondo - è la migliore assicurazione per garantire la sicurezza di una società.

A fronte di tutto questo, ciò che troviamo all'interno del decreto non assomiglia nemmeno a una delle tante soluzioni possibili: si prevede l'assunzione di agenti penitenziari, ma ci vorranno 2 anni per vederli in servizio, alla faccia dell'urgenza. Sulle condizioni dei detenuti si fa anche peggio, perché il Governo prima e la maggioranza dopo hanno creduto e credono che basta aumentare da 4 a 6 le telefonate mensili concesse ai detenuti per alleviare le condizioni di vita degradanti che sopportano ogni giorno. Oppure la questione dell'elenco delle strutture accreditate all'accoglienza e al reinserimento sociale dei detenuti privi di un domicilio idoneo, in condizioni socio-economiche insufficienti per provvedere al proprio sostentamento: bene, un presidio imprescindibile per garantire i diritti fondamentali è rimandato a data da destinarsi. È troppo facile constatare che l'urgenza resta soltanto nel titolo e nello stato delle cose, ma di misure concrete in questo provvedimento non c'è traccia.

Questo è solo l'ultimo della lunga sequenza di esempi di una gestione pessima della giustizia: non dimentichiamo la figura scellerata, fatta qualche settimana fa, con l'abolizione del reato di abuso d'ufficio, una farsa che vi ha costretto a correre ai ripari immediatamente, introducendo un nuovo reato appena qualche ora prima di averne abrogato uno. In ultimo, il disegno di legge detto sicurezza, che, a differenza dei titoli, rappresenta solo l'ultima bandiera che questo Governo pianta nel cuore del corpus di diritti fondamentali del nostro ordinamento giuridico, un disastro che, purtroppo, è soltanto rimandato a settembre.

Insomma, Presidente, il Partito Democratico, insieme a tutte le altre forze di opposizione, vi chiede di fermarvi finché siamo in tempo. Il comparto della giustizia ha tanti, troppi temi urgenti da affrontare e questo decreto non serve assolutamente a nulla, se non ad esasperare situazioni al limite. Per queste ragioni, voteremo a favore della pregiudiziale proposta.